mercoledì 2 febbraio 2011

... fottere ha fottuto abbastanza...

Per evitare che l'amico Andrea continui a scrivermi centinaia di volte che sono "una troia fascista" (lui, il "democratico rosso" può dire ciò che vuole, ha la libertà di parola, io no. Ovvio, siamo in democrazia, non ve ne siete accorti?) e per evitare di dovervi fare due palle così a scrivervi che no, non è vero, io odio tutte le dittature (anche perché sia il Fascismo che i Nazismo sono la cosiddetta "altra faccia" della stessa medaglia: il comunismo. Quello di Lenin, di Stalin, delle invasioni in Asia e in Europa, della denigrazione, del massacro fino all'uccisione, prima sociale, poi fisica, dell'avversario politico, visto come il diavolo. Anzi, no, come Dio, visto che il comunismo è ateo. I Comunisti cattolici sono una bestiale invenzione in vitro di chissà quale laboratorio segreto...) vi porgo anche questo gustosissimo articolo.

E non ditemi che anche questo giornalista "è schierato". Anzi, ditelo, ma non certo con il nostro attuale Premier. 

 

Ill.mo Presidente, fottere ha fottuto abbastanza. Ora provi a comandare 

Stefano Di Michele

Ill.mo Sig. On. Pres. e Cav., vengo con questa mia sull’annosa questione del gran tramestìo notturno nell’avita Sua magione. Cribbio, un altro: e che scassamento di balle!, Lei potrebbe ben dire – ormai c’è più gente che vuole intrufolarsi nella Sua camera da letto di quella sulla metro nell’ora di punta. Però deve capire: non è che la sacralità del Suo giaciglio – agli atti e in bobina – risulti proprio la più saggiamente preservata. E tenga soprattutto conto che, a causa Sua, e proprio nei giorni freddi della merla, l’Ill.mo Sig. Dir. Ns. se ne sta, smanioso di far risalire le braghe, in mutandine di chiffon: condizione né climaticamente adeguata né esteticamente consigliata. Proviamo a mettere da parte, per un momento, le fameliche armate di chiappe solide e di tette all’erta che Le hanno invaso – debitamente invitate, s’intende, debitamente accolte e debitamente satollate – il villone: il sultanato trasferito in Brianza fa un po’ ridere, ma pazienza.
l' "Ill.mo Sig. On. Pres. e Cav."  Silvio Berlusconi
Il problema più urgente, al momento, sembra quello della Sua capacità di reazione. Chiaro che Lei è un uomo profondamente tormentato dal dubbio se comandare sia meglio che fottere, o fottere non sia meglio che stare al Consiglio dei ministri – e non dia retta ai più pensosi tra i suoi succedanei che Le mettono in testa di essere come JFK per ritrovarsi, alla fine, sempre e soltanto, come un Tino Scotti allupato. Perciò ascolti, Ill.mo Cav.: per fottere ha oggettivamente fottuto abbastanza, adesso provi, se Le riesce, a comandare. Cioé: decidere, battere i piedi, mollare qualche calcio, prendere la ramazza in mano, riporre i sanbitter in frigo, afferrare pubblicamente diverse orecchie, pulire la stalla, cacciare via, più ceffoni e meno pacche sulle spalle (e ovviamente, se ci vuole almeno provare, meno pacche pure altrove). Stia attento, Ill.mo Pres.: dal fottere è ora di passare al comandare, nient’altro. Resista alla tentazione di saltare il fosso per ritrovarsi nella comoda (e inconcludente) posizione del “chiagnere” e del continuare a fottere: lasci i giudici a fare il loro lavoro (casomai vada a dare una mano, se può, per aiutarli a sbrogliare la faccenda), non stia a dannarsi con i “comunisti” che hanno troppo da fare a massacrarsi tra di loro per occuparsi di Lei, si metta l’anima in pace con giornali e giornalisti – trovi consolazione in Signorini, Minzolini e Sallusti, e non stia ad intasare le linee telefoniche di tutti i programmi come una casalinga per i fagioli della Carrà.
Mandi Ghedini, mandi Lupi, mandi Quagliariello: poi spenga lo schermo e si affidi alla Provvidenza. Tutt’altro dovrebbe fare, Ill.mo Cav.: provare a tirare fuori dal male di questa storiaccia – di cui porta la croce, ma anche parecchio demerito – il bene di un Capo che rinasce. Intanto piantarla con quei cupi messaggi registrati da Bin Laden dell’Olgettina: casomai vada direttamente in televisione, da Santoro e da Lerner, faccia muso a muso con D’Avanzo e Aspesi, si conceda “Ballarò” e pure Vespa (capace che Le fa trovare il plastico di Arcore). Prenda il telefono per chiamare certi direttori dei suoi tg quando sono in onda e sfancularli in diretta – cribbio!, via dalle palle! Eviti di chiamare “amici” personaggi che alla tavola di uno statista non dovrebbero avvicinarsi neanche per apparecchiare.
Faccia pure scendere dagli sci qualche ministro: avendo avuto tanta attenzione per la “nipote”, non sarebbe male (causa interesse nazionale) tenere d’occhio cosa succede allo zio. E poi, ha visto la folla di disutili che così spesso La circonda e La blandisce? Certi basta sentirli urlare per avvertire una sensazione di sprofondamento. A Lei piace non poco essere paragonato al Re Sole: quello aveva le amanti, ma la corte ballava la sua musica. Invece qui c’è la sensazione che, per disordine e per ingordigia, la corte abbia preso in ostaggio il sovrano. Non si spaventi: un vecchio capo comunista che dirigeva l’Unità, per esortare i cronisti all’attacco, esordiva così: “Qui, compagni, ci vuole una risposta a cazzo sfoderato”. Ecco, avendo ben presenti le condizioni, Lei è certo in grado di porsi immediatamente all’opera – poi si ricomponga. Stavolta solo il Cav. può salvare Berlusconi.


Chi è Stefano Di Michele:
Diplomato in ragioneria, però con il minimo dei voti. Prima del Foglio, è stato per molti anni all’Unità. Ha studiato (con profitto) dalla suore, dove ha frequentato l’asilo e le elementari. E’ stato iscritto (non pentito) al Pci. Gli piace oziare, avere del tempo da perdere, leggere libri sui bizantini. Non viaggia, non sa l’inglese, non ha un blog, non capisce di calcio, non sa suonare nessun strumento musicale, non ha la patente. Ama appassionatamente i gatti, i papaveri e i cocomeri. Ne ha due (di gatti): Borges e Camilla. Detesta i cacciatori, la gente con la pelliccia, i toreri, i cristiani rinati (se non è venuta buona la prima ci sarà un motivo) e i Suv. Adora Elias Canetti, Borges (gatto e poeta), Brunella Gasperini, Pessoa, la Yourcenar, Cèchov, Kavafis, il suono della fisarmonica, il tenente Colombo, le strisce di Mafalda e andare la sera – a sentir racconti e a raccontare – dar filettaro. Da credente, è convinto che ci sia qualcosa di miracoloso e divino negli animali, negli alberi e nei versi di Emily Dickinson. In generale si fida della polizia, dei preti (a volte) e dei vecchi comunisti.

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