

"Un angelo si è seduto accanto a me e quando mi sono voltata per chiedergli "perché?" ha aperto le sue lunghe e bianchissime ali ed è volato via..." Quell'angelo era mia sorella Alice. Flaviaccia
Da un'amica per conoscere meglio Alice:
Ciao Giada, mi chiamo Maria come la mamma tua, ho avuto il tuo indirizzo mail da Annamaria Txxxxxx amica di Flavia Cxxxxxxx, mia carissima amica e gemella di Alice, che so essere diventata per te più un problema che un bel ricordo. Di quelli che Flavia chiamava i miracoli di Alice io so tutto perché me li ha raccontati diverse volte proprio lei. Inoltre io Alice l'ho conosciuta un pomeriggio ed era il giorno successivo a una sonora malmenata da parte del loro padre e lei essendo in castigo poteva uscire solo se accompagnata da Flavia.
Un ricordo di come era Alice? Nel blog lo descrivi male secondo me, perché sembra essere a metà tra una santona e un angelo, ma in realtà lei era una ragazza semplicissima: un sì era un sì, un no un no.
Come ho visto Alice: è arrivata con Flavia ed era un passo indietro a lei, con occhi dritti sui miei a scrutarmi, ma senza dire nulla. Io non sono stata educata e Flavia non ci ha presentati, così dopo pochi istanti Alice mi ha allungato la mano e ha detto "opsss, scusa, mi chiamo Alice.... lei ed io siamo sorelle. Anzi, so che non sembra, siamo addirittura gemelle." Così ci siamo messe a ridere tutte e tre. Anche se sul volto aveva ancora dei classici segni di percosse. Aveva un faccino simpatico, furbetto, dolcissimo, tranquillo, sereno.
Alla prima chiesa ci ha chiesto se poteva entrare 5 minuti e siamo entrate tutte. Si è seduta in un angolino in cima alla chiesetta e si è rannicchiata coprendosi la faccia con le mani. Dopo un po', prima di uscire, ci ha chiesto di dire un "Ave Maria" tutte insieme, da dedicare a chi soffre.
Mentre Flavia è una ragazza iper cinetica, sempre in movimento e vivacissima, Alice era rilassata e rilassante, ma sempre pronta a fare la battutina divertente o a sottolineare qualche piccolo segno di Dio sulla terra, come una piantina che cresce sul marciapiedi facendo sforzi enormi per non morire.
Tu sul blog scrivi le sue poesie ma non le fai onore perché sembra che lei parlasse sempre di morte o di Dio o di cose tristi. Tutt'altro, lei era sempre sul discorso degli altri a rendere più leggero e divertente il dialogo, a ridere e a far ridere ma non con battute sciocche o scontate ma con cose argute e fini. Non le ho mai sentita dire una parola fuori posto o un insulto o parolaccia o un'offesa o una critica. Se noi criticavamo un amico assente lei prendeva le sue difese facendoci notare che avrebbe avuto questa o quella cosa a sua scusante, anche se non conosceva per nulla quell'amico.
Le piaceva passeggiare ma stava sulle spine a fare shopping, preferiva sedersi per terra a parlare guardando in faccia noi che andare in un bar o anche parlare mentre si cammina, salvo le battute o cose tipo ciò che ti ho appena detto. ...... continua .....
L'importanza di rompere il circolo. Perchè "nontogliermiilsorriso"?
Perchè spesso vediamo bambini che non sorridono. E non stiamo facendo riferimento a bambini che non sorridono perchè si sono appena sbucciati un ginocchio, o perchè piove e non possono uscire a giocare. Bambini che mentre giocano, mentre passeggiano, corrono, vivono, sono seri, o addirittura tristi. Spesso, sempre. Come se sorridere costasse loro fatica, come se non fosse la cosa più spontanea da fare, quel sorriso che per antonomasia ti fa pensare all'infanzia felice e spensierata. Ci siamo chiesti perchè sono così seri, ci siamo chiesti dove fosse finito quel sorriso. Abbiamo così iniziato un percorso che ci ha portato a scoprire quanto l'infanzia venga sacrificata, e quanto poco ci sia da sorridere in tutto questo. Abbiamo scoperto, pian piano, che la violenza sui bambini è diffusa capillarmente, abbiamo capito che non solo gli schiaffi sono violenza: la derisione, la mancanza di rispetto, i ricatti, materiali ed affettivi, i mostri delle fiabe, gli orchi cattivi, le befane che portano il carbone, i santi che sanno tutto, un immaginario costruito appositamente per mantenere fisso il rapporto fondamentale di potere: io grande ho ragione, sempre e comunque, io so cosa è meglio per te, tu piccolo mi devi ubbidire, ti devi piegare ai miei desideri. Non c'è spazio oggi per i desideri dei bambini, non c'è tempo per ascoltarli, tutto è accuratamente pianificato e scandito da ritmi fissi, da regole incorruttibili. I bambini che rompono gli schemi sono diversi, difficili, sbagliati. Se fossero adulti li definirebbero artisti, filosofi, sognatori e poeti, geniali e stravaganti. Ma sono solo bambini. Abbiamo capito che l'unica speranza per un mondo diverso e migliore è riuscire a cambiare noi: noi genitori che siamo stati bambini, spesso maltrattati, feriti, resi tristi, dobbiamo trovare la forza, il coraggio, per non riproporre lo stesso schema di comportamento con i nostri bambini, con quelli che sono affidati alle nostre cure. Dobbiamo rompere questo circolo, questa ripetizione di errori, per cui da sottomessi abbiamo imparato a sottomettere. Dobbiamo vivere accanto ai nostri bambini, non pretendere di coltivarli. Con loro gioire dei loro successi, dolerci delle loro sconfitte. Applaudire oppure asciugare le lacrime, non dimenticare mai l'influenza che possiamo avere nelle loro vite. „Mi asterrò dal recar danno e offesa“, come in un nuovo giuramento di Ippocrate, ci rimanga questo ben saldo in mente.
Concludiamo con Tagore:
Il bambino adorno di vesti principesche, con al collo monili ingemmati, perde ogni piacere nel gioco, la sua veste lo impaccia a ogni passo. Per paura che si possa stracciare o che s'imbratti di polvere si tiene appartato dal mondo e ha timore persino di muoversi. Madre, a che vale tutta questa eleganza Se ci tiene lontani dalla salutare Polvere di questa terra, se ci priva del diritto d'entrare nella grande festa del mondo?