domenica 13 febbraio 2011

Buona Domenica!

VANGELO
Mt 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».


In queste prime domeniche del tempo ordinario stiamo leggendo i capitoli iniziali del Vangelo di Matteo, particolarmente ricchi di insegnamento teologico anche grazie all’esperienza personale di Dio fatta dal redattore (cfr. Mt. IX, 9), che si sente chiamare da Gesù malgrado il proprio immorale lavoro di esattore/usuraio, e può dunque comprendere sulla propria pelle quanto siano veritiere e sconfinate l’accoglienza e la misericordia del Signore per tutti i suoi figli, indipendentemente da come stanno al mondo… Ricordate il brano della scorsa settimana? Come Mosè, il servo di Dio, era disceso dal monte con le tavole di una Legge la cui osservanza era posta a fondamento dell’alleanza fra Cielo e terra, così Gesù, che non è il servo di Dio, ma il figlio di Dio, sale sul monte per stabilire Lui stesso una nuova alleanza con l’umanità, basata questa volta sulla misericordia ad oltranza, offerta a tutti senza alcuna garanzia di effettivo cambiamento, perché ogni uomo è amato così com’è. Non devi convertirti per essere perdonato, ma proprio perché il Signore ti vuole bene già nella tua condizione potresti anche decidere di cambiare! “Indipendentemente dalla legge si è manifestata la giustizia di Dio” (Rm. III, 21). Non si parla più di comandamenti cui adempiere, ma di suggerimenti precisi per perseguire la felicità nostra, e conseguentemente anche quella del Cielo… Ecco dunque l’invito alla condivisione del superfluo con chi ne ha bisogno, al non credersi mai abbandonati dal Padre specialmente nei momenti di difficoltà, al soprassedere dal far valere le nostre buone ragioni per poter meglio godere di ciò che conta sul serio nella vita, e così via, tutte esortazioni finalizzate a farci diventare trasparenza della misericordia e della benevolenza del Signore nei confronti di ogni fratello che incontriamo. Al giudizio impietoso, che è proprio del pagano e che purtroppo sembra sempre più connaturale anche a noi pii cattolici, dobbiamo sostituire l’amore incondizionato di Dio per tutte le sue creature, imparando ad intravvedere il volto di Cristo in ogni persona e specialmente nella più squalificata, compromessa, emarginata… Sarà proprio Gesù, del resto, a chiederci conto unicamente dell’amore che saremo riusciti a riversare sugli altri: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”, così come “ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me” (Mt. XXV, 40 e 45)! La misericordia per il prossimo, soprattutto per i più deboli ed attaccabili, sarà dunque il solo metro di giudizio per ciascuno di noi…è, in verità, anche l’unico modo serio per rendere lode ad un Dio di cui magari tanto ci riempiamo la bocca, ma che chiaramente si identifica con coloro che per ipocrita perbenismo tendiamo ad escludere.

Ma veniamo al Vangelo di oggi, che appunto prosegue direttamente dalle beatitudini per rivolgersi a coloro che le hanno accolte, ovvero a quanti si sono portati sull’unica carreggiata possibile per il cristiano del non-giudizio e della misericordia… Ecco, è a costoro che il Signore dice: “Voi siete il sale della terra”. Da che mondo è mondo, al sale è riconosciuto il potere di conservare, per esempio i cibi in mancanza della corrente elettrica e dei congelatori… Nell’Antico Testamento, poi, si legge: “Non lascerai mancare il sale dell'alleanza del tuo Dio” (Lv. II, 13), quindi questo sale che conserva diventa una garanzia di fedeltà nell’alleanza fra Cielo e terra. Gesù, che nelle beatitudini ha appena inaugurato una nuova alleanza con l’umanità basata sull’amore vicendevole, sta dicendo ai suoi discepoli, a quanti lo accolgono sul serio, di farsi garanti col proprio atteggiamento di questa misericordia nei confronti del mondo! In effetti, “se il sale perdesse il sapore”, se il discepolo non mettesse in pratica questo non-giudizio e questa benevolenza insegnata dal Signore verso tutti e si trasformasse in censore inflessibile seminando disagio e sofferenza nel cuore dei fratelli, a quel punto “a null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”… Se proprio noi che abbiamo ascoltato questa Parola di salvezza universale sul più bello non la mettiamo in pratica, se diamo l’unico vero scandalo dell’arroganza e della presunzione ad una società che si aspetterebbe proprio da noi un modello di vita pacificato ed alternativo all’arroganza ed alla presunzione di cui il mondo è già pieno, non meritiamo altro che il disprezzo di tutta quella gente che stiamo giudicando e dunque tradendo.

A questo punto Gesù passa ad un'altra immagine: “Voi siete la luce del mondo”… Se a quell’epoca era Gerusalemme la luce del mondo - “Cammineranno i popoli alla tua luce” (Is. LX, 3), scrive il profeta - ora questa luce del mondo da statica diventa dinamica e si identifica coi discepoli portatori della stessa misericordia di Dio. Questa luce divina, infatti, non va custodita gelosamente, anzi si manifesta pienamente nel dono, nel donare se stessi: proprio come una lampada deve essere posta “sul candelabro, così fa luce a tutti quelli che sono nella casa”, allo stesso modo davanti a tutti gli uomini devono risplendere “le opere buone” dei discepoli, ovvero quella loro capacità di amare sul serio chiunque ed indipendentemente da tutto, come ha insegnato Gesù. È la pratica quotidiana della misericordia, e non la dottrina, a manifestare la luce del volto benevolo e non giudicante del Signore… Ed è questa “la vostra luce”, la nostra luce, che dovrà risplendere “davanti agli uomini”! Sarà proprio questo atteggiamento di amorevole non-giudizio a far sì che tutta l’umanità si accorga di avere un Dio che non è un despota, ma un vero “Padre che è nei Cieli”… Un Signore verso il quale, se approfondisco un minimo, non potrò più recriminare, bestemmiare o anche semplicemente disinteressarmi. Non mi resterà altro che “rendere gloria”, perché avrò capito, chiunque io sia, comunque mi vada, di essere amato, già così.

Buona settimana a tutti,
Matteo


Le Beatitudini ci rivelano il vero volto di Dio.
Il Dio di Gesù è un Dio povero di spirito, mite, misericordioso, puro di cuore (che bello pensare all’ingenuità infinita di Dio!), che soffre, che viene perseguitato a causa della giustizia.
Il discepolo che imita il Maestro è povero di spirito, mite, misericordioso, puro di cuore; non si scoraggia se viene perseguitato, non teme lo sconforto e il dolore perché la sua gioia è riposta in Dio.
Questo volto di Dio lo testimoniamo vivendo le beatitudini, gioendo dell’appartenere a coloro che hanno scoperto di essere discepoli di Gesù. Anche se le Beatitudini restano una proposta folle, eccessiva, paradossale, orientarsi verso quella direzione significa già cambiare il mondo che non vive la beatitudine, ma tenta di rifilarti una felicità selettiva e costosa.
Incontrare il volto beato di Dio converte i nostri cuori, poiché il Regno è presente, e negli oscuri luoghi che abitiamo, le tante Zabulon e Neftali in cui viviamo, Gesù proclama il paradosso del cristianesimo. Anche noi, raggiunti dai pescatori diventati apostoli, diventiamo a nostra volta pescatori di umanità, lasciando le reti e ciò che ci lega, per diventare infine liberi.


Luce sul candeliere
Gesù insiste: voi pescatori pescati, pescatori di umanità, che avete conosciuto il volto di Dio e ne siete stati colmati, siete chiamati ad essere sale della terra, ad insaporire con la vostra testimonianza la vita di chi vi è accanto, siete chiamati a lasciar brillare la luce che l’incontro con Rabbì Gesù ha acceso nella vostra vita.
L’incontro con Dio non può restare nascosto, la conversione del cuore diventa evidente e la luce che si è accesa nei nostri cuori brilla nella quotidianità.
E’ impossibile far luce se non si è accesi: la testimonianza del Vangelo nasce dall’essere illuminati, dall’essere avvinti dalla presenza del Signore. Gesù ci richiama fortemente all’interiorità, alla preghiera, al silenzio, alla riflessione pacata.
La candela non si accorge neppure di essere accesa, eppure illumina!
La fede, che è dono di Dio, va accolta e coltivata; la luce che riceviamo e che illumina le nostre tenebre va ostinatamente tenuta al riparo dai venti gelidi della noia e dell’odio. Basta una piccola candela per rompere le tenebre di una grande Cattedrale immersa nel buio più totale.
Quella luce, che altri hanno acceso, che non è autoconvinzione ma conversione, senza saperlo illumina numerosi altri fratelli e sorelle.


Sale che insaporisce
La fede è sale, dà sapore alla vita, e noi diventiamo sale, chiamati a dar sapore alla storia.
Non bisogna esagerare: basta un pizzico di sale per insaporire la vita, basta una piccola testimonianza di fede per cambiare il mondo. Spesso ci scoraggiamo: come possiamo cambiare la storia e il mondo? Come liberarci dall’aggressività e dell’odio che abitano intorno a noi e in noi?
La fede, anche solo un pizzico di fede, cambia sapore alla vita.
Ma, dice Gesù, se il sale perde il suo sapore a cosa serve? Non si può salare il sale, occorre gettarlo. Mi chiedo se la triste profezia di Gesù non si sia realizzata in questi nostri tempi confusi: il sale forse ha davvero perso il suo sapore. Dice ancora qualcosa di significativo il vangelo che ogni domenica ci vede radunati? Ci percuote come un pugno, scuote le nostre coscienze, dà forma alla nostra settimana? Spero di cuore sia così!
Ma il dramma del nostro tempo, in occidente, è proprio quello di un cristianesimo senza Cristo, di una religione senza fede, di un culto senza celebrazione.
Dobbiamo pagare un prezzo alto ad un cristianesimo culturale e sociale che ancora permea la nostra società, ma che non è più sufficiente a creare discepoli. Un cristianesimo che si riduce ad abitudine, a tradizione, a etica, a solidarietà, non dona più sapore alla vita.
Io, tu amico lettore, siamo chiamati a tracciare percorsi di discepolato nello stanco e abitudinario cristianesimo culturale che continua vistosamente a perdere terreno.
Siamo talmente attorniati dal cristianesimo da renderlo insipido, scontato, tiepido.
I discepoli del Signore, coloro che restano perlomeno scossi dal discorso delle Beatitudini, sentendone forse l’irrealizzabilità, ma cogliendone la profonda verità, sono chiamati a renderlo presente, a dirlo, a raccontarlo questo Dio inatteso.
Luce sotto lo sgabello siamo diventati, timorosi di essere trasparenza di Dio, attenti a proporci con un cristianesimo `politicamente corretto` con tutti i distinguo e le precisazioni.
Ci vergogniamo, troppo spesso, di essere appartenenti ad una Chiesa che presta il fianco a facili critiche ed ironie.
Luce e sale; siamo chiamati a rendere testimonianza credibile il Vangelo attraverso le buone opere. Il cristiano non è chiamato a fare il `bravo ragazzo`, né tantomeno ad ostentare le sue opere o a salvare il mondo.
Il mondo è già salvo è che non lo sa.
Ciò che io posso fare è vivere da salvato, essere pubblicità del Regno, rendere presente la salvezza con il mio stile di vita.
Stile sereno ed evangelico, che sa accettare la propria fragilità e le proprie incoerenze e che preferisce guardare a ciò che Dio fa per me, piuttosto che lamentarsi continuamente di ciò che non riesce a fare per lui!
Dio ha bisogno di figli, non di giusti…


Suggerimenti salati
Isaia ci svela il modo concreto di essere luce e sale: attraverso l’amore, attraverso la carità fattiva che si piega verso il povero e il sofferente. Per un cristiano il gesto d’amore, lo spezzare il pane diventa gesto teologico, esplicitazione d’amore. Oggi è un compito ineludibile della Chiesa restare con i poveri, trovando modi nuovi di vivere l’immutato Vangelo, proponendo non solo gesti di elemosina, ma stili di vita che contrastino la povertà dilagante, il profitto e l’economia al centro delle scelte, l’egoismo e l’edonismo come ammiccanti soluzioni di vita.
Paolo ci ricorda, a partire dalla sua esperienza, che la logica di Dio è diversa dalla logica del mondo: è una logica crocifissa. Il metro del nostro risultato è nel cuore di Dio, non nelle statistiche e nelle percentuali: anche se agli occhi del mondo questa disponibilità, questo amore è perdente, inutile, insignificante, anche se continuamente lo spettro della battaglia infine vinta dalle tenebre ci inquieta, noi – figli della luce – ci fidiamo del Signore e come lui amiamo di un amore totale e talora sofferto, sapendo che la sconfitta apparente di Dio è, in realtà, la salvezza del mondo.
Animo, amici, insaporite il mondo.

(Don Paolo CURTAZ)

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