giovedì 1 agosto 2013

PENA DI MORTE A SILVIO BERLUSCONI (e poi negano che certi magistrati non stiano facendo politica?)

Avevo sperato fino all'ultimo in una sentenza di CONDANNA A MORTE immediatamente eseguibile ed eseguita: solo con questa sentenza il tribunale di guerra di Lenin e di Stalin avrebbe potuto raggiungere lo scopo di 20 anni di inseguimenti e meschine figuracce.

No, non si parla di un tossico che uccide ciclisti o bimbi che attraversano con la madre sulle strisce pedonali, e nemmeno chi uccide la propria compagna con 25 coltellate, o chi sevizia ed uccide a seguito di una rapina. Stiamo parlando di un uomo, ultrasettantenne, che da 20 ha osato pensare che l'Italia meritava quella LIBERTA' che i nostri nonni ci hanno regalato a costo della vita.
In effetti quanti "magistrati" possono vantare parenti che hanno patito per liberare la nostra Nazione? Non di certo di questi "togati" che si cospargono il viso di quintali di bronzeo metallo pur di raggiungere l'obiettivo di eliminare il ("il", cioè l'unico) Avversario politico che li ha battuti, che ha vinto anche la "gioiosa macchina da guerra" dopo che, appunto, qualche "magistrato" aveva tolto di mezzo i partiti avversari al PCI (Partito Comunista Italiano)

Hanno sbagliato! Ai due terzi di votanti in Italia va bene che girino liberi gli assassini, anche i più efferati, ma non chi pensa di regalar loro la libertà di voto (ricordiamo quando "certi magistrati" hanno vietato al PDL di partecipare alle elezioni nella Regione Lazio?), di pensiero (arrestano anche i giornalisti; beh solo quelli che non la pensano come loro, ovvio!) e di parola, questo va UCCISO! E mortificandone il corpo, gli eredi e gli amici. E chi lo ha votato e lo voterebbe ancora!

Cavoli, se fossimo una Nazione con le palle avremmo appeso per gli stessi attributi questa gentaglia pagata con le nostre imposte e che, quando sbaglia (anche per dolo o colpa grave) non paga mai in prima persona!
E invece, noi aspettiamo che riprenda il campionato di calcio e, come i vari Vendola o Marrazzo o Luxuria ecc ecc ci insegnano, rimaniamo a "90 gradi e con le mutandine calate"

CHE VERGOGNA, ITALIA!!!
Adesso speriamo che solo il Buon Dio ce li tolga dai coyotes, sperando che i giovani siano meno vili, venduti e che abbiamo almeno dignità e morale...


Processo Mediaset, la Cassazione conferma la condanna a 4 anni di carcere

Dopo oltre 10 anni è arrivato il giorno della sentenza. Dopo quasi sette ore di camera di consiglio, la Suprema Corte conferma la condanna a 4 anni di carcere. Annullata l'interdizione dai pubblici uffici che dovrà essere ricalcolata. Vai allo speciale: ASSALTO GIUDIZIARIO

Conferma della condanna d’appello a quattro anni di reclusione e rinvio dell'interdizione dai pubblici uffici alla Corte d’Appello di Milano per rideterminare la pena. Dopo dodici anni di scontri giudiziari e politici è arrivato il giorno della sentenza al processo sui diritti tv Mediaset: dopo quasi sette ore di camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha deciso di condannare Silvio Berlusconi e, insieme lui, dieci milioni di italiani che alle ultime elezioni hanno votato il Pdl.
Il Presidente della sezione feriale della corte di cassazione Antonio Esposito legge la sentenza del processo Mediaset



Oltre 10 anni di "scontri" giuridici e politici, prima del verdetto della Cassazione. Il Cavaliere ha atteso il verdetto della Suprema Corte a Palazzo Grazioli. Dopo che l’accusa ha chiesto la conferma della condanna per Berlusconi ma la riduzione da cinque a tre anni della pena accessoria dell’interdizione, ieri in Cassazione la parola era passata alle difese. "Manca nel tessuto della sentenza un elemento probatorio che Berlusconi possa aver partecipato al reato proprio", aveva detto uno dei due legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini, aggiungendo che è stato un processo in cui "non c’è stata data possibilità di difenderci". "Nessuna prova è stata raccolta su ingerenze di Berlusconi nella gestione di Mediaset dal 1995 ad oggi" aveva spiegato anche l’avvocato Franco Coppi che ieri pomeriggio, per quasi due ore, aveva evidenziato gli interrogativi disseminati lungo i 94 motivi di ricorso alla Suprema corte.


Secondo Coppi, la sentenza d’appello "muove da un pregiudizio", cioè che "ci sia un meccanismo truffaldino ideato negli anni Ottanta, che sia stato ideato da Berlusconi""Ma il reato non c’è", aveva detto chiedendo quindi l’annullamento della sentenza o un nuovo processo d’appello per derubricare il reato. Annullamento che non è arrivato. La Corte di Cassazione si è, infatti, limitata ad annullare la sentenza impugnata limitatamente alla condanna alla pena accessoria per l’interdizione temporanea per cinque anni dai pubblici uffici. L'articolo 12 del decreto legislativo stabilisce infatti che, in caso di condanna per frode fiscale si applica, come pena accessoria, "l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo non inferiore a un anno e non superiore a tre anni". I giudici di Milano, censurati sul punto dalla Cassazione, avevano, invece, applicato le disposizioni generali in materia di interdizione dai pubblici uffici che, tra l’altro, stabiliscono che "la condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a tre anni importa l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni", quanti ne erano stati previsti per il Cavaliere sia in primo che in secondo grado. Per quanto riguarda la pena in carcere, la Suprema ha rigettato, invece, il ricorso del Cavaliere.


Insomma, ingiustizia è fatta. "Non dirò a..." si è limitato uno dei legali dello studio Coppi.
A questo punto per rideterminare gli anni di interdizione dai pubblici uffici, Berlusconi dovrà subire un nuovo processo in Corte di Appello a Milano, da parte di una sezione diversa da quella che si espressa sul merito del processo sui diritti Mediaset. Processo che dovrebbe svolgersi in autunno. Per cui Berlusconi resterà senatore ancora per diversi mesi. Per il momento c'è solo una certezza: condannando Berlusconi, la Cassazione ha decapitato la democrazia.





Basta politica a colpi di processi

Mai il conflitto di poteri fu in così evidente contrasto con l'equilibro che essi dovrebbero mostrare


S'intende il 30 luglio come una data epocale: il passaggio da una fase all'altra, da una democrazia libera a una democrazia commissariata.
Nessun dubbio che l'attivismo della magistratura su questioni irrilevanti e contraddittorie, abbia come obiettivo di alterare la dialettica democratica e interferire sulle scelte autonome della politica.
Mai il conflitto di poteri fu in così evidente contrasto con l'equilibro che essi dovrebbero mostrare.
Il Parlamento ha maggioranza e opposizione dalla stessa parte. L'esecutivo è condizionato dalle decisioni della magistratura. La magistratura, più di sempre, stabilisce chi è abilitato a governare e chi no. Siamo arrivati alla legittimazione del condizionamento e della subordinazione dell'attività politica alle sentenze giudiziarie, con l'ipocrisia di affermare il contrario. Il sogno di Di Pietro, diventato realtà, quando Di Pietro è in sonno.
I processi a Berlusconi sono oggettivamente pretestuosi e risibili. Quello che ha la sua scadenza, come un giudizio di Dio, il 30 luglio, attribuisce a Berlusconi una consapevolezza e una responsabilità diretta che egli non aveva neppure quando era a capo delle sue aziende: resta inspiegabile come un gruppo paghi ogni anno quasi 500 milioni di tasse e si esponga al giudizio per tre milioni di supposta evasione. La condanna in primo grado per il Caso Ruby, come le condanne a Fede, Mora e Minetti, estendono la sfera della giurisdizione a quella della morale, in modo straordinariamente sbilanciato rispetto all'obbligatorietà dell'azione penale.
Nessuno persegue i documentati clienti di Ruby. E nessuno ricerca gli sfruttatori di prostitute anche minorenni che, quotidianamente, e facilmente reperibili, promuovono e alimentano questa attività a Milano e in tutta Italia. Qualunque commissariato di polizia può documentarlo.
Ma già si annunciano altri processi per mantenre il deputato nella permanente condizione di imputato. Tutti risibili e fasulli, con personaggi da operetta: Tarantini, De Gregorio, Lavitola.
Nessuna autorità politica e morale, non che difenda Berlusconi o lo riconosca come vittima, ma che stigmatizzi il movimento inutile, e che si muove nel vuoto di responsabilità inesistenti, da parte della magistratura.
Le povere ragazze che hanno visto «l'inferno» e hanno chiesto danni per una cena, sono state documentatamente pagate e mantenute da uomini maturi, in circostanze che nessuno ha voluto verificare.
Non si riconoscono parti lese, vittime, persone che abbiano patito danni, e per i quali il responsabile debba riparare o pagare. Non esistono denunce e riscontri se non di atti compiuti liberamente nella sfera privata.
Uno scandalo giuridico accompagnato dal silenzio di chi avrebbe dovuto denunciarlo, a partire dal presidente della Repubblica. Il presidente Cossiga avrebbe ridicolizzato una magistratura che lascia quotidianamente distruggere l'Italia con opere pubbliche inutili (vedi La Spezia) e si occupa d'indagare ciò che avviene nei letti di un cittadino, pur gravato di pubbliche responsabilità.
Un giorno si stabilirà che un ministro non può in camera sua leggere Justine del marchese De Sade o Petrolio di Pasolini. Siamo arrivati a legittimare l'azione della magistratura nelle sfere più intime e segrete, violando l'intimità delle persone e costringendole su stereotipi come «sfruttatori» e «prostitute». 
Mai la libertà era stata minacciata, come per indicare, attraverso una punizione esemplare, l'illegittimità di comportamenti del tutto estranei alla sfera penale, evidentemente scambiata con quella del pene.
L'indignazione dei moralisti ha frenato l'indignazione contro lo stupro e la violenza della legge, nella totale indifferenza dei radicali, in altre epoche attivissimi contro gli abusi, le storture e le perversioni dei magistrati (e ora, come madre di tutte le battaglie, preoccupati soltanto di garantire la possibilità di fumare in automobile: i diritti civili in fumo). 
Si registra che comportamenti di questo genere, da parte della magistratura inquirente, si erano verificati soltanto nell'infame Caso Braibanti (con la riduzione dell'amore e della libertà sessuale, in plagio), e in quello dell'Ultimo tango a Parigi, destinato alla distruzione dalla morbosa follia di inquirenti sessuofobi.
Nessuno può considerare reato la disponibilità sessuale, libera e spontanea di giovani donne, come di giovani uomini, per i quali, in particolare, si invocano tutte le garanzie.
Il caso Berlusconi, purtroppo inquinato dal giudizio sulla sua attività politica, è il documento della più violenta coercizione delle libertà individuali e dei diritti della persona, dai tempi delle spedizioni punitive delle squadracce fasciste contro gli omosessuali. Altro che omofobia. Qui si vogliono condannare le libertà sessuali di chiunque non si professi omosessuale. Nel qual caso egli ha diritto a tutti i desideri che vuole.
Che età avevano i ragazzi con i quali aveva rapporti sessuali Pasolini, che ne otteneva i favori in quanto professore? E fu naturalmente assolto in un Tribunale dell'Italia del 1950, più garantista e tollerante dell'Italia del 2013.
press@vittoriosgarbi.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

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