sabato 4 dicembre 2010

Siamo uomini (e donne) o caporali?

  Prendo spunto dall'articolo seguente per porre l'attenzione su una cosa davvero dolente: quando i superiori (come tra i laici anche all'interno della Chiesa c'è una lunghissima gerarchia, quasi militare) non sono attenti ai risvolti psicologici dei propri "sottoposti" o, ed è anche peggio, non conoscono quasi nulla di loro, dei loro problemi familiari, personali, le loro aspettative, i loro sogni ecc... fanno sempre e sicuramente dei danni, a volte anche irreversibili.

Ciò che è accaduto al diacono dell'articolo che leggerete (è una notizia di questi giorni, forse ne sapete più voi di me, sicuro) poteva accadere anche ad Alice: anche a lei hanno spostato di ben 6 mesi, prima, e dopo di altri 6 mesi, un importantissimo (per la Chiesa e per lei) momento (non ricordo se era la "vestizione" o una roba simile). Per Alice era una tappa fondamentale, era il poter finalmente diventare la "Fidanzata di Gesù" se non proprio la Sua sposa.

Alice visse questi intoppi in modo strano per il suo carattere (ma era già prossima alla morte e quindi, presumibilmente, aveva già altre sue difficoltà, diciamo più impellenti, più urgenti e sicuramente più pressanti e dolorose): interiorizzò il tutto, scrivendo solamente a se stessa (poesie, preghiere e sul suo diario segreto), per poi rimandare il confronto con gli altri (suoi amici, e parenti stretti) solo dopo le vacanze estive: aveva già appuntato a chi parlarne e cosa dire loro. 

Forse voleva essere certa che il rinvio fosse ufficializzato? O voleva sapere bene il motivo "reale" di questi schiaffoni (i motivi "ufficiali" erano: poca maturità per quel rito, prima; e poi il giungere a finire il Liceo, per il secondo rinvio)

La realtà sembra (alla luce dei fatti e delle cose che si sono sapute dopo) ancora più assurda.

Infatti sembrerebbe che i "reali" motivi che avessero spinto i "superiori" di Alice fossero un mix tra queste cose, e forse anche altre che io non vi aggiungo perché le ritengo minimali (ma forse mi sbaglio) o non ne ho in mano le prove provate:

1) la frequentazione (anche se forse era solo virtuale) di Alice con un signore sposato: lei gli voleva bene come (e forse più) di un fratello. Questo era molto mal visto dalla "capa" (credo si chiami Madre Superiora), che però per un verso la spingeva verso l'avere "rapporti con altri coetanei per capire se stava davvero la sua strada giusta era il diventare suora anziché madre e sposa" e dall'altra si scandalizzò quando mia sorella consegnò a mani di una sua amica suora un pacchetto (intonso, mai nemmeno aperto) di preservativi che Alice aveva acquistato in occasione del suo incontro con quest'uomo sposato (e oggi con una figlia, tra l'altro nata pochi mesi dopo la morte di Alice)

2) l'intercessione (malevola e subdola) di nostro padre. Ormai è accertato che mio padre lasciò un "obolo" a mani della Superiora (o della sua Tesoriera) pari a un assegno che dovrebbe essere stato di circa 20mila euroni. E questo per avere, in cambio, un freno a mano costantemente tirato a che non si arrivasse mai al "passo decisivo" (quello "senza ritorno"): un po' come nei "Promessi Sposi" ("quel matrimonio non s'ha da fare", ricordate?); ecco, qui non "s'aveva da fare" che mia sorella Alice diventasse suora

Breve parentesi: e poi ci dicono che hanno poche vocazioni? Azzarola, se chi si sente portato alla vita sacerdotale o monastica la inducono al suicidio o lo rimandano "sine die"... mi sembra una ben grande contraddizione! O mi sto sbagliando io? Chiusa parentesi


Vi sembra tutto assurdo? A me sembrava di sì, ma, crescendo, sto notando che siamo in un mondo che fa rimpiangere la jungla. Qui ci vendiamo i figli, vendiamo i loro sogni, chiudiamo in una scatola ermetica i loro progetti e la loro felicità e buttiamo via la chiave. Sembra che la gioia di qualcuno che ci sta vicino sia per noi una sconfitta, mentre il circondarci di frustrati, delusi e depressi sia un far emergere la nostra forza, la nostra bellezza come uomo o donna di successo, quello/a che non è felice (al pari di chi ci sta vicino) ma almeno ha i soldi, ha il "potere", ha la forza di poter o meno giocare con la vita degli altri....

Quindi, come non capire (anche se non giustificare) il gesto di questo povero ragazzo dell'articolo?

E come non ricordare, a noi stessi, prima che a "loro" (ai "capi" laici e a quelli e quelle ecclesiastiche), che è da falliti cronici affondare chi ci sta vicini per sentirci meno nani. Ed è da vigliacchi all'ennesima potenza fare questo di nascosto, adducendo motivazioni "elevate" (quesi celestiali), rivolte esclusivamente al bene della persona colpita, non certo a meschini giochi di potere e di denaro!

Preghiamo anche per la sua santa anima, amici. Grazie

 

 

Non diventa sacerdote,
giovane diacono suicida:
"Sono fragile, scusatemi"

di Redazione
Luca Seidita si è suicidato lanciandosi dalla Rupe di Orvieto dopo che era arrivato il "no" alla sua ordinazione a sacerdote. La Santa Sede: "Non era maturo per diventare sacerdote". Ma monsignor Scanavino: "Per me era pronto"
Terni - Un giovane diacono si è suicidato lanciandosi dalla Rupe di Orvieto dopo che era arrivato il "no" alla sua ordinazione a sacerdote. Proprio oggi la diocesi orvietana aveva reso noto che la sua ordinazione era stata fermata "per diretto intervento della Santa Sede". "Sono fragile - ha scritto il diacono in una lettera lasciata in camera sua - chiedo perdono".
Il ritrovamento del cadavere Luca Seidita si è lanciato ieri sera, tra le 21,30 e le 22, dalle mura medievali di Orvieto, da un’altezza di 30 metri. A trovare il corpo è stato un passante che portava a spasso il cane. Gli accertamenti sono svolti dai Carabinieri, coordinati dalla procura di Orvieto. Ieri sera il sostituto Flaminio Monteleone si è recato sul posto insieme ad un medico legale e ai vertici locali dell’Arma. I primi accertamenti avrebbero evidenziato sul cadavere lesioni dovute alla caduta ma non segni di violenza di altro tipo. La salma è comunque a disposizione della magistratura, che in giornata deciderà sull’autopsia.
La lettera del diacono In una lettera lasciata nella sua camera nella curia orvietana, il diacono ha spiegato di essersi suicidato per il diniego a diventare sacerdote. La lettera è stata scritta al computer, ma secondo gli inquirenti non ci sono dubbi che l’autore sia stato il diacono. Nessuna incertezza - ha confermato il procuratore - anche sul fatto che Seidita si sia suicidato. "Volevo diventare sacerdote e tutta la mia vita è stata dedicata a questo, ma mi è stato negato", così il diacono ha sintetizzato il motivo che lo ha indotto a togliersi la vita.
Santa Sede: "Non era maturo" Secondo la Santa Sede Seidita "non era maturo" per diventare sacerdote. A rivelarlo è stato il vescovo di Orvieto, monsignor Giovanni Scanavino, parlando di "divergenze di valutazione" con i dicasteri romani. "Per me era pronto a diventare prete", ha sottolineato monsignor Scanavino.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Lei ha fatto alcuni punti bella lì. Ho fatto una ricerca sul tema e ha trovato consenso soprattutto le persone con il tuo blog.

Anonimo ha detto...

Mi piace esattamente come viene visualizzato il vostro livello in tutta

Anonimo ha detto...

ti ringrazio è molto bello