Travaglio doloroso (con aborto)
di Alessandro Sallusti
C’è
un Travaglio sofferente in corso. C'è dolore interiore e angoscia per
le dichiarazioni di Grasso che archiviano definitivamente le accuse di
mafiosità per il Cav
Marco Travaglio, "giornalista" |
L'Unità ha cambiato formato ma non pelle, e ha fatto ancora meglio: neppure un rigo. Su casi inversi, Emilio Fede è sempre stato più corretto e leale con i suoi ascoltatori, Augusto Minzolini ora appare, quale è, un gigante di libertà e professionalità.
Eppure di mafia Travaglio e Mauro se ne dovrebbero intendere. Ogni peto di pentito contro Forza Italia diventa titolone, quando non libro, e il primo dei due con un presunto mafioso ci ha passato pure le vacanze (salvo trascinare in tribunale chi glielo ricorda, come è accaduto di recente a Gianni Riotta, altro cuor di leone del giornalismo). Il mito di Ingroia, pm senza macchia, è a pezzi, ma i lacchè delle Procure stendono il cordone sanitario: tacere, nascondere, minimizzare o rivangare e vendere come fresche tesi accusatorie già smontate e seppellite da sentenze definitive che ovviamente si tacciono.
Chi di pm ferisce, di pm perisce. Ma se fossi in Piero Grasso non starei tranquillo. Nei cassetti dei nostri eroi ci sono veline per tutti, soprattutto per chi si sottrae al gioco del dagli al Berlusconi mafioso.
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