mercoledì 24 aprile 2013

Tanti auguri... Vespa!


23 aprile 1946, Enrico Piaggio registra il brevetto della Vespa

Il 23 aprile del 1946 Enrico Piaggio registra il brevetto di una strana moto che cambierà gli usi e costumi nazionali. Lo scooter si afferma presto anche oltre i confini nazionali e trova la sua consacrazione nel 1953 quando finisce nel manifesto di «Vacanze Romane» con Gregory Peck e Audrey Hepburn

Charlton Heston in Vespa nei panni di Ben Hur
Del resto lei stessa aveva appena compiuto sette anni se si prende come data di nascita il 23 aprile 1946, quando cioè Enrico Piaggio brevettò il progetto dell'ingegnere aeronautico Corradino D'Ascanio. Doveva essere un prodotto come un altro, divenne un mito mondiale.
E pensare che, sempre per restare nel campo del «bestiario», il suo primo nome doveva essere tutt'alto: Paperino. Durante la guerra infatti per sfuggire ai bombardamenti alleati, gli stabilimenti vennero spostati da Pontedera in provincia di Pisa a Biella, dove nel 1944 cominciò a prendere forma l'idea di un motoscooter. Vennero anche costruiti i primi prototipi, molto simili all'attuale Vespa, chimati MP5 (Moto Piaggio 5) Paperino, poi il progetto venne abbandonato, per venire preso in mano due anni dopo quando l'azienda era tornata a Pontedera.
Fu un azzardo, perché la Piaggio fino ad allora di tutto si era occupata fuorché moto o scooter. Fondata nel 1884 da Rinaldo Piaggio e da suo padre a Sestri Ponente, inizialmente aveva prodotto arredamento navale e materiale ferroviario. Nel 1915 fece capolino nel settore aeronautico acquistando le «Officine Aeronautiche Francesco Oneto» e nel 1924 cominciò a produrre i primi motori Jupiter e i velivoli Dornier Wal, costruiti su licenza. Quindi passò alla costruzione di aerei di propria progettazione, con i quali negli anni '20 e '30 conquistò una ventina di primati, tra cui il bombardiere quadrimotore Piaggio P.108. In quegli anni lo staff tecnico della Piaggio diretto da Corradino d'Ascanio sviluppò e realizzò il DAT 3, primo elicottero della storia.
E sempre D'Ascanio nel dopoguerra riprenderà in mano il vecchio «Paperino» sulle cui ceneri nascerà la Vespa. Incerta l'origine del nome. Qualcuno immagina sia l'acronimo Veicoli Economici Società Per Azioni, altri che Enrico Piaggio, sentito il rumore del motore, abbia sentenziato «Sempre una vespa. Quali siano state le origini, lo scooter, 98 centimetri cubici, tre marce, 3,2 cavalli, 60 all'ora di velocità, ebbe subito un successo strepitoso. Dopo aver depositato il brevetto il 23 aprile 1946, nel giro di pochi mesi gli stabilimenti di Pontedera sfornarono 2.500 scooter, andati subito a ruba. E l'anno dopo le vendite superarono i 10mila esemplari.
Un boom mai visto, la Vespa stava cambiando la vita e la cultura del Paese. Costava ancora un sacco di soldi, 68mila lire, quasi un anno di stipendio, ma si poteva pagare a cambiali, altro grande volano dell'economia italiana degli anni '50. Il motivo del suo successo infatti era determinato dal fatto che il tradizionale telaio delle vecchie motociclette era stato sostituito con un carrozzeria che copriva motore e ruote. La Vespa poteva dunque essere guidata anche in condizioni di tempo e su strade non ottimali, senza inzaccherare il guidatore. Che anzi poteva concedersi il lusso di portare la moglie sul sellino posteriore, sempre seduta alla «amazzone», perché a cavalcioni sarebbe stato sconveniente. E magari anche il figlio in piedi sulla pedana, quando la famiglia si fosse allargata. Impossibile elencare tutti i modelli usciti da allora dagli stabilimenti, nelle varie fogge, faro basso e faro alto, e cilindrate. Ci fu la Vespa con sidecar, con carrello, con furgone ribattezzata Ape e persino una «quattro ruote». La Piaggio tra il 1958 e il 1964 produsse infatti in Francia il modello ACMA, antesignano delle attuali city car, con un motore 400. Nel 1955 fu persino chiamata alle armi. La Francia chiese alla Piaggio di fornire uno scooter per i suoi paracadutisti impegnati nella guerra in Indocina. Venne preso la base del modello 150, rinforzato e dotato di un cannoncino da 75 millimetri, in grado di perforare corazze fino 10 centimetri. Dopo una decina d'anni di servizio, e 800 esemplari prodotti, la Vespa 150 TAP «Truppe Aero Paracadutate», anche conosciuta come ACMA Vespa 150 TA, venne congedata.
Ma quello che però diede notorietà imperitura alla Vespa fu la lunga sequenza di Gregory Peck e Audrey Hepburn a zonzo per la capitale in Vacanze romane». Con tanto di lezione di scuola guida da parte dell'affascinante giornalista americano Joe all'imbranata principessa Anna. I due attori in sella allo scooter finirono anche nei manifesti del film, con in bella mostra il marchio Piaggio. Impossibile calcolare il valore commerciale di una simile pubblicità. La Vespa recitò ancora in «Quadrophenia» film inglese del 1979 ambientato nella Londra dei primi anni Sessanta quando nelle strade impazzavano i Mods, contrazione di «modernists», bande di motociclisti in sella a Vespe o Lambrette. La ritroviamo ancora in «Caro diario» (1993), «Il talento di Mr. Ripley» (1999), «American Pie» (1999) e «The Interpreter» (2005). Alla storia anche le foto di Charlton Heston e Stephen Boyd in sella a una VNA1T del 1959, con addosso i costumi di scena, usata per spostarsi a Cinecittà durante le riprese di Ben -Hur.
I vespisti divennero ben presto una sorta di «comunità» con tanto di gare e raduni a livello mondiale. Il più celebre fu «Eurovespa», 40 edizioni, ultima delle quali nel 2006 a Torino in coincidenza con il 60º compleanno della Vespa: 3.500 gli iscritti regolari, oltre 4.500 non iscritti per un totale di ben 8.000 esemplari presenti nella sfilata del sabato mattina a Stupinigi. I Vespisti provenivano da tutta Europa ma anche da Stati Uniti, Canada, Argentina, Algeria, Sud Africa e addirittura da Taiwan. Tanto che l'anno dopo la manifestazione si è trasformata in Vespa World Days e alla prima edizione del 2007 a San Marino sfilarono oltre 5mila scooter. Successo confermato anche nelle edizioni successive. A dimostrazione di un mito che sembra non tramontare mai. Ormai viene giustamente celebrato come uno dei prodotti di disegno industriale più famosi al mondo e simbolo del design italiano. Diventata fenomeno sociale, la Vespa entra di diritto anche nei musei approdando, tra gli altri, alla Triennale Design Museum di Milano e al MoMA di New York.

martedì 23 aprile 2013


L'Anm: "L'attacco ai pm è una sfida alla Costituzione"

Il sindacato: "Manifestazioni contro i pm sono una sfida alla Carta". Bondi: "Parole gravissime, Sabelli andrebbe censurato". Alfano: "In piazza con tutte le forze"

Come se non bastasse l'assalto giudiziario, ormai quasi quotidiano, a Silvio Berlusconi, ora il Pdl non può neanche scendere in piazza per difendere la democrazia.
Mentre il centrodestra si prepara alla grande manifestazione prevista per il 23 marzo, l'Anm si scaglia contro chi critica le toghe: "Qualsiasi generalizzazione, qualsiasi attacco alla magistratura, idea di manifestazioni dirette contro di essa costituiscono una sfida a principi che sono fondamento della nostra Costituzione e delle democrazie mature", ha tuonato il presidente del sindacato, Rodolfo Maria Sabelli, sottolineando che "il principio di autonomia e di indipendenza della magistratura è non soltanto uno dei principi fondamentali ai quali si ispira l’azione dell’Anm, ma è uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione e, aggiungerei, di qualsiasi sistema democratico maturo".
Dichiarazioni che hanno suscitato l'immediata reazione del coordinatrore Pdl, Sandro Bondi: "È di una gravità senza precedenti. In qualsiasi altro Paese democratico dichiarazioni come quelle rilasciate oggi da un magistrato come Sabelli sarebbero considerate lesive dell’autonomia e dell’indipendenza delle istituzioni democratiche e di conseguenza censurate con forza", ha detto, mentre il segretario Angelino Alfano ha assicurato che non ci sarà nessuna presa della Bastiglia del Csm: "Andiamo in piazza e faremo con tutte le nostre forze ogni rimostranza per evitare che la magisratura politicizzata vada contro la sovranità popolare. La nostra è una democrazia matura, che non può accettare che una parte di magistratura politicizzata intenda eliminare il leader politico più votato negli ultimi vent’anni".