giovedì 31 marzo 2011

... vatti a fidare di chi ama troppo i poveri

Dicevano, anni fa, che la Sinistra ama così tanto i poveri da volerne fare sempre di più.
Sembrava una battuta politica e invece guarda un po' chi è che parlava tanto di equità, uguaglianza e perequazione dei redditi....?



Il Prodi leader di sinistra
che si mette in tasca
tre pensioni al mese


Mario Giordano
di Mario Giordano
L’ingordigia di Prodi: 5283 euro come ex presidente della Commissione europea, 4725 euro come ex parlamentare e 4246 come ex professore universitario. Da Scalfaro a Violante, da Cossutta a D’Antoni, ecco la casta che accumula rendite d’oro a vita

Prodi prende oltre 14mila euro di pensione al mese. Anzi: pensioni. Al plurale. Eh sì, perché il Professore di vitalizi ne incassa addirittura tre: uno da 5.283 euro come ex presiden­te della Commissione europea, uno da 4.725 euro come ex parlamentare e uno da 4.246 come ex professore universitario. Totale 14.254 euro lor­di. La somma lo deve imbarazzare non poco. E infatti poco tempo fa, in una dichiarazione Ansa del 24 no­vembre 2010, si è abbassato l’asse­gno previdenziale, esattamente co­me le donne si abbassano l’età: cita­va sì correttamente i 5.283 della com­missione europea, ma poi parlava di 1.797 euro lordi da ex parlamentare e di 2.811 lordi come ex professore universitario, mostrando una prematura ma quantomai conveniente smemoratezza senile: in realtà quelle cifre cui lui si riferisce sono al netto. E al lordo corrispondono appunto a 4.725 (esattamente 4.725,04) e 4.246 (esattamente 4.246,43) euro mensili.

Tutti strameritati, per carità: non c’è trucco, non c’è inganno. Ma allora, perché, Professore, dire le bugie? A sfrucugliare nei meandri della previdenza italiana si fanno scoperte assai interessanti. Per esempio, il cumulo di vitalizi d’oro è una consuetudine piuttosto diffusa, anche fra coloro che fanno professione di pauperismo operaio. Prendete il vecchio Cossutta: l’uomo dei rubli incassa una pensione Inps dal 1980, cioè dall’anno in cui a Mosca c’era ancora Breznev, Aldo Maldera era il capitano del Milan e Bobby Solo a Sanremo cantava «Gelosia». E lo sapete perché incassa quella pensione? Grazie alla famosa legge Mosca, con cui l’odiato Stato borghese ha riconosciuto a dirigenti di partito e sindacalisti contributi mai versati. Dal 2008, poi, il tovarisc Armando di pensioni ne riceve due: all’assegno dell’Inps unisce infatti il sostanzioso vitalizio parlamentare, 9.604 euro lordi al mese, una cifra che è quasi una beffa per il compagno operaio.

Ma tant’è: per non farsi mancare nulla, al momento di lasciare il Parlamento, dove aveva piantato le tende da ben 10 legislature, Cossutta ha anche incassato una liquidazione monstre pari a 345.744 euro, pudicamente definita «assegno di solidarietà». Eccome no: solidarietà. Ma con chi? Con il suo conto corrente? Due pensioni riceve anche Luciano Violante: 9.363 euro lordi come ex parlamentare e 7.317 come ex magistrato, per un totale di 16.680 euro lordi al mese. Tre pensioni riceve l’economista finiano Mario Baldassarri, che con Prodi condivise la famosa seduta spiritica sui colli bolognesi durante il rapimento Moro: diventato presidente della Commissione finanze, non ha fatto un gran che per risanare i bilanci pubblici, ma per quel che riguarda i bilanci privati, beh, non si può certo lamentare. Due pensioni vanno in tasca al compagno Giovanni Russo Spena: quella parlamentare ( pari a 5.510 euro netti dal 2008) si va a sommare a quella da professore universitario (2.277 euro netti dal 2002, cioè da quando aveva 57 anni), per un totale di quasi 8mila euro netti.

Sommano una pensione all’indennità parlamentare sia Rocco Buttiglione (3.258 euro netti come professore universitario dal 2007) sia Franco Marini (circa 2.500 euro grazie alla legge Mosca dal 1991, cioè da quando aveva 57 anni). Ancor più giovane è andato in pensione Sergio D’Antoni, deputato del Pd, vicepresidente della commissione Finanza, già sindacalista assai favorevole ai rigori sulla previdenza altrui: prende una pensione Inpdap di 5.233 euro netti al mese (8.595 euro lordi al mese, 103.148 euro lordi l’anno) dal 1º aprile 2001, cioè da quando aveva 55 anni. Ma il bello è che la pensione è stata liquidata sulla base di (udite bene) 40 anni di servizio. 40 anni di servizio? A 55 anni? E dunque D’Antoni era in università a 15 anni? E faceva già il docente? Possibile? Forse siamo davanti a un genio precoce della scienza giuridica e non ce ne siamo mai accorti? Si badi bene: lo scandalo qui non sono tanto i 5.233 euro netti di pensione Inpdap (che pure non sono pochi per un sindacalista che ha sostenuto la necessità di tagliare le pensioni dei lavoratori) e nemmeno il fatto che essi vadano a sommarsi senza colpo ferire all’indennità parlamentare.

mercoledì 30 marzo 2011

Toh, mi ha scritto Silvio Berlusconi ;)

Salve Flavia,

mi sono presentato ieri nel processo cosiddetto “Mediatrade”, che è solo uno dei 31 processi avviati contro di me in 17 anni, con oltre mille magistrati che si sono occupati della mia persona e delle mie aziende: 24 processi si sono conclusi con archiviazioni e assoluzioni con formula piena per non aver commesso il fatto. Ne restano 6 nel penale e 1 nel civile.

Ho deciso di partecipare a queste nuove udienze per dimostrare a tutti che le accuse sono non solo infondate, ma anche ridicole.

I fatti di questo processo risalgono addirittura a 15 anni fa, alla prima metà degli anni ’90.

Due osservazioni preliminari: è una realtà incontestabile confermata categoricamente da tutti i testimoni, che in Mediaset io non mi sono mai occupato dell’acquisto di diritti televisivi.

È una realtà incontestabile, confermata da tutti i testimoni, che dal gennaio 1994, data della mia discesa in campo nella politica, dopo essermi dimesso da ogni carica, mi sono allontanato dalle aziende che avevo fondato, per dedicarmi solo ed esclusivamente al bene del mio Paese.

L’accusa della Procura è che io, in qualità di socio occulto, non dichiarato, di un imprenditore americano che vendeva a Mediaset film e telefilm della Paramount, avrei diviso con lui gli utili di quelle vendite.

L’accusa è totalmente falsa e i miei avvocati lo hanno provato. Così falsa, che c’è da chiedersi con quale coraggio la Procura di Milano abbia insistito a spenderci sopra - tra consulenze, rogatorie e atti processuali - qualcosa come una ventina di milioni di Euro tolti dalle tasche dei contribuenti.

Il gruppo televisivo da me fondato era, ed è, uno dei principali acquirenti di diritti televisivi nel mondo. (Pensate che dal 1994 sono stati versati dal Gruppo Fininvest allo Stato, tra imposte e contributi, oltre 7 miliardi e 700 milioni di Euro). Una piccola parte di questi diritti (da 30 a 50 milioni di dollari), un ventesimo su un totale di acquisti di quasi un miliardo ogni anno, veniva acquistata ogni anno da tale Frank Agrama, che operava e opera da 40 anni in questo settore, e che godeva di una specie di esclusiva per i mercati europei dei prodotti della Paramount, da cui otteneva prezzi e condizioni particolarmente favorevoli. Acquistava ogni anno da Paramount l’intera produzione di film e di telefilm e poi la vendeva alle televisioni europee.


Si poteva scavalcare Agrama e comprare i diritti direttamente da Paramount?

La risposta è: No. È un fatto che per acquisire i prodotti Paramount, tra i migliori sul mercato americano, Mediaset doveva necessariamente trattare sempre e solo con lui. Tanto è vero che quando un nuovo amministratore di Mediaset cercò di trattare direttamente con Paramount, il risultato fu che quest’ultima cedette tutti i suoi prodotti alla Rai, anziché a Mediaset con grave danno per la stessa.


Io sarei un socio occulto di Agrama?
No. È un fatto che ebbi con Agrama solo due o tre incontri agli albori della TV commerciale negli anni ’80 e in seguito nessun rapporto con lui. Io, socio di Agrama, non lo sono mai stato.

Io avrei partecipato agli utili delle vendite di Agrama?
No. Anche qui parlano i fatti. Dai conti correnti di Agrama sequestrati dai PM milanesi risulta senza ombra di dubbio che tutti i guadagni provenienti dall’attività commerciale di Agrama sono rimasti nella sua esclusiva disponibilità e che mai somma alcuna è stata trasferita a Silvio Berlusconi.


Ma l’aspetto incredibile di tutta questa vicenda è che nel corso degli anni Agrama, purtroppo, versò ad alcuni dirigenti dell’Ufficio acquisti di Mediaset ingenti somme di denaro in nero (in un caso addirittura 4 milioni e mezzo di Euro) per far sì che Mediaset continuasse ad acquistare da lui i diritti di Paramount.

Risulta pacificamente dagli atti processuali che tutti questi denari sono stati da loro utilizzati per i propri interessi.

E qui la domanda che faccio è semplice: è possibile che un imprenditore paghi parecchi milioni di Euro al capo dell’Ufficio acquisti della sua azienda che fa la cresta sugli acquisti? No, non è possibile!

Invece, la Procura di Milano ha risposto, incredibilmente, di sì e ha dimostrato ancora una volta di avere contro di me una volontà persecutoria che non si ferma neppure di fronte all’evidenza e al ridicolo.


Insomma, alcuni magistrati hanno aperto e trascinato per anni contro di me un inverosimile procedimento fondato sul nulla. Se fossero stati obiettivi, questo procedimento sarebbe finito prima ancora di iniziare, con grande risparmio di tempo per loro e per me e di denaro per tutti i cittadini. Una soltanto delle tante consulenze contabili ordinate dai PM è costata ai contribuenti quasi 3 milioni di euro.

Ma le assurdità non finiscono qui.

Anche un bambino è in grado di capire che io non avrei mai avuto interesse a pagare tangenti ai miei stessi dirigenti per agevolare Agrama. Mi sarebbe bastata una telefonata per ottenere dai miei sottoposti l’acquisto di quei film e di quei telefilm senza che Agrama dovesse pagare alcuna tangente, che secondo l’accusa per metà sarebbe stata mia.

E poi quale imprenditore avrebbe mai mantenuto come responsabili del suo Ufficio acquisti (che acquistava diritti per quasi un miliardo di dollari l’anno) dei dirigenti corrotti che facevano la cresta sugli acquisti a danno dell’azienda?

Nessun imprenditore con la testa sulle spalle avrebbe mai tollerato per più di un minuto la permanenza di tali personaggi nella sua azienda.

Così l’attacco a Silvio Berlusconi continua. Perché bisogna continuare a tenere sotto una spada di Damocle giudiziaria e mediatica il nemico ideologico e politico Silvio Berlusconi, il vero e unico ostacolo che impedisce alla sinistra di raggiungere il potere.

Purtroppo il comunismo in Italia non si è mai arreso: c’è ancora chi usa il codice penale come uno strumento di lotta ideologica e pensa che la parte politicizzata della magistratura possa usare qualsiasi mezzo per annientare l’avversario vittorioso nelle elezioni e forte nel consenso popolare.


Ti invito a leggere e a commentare il testo integrale del mio messaggio qui: https://www.forzasilvio.it/news/3762


Questi sono i fatti incontrovertibili, questa è la situazione in cui ci troviamo.

Mettetevi di impegno quindi per far conoscere a tutti la verità su questi processi, smascherando chi ne approfitta per infangare il Presidente del Consiglio.

Ma state sereni. Anche questa volta l’attacco fallirà, la verità sarà riconosciuta e noi ne verremo fuori più forti di prima. Come è sempre accaduto.

Un forte abbraccio a ciascuno di voi.

Silvio Berlusconi


Silvio Berlusconi

domenica 27 marzo 2011

Buona Domenica!

VANGELO
Gv 4,5-42
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».
E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».


Una Quaresima davvero drammatica, questa del 2011 in cui siamo sempre più immersi… Prima la tragedia dello tsunami giapponese, proprio là dove l’autosufficienza dell’uomo e del progresso scientifico era stata elevata ad oggetto di culto: non si può piangere di fronte alla catastrofe, bisogna tener duro e far vedere che tutto sommato ce la si fa ancora, nonostante tutto…! Com’è più umano il messaggio dell’ottuagenario imperatore Akihito, che all’indomani del dramma si affida alla preghiera per le sorti del proprio paese ed invita tutti i suoi cittadini ad una gara di solidarietà verso chi ha più bisogno! Ma, come se non bastasse, ecco deflagrare la crisi libica, con annessa guerra di pseudo-liberazione e scontri consumati sulla pelle della povera gente… Senza contare l’attentato di Gerusalemme, dove dopo anni di tregua una bomba è tornata ad esplodere in piena città mietendo nuove vittime (ero lì con cinquanta amici pochi giorni fa…)! Un quadro a tinte fosche come non mai, insomma, che ha gioco facile nel farci perdere ogni speranza e nel ripiegarci su noi stessi, attanagliati dalla paura e dalla rassegnazione al peggio del peggio… Oppure. Oppure siamo in grado di credere nell’impossibile, come il Signore Gesù ci ha insegnato, per cambiare la cose nel nostro piccolo, senza farci sopraffare dal tanto (troppo!) negativo che ci circonda. Come suor Donatella del Caritas Baby Hospital, che per poter garantire assistenza medica ai bambini della Terra Santa va tutti i venerdì, armata di rosario, contro quel muro divisorio che spesso impedisce di intervenire in tempo utile per salvarli, e che riversa sulle fragili spalle di bambini innocenti i deliri di onnipotenza di adulti disumani e senza cuore. O come abuna Raed di Taybeh, che nell’ultima roccaforte cristiana della Palestina ha saputo riconcepire tutta un’attività di artigianato locale che oggi dà lavoro a decine di famiglie, e coi suoi prodotti veicola idee di pace in tutto il mondo… Imparassimo da loro a non darci mai per vinti, anche nelle difficoltà, anche quando sembra proprio che vada tutto storto! Il credere nell’impossibile è la prova del nove della nostra fede; ricordate cosa disse il Signore Gesù? “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe” (Lc. XVII, 6)… Più impossibile di così!

Ma veniamo al Vangelo di questa terza domenica, che presenta una profondità teologica impressionante… Giovanni scrive questo episodio avendo in mente la vicenda del profeta samaritano Osea, che ebbe una vita coniugale piuttosto burrascosa: all’ennesimo tradimento della moglie, Osea la investe con una lunga serie di imputazioni (cfr. Os. II), per concludere…senza sentenze di condanna, ma invitandola ad un altro viaggio di nozze! Ebbene, il brano della samaritana ci presenta un Dio-sposo che va a riconquistare una sposa-adultera, non attraverso minacce o castighi, ma con un’offerta di amore ancora più grande, capace di passar sopra a qualunque cosa con spirito di misericordia… Nella lettura del brano ricordiamoci che siamo noi in discussione, non la samaritana: il rapporto fra Dio e l’uomo che è descritto in questo episodio riguarda te, amico che leggi, riguarda me, e se lo comprendiamo sul serio può davvero stravolgere in positivo il nostro modo di relazionarci col Cielo! L’evangelista ci presenta una donna samaritana che resta anonima, e questo accade quando il personaggio deve essere rappresentativo di una realtà che va oltre (tutti noi ci dobbiamo specchiare in questa protagonista per rileggere autenticamente il nostro rapporto con Dio!). Gesù è completamente disinteressato alle divisioni di razza, religione e sesso, e si rivolge a questa donna chiedendole da bere; nessun giudeo l’avrebbe mai fatto: rivolgersi ad una donna, per di più di quella terra di peccatori che è la Samarìa e dunque impura! È la stessa samaritana a stupirsi (“Come mai tu che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono donna samaritana?”), impensabile che un uomo rivolga la parola a una donna, specie se appartenenti a fazioni nemiche…

Bene, Gesù ha chiesto solo un piccolo spazio di accoglienza (“Dammi da bere”) per poi rispondere Lui con il suo dono, ed infatti dice: “se tu conoscessi il dono di Dio”… Ecco lo sposo che torna per riconquistare la sua sposa, non minacciando castighi, ma offrendo l’amore misericordioso del Padre, che non è riconosciuto secondo il merito, ma secondo il bisogno di essere benvoluto proprio di ogni uomo! Poi il Maestro aggiunge: “se tu conoscessi chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”, cioè acqua di sorgente… Attenzione, amici: Gesù e la samaritana parlano sempre di acqua, ma la donna si riferisce al pozzo, la cui acqua non è viva ed in movimento, e soprattutto esige la fatica umana per essere attinta… La samaritana non conosce ancora che cosa sia un dono gratuito, mentre il Signore le parla di acqua di sorgente, viva, che zampilla, e che soprattutto non richiede alcuno sforzo per bere da parte di chi ha sete. L’acqua di pozzo è l’immagine della legge, di una religione fatta di precetti da osservare scrupolosamente per rientrare fra i puri, ma questa legge, fredda e distaccata, non può rispondere alla nostalgia d’infinito che abita in noi: ecco perché Gesù afferma “chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete”! Diverso è il discorso per l’acqua di sorgente: “chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”… Il messaggio di Gesù, la sua persona, è l’unica possibile risposta di Dio al desiderio di pienezza che ogni persona si porta dentro: se accogliamo in noi la benevolenza misericordiosa e senza confini che ci arriva dal Signore e la riversiamo su tutti coloro che incontriamo, innestiamo un circuito di amore ricevuto e comunicato che trasfigurerà la nostra vita, portandola a livelli così elevati, così affini alla Parola da renderla indistruttibile anche davanti alla morte! Ciò che conta, dunque, non è l’osservanza di una legge emanata dall’Alto, ma l’esperienza di una forza interiore di misericordia ricevuta da Dio: è il Signore stesso a comunicarci la sua capacità di amare senza condizioni, affinché la pratichiamo verso tutti i fratelli!

A questo punto, improvvisamente, Gesù chiede alla donna di andare a chiamare il marito: questa risponde di non averne, ed il Signore le fa notare che ne ha avuti ben cinque! Altra strada fuorviante seguita dalla samaritana nel tentativo di placare la sua sete di pienezza, ma non era l’acqua giusta, anzi le ha lasciato l’amaro in bocca… Ora che si parla del suo vissuto la donna capisce, ricompone tutti i pezzi, vuole affrancarsi da quel pozzo della legge per dissetarsi una buona volta con l’acqua zampillante di quello che adesso riconosce come un profeta. “I nostri padri hanno adorato su questo monte, voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”… La samaritana ha compreso il richiamo di Gesù, vuole finalmente tornare al Dio autentico, al Padre di misericordia senza confini, ma ha bisogno di sapere dove può trovarlo! Ci sono tanti Santuari dove adorano il Dio d’Israele, c’è anche quello di Gerusalemme, e la donna vuole sapere a quale porta bussare senza rimanere scottata… Ed eccoci alla novità più importante che il Signore rivela alla samaritana (e dunque a ciascuno di noi): la perdita d’importanza del tempio e del culto. “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre”: lei che pensava di dover andare in un certo luogo per offrire a Dio, deve invece convertirsi all’idea di un Dio che offre se stesso agli uomini, chiedendo loro di essere accolto per renderli capaci di un amore misericordioso ed incondizionato pari al suo! Ed ecco l’importante annuncio di Gesù: “Ma viene l'ora – ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”… L’unico culto gradito al Signore non parte dagli uomini verso Dio, ma dal Padre verso gli uomini: Dio stesso comunica a ciascuno, indipendentemente dai meriti, il suo amore incondizionato, e ci chiede unicamente di accoglierlo e riversarlo su tutti i fratelli. “Così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano”: non formalisti finiti, non patiti della liturgia col cuore lontano, non pii osservanti dei precetti, ma adoratori “in spirito e verità”, fedeli al mandato di misericordia e non-giudizio dell’altro! Ebbene, questa è la novità apportata da Gesù: non c’è più bisogno del tempio, e non esiste più alcun culto serio da rendere a Dio che non passi per l’onorare ogni fratello con la stessa misericordia del Padre… Se prima l’uomo doveva togliersi qualcosa per offrirla a Dio, nel nuovo culto è Dio stesso che si offre a ciascuno di noi perché, con lui e come lui, doniamo noi stessi a tutta l’umanità. Ed ecco, la samaritana ha finalmente incontrato quel Cristo che “annuncerà ogni cosa” (“Le dice Gesù: Sono io, che parlo con te”): e subito, essendo stata avvolta dalla tenerezza di Dio, diventa messaggera della sua misericordia, come sorgente che zampilla per la vita eterna (“Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto»”)!

Buona settimana a tutti,
Matteo Moretti


L’immagine è zero, la sete è tutto. Ascolta la tua sete.
Così recitava un’efficace slogan pubblicitario di una nota bevanda gassata, qualche anno fa.
Copiando il vangelo, ovvio. E senza diritti d’autore.
La sete è tutto.
Lo sa bene chi ha acqua una volta a settimana, nelle proprie case, o chi affronta cinque piani di scale per portare in casa qualche litro d’acqua in bottiglia. La sete è tutto: lo sa bene chi abita nei paesi caldi o, come faccio periodicamente, chi sale in montagna e ha bisogno di molti liquidi per reidratarsi.
La sete è tutto, quella materiale, fatta d’acqua, l’oro del futuro che sarà l’origine dei nuovi conflitti fra i popoli, certo, ma anche la sete del cuore, quella che ti inaridisce la vita, se non incontriamo nulla che possa dissetare il bisogno di felicità che portiamo nel cuore.
Non ditelo alla Samaritana.
Non ditelo a Dio.

Calura
Ha sete, Dio.
Stanco, siede al pozzo di Giacobbe, a Sicar, nell’ora più calda della giornata, nella brulla Samaria. Ha sete d’acqua, ma, molto di più, ha sete della fede della donna che viene a prendere acqua in quell’ora improbabile, per non essere vista dai suoi concittadini.
Dio è stanco.
Stanco di cercare un uomo che lo fugge. Stanco di cercare un uomo che si disseta ad acqua salata, che crede di sapere, che vaga cercando risposte. Che muore di sete a pochi metri dalla sorgente chiara e limpida.
È stanco, Dio. Ma non importa: aspetta la donna, simbolo della Samaria, terra di mezzo, residuo della gloria del Regno del Nord di Israele, raso al suolo dagli Assiri nel 722 e, da allora, diventato terra meticcia, dalle molte fedi. Il Dio dei confini si spinge nella difficile terra dei samaritani, rischiando la vita, pur di riconquistare la sposa.
Riottosa.

Spigolosità
Da quando in qua un maschio ebreo rivolge la parola ad una donna samaritana? La durezza e la diffidenza della samaritana si spiegano per due ragioni storiche ed una personale: c’è odio fra ebrei e samaritani, una lunga storia fatta di dispetti e di diffidenza; una donna, poi, non è autorizzata a parlare in pubblico e, infine, lei non ha voglia di ricevere ulteriori attenzioni da un maschio.
Pensa, la donna, che quest’uomo la stia abbordando.
Ha perfettamente ragione: lo Sposo vuole riconquistare la sposa ferita.
Lo sa, Gesù, e insiste, con delicatezza, proponendo un dialogo che è un capolavoro di pedagogia.
Lui non è solo un maschio ebreo, dice, è uno che la può dissetare nel profondo.
La donna, diffidente, chiede lumi, e li riceve. Sì, questo straniero si propone come qualcuno che nasconde un segreto.
L’ambiguità fra l’acqua di fonte e l’acqua interiore permane: Gesù giunge a dire che invece dell’acqua stagnante può donare acqua di sorgente, anzi, che la donna può diventare essa stessa una sorgente. Folle. O vero.

Frenata
Bene, è fatta, la donna chiede l’acqua che disseta. E Gesù, bruscamente, cambia discorso: torna con tuo marito.
Non ha marito, la donna, vive una vita affettiva frammentata: ha avuto cinque mariti. In Israele solo l’uomo può divorziare; questa donna è stata abbandonata quattro volte.
Non è un moralista, il Signore: vuole portare questa donna a capire che ha cercato di dissetarsi all’acqua salata di un’affettività possessiva ed illusoria, di rapporti inautentici e frettolosi. Come facciamo anche noi e questo mondo idiota che pensa che l’amore sia una merce di scambio, una panacea alle solitudini, una scorciatoia.
Se l’amore non proviene e porta a Dio, spesso diventa un idolo che lo sostituisce.
È scossa, la donna: lo Sposo le chiede ragione del suo tradimento.
E fugge.
La butta sul religioso!

Disquisizioni
Quante volte mi è successo! Davanti alla fede, preferiamo discutere di religione.
E Gesù ci sta, la asseconda. No, non è Garizim il luogo dove adorare Dio. E forse nemmeno Gerusalemme. Dio va adorato nello spirito e in verità.
Domanda ingenua, quella della Samaritana: il tempio dei samaritani era stato raso al suolo dagli ebrei un secolo prima. E, comunque, lei, pubblica peccatrice, non avrebbe potuto mettervi piede.
E Gesù la rassicura: Dio la sta cercando ovunque, anche se non può fare la comunione.
Vacilla, la donna.
Chi è questo maschio ebreo che le promette il dono della felicità, che le offre rispetto, che esige autenticità assoluta?
La risposta gliela dà Gesù stesso: Io sono. Jahwé.

Brocche
La brocca resta a terra, vuota. Il cuore, invece, è pieno.
La pubblica peccatrice, la ragazza fragile, la donna facile, ora corre dalle persone che fuggiva e il suo limite diventa occasione di annuncio: c’è uno che mi ha letto la vita, che sia lui il Messia?
I samaritani sono straniti: che dice questa poco di buono?
Vanno, e vedono.

(Paolo CURTAZ)

sabato 26 marzo 2011

La Parola di Dio

Sabato 26 marzo
Lc 15,1-3.11-32


Questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita. Oggi ci è affidato
ancora il Vangelo della misericordia.
Entrambi i figli ci appartengono.
Sono la nostra proiezione, la
misura delle nostre meschinità.
Rimira l'illusione con cui ti sei allontanato
dalla casa del padre, da
Dio, convinto che avresti trovato
di meglio, facendo di testa sua.
Fame, umiliazione e vergogna sono
a portata di mano. L'onestà
intellettuale ci aiuta a vedere con
occhio sereno quanti fallimenti
abbiamo visto in questa società,
che si illude che senza Dio si può
fare di meglio. Quando ti accorgi
che Dio è un padre che non ha
mai cessato di aspettarti, ti si
sbriciola anche il discorso prefabbricato
con cui tentavi di renderti
più accettabile al ritorno di fronte
a Lui. Ma anche l'altro fratello
invidioso e altezzoso è rimasto
in casa, ma non è riuscito a capire
suo padre, non è da meno
del primo: anch'egli ha bisogno
di conversione. Ritornare a Dio
è uscire dalla confusione degli
istinti, guidati dall'amore di Dio
perché possiamo giungere alla
splendida luce, in cui è la sua
dimora.

venerdì 25 marzo 2011

La Parola di Dio

Venerdì 25 marzo
Vangelo Lc 1,26-38


Ecco concepirai un figlio e lo darai
alla luce. Prima degli eventi pasquali
la meraviglia dell'annunciazione.
Santa Maria è l'icona dell'umanità
finalmente all'altezza di
rapportarsi con Dio, dando la risposta
giusta, che salva, riscatta,
redime. Eva e la Vergine di Sion a
confronto: la storia della povera
Madre dei peccatori è recuperata
dalla incantata purezza della Madre
della Grazia. La tradizione cristiana
amò per secoli raffigurare
la Santissima Annunziata con la
Bibbia in mano e l'Arcangelo Gabriele
con il giglio. L’umanità non
può perdere la speranza, se affrontando
la passione degli eventi
che sconvolgono ancora il mondo
riesce a fissare lo sguardo sulla
Madre di Dio, icona perfetta della
Chiesa, modello della umanità rinnovata
in modo def initivo da Gesù.
Anche noi, intimamente purif icati
dall'impegno quaresimale,
possiamo giungere con spirito nuovo
alle prossime feste di Pasqua,
per migliorare, nel nostro piccolo,
la porzione di mondo che ci è affidata.

giovedì 24 marzo 2011

Allora qualcosa di buono la fa pure quel demone del Berlusca!?

Gli Usa rivelano: grazie all’Italia ora schiviamo il rischio atomico

di Adalberto Signore
L’ex segretario alla Difesa Rumsfeld: Berlusconi convinse Gheddafi a rinunciare alle armi nucleari. La strategia sottotraccia del Cav per arginare le mire di Parigi
RomaSono da poco passate le 8.30 di mattina quando in una riunione ristretta che precede il Consiglio dei ministri Frattini, La Russa, Maroni, Alfano e Romani fanno il punto sulla crisi in Libia insieme a Berlusconi e Letta. La buona notizia, ancora non ufficializzata dalla Nato, è che l’Italia avrà il comando delle operazioni navali sull’embargo di armi a Tripoli, quella cattiva è che la frizione tra Roma e Parigi su chi dovrà gestire le operazioni militari è invece destinata a salire perché un’intesa tra i Paesi che fanno parte della cosiddetta «Coalizione dei volenterosi» non sembra vicina. In sottofondo un Cavaliere piuttosto preoccupato per l’evolversi delle cose, deluso per come si prospetta di lì a qualche ora il dibattito parlamentare ma ancora speranzoso che si possa arrivare a un cessate il fuoco e la palla possa tornare alla diplomazia. Pubblicamente non potrà mai dirlo, ma la convinzione del premier è che Francia e Inghilterra stiano interpretando in maniera «decisamente estensiva» la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell’Onu guardando soprattutto al loro «piccolo orticello». E che siano dunque «assolutamente legittime le critiche della Lega Araba e dell’Unione Africana». Concetti, questi, che ripete più volte nelle diverse conversazioni della giornata. Tanto che non è un caso che Frattini replichi a stretto giro al ministro degli Esteri francese Juppè che auspica per la Nato solo «ruolo tecnico».
E sono anche queste le ragioni che spingono Berlusconi a giocare la partita sottotraccia, in attesa che si apra uno spazio per poter rimettere in pista i canali diplomatici puntando soprattutto sugli organismi multilaterali (Lega Araba e Unione Africana, appunto). Sia sul fronte internazionale, visto che il Cavaliere ha molto dosato le sue dichiarazioni, sia su quello interno. La voglia di andare in Parlamento per il dibattito, infatti, c’era tutta. E solo ieri mattina - dopo un consulto con il Quirinale - ha deciso di farne a meno per evitare che il confronto si spostasse dalla guerra in Libia ai suoi rapporti con Gheddafi. Certo, ripete in privato il premier, «non c’è dubbio che in questi anni io mi sia sovraesposto ma non l’ho fatto certo per mio tornaconto». «Ho chiesto scusa - insiste con i suoi - per quel che aveva fatto l’Italia 30 anni prima e l’ho dovuto fare anche perché la sinistra su questo non ha mai avuto il coraggio di sbilanciarsi». Insomma, «io non volto le spalle a questa scelta» ma «a quello che Gheddafi ha fatto contro la sua popolazione». Eppoi, è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi, la cosiddetta politica delle pacche sulle spalle qualche risultato negli anni lo deve aver portato se ieri l’ex segretario di Stato alla Difesa Usa Rumsfeld ha detto che Berlusconi ebbe un ruolo importante nella rinuncia di Gheddafi a sviluppare armi nucleari. Mentre martedì è stata la Pelosi, l’ex speaker del Congresso statunitense, ad avere parole di elogio per la politica estera italiana durante il faccia a faccia con Napolitano.
E proprio il capo dello Stato ieri aveva invitato il governo a fare una relazione «inclusiva» nella speranza di raccogliere il sostegno delle opposizioni. Che alla Camera non è arrivato mentre al Senato è stato in ballo fino a tarda sera tra accuse reciproche. «Non si rendono conto - chiosa in privato Berlusconi - che così rendono l’Italia più debole all’estero». Proprio alla vigilia di un delicatissimo Consiglio Ue. A Bruxelles, infatti, oggi il premier è intenzionato a puntare i piedi sulla questione immigrazione nel caso si arrivi davvero all’emergenza umanitaria. Il Cavaliere chiederà non solo soldi ma anche la garanzia del «burden sharing» (la redistribuzione degli immigrati che sbarcheranno in Italia in tutta l’Ue).

La Parola di Dio

Giovedì 24 marzo
Lc 16,19-31


Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni,
e Lazzaro i suoi mali. Due modi
d'essere a confronto, secondo lo
stile delle scuole rabbiniche. Il povero
Lazzaro, affamato e coperto di
piaghe, riceve più attenzioni dai
cani che dagli uomini, ma non abdica
alla sua dignità, non perde la
giustizia. Un uomo senza nome pasciuto
al punto da essere chiamato
epulone: parola raramente usata
nel linguaggio comune, ma che esprime
bene chi della soddisfazione
dei sensi ha fatto la ragione della
propria vita. Poi arriva l'abisso, che
è sì la fine del mondo, ma anche
quegli eventi della vita di fronte ai
quali non sei in grado di fare come
vuoi. Uomini e no. I cristiani, saldi
nella fede e operosi nella carità,
non hanno paura del futuro: si
fidano di Dio.

mercoledì 23 marzo 2011

La Parola di Dio

Mercoledì 23 marzo
Mt 20,17-28


Lo scontro tra la logica del mondo e
quella di Dio è di ogni tempo. Gesù
ci insegna a non lasciarci traviare
dalle logiche dei sistemi umani fatti
di dominio e potere. I grandi del
Vangelo sono quelli che servono di
più gli altri. È per andare contro
corrente che la Chiesa chiede il sostegno
di Dio: per rimanere fedele
all'uomo nell'impegno delle buone
opere. Occorre far morire l'orgoglio
e la voglia di prevalere sugli altri,
se vogliamo dare il nostro contributo
alla civiltà dell'amore.

martedì 22 marzo 2011

La Parola di Dio

Martedì 22 marzo
Mt 23,1-12


Siamo ancor oggi affascinati
dal vento di novità portato da
Gesù. Il Signore fu condannato
da quella porzione di Israele
che si arrogò il privilegio di dominare
le coscienze, illudendo i
semplici con le apparenze. Il
ricorso al linguaggio delle immagini,
se non è suffragato
dalla coerenza della vita, facilmente
induce in errore. La tentazione
del demonio degli altri
è perniciosa. La verità delle
scelte si riscontra nei frutti, la
libertà nel cuore. Fin dall'antichità
i cristiani chiedono al Signore
di custodire la sua Chiesa
dalle debolezze umane. Le
fìlatterie non sono più gli
astucci nei quali contenere parti
della legge per far vedere
quanto sia cara a chi la porta
indosso; le frange, non sono
più i quattro fiocchi del mantello
con cui si esprimevano le
quattro parti della Torah. Ma
ancor oggi una spiritualità
esteriore e affetta da vanità,
non appartiene ai discepoli di
Gesù. L'autorità nella Chiesa si
esprime con l'umile servizio al
prossimo. La santità è essere
diversi dalle maniere della politica
e dalle logiche mondo: occorre
saper distinguere quello
che è di Cesare e quello che è
di Dio.

lunedì 21 marzo 2011

La Parola di Dio

Lunedì 21 marzo
Lc 6,36-38


La fatica di una vita per fare nostra
la misura di Dio, che, più che un
signore e un sovrano, desidera essere
un padre. Il mondo non è
un'aula di tribunale, ma una casa.
Dio non si lascia guidare dal rigore
della giustizia, ma dalla compassione,
guarda soprattutto alla debolezza
e alla fragilità dei suoi figli. Chi
sbaglia non lo irrita, come il malato
non irrita il medico. Il cristiano è
chiamato a fare altrettanto: il perdono,
la generosità, l'aiuto concreto
verso i bisognosi ci appartengono:
sono le caratteristiche che ci fanno
riconoscere familiari di Dio. Solo i
figli del padrone delle cose sono liberi
dall'ansia del possesso e, nel
grande vicendevole scambio che è
l'esistenza umana, possono dare,
senza tema, misure scosse ripiene
e anche traboccanti. La buona misura
la aggiunge solo chi sa che
può liberamente disporre del suo. Il
distacco dall'ansia del possesso diventa
medicina dell'anima.

sabato 19 marzo 2011

La Parola di Dio

Sabato 19 marzo
Mt 1,16.18.21-24a


La giustizia di San Giuseppe è
mettere Dio al primo posto. Uomo
vero fu il patriarca, uomo capace
di avere un posto da protagonista
dentro la storia della salvezza. La
fede senza l’ascolto di Dio che
parla è ideologia che non
aiuta l’avvento del Regno di
Dio. Il sostegno forte dato
da S. Giuseppe alla Madonna
ha reso possibile la salvezza
dell’intero genere umano.
Con la sua umiltà
praticata nei giorni della vita,
San Giuseppe ha attualizzato
i motivi principali del
Magnificat: ecco la vera storia
d’amore che lo legò alla
Madre di Dio. Il silenzio e la
fiducia in Dio fanno diventare
ogni persona capace di meraviglie.
Il primato di Dio nella storia
di ciascuno di noi ci rende capaci
di convertire al Signore i nostri
cuori, perché nella ricerca dell’unico
bene necessario, siamo
sempre consacrati alla lode
dell’Onnipotente.

venerdì 18 marzo 2011

La Parola di Dio

Venerdì 18 marzo
Mt 5,20-26


Il coraggio di cambiare ci riscatta
dalla tentazione dell’ipocrisia, che
è incombente anche tra i cristiani.
La Geenna era il luogo delle immondizie
in Gerusalemme antica.
Vi è un’assuefazione al malcostume,
che vanifica anche nei migliori
l’eroismo necessario per chiamare
le cose con il loro nome. Il precetto
della Genesi sul nome delle cose
per essere praticato richiede in
noi il desiderio di esprimere un’umanità
forte, bella. Porta con sé
anche il rifiuto della mediocrità,
come misura della nostra voglia di
verità e di giustizia. Prepararsi interiormente
alla Pasqua vuol dire
ritrovare il comune impegno nella
mortificazione corporale, perché
porti un vero rinnovamento dello
spirito. La libertà senza dominio
di sé è illusione. I cristiani,
da sempre sanno che per cambiare
il mondo occorre cambiare
se stessi.

giovedì 17 marzo 2011

La Parola di Dio

Giovedì 17 marzo:
Mt 7,7-12


Il coraggio di sognare, la voglia di
misurarsi con gli ideali, una rete di
relazioni positive sono storie possibili.
Il passaggio dall’utopia al reale
avviene nella logica del prevenire i
bisogni altrui, di osare pensare una
società dove la carità prevalga
sull’egoismo. Dio non è estraneo alle
aspirazioni degli uomini, ascolta la
nostra preghiera, assai più di
quello che noi pensiamo. Non ci
dà pietre al posto del pane, né
serpi, spacciandole per pesci. Nel
cammino della conversione necessaria
vi è la richiesta convinta,
diretta al Padre nostro, di ispirarci
pensieri e propositi santi e di donarci
il coraggio di attuarli.

mercoledì 16 marzo 2011

La Parola di Dio

Mercoledì 16 marzo
Lc 11,29-32


Occorre uscire dalla nostra superficialità.
Siamo spesso banali.
La presenza di Dio accanto
a noi è discreta ma efficace.
Eppure siamo continuamente
alla ricerca di segni straordinari,
perché non ci rendiamo conto
del dono di Dio nella nostra
dimensione feriale: nel lavoro,
negli affetti, negli impegni familiari.
Ci sentiamo abbandonati
perché non ci fidiamo di
Dio; stentiamo a credere che
non ci abbandona neppure
quando siamo deludenti e contraddittori.
Abbiamo la tentazione
di costruirci un Dio a nostra
immagine, dimenticando
che noi siamo l’immagine di
Dio. Dio si rivela, si fa visibile
nell’uomo, nella storia, nell’amore
che vince il mondo. Siamo
impastati di materialismo,
che ci rende impossibile accorgerci
dell’Amore che non delude,
della Provvidenza che ci
sostiene, della misericordia che
ci salva. Mortificando il corpo con
l’astinenza si rinnovi il nostro spirito
con frutti di opere buone. Una
Chiesa poco disponibile alla profezia
non riesce a mostrare la Presenza
di Dio.

martedì 15 marzo 2011

che insegnamenti trarne dal... Giappone? Uno spunto di riflessione

 Masochismo atomico

(di davide Giacalone)
Coltiviamo una passione atomica nel distruggere tecnologia e ricerca, impoverendoci e arricchendo i concorrenti. Le drammatiche notizie che giungono dal Giappone sono state prese al volo per ridare fiato alla propaganda contro l’energia nucleare, al punto da sconfinare nell’umorismo macabro: non si presta attenzione alle migliaia di morti provocati dal cataclisma, ma ai possibili danneggiati dalle radiazioni atomiche. Come se un qualsiasi prodotto umano possa resistere a quel che abbiamo visto, e come se non sapessimo che le centrali hanno retto meglio del resto. Come se non fosse evidente che quella centrale di Fukushima, la più danneggiata, pur vecchia di quaranta anni, se si fosse trovata in Italia sarebbe rimasta integra, perché da noi non è immaginabile lo tsunami.
Il guaio, però, non è che ci sia chi soffia sul fuoco delle paure e dell’ignoranza, bensì quello che ci s’accapiglia come forsennati, ma poi non si fa un accidente. Il nucleare non c’è e non è alle viste, in Italia. Siamo circondati da centrali nucleari, compriamo l’energia che producono, sicché l’ipotesi demente dei comuni “denuclearizzati” è derubricabile a presa in giro, ma non siamo capaci di chiudere le discussioni è avviare le costruzioni. Così procedendo rendiamo risibili le scelte governative (è mai possibile che ci vogliano cinque anni per passare dalla decisione alla prima pietra, ammesso che sia mai posata?), appesantiamo le bollette dei cittadini e disintegriamo patrimoni di conoscenze e competenze. Prima di uscire dal nucleare producevamo (e vendevamo) sistemi d’avanguardia nel campo della sicurezza, senza contare che la ricerca atomica più avanzata era italiana. Ci siamo evirati con le nostre mani. Ora, avendo usato le centrali solo per smontarle, abbiamo capacità notevoli nel trattare e smaltire materiale radioattivo (che non è solo quello delle centrali, perché ci sono anche gli ospedali, sebbene nessuno li citi). Se continuiamo a menare il can per l’aia finiremo con il dovere comprare all’estero anche quelle competenze. Nel frattempo i giapponesi si saranno ripresi e saranno ripartiti con il programma nucleare, puntando ad almeno il 50% del fabbisogno nazionale.
Non soddisfatti di ciò abbiamo pasticciato alla grande anche sulle energie rinnovabili. Premessa: nucleare e rinnovabili sono fonti complementari, non alternative. Nessun Paese industrializzato potrà mai alimentarsi a pale e pannelli (che poi devono essere smaltiti), ma nessuno sensato rinuncia a quel che, come il nucleare, produce energia e non inquinamento. Detto ciò, fino all’anno scorso abbiamo pagato un megawatt eolico 180 euro, mentre in Europa si andava dai 65 ai 100. I contributi governativi erano così alti che non solo si dilapidavano soldi dei cittadini, ma si attiravano frotte di speculatori e stormi di riciclatori. Abbassarli era doveroso. Vanno anche stabilizzati nel tempo, però, in modo da favorire seri piani d’investimento (altrove sono fissi e indicizzati per 15 o 20 anni). Invece si procede sì come guida un ubriaco: sterzando bruscamente da una parte e dall’altra. L’esito è prevedibile.
In queste condizioni, privi di visione sul futuro e incapaci di politiche coerenti nel tempo, ci rotoliamo felici nelle polemiche inconcludenti e diveniamo sempre più clienti di tecnologie e prodotti altrui. Le chiacchiere non sono gratis, perché distruggono filiere industriali e traslocano la ricerca. Ma a noi che ci frega, a noi piace cogliere qualsiasi spunto pur di dare addosso all’avversario e massacrare l’interesse nazionale.

aggiornamenti dal Giappone


Aggiornamento della situazione negli impianti nucleari giapponesi Stampa
Scritto da Giuseppe Filipponi   
lunedì 14 marzo 2011
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- ore 8:00 GMT del 14 marzo
Le autorità confermano:
1) La struttura di contenimento del reattore 1 e del reattore 3 del sito Fukushima-Daiichi non sono state danneggiata dall'esplosione e l'esposizione alle radiazioni della popolazione è nei limiti prescritti.
2) Incidente di livello 4 secondo la scala INES (International Nuclear Event Scale)
(Chernobyl, con la fusione del nocciolo è stato classificato di livello 7,  Three Mile Island, con fuoriuscita di acqua radioattiva  dall'impianto di livello 5). Ultim'ora:  Dopo l'esplosione avvenuta nell'unità 1 il 12 marzo una  seconda esplosione è avvenuta nell'impianto nucleare 3 di Fukushima Daiichi. Dalle prime analisi risulta che la struttura di contenimento primario del reattore è rimasta intatta. L'esplosione è avvenuta alle 11.01 am del 14.03.2011.  Il capo della segreteria del primo ministro Yukiyo Edamo ha detto che l'esplosione è stata causata dall'idrogeno accumulato tra la struttura del contenimento primario e secondario e che la cosa importante è che la prima barriera di contenimento del materiale radioattivo del reattore è rimasta intatta.
Dopo che ieri la pressione era arrivata a 530 Kpa  nell'impianto nucleare 3 di Fukushima Daiichi i tecnici avevano deciso di procedere all'iniezione di acqua nel reattore come avevano già fatto nell'unità 1. Evidentemente i rischi di esplosione dell'idrogeno accumulato erano stati considerati minori perché si è ritenuto, a ragione, che una eventuale esplosione non avrebbe mai compromesso l'integrità della struttura di contenimento primario in acciaio e cemento.
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Fig. 1

Figura 1 - Il disegno mostra il vessel (contenitore primario in acciaio) e la struttura intorno di cemento armato (contenitore secondario) di un tipico reattore BWT (Boiling Water Reactor) come quello del Fukushima Daiichi 1 (439 MWe del 1971)

La dinamica dell'incidente: pressione e rilascio di vapore
Tre reattori su sei di Fukushima Daiichi erano in funzione quando il terremoto ha colpito. I reattori si sono spenti automaticamente è  cominciata la rimozione del calore residuo facendo funzionare i sistemi di raffreddamento con motori diesel. Questi motori si sono fermati un'ora dopo quanto lo zunami è entrato negli impianti come ha puntualizzato l'IAEA. La TEPCO - Tokyo Electric Power Company  immediatamente ha notificato al governo la situazione di emergenza per prendere poi eventuali misure di sicurezza. Per diverse ore si è proceduto cercando di portare generatori mobili per sostituire i diesel fermi.
Senza abbastanza energia per raffreddare i reattori 1, 2 e 3 l'acqua dei circuiti di raffreddamento si è ridotta per evaporazione. Ciò ha portato ad un aumento di pressione nel circuito di refrigerazione che può essere controllato attraverso delle valvole per far uscire il vapore sempre all'intero della struttura di contenimento del reattore. Cos' è stato fatto e ciò ha comportato un aumento di pressione nella  struttura. La TEPCO ha detto che nella struttura di contenimento del reattore 1 la pressione è arrivata a 840 kPa rispetto a livelli  di 400 KPa. La TEMPCO ha allora deciso di rilasciare in modo controllato una certa quantità di vapore nel'atmosfera. Si tratta di acqua che essendo passata nel cuore del reattore è parzialmente radioattiva. L'AIEA ha detto che il vapore rilasciato è stato filtrato per trattenere le radiazioni all'interno del contenimento del reattore. La TEPCO ha confermato che era in procinto di alleviare la pressione sull' unità 1 e si preparava a fare lo stesso per le unità 2 e 3.

Le esplosioni  nell'unità 1 e  nell'unità 3 del  Fukushima Daiichi
Prima esplosione  (6:00 am del 12.03.2011)
Le telecamere al di fuori sito nucleare giapponese di Fukushima Daiichi hanno ripreso una esplosione nell'edifico che circonda l'unità 1 alle ore 6:00  am del 12.03.2011.  L'edifico esterno, la struttura in cemento che contiene la struttura di contenimento primario in acciao, è saltata  per l'esplosione dell'idrogeno  accumulato formatosi dell'acqua posta in contato con materiali ad alta temperatura. L'esplosione infatti è avvenuta dopo l'iniezione di acqua di mare  nel contenitore del reattore per ridurre la pressione e la temperatura (vedi paragrafo che segue). Occorre tenere presente che la struttura in cemento armato esterna non agisce da contenitore per il materiale radioattivo. Il contenitore primario è costituito da una barriera ermetica in acciaio che sta all'interno dell'edifico  Figura 1. Secondo le dichiarazioni attribuite al capo di gabinetto giapponese Yukio Edano, la struttura di contenimento primario  non è stata compromessa.
Seconda esplosione (11.01 am del 14.03.2011)
Una  seconda esplosione è avvenuta nell'impianto nucleare 3 di Fukushima Daiichi. Dalle prime analisi risulta che la struttura di contenimento primario del reattore è rimasta intatta. L'esplosione è avvenuta alle 11.01 am 14.03.2011 ed è stata anche più grande di quella dell'unita 1 avvenuta due giorni prima. Gran parte del contenimento secondario è andato distrutto. Il capo della segreteria del primo ministro Yukiyo Edamo ha detto ch l'esplosione è stata causata dall'idrogeno accumulato tra la struttura del contenimento primario e secondario e che la cosa importante è che la prima barriera di contenimento del materiale radioattivo è rimasta intatta. Edmo ha detto che le iniezioni di acqua nel reattore sono continuate e che la pressione e la temperatura sono rimaste entro valori accettabili. La pressione misurata dopo l'esplosione era di  380 kPa alle ore 11.13 e 360 kPa alle 11.55am.  Valori molto minori rispetto a quelli registrati nell'unità 1 il 12 marzo, fino a 800 Kpa.
I livelli delle radiazioni nel sito rimangono relativamente bass1 anche se superiori ai livelli normali Nella sala comandi del reattore risultano 50 microSV all'ora. Nell'entrata dell'impianto di 20 micro Sv all'ora.
Dopo che ieri la pressione era arrivata a 530 Kpa alle 06,50 nell'impianto nucleare 3 di Fukushima Daiichi i tecnici avevano deciso di procedere all'iniezione di acqua nel reattore come avevano già fatto nell'unità 1. Evidentemente i rischi di esplosione dell'idrogeno accumulato erano stati considerati minori perché si è ritenuto, a ragione, che una eventuale esplosione non avrebbe mai compresso l'integrità della struttura del contenimento primario in acciaio e cemento (Figura 1). Ricordiamo questa è la barriera principale contro le radiazioni di questi impianti degli anni settanta.


Le radiazioni
Nei pressi del reattore 1 era stato rilevato un aumento dei livelli di radiazione in prossimità dei sistemi di emergenza del reattore. Nei condotti relativi al tubo di scarico e al canale di scarico è stato rilevata la presenza di cesio e iodio-137-131. La  Nisa ha  anche notato che i livelli dopo qualche tempo erano di molto diminuiti. La quantità di radiazioni rilevata è stata di 500 microSv all'ora il che ha innescato un'altra serie di precauzioni d'emergenza. L'incidente è stato quindi classificato al livello 4 sulla scala internazionale (International Nuclear Event Scale (INES) - un 'incidente con conseguenze locali'.
Per proteggere il pubblico dai potenziali effetti sulla salute dagli isotopi radioattivi di iodio che potrebbero essere rilasciati  le autorità hanno fatto preparativi per la distribuzione ai civili pasticche di ioduro di potassio che impedisce l'assunzione di iodio-131 radioattivo
Ci sono state diverse  ordinanze di evacuazione . Ora per i residenti locali sono state portate a  20 chilometri dalla centrale elettrica. Le persone evacuate sono circa 140.000 delle quali solo 7 risultano essere state esposte a radiazioni. La TEPCO ha confermato che il livello di radiazioni sta scendendo. Il massimo livello è stato raggiunto alle 03,29 pm del 13.03.2011 con 1015 microSv per ora.

Iniezioni di acqua di mare aggiunta con  acido borico nelle strutture di contenimento
Il 12.03.2011 era stata effettuata un'iniezione di acqua di mare nella struttura di contenimento primario  nel reattore di  Fukushima Daiichi 1(addizionata a acido borico, utilizzato per inibire le reazioni nucleari) per essere sicuri del raffreddamento del nocciolo e la riduzione della pressione. Operazione che può essere collegata all'esplosione del gas idrogeno nell'edifico secondario del reattore 1. La stessa operazione  è stata predisposta questa mattina (13.03.2011) per il reattore Fukushima Daiichi 3.
E stato dichiarata l'evacuazione per i residenti vicino la centrale con un limite di 20 chilometri.
Per proteggere il pubblico dai potenziali effetti sulla salute degli isotopi radioattivi dello iodio che potrebbero essere rilasciate le autorità stanno preparando la distribuzione di compresse di ioduro di potassio non radioattivo che impedisce l'eventuale assorbimento di iodio radioattivo.

L'aumento di temperatura nelle strutture di contenimento dei reattori
La TEPCO aveva  anche notifica lo stato di emergenza per il vicino sito nucleare di Fukushima Daini do ve ci sono 4 reattori, i quali si sono tutti spenti automaticamente appena sopraggiunto il terremoto e  nei quali correttamente stavano funzionando i sistemi di raffreddamento.
Nell'Unità 1 del Daini  il sistema di raffreddamento, dopo lo spegnimento del reattore  si era fermato sempre per il blocco delle  pompe che muovono l'acqua del raffreddamento. La temperatura del  nocciolo del reattore era quindi  salita. Alle 5:32 ora locale (12.03.2011), nella camera di soppressione del reattore erano stati raggiunti i  100 º C e ciò aveva  portato la TEPCO a notificare al governo il caso di emergenza tecnica.
In nessun caso si  è arrivati  comunque sia per i reattori di  Fukushima Daiichi che per quelli di Fukushima Daini vicini alle temperature di fusione del nocciolo dei reattori

I danni ai lavoratori
Risulta che nel reattore 1 del Fukushima Daiichi dove è avvenuta l'esplosione dell'edifico esterno al reattore  4 operai sono stati feriti e portati in ospedale. Un operaio nel sito di Fukushima Daini  è stato intrappolato dalla console di una gru vicino al tubo di scarico della struttura di contenimento, ed è morto. Altri  2 lavoratori di ditte appaltatrici sono stati feriti e portati in ospedale, uno con un braccio rotto. Nella unità 3 del Fukushima Daini  1 lavoratore ha ricevuto una dose di radiazioni pari a 106 mSv, livelli considerati accettabili in situazioni di emergenza dalla Health and Safety Executive.
 

La Parola di Dio

Martedì 15 marzo
Mt 6,7-15


La Parola e le parole. La religione
dei pagani è fatta di convenzioni,
di parole dette, di
gesti compiuti, di ritualità e di
timore. Gesù, Parola di Dio, si
è fatto vicino, ci interpella, ci
chiede l’assenso interiore, le
ragioni del cuore. Il figlio dell’uomo
fa della preghiera una
relazione con Dio: ci insegna il
dialogo. Ci chiede di favorire la
familiarità nei rapporti, l’ascolto
e la risposta. Ci svela che il
rapporto con Dio è quello di
figli con il Padre. Siamo la famiglia
di Dio, famuli Dei, cioè
persone che hanno una relazione
stretta, che ricompatta l’intera
famiglia umana disgregata
dal peccato: superando ogni
forma di egoismo risplenderà
la sete che abbiamo di un
mondo nuovo, fatto di fraternità
e di pace. La civiltà dell’amore
si costruisce con la logica
stringente del perdono.

lunedì 14 marzo 2011

Giappone: commenta un nostro lettore

Un nostro lettore, Ingegnere nucleare di Messina, ci scrive:

Carissimi,
Queste ad oggi le prime considerazioni di Filipponi, [autore dell'articolo da noi appena pubblicato. NdR: Flaviaccia], uno che (a quel che mi sembra) se ne intende.
Delle 6 "unità" della "centrale di Fukushima" (ogni unità ha un suo reattore), 3 erano in funzione al momento del sisma. I reattori delle tre unità funzionanti, tutte spentesi automaticamente per effetto delle scosse, necessitavano comunque di raffreddamento (perché un reattore appena spento produce ancora -purtroppo- circa il 7% della potenza che erogava prima dello spegnimento). Mancando anche energia elettrica nella rete (quando i cavi elettrici aerei si rompono gli interruttori automatici tolgono tensione) le pompe di raffreddamento dei reattori hanno funzionato grazie all'energia elettrica prodotta da appositi generatori elettrici d'emergenza azionati da motori diesel (soluzione presente in tutte le centrali nucleari). La centrale é evidentemente vicina al mare e ne usava l'acqua per il normale raffreddamento: il "principio di Carnot" dice che per trasformare del calore in energia meccanica (come fanno le "turbine a vapore") occorre prenderlo da "sorgente calda" (il combustibile nucleare) e consegnarlo ad un "pozzo freddo" (in questo caso il mare): l'energia che si ricava é tanto maggiore quanto maggiore é la differenza di temperatura tra "sorgente" e "pozzo".
 Un'ora dopo (dice Filipponi) lo tsunami é entrato nella centrale danneggiando anche i diesel, cosicché il raffreddamento del reattore é cessato, l'acqua ormai ferma dentro il reattore, a contatto con gli elementi di combustibile, é salita di temperatura e di pressione. Per evitare che la pressione producesse rotture si sono aperte le valvole di sicurezza che scaricano vapore all'interno del "safety containment", cilindro d'acciaio che contiene sia il reattore che i circuiti di raffreddamento primari. Questo cilindro, progettato per resistere ad una pressione interna di 400kPa (400 chilopascal sono circa 4 atmosfere) rischiava di doverne sopportare 840, cioé oltre 8 atmosfere: quindi meglio sfiatare il contenitore di sicurezza che rischiarne la rottura. Gli scarichi son rimasti all'interno dello scatolone in cemento armato che a sua volta contiene il contenitore di sicurezza. Se il cemento armato, com'é quasi certo, s'era fessurato causa sisma, parte del vapore in esso contenuto (ormai in parte condensato e divenuto acqua raffreddandosi a contatto con gli oggetti freddi trovati via via) fuoriesce all'atmosfera. Molte informazioni mancano: in un BWR (Boiling Water Reactor, soluzione brevettata dalla General Electric, Usa) l'acqua che raffredda il reattore é normalmente un pò radioattiva (l'O16="ossigeno 16" dell'acqua, bombardato dai neutroni al passaggio entro il reattore, s'é in piccola parte trasformato in N16="azoto 16" debolmente radioattivo) e debolmente radioattivo é pure il vapore che l'acqua produce. Ma se lo scarico del vapore é avvenuto troppo tardi, cioé quando già parecchi elementi di combustibile, ormai emergenti dall'acqua (il cui livello nel reattore si abbassa man mano che essa si trasforma in vapore) si sono fusi, allora molti "prodotti della fissione" dell'Uranio (e cioé Cesio, Iodio, Kripto, Xeno, ecc tutti radioattivi) sono finiti nell'acqua e nel vapore e han cominciato a diffondersi. Diversamente da Chernobil, però, qui le 3 barriere (reattore e circuito di raffreddamento; contenitore di sicurezza; scatolone di calcestruzzo) non si sono distrutte, quindi le fuoriuscite, più o meno radioattive per quanto detto sopra, non sono del tutto fuori controllo.
C'é poi stata (han detto) un'esplosione, cui probabilmente sono dovuti sia l'unico decesso lamentato finora, sia la più consistente rottura d'uno dei 3 scatoloni in cemento delle 3 unità. Sembra che l'esplosione si sia prodotta perché l'acqua, a contatto con oggetti caldissimi, ha sviluppato idrogeno che é esplosivo appena trova l'ossigeno dell'aria.

Tenuto conto del numero di vittime dovute a fenomeni "non nucleari" (diverse diecine di migliaia), finora si può dire che le centrali nucleari (1 morto e 11 contaminati) han risposto bene. Vedremo come andrà a finire.
Vi ricordo che il terremoto di Messina del 28 dic 1908 (potenza circa 100 volte inferiore) fece 150.000 morti, 90.000 a Messina e provincia, 60.000 a Reggio Calabria e provincia.
Un certo progresso c'é stato!

Giappone: i commenti

Se il nucleare fa più paura dello tsunami

di Franco Battaglia  (*)
«Repubblica» parla di incubo per una seconda Chernobyl, il «Fatto» ironizza sulla sicurezza degli impianti Ma i fatti li smentiscono: è morto un addetto, sono state evacuate migliaia di persone, ma non è un disastro
Come c’eravamo figurati, il giorno dopo l’apocalittico disastro i principali mezzi d’informazione (la parola è grossa, ma è così che si chiamano), hanno concentrato l’attenzione sul rischio nucleare. Repubblica ha titolato quasi esattamente come da noi previsto, con a caratteri cubitali «l’incubo per una seconda Chernobyl» e in caratteri più piccoli, nel sottotitolo, la notizia dello tsunami «che travolge una nave e due treni». Sul Fatto, Marco Travaglio ironizza che noi ci saremmo incautamente esposti ad affermare la sicurezza degli impianti nucleari a cospetto dei terremoti. Farebbe bene, il grande giornalista, a lasciarsi guidare dal titolo del suo quotidiano e badare, essenzialmente, ai fatti.
E i fatti sono, disgraziatamente, tali e tanti che ce ne sarebbe quanto basta e avanza per riempire per giorni le pagine dei giornali, edizioni speciali comprese, con articoli espressi al modo indicativo. Per qualche misteriosa ragione, si preferiscono i non-fatti, rigorosamente espressi al condizionale. Il rischio percepito diventa notizia più importante del danno reale. Anzi, diventa la notizia. La fantasia di chi gode nel narrare scenari orrendi stimola di più della razionale semplicità che verrebbe addebitata a chi si ostinasse di raccontare una realtà, che è non meno orrenda - anzi! - ma che, forse proprio perché realtà, è considerata banale. Insomma, la gara è tra chi è capace di terrorizzare di più. E posso ben comprendere che sia così: aggiungere qualcosa al cospetto delle immagini, che parlano da sole, del vero strazio, sarebbe un’impresa con cui solo le penne sublimi saprebbero cimentarsi. Evidentemente mancano penne sublimi.
Torniamo al terrore nucleare. I fatti sono che, in seguito ad uno dei più potenti terremoti della storia dell’umanità (mille volte più potente del terremoto che ha colpito l’Aquila), 11 dei 54 reattori giapponesi si sono automaticamente spenti e l’unità nucleare si è isolata dal resto dell’impianto (gli altri reattori in esercizio hanno continuato ad operare). Purtroppo, una delle centrali che ospita 3 dei reattori spentisi (la centrale di Fukushima I) è stata investita da un’onda di tsunami che, oltre a travolgere 4 addetti alla centrale uccidendone uno, ha anche fatto mancare l’alimentazione elettrica ai sistemi di raffreddamento, necessario alle unità così distaccate, e in una delle quali è avvenuta un’esplosione, molto probabilmente per l’accumulo di idrogeno. Le conseguenze dell’esplosione e delle manovre eseguite per operare il raffreddamento in assenza di alimentazione elettrica sono state: 1) le lesioni dall’esplosione subite da 4 addetti e 2) la fuoriuscita di vapori debolmente radioattivi, che ha indotto le autorità ad adottare la misura cautelativa di evacuare l’area entro un raggio di 20 km dalla centrale. Per avere una misura della gravità dell’incidente (in quanto incidente nucleare), giova notare che l’Agenzia della sicurezza nucleare giapponese ha proposto che esso sia classificato al livello 4, in una scala internazionale che va da 1 a 7 e che ha attribuito livello 7 all’evento di Chernobyl.
In conclusione, allo stato delle cose, i Paesi che ospitano gli attuali 64 reattori nucleari in costruzione nel mondo o che intendono sviluppare il nucleare hanno ora un motivo di più per perseguire nel loro intento: devono solo osservare che se in Giappone non vi fosse stato alcun reattore nucleare, non sarebbe stata risparmiata neanche una vita delle migliaia di quei poveretti che l’hanno perduta.

(*)  NOTE:
chi è Franco Battaglia

CURRICULUM VITAE DI FRANCO BATTAGLIA (2009) Franco BATTAGLIA è nato a Catania il 15.12.1953. In Italia, ha conseguito il diploma di Maturità Classica (56/60) e la laurea in Chimica (110/110 e lode). In USA, presso l'University of Rochester (Rochester, N.Y.) ha conseguito il Ph.D. in Chimica Fisica (summa cum laude). Ha svolto attività di ricerca in chimica fisica all'estero (per 7 anni) e in Italia. In particolare è stato: - 1980-81: Reasearch Associate al Max Planck Institut di Goettingen (Germania) - 1981-85: Research Associate all'University of Rochester (Rochester, NY, USA) - 1987: Research Associate alla State University of New York at Buffalo (Buffalo, NY, USA) - 1992-93: Visiting Professor alla Columbia University (New York, NY, USA). - In Italia è stato, prima, ricercatore alla Seconda Univesrità di Roma "Tor Vergata", poi, docente di Chimica Teorica e di Chimica Quantistica all'Università della Basilicata, quindi, docente di Chimica Fisica all'Università di Roma Tre. - Attualmente è docente di Chimica Ambientale all'Università di Modena, ove insegna anche Elementi di Statistica e Chimica Fisica. Ha pubblicato numerosi risultati di ricerca in riviste internazionali nei seguenti campi: teoria delle collisioni molecolari in fase gassosa e su superfici, termodinamica dell'adsorbimento di gas su superfici, fondamenti di meccanica quantistica, e tecniche perturbative diagrammatiche (si veda elenco sotto). Ha pubblicato anche 14 libri (di cui 5 come autore singolo e 4 in inglese a diffusione internazionale (si veda elenco sotto). È life-memeber dell'American Physical Society. È nel comitato di redazione dell'International Journal of Theoretical Physics, Group Theory and Nonlinear Optics. È membro del Nongovernative International Panel on Climate Change (N-Ipcc), un comitato internazionale che, valutando la letteratura scientifica disponibile, è pervenuto alla conclusione che "la natura, non l'attività dell'uomo, governa il clima" Dal 1999 Battaglia persegue un impegno civico: tentare di riportare entro i binari della scienza il problema della questione ambientale ed energetica, coi seguenti risultati: 
1. È dal 2000 collaboratore costante de Il Giornale, ove vi ha pubblicato circa 300 articoli, di cui circa 100 sono stati pubblicati in prima pagina e i rimanenti nella pagina dei Commenti; 
2. È stato nominato Coordinatore del Comitato Scientifico dell'Agenzia Nazionale Protezione Ambiente durante il Governo Berlusconi 2001-02; 
3. Durante i 14 mesi al servizio presso l'ANPA ha predisposto la pubblicazione di 2 volumi di rapporti scientifici sulle questioni ambientali di maggiore attenzione da parte dell'opinione pubblica e in particolare: - impatto ambientale degli OGM - effetti sanitari e ambientali dei campi elettromagnetici - effetti sanitari e ambientali delle radiazioni ionizzanti - inquinamento delle matrici ambientali (acqua e suolo) - inquinamento da fumo passivo - inquinamento atmosferico urbano - inquinamento degli ambienti confinati - aspetti ambientali delle fonti energetiche - contributo antropogenico ai cambiamenti climatici; 
4. Ha pubblicato il libro Elettrosmog, un'emergenza creata ad arte (Facco editore, 2002) presentato del Prof. Umberto Veronesi; il saggio L'illusione dell'energia dal sole (21mo Secolo editore, presentato da Silvio Berlusconi e prefato dal Presidente onorario della Società italiana di fisica; assieme a quest'ultimo, il saggio Verdi fuori, rossi dentro (presentato da Vittorio Feltri e Renato Brunetta); e il saggio "Energia nucleare? Sì, per favore..." presentato da Antonino Zichichi e Renato Brunetta. 
5. Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche, televisive e a conferenze ove ha inteso sensibilizzare l'opinione pubblica agli aspetti scientifici delle questioni ambientali, troppo spesso affrontate con emotività da alcune associazioni ambientaliste e da alcuni organi di informazione

Pubblicazioni
Oltre a numerosi articoli in riviste internazionali (J. Math. Phys., J. Chem. Phys., J. Phys. Chem., etc.) Battaglia ha pubblicato i seguenti libri: 1) F. Battaglia and T. F. George Notes in Classical and Quantum Physics Blackwell Scientific Publications, Oxford, 1990. 2) F. Battaglia, T.F. George e E. Gallicchio Lezioni di Fisica Classica e Quantistica CEDAM, Padova, 1996. 3) F. Battaglia Lezioni di Chimica Fisica CEDAM, Padova, 1997. 4) F. Battaglia and T.F. George Fundamentals in Chemical Physics Kluwer, Dordrecht (NL), 1998 5) F. Battaglia Fondamenti di Chimica Fisica CEDAM, Padova, 1999. 6) F. Battaglia Elettrosmog, un'emergenza creata ad arte (con presentazione di Umberto Veronesi) Leonardo Facco Editore, 2002. 7) F. Battaglia e Angela Rosati (a cura di) I costi della non-scienza: il principio di precauzione 21mo Secolo Editore, 2004. 8) F. Battaglia e Angela Rosati (a cura di) I costi di una scelta disinformata: il paradosso del nucleare in Italia 21mo Secolo Editore, 2005. 9) F. Battaglia e Angela Rosati (a cura di) I costi di una scelta disinformata: dire no agli ogm in agricoltura 21mo Secolo Editore, 2007. 10) F. Battaglia e Renato Angelo Ricci Verdi fuori Rossi dentro 2007. 11) F. Battaglia L'illusione dell'energia dal sole (con presentazione di Silvio Berlusconi) 21mo Secolo Editore, 2008 12) Battaglia et al. Nature, Not Human Activity, Rules the Climate Heartland Institute (2008) 13) Battaglia et al. Climate Change Reconsidered 2009 Report of the Nongovernmental International Panel on Climate Change Heartland Institute (2009) 14) F. Battaglia Energia nucleare? Sì, per favore... (con presentazione di Antonino Zichichi e Renato Brunetta) 21mo Secolo Editore, 2009  

Giappone: cosa è successo col "nucleare"

Centrali nucleari giapponesi. Come è andata
Scritto da Giuseppe Filipponi   (*)
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La dinamica dell'incidente: pressione e rilascio di vapore
Tre reattori su sei di Fukushima Daiichi erano in funzione quando il terremoto ha colpito. I reattori si sono spenti automaticamente è  cominciata la rimozione del calore residuo facendo funzionare i sistemi di raffreddamento con motori diesel. Questi motori si sono fermati un'ora dopo quanto lo zunami è entrato negli impianti come ha puntualizzato l'IAEA. La TEPCO - Tokyo Electric Power Company  immediatamente ha notificato al governo la situazione di emergenza per prendere poi eventuali misure di sicurezza. Per diverse ore si è proceduto cercando di portare generatori mobili per sostituire i diesel fermi.  Senza abbastanza energia per raffreddare i reattori 1, 2 e 3 l'acqua dei circuiti di raffreddamento si è ridotta per evaporazione. Ciò ha portato ad un aumento di pressione nel circuito di refrigerazione che può essere controllato attraverso delle valvole per far uscire il vapore sempre all'intero della struttura di contenimento del reattore. Cos' è stato fatto e ciò ha comportato un aumento di pressione nella  struttura. La TEPCO ha detto che nella struttura di contenimento del reattore 1 la pressione è arrivata a 840 kPa rispetto a livelli  di 400 KPa. La TEMPCO ha allora deciso di rilasciare in modo controllato una certa quantità di vapore nel'atmosfera. Si tratta di acqua che essendo passata nel cuore del reattore è parzialmente radioattiva. L'AIEA ha detto che il vapore rilasciato è stato filtrato per trattenere le radiazioni all'interno del contenimento del reattore. La TEPCO ha confermato che era in procinto di alleviare la pressione sull' unità 1 e si preparava a fare lo stesso per le unità 2 e 3.

L'esplosione
Le telecamere al di fuori sito nucleare giapponese di Fukushima Daiichi hanno ripreso una esplosione nell'edifico che circonda l'unità 1 alle ore 6:00 GMTdel 12.03.2011.  L'edifico esterno, la struttura in cemento che contiene la struttura di contenimento primario, è saltata  per l'esplosione di idrogeno  formatosi dell'acqua posta in contato con materiali ad alta temperatura. L'esplosione infatti è avvenuta dopo l'iniezione di acqua di mare  nel contenitore del reattore per ridurre la pressione e la temperatura (vedi paragrafo che segue). Occorre tenere presente che la struttura in cemento armato esterna non agisce da contenitore per il materiale radioattivo. Il contenitore primario è costituito da una barriera ermetica in acciaio che sta all'interno dell'edifico esterno secondario Figura 1. Secondo le dichiarazioni attribuite al capo di gabinetto giapponese Yukio Edano, la struttura di contenimento primario  non è stata compromessa.


Le radiazioni
Nei pressi del reattore 1 era stato rilevato un aumento dei livelli di radiazione in prossimità dei sistemi di emergenza del reattore. Nei condotti relativi al tubo di scarico e al canale di scarico è stato rilevata la presenza di cesio e iodio-137-131. La  Nisa ha  anche notato che i livelli dopo qualche tempo erano di molto diminuiti. La quantità di radiazioni rilevata è stata di 500 microSv all'ora il che ha innescato un'altra serie di precauzioni d'emergenza. L'incidente è stato quindi classificato al livello 4 sulla scala internazionale (International Nuclear Event Scale (INES) - un 'incidente con conseguenze locali'.
Per proteggere il pubblico dai potenziali effetti sulla salute dagli isotopi radioattivi di iodio che potrebbero essere rilasciati  le autorità hanno fatto preparativi per la distribuzione ai civili pasticche di ioduro di potassio che impedisce l'assunzione di iodio-131 radioattivo
Ci sono state diverse  ordinanze di evacuazione . Ora per i residenti locali sono state portate a  20 chilometri dalla centrale elettrica. Le persone evacuate sono circa 20000

Iniezioni di acqua di mare aggiunta con  acido borico nelle strutture di contenimento
Il 12.03.2011 era stata effettuata un'iniezione di acqua di mare nella struttura di contenimento primario  nel reattore di  Fukushima Daiichi 1(addizionata a acido borico, utilizzato per inibire le reazioni nucleari) per essere sicuri del raffreddamento del nocciolo e la riduzione della pressione. Operazione che può essere collegata all'esplosione del gas idrogeno nell'edifico secondario del reattore 1. La stessa operazione  è stata predisposta questa mattina (13.03.2011) per il reattore Fukushima Daiichi 3.
E stato dichiarata l'evacuazione per i residenti vicino la centrale con un limite di 20 chilometri.
Per proteggere il pubblico dai potenziali effetti sulla salute degli isotopi radioattivi dello iodio che potrebbero essere rilasciate le autorità stanno preparando la distribuzione di compresse di ioduro di potassio non radioattivo che impedisce l'eventuale assorbimento di iodio radioattivo.

L'aumento di temperatura nelle strutture di contenimento dei reattori
La TEPCO aveva  anche notifica lo stato di emergenza per il vicino sito nucleare di Fukushima Daini do ve ci sono 4 reattori, i quali si sono tutti spenti automaticamente appena sopraggiunto il terremoto e  nei quali correttamente stavano funzionando i sistemi di raffreddamento.
Nell'Unità 1 del Daini  il sistema di raffreddamento, dopo lo spegnimento del reattore  si era fermato sempre per il blocco delle  pompe che muovono l'acqua del raffreddamento. La temperatura del  nocciolo del reattore era quindi  salita. Alle 5:32 ora locale (12.03.2011), nella camera di soppressione del reattore erano stati raggiunti i  100 º C e ciò aveva  portato la TEPCO a notificare al governo il caso di emergenza tecnica.
In nessun caso si  è arrivati  comunque sia per i reattori di  Fukushima Daiichi che per quelli di Fukushima Daini vicini alle temperature di fusione del nocciolo dei reattori

I danni ai lavoratori
Risulta che nel reattore 1 del Fukushima Daiichi dove è avvenuta l'esplosione dell'edifico esterno al reattore  un operaio  è stato intrappolato dalla console di una gru del tubo di scarico della struttura di contenimento, ed è morto.  4 operai sono stati feriti nell'esplosione e portati in ospedale.  2 Lavoratori di ditte appaltatrici sono stati feriti e portati in ospedale  uno con un braccio rotto. Nella unità 3 del Fukushima Daiini  1 lavoratore ha ricevuto una dose di radiazioni pari a 106 mSv, ivelli considerati accettabili in situazioni di emergenza dalla Health and Safety Executive.
 

 (*)  NOTE:
 chi è GIUSEPPE FILIPPONI?
Prof. Giuseppe Filipponi, fisico nucleare, docente, già Presidente della Fondazione per l’Energia di Fusione negli Anni 80, autore di numerose pubblicazioni in merito alla fusione nucleare, e direttore della rivista Fusione, Scienza e Tecnologia.


 

La Parola di Dio

Lunedì 14 marzo
Mt 25,31-46


Passa la scena di questo mondo.
All’inizio della Quaresima contempliamo
il compimento della storia, il giudizio,
quando ogni essere vedrà con i
propri occhi Gesù Signore. Il tempo
presente ci è dato per esprimerci nella
vita personale: non va sprecato. Il Figlio
di Dio ci chiede di accorgerci dei
bisogni degli altri e di completare con il
nostro impegno ciò che manca alla sua
passione. Ci chiede di essere generosi,
responsabili, attenti a chi soffre. La
carità verso i piccoli, i poveri, i malati;
l’accoglienza di chi si fa pellegrino fuori
della propria patria per cercare la libertà
e una vita dignitosa; il servizio
da rendere agli infermi, il recupero di
chi ha sbagliato, il conforto di chi è nel
dolore ci qualifica, agli occhi di Dio, tra
i suoi amici che avranno parte con lui
nel Regno. Ci è chiesto di scegliere
quale senso intendiamo dare alla nostra
esistenza, da quale parte vogliamo
stare. La santità è il coraggio della
diversità, la voglia di essere alternativi
al male. Siamo chiamati a convertici e
a formarci alla scuola della sapienza,
perché l’impegno quaresimale lasci
una traccia profonda nella nostra vita.

domenica 13 marzo 2011

Buona Domenica!

VANGELO
Mt 7,21-27
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».


Sono solo due mesi che navighiamo in questo tempo ordinario, alla ricerca delle radici nostre e del nostro credere, e dalla prossima settimana ci toccherà già fare spazio ad un altro periodo forte, per imbatterci ancora una volta nell’inaudito di un Dio che - come noi… - ha bisogno di affrancarsi dal frastuono del mondo per affrontare e vincere ogni tentazione, e dimostrarci infine la sua autentica essenza di misericordia, perché “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. XV, 13)… È davvero eccessivo, sconvolgente, inaccettabile. Insomma è troppo, da tutti i punti di vista! Uno “spettacolo” cui dovremo accorrere anche noi (Lc. XXIII, 48), io per primo, per l’ennesimo anno, cogliendo possibilmente l’occasione per battere seriamente il nostro petto (e non quello degli altri!), e deciderci una buona volta ad amare chiunque di quella stessa benevolenza divina, mai meritocratica (Mt. V, 45), tanto meno giudicante nei confronti di nessuno (Mt. VII, 1), ma profondamente convinta, come ha mostrato il Signore a Pietro, “che non si deve dire profano o immondo nessun uomo” (At. X, 28)! Abbandono malvolentieri il mirabile discorso della montagna, tanto più che siamo riusciti a leggerlo e commentarlo solo in parte, perché più passa il tempo, e più mi convinco che ci mancano i fondamentali cristiani per affrontare un qualsiasi percorso di crescita spirituale, relegati come siamo a una qualche vaga nozione riaffiorata dai catechismi dell’infanzia… Purtroppo non ne abbiamo la possibilità, ma sarebbe bello soffermarci sulle indicazioni offerteci da Gesù sulla preghiera (non deve essere un pagano susseguirsi di formule ripetute a macchinetta, ma l’occasione interiore per anzitutto ascoltare la sua Parola - Mt. VI, 5-13) e sul non-giudizio dell’altro come unico criterio della sua giustizia (Mt. VII, 1-5): dobbiamo invece concentrarci sul brano di chiusura dell’intero discorso, che presenta uno spessore teologico davvero impressionante.

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre”… Il Maestro pone subito in evidenza il contrasto tra il dire e il fare, fra chi parla e chi opera, ed afferma che per far parte del nuovo modello di società che è venuto a professare perché si viva in paradiso già qui in terra, non basta un attestato di fedele ortodossia, cioè riconoscere in Gesù Cristo il Signore, ma occorre dare effettivo compimento alla volontà di Dio. Per Regno dei cieli, ribadisco, l’evangelista non intende l’al di là, non ci sta dicendo chi entrerà o meno in paradiso, ma si riferisce a chi, vivendo pienamente le logiche di condivisione di tutti i beni e di misericordioso non-giudizio verso chiunque proprie delle beatitudini, può contribuire già su questo pianeta all’edificazione della comunità nuova fondata sull’amore dal Nazareno! Ebbene, ma qual è questa volontà del Padre che deve essere attuata? “Che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato” (Gv. XIII, 34)… Occorre far nostro il pensiero di Dio, la sua capacità di voler bene a chiunque indipendentemente dai meriti, per il solo fatto di essere figli, quanto più fragili, tanto più bisognosi d’affetto. Ecco allora che chi, nel nome del Signore, avrà realizzato opere anche positive (profetare, cacciare demoni e compiere prodigi), potrà essere da lui disconosciuto e allontanato se si sarà reso “operatore di iniquità”: se la tua appartenenza a Cristo è puramente opportunistica e senza convinzione, se ti bei dei tuoi risultati magari buoni sul fronte ecclesiale e cogli l’occasione per inorgoglirti anziché sentirti “servo inutile” (Lc. XVII, 10), se il dare spazio a Dio nella tua vita diventa motivo di autoaffermazione o (peggio) di censura dei fratelli (tra)vestendoti da giudice impietoso anziché guardare al tuo cuore, ebbene il tuo “Signore, Signore” è la conclusione degna dell’ipocrisia che ti ha accompagnato per tutto l’arco dell’esistenza, e col vero Gesù hai ben poco a che spartire!

Il nostro testo, poi, ripropone il contrasto tra il dire e il fare, anzi stavolta fra l’ascoltare e l’attuare: “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia”… La rupe, in questo Vangelo, è l’immagine di Cristo e della fede in lui. La vita della Chiesa/comunità dei credenti, come quella del singolo discepolo, è variamente soggetta a travagli e persecuzioni (“cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa”), ma malgrado tutto, se la società ecclesiale, come ogni persona, è edificata sulla Parola e sulla pratica di Gesù, “essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia”, quindi il fondamento è e resta il Signore! L’uomo stolto, o più letteralmente pazzo, è invece quello che ascolta e non mette in pratica le parole del Maestro… I fenomeni catastrofici che imperversano sono gli stessi (“cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa”), ma stavolta gli effetti sono devastanti (“ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”)! Come mai questa differenza? Semplicemente perché, in questo caso, la parola non ha messo radici nel profondo! La difficoltà e la persecuzione, di per sé, non indeboliscono il credente e la comunità, anzi li rafforzano nel loro ben-volersi, di fatto possono essere un’occasione che comunica vita… Ma se l’autentico messaggio di Cristo non si è radicato nell’intimo, se andiamo dietro a una pratica devozionale oggi e a qualche apparizione particolarmente ciarliera domani pensando di poter esaurire lì il fondamento del nostro (presunto) credere, ecco che basta un nonnulla per covare il disastro dietro l’angolo!

Buona settimana, amici, prepariamoci alla traversata quaresimale…
Matteo


È forte, il discorso della montagna.
A prenderlo sul serio, rischiamo la conversione del cuore.
Le beatitudini, prima, poi il lungo discorso in cui Gesù riporta all’origine le tanti prescrizioni che gli uomini avevano aggiunto alla Legge di Dio. Secoli di aggiunte, di sottigliezze, di divieti, di minuzie.
Oltre seicento erano diventati i precetti, una selva che impediva a chiunque di sentirsi a proprio agio, con il conseguente allontanamento della gente semplice da Dio, riservato ormai solo agli ultras della fede, ai devoti oltre ogni misura.
Gesù, invece, ricorda a tutti che la perfezione di Dio consiste nella misericordia, non nell’osservanza scrupolosa di ogni regola, foss’anche religiosa.
E oggi, nella domenica di Carnevale, la Parola ci invita, prima di togliere le maschere ed iniziare il percorso quaresimale, a riflettere sul nostro modo di credere.

Vicina
È una Parola vicina, quella che Dio propone, una Parola da ricordare spesso, come suggerisce la prima lettura, da tenere sempre fra gli occhi e nel cuore; una Parola data perché diventi benedizione, non ostacolo, perché faccia crescere, non stagnare. Dio non è un preside inacidito che impone l’osservanza di regole impossibili, ma un padre che sa come funziona la vita e condivide con noi la sua esperienza.
Il peccato è male perché ci fa del male, perché ci distrugge, perché ci allontana dalla nostra natura profonda, non perché così Dio ha deciso...
Certo: la logica di Dio, ripresa da Gesù, è destabilizzante, inquieta, interroga.
Come possiamo dire di avere osservato tutte le leggi del Signore? Di essere “a posto”? Come possiamo elencare tutte le nostre pie opere davanti alla richiesta dell’imitazione di Dio, non nella sua impeccabilità, ma nella sua misericordia?
Oggi la Parola ancora ci scava, ci provoca.
Attenti a non indossare la maschera del pio devoto.

Mascherine
Maschera da indossare per farci vedere (umilmente) belli davanti a Dio.
Gesù è severo: non basta fare l’elenco delle nostre sante frequentazioni, non basta ricordare a Dio tutte le noiosissime celebrazioni che abbiamo dovuto sopportare con cristiana rassegnazione: nessun taccuino annotato ci permetterà di incontrare il Figlio di Dio, al termine dei nostri giorni…
Paolo è tranciante: è la fede che salva, non le opere.
Qualche anno dopo, Giacomo equilibrerà l’affermazione troppo forte: la fede senza le opere è inutile.
Ecco ciò che il Signore chiede al discepolo: ascoltare la Parola e metterla in pratica. Non sono sufficienti le opere (anche buone!) per incontrare Dio: senza la fede non ci fanno incontrare Dio.
Non è autentica una fede che non diventa quotidianità.
Bella storia.

Alluvioni
Non basta conoscere la Parola di Dio.
E neppure praticare una preghiera intensa e quotidiana.
Non basta avere fatto esperienza di Dio in un ritiro o un pellegrinaggio.
Non basta neppure essere stati chiamati da Dio ad annunciare la Parola, investiti direttamente da lui. Non basta tutto questo perché la casa della nostra fede non crolli alla prima tempesta.
Non basta l’ascolto, dice il Signore, ci vuole la credibilità, la coerenza, la vita concreta, i fatti. Siamo pieni di cristiani che si mettono in mostra davanti a Dio e lo smentiscono nel segreto della loro vita.
Il Signore chiede autenticità, verità, anche a costo di sanguinare, di sperimentare la propria oscena nudità interiore. Se, travolti dagli eventi della vita, abbiamo visto le nostre certezze crollare, e i dubbi radere al suolo la nostra presunta fede, forse è accaduto perché la nostra fede era costruita sulla sabbia delle nostre piccole convinzioni umane. Se il Signore ci ha chiamato ad essere suoi discepoli, e da anni camminiamo, con semplicità, sulla strada del Vangelo, non presumiamo delle nostre forze, ma ancoriamoci saldamente alla Parola che può ancorare la nostra vita alla roccia, senza temere le tempeste.

Gioiamo per questo Carnevale, allora, scherziamo e ridiamo nell’indossare i panni di qualcun altro.
Ma nella fede, per favore, togliamoci le maschere.
Niente belle mascherine, davanti a Dio.

(Paolo CURTAZ)