Scritto da Gianni Pardo | |
La nostra nazione ha una caratteriale mancanza di senso dell’umorismo, cosa che dimostra anche una “commedia all’italiana” che non va oltre la farsaccia plautina. Ciò fa sì che alla spregiudicatezza sostanziale si accoppi, nel dispensare retorica, la mutria pensosa dell’asceta. Noi italiani che non ci saziamo mai di illusioni, purché propinate con espressione quasi dolente, confondiamo l’essere seri con l’essere accigliati. E pur non avendo recepito un’oncia di calvinismo, crediamo al principio evangelico per il quale il gaudente difficilmente andrà in paradiso. Ciò spiega l’antipatia per Berlusconi. Non solo in pochi mesi fece scoppiare il palloncino della “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto; non solo, da outsider, entrò come un cane festoso nel gioco di birilli della politica, ma la cosa peggiore fu che sorrideva sempre. Raccontava barzellette, scherzava come un ragazzino di seconda media, facendo le corna dietro la testa di qualcuno in una foto ufficiale, amava il sesso e le donne, e la sua figura, come nei fumetti, sembrava circondata da simboli del dollaro. Era uno scandalo vivente. Non poteva essere una persona seria. Bisognava fargli le pulci. Bisognava buttarlo in galera. Monti è arrivato nel momento in cui la crisi europea era tanto grave, e la politica richiesta all’Italia tanto indigeribile, che Berlusconi ha preferito passargli il testimone. Era certo che in quel posto chiunque si sarebbe reso impopolare fino all’odio: all’Italia infatti è stata inflitta una pressione fiscale insopportabile e una recessione drammatica di cui non si vede la fine. Ma Monti galleggia. Naturalmente ha solo eseguito ciò che gli è stato chiesto, ma questa giustificazione non sarebbe mai stata formulata per Berlusconi: ci deve essere dell’altro. Se si ascolta la gente, si vede che il popolo guarda il proprio portafogli vuoto e stramaledice tutti. Viceversa l’Italia ufficiale si leva il cappello dinanzi a Supermario e lo implora di guidarci ancora e ancora verso la Terra Promessa. In questo miracolo c’entra indubbiamente il fatto che, essendo sostenuto dal Pd e dal PdR, il Premier è trattato con ogni riguardo dalla stampa. Ma pesa anche la sua aria funerea; il suo modo di parlare narcotico; l’impressione che dà di essere un povero professore che vive di stipendio; qualcuno del quale è impossibile immaginare che se la spassi a letto con una donna. È una persona seria: si vede da lontano quanto soffre, nello sforzo di fare il bene dell’Italia. Berlusconi era colpevole dello spread oltre 500, ma se esso risale a 500 con Monti, è colpa degli speculatori. Il Cavaliere conduceva l’Italia al disastro, il Professore ci ha salvati dal cadere nel burrone della recessione. O, per la verità, nel burrone ci siamo caduti, ma è come se non ci fossimo caduti. Anzi il Primo Ministro, con una vista d’aquila che nessuno di noi ha, vede la luce in fondo al tunnel. Ci si può anche gargarizzare con mille condanne di Berlusconi, nessuno nega i suoi torti e i suoi errori: ma è difficile tollerare la parzialità del giudizio costantemente negativo nei suoi confronti e costantemente positivo nei confronti di Monti. Nessuno dice del Professore che è un somaro, non è il figlio del vicino. Forse si impegna, anche. Ma venirci a dire che è bravissimo ed è colpa del professore, se non gli dà un bel voto, questo no. Dovrebbe essere troppo perfino per un antiberlusconiano. giannipardo@libero.it |
"Un angelo si è seduto accanto a me e quando mi sono voltata per chiedergli "perché?" ha aperto le sue lunghe e bianchissime ali ed è volato via..." Quell'angelo era mia sorella Alice. Flaviaccia
lunedì 1 ottobre 2012
Perché piace Monti
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