Mercoledì 30 novembre
Mt 15,29-37
Il brano evangelico di Matteo ci accompagna
con Gesù che, tornato in Galilea,
sale nuovamente sul monte. Nella tradizione
biblica il monte rappresenta il
luogo dell'incontro con Dio. Gesù, nota
l’evangelista, si fermò là, come a voler
radicare se stesso e tutta la sua opera
nella familiarità con il Padre. È facile
immaginare Gesù ancora una volta raccolto
in preghiera. Del resto, è dall’incontro
con il Padre che sgorga tutta la
sua opera di amore, di compassione, di
guarigione e di salvezza. Quel luogo di
preghiera diviene come un santuario a
cui i malati, i poveri, gli storpi accorrono
per essere guariti. E l’evangelista nota
che Gesù li guariva e rivolgeva a tutti la
sua parola. Per tre giorni continuarono
ad ascoltarlo. Quale differenza dalla nostra
avarizia e dalla nostra distrazione
davanti alla Parola di Dio! Al termine dei
tre giorni, scrive Matteo, Gesù sentì
compassione per quella folla. In effetti,
dopo aver nutrito i loro cuori con il pane
della Parola voleva ora nutrirli anche con
il pane materiale. Gesù ha a cuore l’intera
persona di ciascuno di noi, ha cura di
tutta la nostra vita. Sono i discepoli ad
essere insensibili di fronte alla situazione.
E quando Gesù lo fa notare e chiede
un aiuto, essi non sanno fare altro che
riproporre la solita rassegnazione. In
effetti, anche noi avremmo risposto come
loro. Gesù, che non si rassegna, si fa
portare quei sette pani e quei pochi pesci
e li moltiplica per tutti. È il miracolo
che nasce da un amore appassionato. Se
ci lasciamo coinvolgere da questo amore
anche noi potremo partecipare al miracolo.
Mt 15,29-37
Il brano evangelico di Matteo ci accompagna
con Gesù che, tornato in Galilea,
sale nuovamente sul monte. Nella tradizione
biblica il monte rappresenta il
luogo dell'incontro con Dio. Gesù, nota
l’evangelista, si fermò là, come a voler
radicare se stesso e tutta la sua opera
nella familiarità con il Padre. È facile
immaginare Gesù ancora una volta raccolto
in preghiera. Del resto, è dall’incontro
con il Padre che sgorga tutta la
sua opera di amore, di compassione, di
guarigione e di salvezza. Quel luogo di
preghiera diviene come un santuario a
cui i malati, i poveri, gli storpi accorrono
per essere guariti. E l’evangelista nota
che Gesù li guariva e rivolgeva a tutti la
sua parola. Per tre giorni continuarono
ad ascoltarlo. Quale differenza dalla nostra
avarizia e dalla nostra distrazione
davanti alla Parola di Dio! Al termine dei
tre giorni, scrive Matteo, Gesù sentì
compassione per quella folla. In effetti,
dopo aver nutrito i loro cuori con il pane
della Parola voleva ora nutrirli anche con
il pane materiale. Gesù ha a cuore l’intera
persona di ciascuno di noi, ha cura di
tutta la nostra vita. Sono i discepoli ad
essere insensibili di fronte alla situazione.
E quando Gesù lo fa notare e chiede
un aiuto, essi non sanno fare altro che
riproporre la solita rassegnazione. In
effetti, anche noi avremmo risposto come
loro. Gesù, che non si rassegna, si fa
portare quei sette pani e quei pochi pesci
e li moltiplica per tutti. È il miracolo
che nasce da un amore appassionato. Se
ci lasciamo coinvolgere da questo amore
anche noi potremo partecipare al miracolo.