VANGELO
Mc. 1, 12-15
In
quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase
quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo
servivano.
Dopo
che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il
vangelo di Dio e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è
vicino; convertitevi e credete al vangelo» .
Buona
quaresima a tutti, amici! Quaranta giorni per recuperare un rapporto
più serio con Dio, senza maschere per falsificare la nostra realtà
(almeno con Lui!), contrapponendo agli eccessi illusori del carnevale
(che ormai dura tutto l’anno…) uno stile di vita più sobrio ed
essenziale, capace di farci apprezzare quelle gioie quotidiane che
altrimenti rischiano di passarci sopra la testa nella società liquida ed
in continuo fermento di oggi… Quaranta giorni come quelli del diluvio
universale, che possiamo sfruttare per lavarci di dosso il pregiudizio
che alberga in noi (sul Signore e sugli altri), e per imparare una buona
volta a leggere la storia ed il mondo che ci circonda con gli occhi
benevoli e misericordiosi del Padre, al quale non importa che tu sia
magari caduto, ma soltanto che tu sia poi riuscito a rialzarti! Quaranta
giorni come i quarant’anni di desolazione attraversati da Israele per
raggiungere la sua terra promessa, in modo che, finalmente, ci
ritagliamo anche noi un qualche spazio di preghiera sincera e di
approfondimento interiore, possibilmente meditando la Parola del giorno,
per tornare a sintonizzarci sulle frequenze del Gesù autentico e non di
quello più congeniale alla nostra sensibilità, o alla maggioranza dei
credenti, o all’onda lunga dell’opinione pubblica di questo momento
storico… Quaranta giorni come quelli trascorsi dal Maestro
nell’assordante silenzio del deserto, prima del suo ministero pubblico,
per decidere che tipo di messia essere, dovendo affrontare (come tutti
noi) e sapendo vincere senza compromessi (a differenza nostra) il
fascino seduttivo dell’avidità, della magia e del predominio. Sono quasi
in partenza per la Terra Santa, e non posso non chiedermi (e
chiedervi): che tipo di credente ho deciso di essere? Un frequentatore
abitudinario, quasi un condannato al cristianesimo? Un formalista
calzato e vestito, tutto dedito agli adempimenti rituali ma col cuore
altrove? Un giudice impietoso, che in base alla Legge presunta divina
sputa sentenze sulla pelle dei fratelli con la delicatezza di una ruspa?
Oppure sono in grado di diventare - io per primo, sempre di più, e
soprattutto senza stancarmi di migliorare - autentica trasparenza di
Dio, capace di trasmettere all’umanità intera, indipendentemente da
tutto, il Suo volto di misericordia per ogni creatura, testimoniato
definitivamente dall’andare in croce? Se è vero che “nessuno ha un amore
più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. XV, 13),
cioè per chiunque ci circonda, meritevole o meno, cerchiamo davvero di
utilizzare questo tempo forte che la Chiesa ci offre per immergerci più
profondamente nella bellezza del Padre, in modo da non diventare mai
delle controfigure scandalose del Signore in cui diciamo di credere… In
questo senso, potranno essere utili le due versioni della Via Crucis
elaborate dai miei amatissimi padri spirituali, che trovate in allegato.
Pregatele col cuore, e vedrete che vi apriranno gli occhi su quanto
siete amati dall’Alto, così come siete!
In
questa prima domenica di Quaresima ci è proposto il tratto del Vangelo
di Marco che riporta le tentazioni di Cristo nel deserto. La versione
marciana è come al solito essenziale e sinteticissima, non troviamo
l’ampiezza narrativa del testo di Matteo che ci rappresenta ben tre
specifiche seduzioni (cfr. Mt. IV, 1-11), eppure questo giovane
evangelista-impressionista riesce ad essere completo ed esauriente anche
in poche righe di racconto! Dunque, “lo
Spirito sospinse Gesù nel deserto ed egli vi rimase quaranta giorni”… È
lo Spirito di Dio che ti induce a ritagliarti degli spazi di
introspezione, ad interrogarti sul senso della tua esistenza, a
conoscerti nel profondo, per capire esattamente chi sei e di che cosa
hai bisogno. Non è possibile rimanere imprigionati nella frenesia malata
della routine quotidiana, non è possibile diventare totalmente schiavi
delle nostre giornate sempre più infarcite di cose da fare, dobbiamo
finalmente riappropriarci della nostra vita, soprattutto per garantirci
una sopravvivenza psicologica, quanto più riusciamo! È l’intuizione
meravigliosa che Agostino ha enunciato nelle sue Confessioni: “In
te, anima mia, misuro il tempo. Non darmi la voce addosso, col dirmi
ciò che la realtà è. Non darmi la voce addosso con tutti i travagli
delle tue impressioni. In te, lo ripeto, misuro il tempo”… Soltanto
appartandoci dall’inesorabile tritacarne del mondo, soltanto
rifugiandoci nell’intimità del nostro spirito, almeno d’ogni tanto,
possibilmente non in solitaria ma con le persone che amiamo, saremo in
grado di fare il punto della nostra situazione in vista del futuro, al
pari di Dio. Ebbene, proprio in questo periodo di bilancio interiore già
rivolto al domani, il Signore viene “tentato da satana”… Leggendo il
testo di Marco ci confrontiamo continuamente con questi richiami al
diavolo ed alle sue influenze o possessioni, ma dobbiamo cercare di
interpretare questi riferimenti senza essere inquinati dalle immagini
demoniache con corna e forconi cui la pittura e la cinematografia ci
hanno abituati. Ebbene, proprio in questo Vangelo Gesù darà del satana
addirittura a Pietro, che può dunque essere ridefinito come “un diavolo
in Paradiso”, quando tenterà di dissuaderlo da una logica di servizio e
sacrificio di Dio a beneficio dell’umanità intera (“Lungi da me, satana!
Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” - Mc. VIII,
33)… Più che una vera personificazione del male, dunque, satana è tutto
ciò che sostituisce alle logiche di misericordia ed accoglienza proprie
del Signore le velleità di giudizio e di predominio sugli altri tipiche
della peggior piccineria umana, anche religiosa. Il diavolo è dunque
l’avversario, colui che divide, che tenta di corrompere il volto
misericordioso di un Dio che ama immeritatamente ciascuna creatura per
imbrattarlo con tratti di prepotenza e di condanna che gli sono
totalmente estranei… Non è più possibile scaricare comodamente le colpe
su un’entità esterna responsabile del male nel mondo: siamo noi satanici
quando giudichiamo impietosamente i fratelli dall’alto del nostro
grottesco piedistallo, quando ci sfiniamo di preghiere e continuiamo ad
accumular patrimoni disinteressandoci dei più deboli, quando abbiamo un
qualche ruolo nella Chiesa e lo viviamo come occasione di potere anziché
di servizio per la comunità tutta! Ecco, amici, anche Gesù, che incarna
un Dio di misericordia che si esprime attraverso il servizio, deve
confrontarsi con la seduzione diabolica di un potere prevaricatore che
calpesta le persone per cercare di coronare i propri fatui sogni di
gloria: si tratta di due realtà antitetiche ed inconfondibili, ma il
ministero pubblico del Nazareno sarà continuamente minato dalla
tentazione di prendere il potere, perché era questo che la gente si
aspettava; e quando il popolo si accorgerà che Gesù non incarna un
messia di potere, ma di tenerezza sconfinata, lo rifiuterà e lo ucciderà
barbaramente…salvo poi battersi il petto, durante (Lc. XXIII, 27) e
dopo (Lc. XXIII, 48) quel macabro spettacolo. Il Signore è fisicamente
fra due fuochi: fra le fiere, che nell’Antico Testamento sono immagine
del potere e delle corti imperiali che opprimono l’uomo, e gli angeli,
che invece sono emanazione divina e richiamano all’idea di spendita di
sé nel servizio dell’umanità tutta… Anche Dio si sente sballottato a
destra e a manca, anche Dio è messo a dura prova, anche Dio ha
sperimentato la confusione, il dubbio, la fragilità interiore. Possiamo
noi pensare di scampare totalmente certi frangenti di disagio
spirituale? Niente paura, amici! Fiere o angeli, giudizio o
misericordia, dominio sugli altri o dono di sé… è
questa la scelta di fondo, il dilemma essenziale, che spariglia le
carte e fa saltare il banco. Da che parte vogliamo schierarci?
Gesù
si determina, ed una volta conosciuta l’ingiustizia e la disumanità
portate dalla prepotenza del comando (“Dopo che Giovanni fu arrestato”),
si reca immediatamente “nella Galilea predicando il Vangelo di Dio”… è
proprio vero che ogni volta che il potere costituito, civile o
religioso, crede di avere eliminato una voce scomoda perché liberante e
vivificante per la povera gente, lo Spirito ne suscita una ancora più
efficace. La Buona Notizia che il Nazareno inizia a diffondere non
potrebbe essere più entusiasmante, per un’umanità da sempre schiacciata
sotto centinaia e centinaia di assurdi precetti curiali… Chiunque tu
sia, comunque ti stia andando la vita, qualunque sia la tua situazione
personale o morale, sei un amato dal Cielo nella condizione in cui ti
trovi, che tu lo sappia o no, che tu ci creda o meno. L’amore del Padre,
è questa la novità portata dal Nazareno, non è riconosciuto all’uomo
come un premio per la sua condotta o per l’osservanza della Legge, ma
come un regalo, incondizionato ed immeritato, che dipende solo dal
grande cuore del Donatore. Il Signore non considera i meriti che abbiamo
accumulato sul campo, ma guarda al bisogno proprio di ogni uomo di
sentirsi accolto ed amato… Siamo tutti mendicanti d’affetto su questa
terra, ed il Padre celeste, che ha a cuore ciascuno dei suoi figli, non
estromette nessuno dalla tenerezza del suo abbraccio compassionevole,
checché se ne dica, perché è un Dio di misericordia che “fa sorgere il
suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e
sopra gli ingiusti” (Mt. V, 45), senza eccezioni! Ecco cos’è “il Vangelo
di Dio”, la Buona Notizia che può infiammare il cuore di ogni creatura,
trasfigurandole l’esistenza nella gioia più piena… Se crediamo sul
serio tutto questo, se non siamo ancora assuefatti ad una religione
abitudinaria, castrante e punitiva, se guardiamo all’orizzonte
misericordioso che il Signore ci indica, ci accorgeremo che davvero “il
regno di Dio è vicino”, se solo scegliessimo di spenderci un filo di più
in questo senso! Questo nuovo modello di società sognata dall’Alto già
per questo mondo, vivificante e solidale, compassionevole e mai
giudicante, non ci viene calato a forza dal cielo, ma è rimesso nelle
nostre fragili mani, perché ce ne innamoriamo e ci impegniamo di
conseguenza… Quale incredibile fiducia e stima da parte dell’Altissimo,
verso i poveri uomini che siamo! Eppure è proprio così, non esiste
alcuna scorciatoia percorribile: “Convertitevi e credete al Vangelo”…
Solo virando rispetto alle rotte egoistiche e giustizialiste su cui il
mondo ci spinge, solo cambiando il nostro orientamento dall’affermazione
di sé alla benevolenza compassionevole verso tutti gli altri, potremo
davvero godere dei raggi benefici con cui Gesù, sole di giustizia,
continuamente ci irradia (cfr. Mal. III, 20)! Perché non provare?
Buon cammino quaresimale,
Matteo Moretti
Quelle di Carnevale, certo, ma soprattutto quelle che indossiamo sempre.
Inizia la Quaresima, il tempo che ogni anno ci viene donato per tornare all’essenziale, per tornare a noi stessi, per fare in modo che l’anima ci raggiunga, per incontrare Dio.
Lo desideriamo, certo, ma sappiamo bene quanto sia difficile conservare la fede, fare del vangelo il metro di giudizio della nostra vita, restare in intimità con noi stessi.
Questo tempo di essenzialità ci prepara alla grande festa della Pasqua e dobbiamo vegliare finché le tante iniziative proposte dalle parrocchie in queste settimane non ci giungano abitudinarie e fiacche. Non lasciamo la maschera che indossiamo per indossare la maschera del penitente pensando, così, di far piacere a Dio. Il problema non è mangiare il prosciutto di venerdì, o mettere da parte dei soldi per le missioni, né fare le facce da mortificati, ma vivificare la nostra fede.
Come Gesù è entrato nel deserto per decidere come affrontare la sua missione, così anche noi entriamo del deserto per mettere a fuoco le scelte che vogliamo fare.
Certo: leggendo il vangelo di Marco si resta piuttosto delusi: l’evangelista sintetizza le tentazioni di Gesù in due soli versetti, senza entrare nel dettaglio.
Ma stiamo imparando a diffidare dell’apparente semplificazione di Marco. Le sfumature che contraddistinguono il suo racconto sono un universo da scoprire.
Lo Spirito
È lo Spirito che spinge Gesù nel deserto per soddisfare il suo desiderio di verità, di preghiera, di silenzio. Lo abbiamo già incontrato, di notte, da solo, a pregare il Padre, il Maestro.
Ora lo ritroviamo per un lungo periodo a concentrarsi solo sul suo rapporto con Dio.
Avessimo il coraggio anche noi di imparare il silenzio! Di scoprire una preghiera fatta di ascolto! Di osare, sospinti dallo Spirito, qualche giorno all’anno da dedicare allo spirito! Avessimo anche noi il coraggio di ridire al nostro cristianesimo tiepido che lo Spirito ci spinge! Che ci obbliga all’interiorità!
Per quaranta giorni Gesù resta nel deserto, tentato da satana.
Non è una parentesi nella sua vita: i quaranta giorni, nel cammino dell’Esodo, indicando una generazione, cioè una vita.
Per tutta la vita Gesù ha voluto stare in contatto intimo con Dio, nel deserto del suo cuore.
Per tutta la vita Gesù ha combattuto contro colui che divide, contro l’avversario, il satana.
Il termine usato da Marco, uno dei tanti a sua disposizione, non indica, in questo caso, la personificazione del male, ma lo spirito maligno, l’avversario, il divisore. La parte oscura della realtà che ci mette a dura prova, continuamente.
Esiste il male e ci porta alla paralisi, come dicevamo domenica scorsa. Esiste ed agisce continuamente nelle nostre vite.
Siamo liberi ed è impegnativo scegliere la parte luminosa della realtà, quella che proviene da Dio. Anche noi a volte abbiamo l’impressione di essere sempre in battaglia.
È consolante sapere che anche Gesù ha vissuto così. E ha vinto.
Fiere e angeli
Fiere e angeli lo servono. Che significa?
Gli esegeti danno due spiegazioni, scegliete voi quella che vi convince di più.
Forse Marco sostiene che Gesù sta creando una nuova realtà. L’uomo che vive in armonia con il creato, con le bestie feroci, richiama lo stato iniziale di Adamo. Come a dire: Gesù è il nuovo Adamo.
Ma, aggiungo io da birichino, come a dire che nel deserto il Maestro ritrova l’armonia primigenia, e anche noi. Cosa altro dobbiamo sentirci dire per riappropriarci del silenzio e d lla preghiera?
Forse Marco si riferisce alle fiere della profezia di Daniele: lì indicavano le grandi potenze straniere dell’epoca, qui indica i poteri contro cui Gesù deve fare i conti (Roma, il sinedrio, i farisei…) ma, anche, i poteri che riconoscono la supremazia del Signore.
La nostra vita è come un tessuto: la trama siamo noi a disegnarla, ma deve essere necessariamente intrecciata con l’ordito. La sensazione che la nostra vita non vada da nessuna parte ci deriva, forse, dal fatto che ci illudiamo di intessere una stoffa senza un ordito a cui appoggiare le nostre trame.
Gli angeli, in questo caso, indicano le tante presenze che Gesù, e noi, incontriamo nel nostro percorso di fede e che ci riportano verso Dio.
Un amico, un prete, un evento, un libro possono diventare angeli che ci aiutano a superare le tentazioni.
Galilea
Marco è l’unico che lega la fine del deserto con l’inizio della predicazione in Galilea. Non entriamo nel deserto per restarci, non costruiamo un mondo a parte, ma il superamento della tentazione e il ritorno all’armonia iniziale, conseguiti grazie all’aiuto dei tanti inviati con cui Dio accompagna il nostro cammino ci spingono a diventare testimoni.
Credibili.
Buona Quaresima, cercatori di Dio, lasciamo che lo Spirito ci spinga nel deserto.
(Paolo CURTAZ)
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