sabato 25 maggio 2013

Don Gallo: i funerali del prete-comunista


Funerali di Don Gallo, se la messa diventa una Festa dell'Unità

Da Bagnasco al transessuale Regina, da Paolo Ferrero ad Alba Parietti. Migliaia di persone per i funerali del prete dei No Global. L'omelia di Bagnasco interrotta da fischi e "Bella Ciao"

Da Angelo Bagnasco (duramente contestato) a Vladimir Luxuria. I funerali di Don Gallohanno messo insieme le due anime della sua lunga e discussa vita, la religione e la politica, che inevitabilmente hanno finito - anche questa volta - per scontrarsi.
Sono migliaia le persone, almeno seimila, che questa mattina hanno sfilato per le strade di Genova dalla Comunità di San Benedetto al Porto fino alla Chiesa del Carmine. Un lungo corteo di umanità varia che sembrava un testo scappato da una canzone di De Andrè: dall'ex parlamentare Vladimir Luxuria insieme alla transessuale Regina, animatrice delle notti in Versilia, al presidente Claudio Burlando, dal primo cittadino Marco Doria vicino a Dori Ghezzi accanto al segretario della Fiom Maurizio Landini, dai giornalisti Antonio Padellaro e Gad Lerner agli allenatori del Genoa Davide Ballardini e Giampiero Gasperini, da Alba Parietti al segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero. Tutti insieme per l'ultimo saluto al compagno Don Gallo, il sacerdote che alternava (e spesso sostituiva) il Capitale di Karl Marx al Vangelo degli Apostoli, il religioso che scriveva libri con l'ex Br Renato Curcio, amava i No Global e aveva scambiato l'altare per il palco di un comizio. Il prete degli ultimi - come amava definirsi lui - che spesso ha finito per flirtare con i potenti (rigorosamente di sinistra).
Sciarpe rosse, pugni alzati, magliette rosse, bandiere della pace e dei No Tav, striscioni dei centri sociali. Un funerale tra politica e polemiche, come non poteva non essere.
Durante l'omelia il cardinale Bagnasco è stato interrotto, mentre parlava "dell'attenzione agli ultimi" del sacerdote, da un coro che ha intonato Bella Ciao. Solo la signora Lilli, storica segretaria di Don Gallo, è riuscita a calmare gli animi: "Così mancate di rispetto allo stesso Gallo. Lui ha sempre creduto nella Chiesa". Poco dopo altre contestazioni. Mentre il cardinale ricordava il rapporto tra Gallo e Siri una salva di fischi ha interrotto nuovamente l'omelia. Il cardinale Siri infatti allontanò Don Gallo dalla Chiesa del Carmine proprio per arginare le proteste dei fedeli nei confronti di un sacerdote che preferiva la politica alla fede. Altra accoglienza per Don Ciotti, fondatore di Libera, che l'ha buttata in politica: "Don Andrea ha pianto per Carlo Giuliani. Così come si è indignato davanti alla base americana di Vicenza: ma cosa ce ne facciamo di quelle cose lì quando non abbiamo i soldi per i servizi sociali?".
Applausi scroscianti. 


Ai funerali di Don Gallo Luxuria fa la comunione

L'ex parlamentare e la trans Regina Satariano hanno ricevuto l'eucarestia dal cardinal Bagnasco

Scena curiosa quella a cui ha assistito chi era ai funerali di Don Andrea Gallo. Vladimir Luxuria e la rappresentante del movimento transgenere italiano Regina Satariano hanno ricevuto la comunione dal cardinale Angelo Bagnasco, come mostra un video del Secolo XIX.
Sia Luxuria che Satariano si sono avvicinate al cardinale per la comunione ricevendo l’ostia e ritirandosi poi in preghiera vicino all’altare, da dove hanno poi seguito la fine della cerimonia. Nella preghiera dei fedeli, Vladimir Luxuria aveva detto: "Grazie di averci dimostrato che una chiesa comprensiva, inclusiva, che non caccia via nessuno è possibile. Grazie di averci fatto sentire tutte noi creature transgender figlie di Dio". Tutta la chiesa aveva applaudito.
La Chiesa, peraltro - secondo quanto si apprende da fonti di Curia - non prevede un divieto circa la comunione di un transgender, mentre vieta che si possa comunicare una persona divorziata e risposata, perché quella persona, divorziando e risposandosi, ha violato un sacramento.

domenica 19 maggio 2013

Energie (davvero) alternative, quali?


Ricevo, ringrazio il nostro lettore e pubblico:



Segnalo il libro di Richard Muller, professore di Fisica all'Università di Berkeley, California.
Il libro si può trovare anche in edicola

Vi si dice, in particolare: 
"bisogna trovare una soluzione che consideri le fonti di energia alternative al petrolio e al carbone, vale a dire sia quelle rinnovabili sia quelle che rinnovabili non sono ma che per lungo tempo sono state riposte nel cassetto dell’oblio per questioni tecnologiche, economiche, o addirittura politiche, come nel caso del nucleare dopo gli incidenti di Chernobyl nel 1986 e di Fukushima nel 2011."
 E proprio dall’incidente all’impianto giapponese e alla perdita di greggio dalla piattaforma Deepwater Horizon al largo delle coste statunitensi nel Golfo del Messico avvenuta ad aprile 2010 è dedicato il primo capitolo, in cui Muller traccia un bilancio dei due eventi sulla base di fatti, numeri e calcoli, dimostrando che i racconti dei mezzi di comunicazione (tragedie epocali al limite del biblico) non corrispondono affatto alla realtà. Fukushima e perdita del greggio nel Golfo del Messico hanno certamente provocato danni gravi, spiega il fisico statunitense, ma non sono state catastrofi assolute, che avrebbero potuto giustificare la feroce critica di politici e opinione pubblica riguardo al nucleare e all’estrazione di carburanti fossili con nuove tecnologie.

Questo il mio commento riguardante i cosiddetti "media":
noi li consideriamo "mezzi di informazione", ma in realtà si ispirano quasi sempre alle tecniche "pubblicitarie", cioè suscitano, già dai titoli, emozioni intese ad indurre comportamenti economici (comprare il giornale, la rivista, o fare audience ad un canale TV) oppure politici (votare per chi si dice preoccupato dai problemi "ecologici"). I testi  scolastici e gli insegnanti si conformano alla moda: la scuola tradisce il suo compito principale, quello di sviluppare le capacità critiche dell'allievo.

Cordiali saluti,
P.S.

venerdì 17 maggio 2013

... e questi dovrebbero somministrare la GIUSTIZIA in Italia? Ahahah :D


Quei magistrati-voyeur a caccia di scene spinte. Se queste son domande...

Durante il processo Ruby, i giudici hanno trasformato il tribunale in un postribolo: ecco gli interrogatori più scabrosi

Trovati nella casa di un'olgettina, e catalogati come fonti di prova. Gli stessi per i quali l'ex direttore Emilio Fede - al telefono con la ragazza che era stata perquisita dalla polizia giudiziaria - se ne uscì con un icastico «Madonna di Dio, roba da pazzi». Era solo l'inizio. L'inizio di una discesa in picchiata nell'infimo del voyerismo, una corsa a grandi falcate verso l'osceno, un tuffo nello sprofondo del vizio privato offerto alla morbosità pubblica. Era il tempo delle intercettazioni, parole e parole tutt'altro che costumate che fecero il giro del mondo, a partire da quella da cui tutto ebbe inizio. Bunga bunga. Sembrò il fondo del baratro. Poi venne il processo. E si continuò a scavare.
Perché il Rubygate è stato anche questo. Un'aula di tribunale riempita di racconti da postribolo, una ricerca spasmodica del dettaglio scabroso. E del resto, non poteva che andare così. C'era da dimostrare che villa San Martino era una specie di bordello, che le ospiti di Silvio Berlusconi erano prostitute, e che ad Arcore ci andavano per esercitare la «professione». E così, grottesche e inevitabili, si sono sentite le domande della pubblica accusa - i procuratori aggiunti Ilda Boccassini e Pietro Forno, e il pm Antonio Sangermano - sui toccamenti, gli spogliarelli, la carne scoperta, i seni e i glutei, l'abbigliamento intimo, le strusciate, le scene erotiche e i rapporti sessuali. A cui, il più delle volte, le ragazze hanno risposto con un «no». Nessun festino a luci rosse. Al massimo un po' di burlesque. Non l'avessero mai detto. «Sia gentile - è stato chiesto a una ragazza - descriva nel dettaglio l'abbigliamento burlesque per facilitarci la comprensione».
E insomma, sempre lì si va a parare. Domande tipo: «C'erano ragazze interamente spogliate?» (udienza del 24 maggio 2012). O ancora, «Si è mai intrattenuta in intimità con Berlusconi, intendendo rapporti sessuali?» (pm Sangermano, udienza dell'8 giugno 2012). Ma alle volte ci si mettono anche i giudici. Come quando - sempre a giugno - a testimoniare era stata chiamata Johanna Visan. «Accade qualche volta che la Minetti (Nicole Minetti, ex consigliere regionale lombardo, ndr) si sia spogliata. C'era la musica alta e qualcuna si sentiva di fare uno spettacolo». Il giudice Turri vuole i dettagli: «Cosa vuol dire che la Minetti si spogliava? Si toglieva la maglietta, la camicia, le mutande, il reggiseno?». «Le mutande no».
Messe una in fila all'altra, potrebbero riempire un romanzetto porno-soft. «Si è mai avvicinata all'onorevole Berlusconi toccando o facendosi toccare, segnatamente nelle parti intime, ovvero seno, vagina, fondoschiena?». «Che tipo di performance facevano le ragazze, si dimenavano tra loro?». «Durante gli spogliarelli come rimanevano le ragazze, nel senso quali e quanti indumenti toglievano?». «Ha visto dei palpeggiamenti? Ha assistito a interazioni connotate da contatti lascivi?». «Nel verbale dell'interrogatorio invece si parla di mani in mezzo alle gambe. Lei ha visto toccamenti di tale specie?». «Ricorda se le gemelle erano nude o vestite? Ah, erano seminude, descriva meglio». «Esclude che sia girata una statuetta (quella di Priapo, ndr) raffigurante un omino nudo con l'organo genitale sproporzionato rispetto alle dimensioni della statua?». Di fronte a un simile campionario, fa quasi tenerezza la domanda (processo Ruby-bis) sul bacio che la cubana Lisa Barizonte diede a Berlusconi. «Come fu?», chiede il giudice Anna Gatto. «Alla francese».

mercoledì 15 maggio 2013

"certa" magistratura: la vergogna nazionale!!!


Così fate strage dello Stato e della giustizia

Il Paese è allo sfascio ma i pm calpestano lo Stato e la giustizia. Le toghe non si rendono conto del danno che stanno facendo all'Italia: sono corresponsabili del conflitto con la politica

Egregi magistrati di Milano, posso dirvi la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità, senza che mi picchiate con le vostre armi legali? Dirò semplicemente quel che vedo con i miei occhi. Ho provato vergogna per il processo Ruby.
Vergogna per la Giustizia, per la Magistratura, per l'Italia. 
Premetto. Sono nato e cresciuto in una cultura col forte senso dello Stato e della dignità delle istituzioni, il culto della Magistratura e il rispetto della legge. Ho tifato a suo tempo per Mani Pulite. E dall'altra parte sono stufo di vedere la politica dividersi sulle vicende private di Berlusconi, vorrei occuparmi d'altro e difatti non mi occupo quasi mai di giustizia e processi al Cavaliere.
Vorrei che tornassimo a occuparci di politica e di italiani, spero che si chiuda al più presto questa stagione balorda con i suoi protagonisti. Sulla vicenda Ruby mi sono fatto un'idea sgradevole della comitiva di cui si è circondato Berlusconi, non mi piaceva la mescolanza di luoghi e persone tra ruoli pubblici e feste private, statisti e papponi. Reputo deprimente quel gineceo sultanesco di sgallettate, arrampicatrici da spettacolo, mezze troiette, che ruotava intorno ad Arcore. Di tutto quel capitolo la cosa che reputo politicamente rilevante ed eticamente condannabile è l'elezione di Nicole Minetti a un incarico pubblico. Se serviva a ristorare la vita privata di Berlusconi sarebbe stato giusto che se ne fosse accollato lui, come per le olgettine, l'onere di stipendiarla. Noi che c'entriamo, le istituzioni che c'entrano, la politica che c'entra. 
Da tutte queste premesse si capisce che non ho nessuna simpatia per quel mondo e i suoi protagonisti. Ma trovo sconcertante che fior di magistrati antimafia debbano spendere il loro tempo, i nostri soldi, la giustizia, per accertare se durante le cene ci siano stati toccamenti o meno delle suddette sgallettate; se ci sia stato puttanesimo dilettantistico o professionale nelle sullodate squinzie. Tutto per misurare il grado di coinvolgimento personale, erotico, economico dell'ex premier nella vicenda. Potrei cavarmela dicendo che c'è sempre stato il lato B del potere, in politica e non solo, se penso pure a certi nostri regnanti della grande industria che navigavano tra coca e prostituzione. In passato citai testimonianze assolutamente attendibili sulla vita privata del primo re d'Italia, del tutto analoga anzi peggiore rispetto a quella di B. Si potrebbe dire la stessa cosa del più amato presidente degli Stati Uniti, e di fior di premier, leader e sovrani di mezza Europa. La magistratura non si è mai occupata di queste puttanate. De minimis non curat praetor, dicevano i romani: e se non se ne cura la pretura, figuriamoci un tribunale. E la politica è troppo importante per interdirla nel nome delle suddette puttanate o di fatti che potremmo definire bordel-line.
Potrei aggiungere la classica argomentazione che, come è risaputo, in questo processo non c'è una parte lesa, anzi tutte le parti, eccetto l'utilizzatore finale, ci hanno guadagnato e hanno agito in piena libertà e consapevolezza. Non c'è stata costrizione né raggiro né violenza, né può esserci la prova di qualunque atto sessuale compiuto con minori. Se non ci sono testimoni e i due presunti attori negano che vi sia stato qualunque atto sessuale, a cosa vi attaccate, chi è la vittima, di che cosa stiamo parlando? In realtà stiamo parlando di un clima godereccio, di corpi procaci e anziani arrapati, di canti, cene, forse qualche palpatina, con animazione nelle braghe di qualcuno. Sociologia del malcostume, non criminalità organizzata.
Ma si può, in un Paese devastato dalla criminalità e dall'illegalità, dove i reati restano quasi tutti impuniti e i detenuti restano in attesa di giudizio svariati anni; in un Paese piegato sulla sua crisi, che patisce il crollo delle sue imprese e la disoccupazione, che sta male mentre la politica sta avvitata su se stessa in fragilissimo equilibrio; si può - dicevo - perdere giorni, mesi, anni e mettere a repentaglio il precario assetto presente per questi stupidi festini e questi più stupidi, ipotetici toccamenti; dividere un paese, mortificare una classe dirigente, spaccare la politica, rischiare di far collassare definitivamente il paese, solo per «fargliela pagare» a quello lì che odiate; che - da voi massacrato - vi attacca da mattina a sera e per difendersi mobilita un partito con milioni di votanti, a scendere in piazza in suo sostegno? Ma vi rendete conto del danno incalcolabile che state facendo all'immagine, al corpo, alla salute e all'anima di questo Paese? Avete amplificato un risvolto privato che per carità di patria e pubblica decenza avremmo dovuto abbandonare alle piccole debolezze del genere umano. È stato invece un danno prolungato nel tempo: quanto è costato a noi italiani quel braccio di ferro su queste vicende quando B. era alla guida del governo? Quante energie sono state distratte e sottratte al governo del Paese, quante risorse si sono sprecate, quanti atti sono stati compiuti per difendersi da questo castello di accuse? Avete alimentato il conflitto a fuoco tra la magistratura e la politica e siete corresponsabili, con i promotori, delle marce parlamentari davanti ai tribunali; e messo in mezzo, tra i due poteri in lotta, l'esecutivo è finito in croce. Se fossi un vostro collega magistrato mi sentirei discreditato e offeso da questi processi. Ora mi auguro che qualcuno dal vostro organo di autogoverno, dalle istituzioni, perfino da sinistra, vi dica che così si uccide la Magistratura, la Democrazia e l'Italia. Naturalmente non solo ad opera dei tribunali, diciamo nel vostro gergo: concorso in strage. Quelle arringhe e quelle perizie surreali sui toccamenti hanno fatto toccare il fondo alla Giustizia italiana.
Come vedete, non ho tirato in ballo le favole di Ruby e su Ruby a cui non do credito, non ho tirato in ballo nemmeno la magistratura politicizzata e non ho sfoderato tutte le incongruenze, i misteri, le fughe di notizie o le notizie fuggite, che ci sono state. E non ho fatto nemmeno ironia su alcune gaffe (mi limito solo a ricordare che il Marocco è più a occidente dell'Italia; la furbizia di Ruby sarebbe orientale se lei fosse davvero egiziana come Mubarak).
Mi auguro che rispondiate come vi ho scritto io, a viso aperto, esprimendo una libera e argomentata opinione con le parole e non con le pistole giudiziarie. Io ho provato a dirlo con tutta la franchezza possibile, nel rispetto delle istituzioni, per amor patrio, deprecando gli errori, rispettando gli erranti. Chiedo solo il senso della realtà, l'umile senso della realtà. La verità, vi prego, solo la verità.

lunedì 13 maggio 2013

Quando si dice "mi sono rotto il... pene"!


UNA BRUTTA AVVENTURA

Sesso troppo focoso, 

gli si rompe il pene

Un trentaduenne operato d'urgenza 

all'ospedale di Chioggia dopo un 

rapporto con la compagna


Sesso troppo focoso: gli si 
rompe il pene

Un amplesso "troppo focoso" e il pene si rompe. Non lascia dubbi il referto medico compilato dal primario di Urologia dell'ospedale di Chioggia dopo la visita a un giovane di 32 anni arrivato in pronto soccorso raccontando di aver sentito un forte dolore seguito da un "chiaro rumore di rottura" mentre faceva sesso con la compagna. "Il trauma al pene", ha spiegato al Mattino di Padova il primario Giuseppe Tuccitto, "ha comportato la rottura di una membrana che ricopre i corpi cavernosi del membro, determinando un’abbondante fuoriuscita di sangue dalle sacche che sono molto irrorate durante l’erezione". Il giovane è stato operato d'urgenza. 

domenica 12 maggio 2013

Te Deum laudàmus (stupendo!!!)

E' senza dubbio uno dei canti più struggenti ed "alti" mai sentito, desideravo condividerlo con i miei amici: voi.

clikka qui per ascoltare


Latino
Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.
Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:
"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."
Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.
Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Tu rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu, ad liberandum suscepturus hominem,
non horruisti Virginis uterum.
Tu, devicto mortis aculeo,
aperuisti credentibus regna caelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes,
in gloria Patris.
Iudex crederis esse venturus.

Te ergo quaesumus, tuis famulis subveni,
quos pretioso sanguine redemisti.
Aeterna fac
cum sanctis tuis in gloria numerari.
Salvum fac populum tuum, Domine,
et benedic hereditati tuae.
Et rege eos,
et extolle illos usque in aeternum.
Per singulos dies benedicimus te;
et laudamus nomen tuum in saeculum,
et in saeculum saeculi.
Dignare, Domine, die isto
sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine,
miserere nostri.
Fiat misericordia tua, Domine, super nos,
quem ad modum speravimus in te.
In te, Domine, speravi:
non confundar in aeternum.
(Traduzione letterale)
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A Te cantano tutti gli angeli
e tutte le potenze dei cieli
e i Cherubini e i Serafini,
con voce incessabile:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio degli eserciti.
I cieli e la terra
sono pieni della [maestà della] tua gloria.
Ti acclama il coro glorioso degli apostoli
e [il numero lodevole de]i profeti
e la candida schiera dei martiri;
In tutto il mondo
la santa Chiesa proclama Te
Padre d'immensa maestà
il Tuo venerabile e unico vero Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
Tu sei il Figlio eterno del Padre,
per la salvezza dell'uomo,
non hai disdegnato il ventre di una Vergine.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio,
nella gloria del Padre.
[Crediamo che] verrai a giudicare
(il mondo alla fine dei tempi).
Dunque Ti chiediamo: soccorri i tuoi servi
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Fa che siano contati coi Tuoi Santi
nella gloria eterna
Salva il tuo popolo, Signore,
e benedici la tua eredità.
e guidali
e sorreggili in eterno
Ogni giorno Ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Sia sempre su di noi, Signore, la Tua misericordia,
dato che abbiamo sperato in Te.
In Te, Signore, ho sperato:
[fa] che io non sia confuso in eterno.

Italiano
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell'assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.

venerdì 10 maggio 2013

Quando gli omosessuali erano una minoranza la difendevamo, adesso ci vogliono togliere ogni libertà! E diventano RIDICOLI... e PATETICI!


Contro la polizia del pensiero

Indossiamo tutti la felpa di Talleu!

Comprerò subito la felpa del delitto, e invito tutti a fare altrettanto: la felpa con il disegno di una famigliola che si tiene per mano, e che è stata vietata a Franck Talleu, che passeggiava a Parigi nei giardini del Luxembourg con moglie e figli il lunedì di Pasqua.
La "shockante" felpa:  la raffigurazione stilizzata (in stile "bagni pubblici") di una famiglia con papà, mamma e 2 bimbi potrebbe shockare chiunque! Ahahah...

Le foto e il verbale dei poliziotti parlano chiaro, ma il racconto di Talleu lascia basiti: due sorveglianti del parco lo hanno fermato e gli hanno imposto di torgliersi la felpa, per motivi di buoncostume. L'indumento non ha scritte o slogan, solo un innocuo disegnino schematico, ma è quello che molti portavano addosso alla manifestazione contro il  matrimonio omosessuale, la 'manif pour tous', e secondo i sorveglianti, "può scioccare". Il prode Franck rifiuta di togliersela, segue verbale e multa per manifestazione non autorizzata.
Alla fine Franck cede, perché sfilarsi la felpa è la condizione per lasciarlo libero, così può finalmente tornare alla sua passeggiata con la famiglia. La multa però resta, e resta lo sconcerto. Come commenta il povero Talleu, "comincia una nuova resistenza, quella di chi passeggia al braccio della moglie e con i figli per mano" nei luoghi pubblici. Compriamoci tutti la "terribile" felpa con  i pupazzetti di mamma, papà e bambini stampati sopra: questa è la vera, "scioccante" trasgressione del futuro.
 
6 Aprile 2013

mercoledì 8 maggio 2013

Un ricordo di un grande politico: Giulio Andreotti. Le sue battute migliori


Le frasi più famose di Andreotti

"La cattiveria dei buoni è pericolosissima", "I miei amici che facevano sport sono morti da tempo", "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia"...

Andreotti aveva il dono indiscusso della battuta arguta. L'elenco sarebbe interminabile.
Ne indichiamo solo alcune tra quelle più famose:
- Il potere logora chi non ce l’ha;
- A pensar male degli altri si fa peccato. Ma spesso ci si indovina;
- A parte le guerre puniche mi viene attribuito veramente di tutto;
- La cattiveria dei buoni è pericolosissima;
- L’umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi;
- Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due;
- Aveva spiccato il senso della famiglia. Infatti ne aveva due ed oltre;
- I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato;
- I miei amici che facevano sport sono morti da tempo;
- Meglio tirare a campare che tirare le cuoia;
- Essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali;

martedì 7 maggio 2013

I "grillini": volevano cambiare l'Italia ma si comportano peggio delle bestie!!


Il Senato commemora Andreotti e i grillini fanno una gazzarra

"Per favore, chiedo rispetto", implora la vicepresidente del Senato. I grillini gridano "vergogna". Nel consiglio regionale lombardo protesta "silenziosa" di Ambrosoli

"Vergogna, vergogna", gridano i senatori del Movimento 5 Stelle. Protestano e urlano infischiandosene delle parole della loro collega che, in quel momento, presiede i lavori in Aula. "Per favore, per favore, chiedo rispetto", ripete quasi supplicando la Fedeli. Ma le voci dai banchi dei "grillini" rompono il silenzio. Il fattaccio è avvenuto ieri. Una vera e propria vergogna per le istituzioni della Repubblica. Va bene tutto, ognuno è libero di contestare e avere opinioni diverse (anche molto negative) su questa o quella figura politica. Ma di fronte alla morte è troppo chiedere almeno un minuto di silenzio?
Non ce l'avevano contro Andreotti, precisa in serata l’ufficio stampa del gruppo M5S. Dunque perché tanto baccano? Era una contestazione di tipo procedurale, fanno sapere. Protestavano con il mancato accoglimento della richiesta di verifica del numero legale (questioni attinenti ai lavori parlamentari). Certo, aver scelto proprio quel momento per inscenare la gazzarra fa capire il livello di inciviltà in cui siamo arrivati. Neanche il minimo rispetto per un uomo che, negli ultimi ventidue anni, ha occupato uno degli scranni a Palazzo Madama.
"Voglio ricordare il senatore a vita Giulio Andreotti...", dice la vicepresidente Fedeli. E alza la voce per farsi rispettare. "Vergogna, vergogna", ripetono ossessivamente i grillini, le cui voci disturbano la commemorazione letta in aula. La Fedeli finisce di parlare, dà inizio al minuto di silenzio ma i senatori pentastellati continuano la loro sceneggiata. La vicepresidente riaccende il microfono e insiste: "Per favore, io chiedo rispetto.
Chiedo rispetto a questo minuto di raccoglimento. Per favore, per favore, chiedo un minuto di silenzio".
Completamente diversa la contestazione silenziosa (e dunque rispettosa) fatta, nel consiglio regionale della Lombardia, da Umberto Ambrosoli. Tutti i consiglieri lombardi, compreso il governatore Roberto Maroni, hanno ascoltato in piedi il discorso del presidente dell'assemblea, Raffaele Cattaneo. Ma non Ambrosoli. Il coordinatore del centrosinistra è uscito. Il suo staff ha poi spiegato che non ha voluto fare "polemiche né commenti per rispetto alla morte di una persona", ma al contempo non ha voluto condividere la commemorazione. "Ho una storia personale che si mischia, ma non è il caso di fare polemiche ed è giusto che le istituzioni ricordino gli uomini delle istituzioni, ma è anche giusto che chi compone le istituzioni faccia i conti con la propria coscienza", ha spiegato Ambrosoli, i cui pensieri ovviamente vanno al padre Giorgio, ucciso nel 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli stava indagando. Suo figlio non può dimenticare il sacrificio dell'eroe borghese, e forse neanche quell'infelice battuta pronunciata da Andreotti in una delle sue ultime interviste in tv, quando, riferendosi ad Ambrosoli, ebbe a dire: "Una persona che in termini romaneschi direi che se l’andava cercando". Comunque la si pensi la decisione di Umberto Ambrosoli è coerente con la sua storia e, soprattutto, rispettosa delle istituzioni e della memoria di una persona scomparsa.

Dove finiscono le bambine scomparse...

U.S.A.:

Ritrovate a Cleveland tre donne scomparse da molti anni


rapite usa

La polizia dell'Ohio ha arrestato tre persone in relazione alla scomparsa di tre adolescenti di Cleveland, ormai donne fatte, ritrovate soltanto lunedì scorso dopo diversi anni di prigionia, dagli undici ai nove a seconda dei casi. Si tratta di tre maschi ispanici di 50, 52 e 54 anni rispettivamente. Il primo a finire in manette e' stato il presunto rapitore, il 52enne Ariel Castro, autista di scuolabus: e' stata una delle vittime, Amanda Berry, a fare il suo nome in una drammatica telefonata al 911, il numero riservato negli Stati Uniti alle chiamate di emergenza.


"Aiutatemi!", ha urlato nella cornetta, messale a disposizione da un vicino, Charles Ramsey, che l'aveva aiutata a evadere dall'abitazione in cui lei e le due compagne erano tenute segregate, probabilmente fin dal momento stesso dalla sparizione di ciascuna. "Sono Amanda Berry. Sono stata sequestrata e data per dispersa per dieci anni, ma sono qui. E sono libera adesso!", ha esclamato. Ora 26enne, l'ex ostaggio ha aggiunto che l'aguzzino suo e delle altre ragazze era "fuori", e ha pregato gli agenti di accorrere al piu' presto per salvarle tutte. Poco dopo la cattura di Castro, gli inquirenti hanno proceduto all'arresto di due suoi fratelli per presunta complicita'.
donne rapite usa 6

Al network televisivo 'Cnn' Ramsey ha poi raccontato che, mentre passava per caso davanti alla casa-prigione, ha visto una donna che cercava disperatamente di forzare la porta d'ingresso per uscire, ma che questa non si apriva bene. E' intervenuto e le ha dato una mano a forzarla, e lei e' venuta fuori insieme a una bambina. All'interno e' stato poi trovato anche un secondo minore. Sulle prime il soccorritore non ha compreso con chi avesse a che fare e, quando gli e' stato chiaro, e' rimasto sbigottito. "Mi sono reso conto che stavo chiamando il 911 per conto di Amanda Berry. Pensavo che fosse morta!", ha commentato.

Amanda spari' alla vigilia del suo 17esimo compleanno, nell'aprile 2003, dopo aver concluso il proprio turno nel fast-food ove lavorava. Le sue compagne di sventura sono state identificate come Gina DeJesus, che scomparve nel 2004 all'eta' di 14 anni mentre tornava a casa da scuola; e Michelle Knight, svanita nel nulla prima di tutte, nel 2002, quando aveva una ventina di anni: la sua vicenda era quella sulla quale i mass media si erano concentrati di meno, e di cui si e' sempre saputo poco. Le tre abitavano in origine nella parte occidentale di Cleveland, lo stesso settore della citta' nel quale adesso sono riapparse per tornare finalmente alla vita.

IL PRECEDENTE  -  Natascha Kampusch ebbe rapporti sessuali con il suo rapitore, Wolfgang Priklopil, ma non vuole piu' parlarne: e' stata la stessa ragazza austriaca sequestrata nel 1998 a Vienna all'eta' di 10 anni e liberata nel 2006 a confermarlo, nel corso del talk show "Guenther Jauch" della tv tedesca Ard.
Natascha e' comparsa in tv per promuovere il film "3096 giorni", tratto dalla sua biografia pubblicata nel 2010 con lo stesso titolo, che uscira' il 28 febbraio nelle sale tedesche. La Natascha-bambina e' interpretata dall'attrice inglese Amelia Pidgeon e quello da ragazza dalla britannica Antonia Campell-Hughes. Nella sua biografia, la giovane austriaca aveva scritto che con il suo rapitore "non ci fu sesso": "L'uomo che mi picchio', che mi chiuse in uno scantinato e mi fece soffrire la fame cercava carezze". Nel film che sta per uscire, pero', vengono mostrate inequivocabili scene di sesso. Alla domanda di Jauch se lei avesse dato il suo consenso, Natascha ha spiegato che il contenuto dei verbali dei suoi interrogatori era stato reso pubblico e quindi non lo si poteva piu' negare.
Natascha

In una deposizione dell'agosto 2006, Natascha affermava di aver dormito regolarmente con Prikopil e di aver avuto rapporti sessuali volontari con lui. E in una delle prime deposizioni aveva raccontato che a fine 1998 il suo rapitore le chiese se sapesse cosa capitava agli uomini che non hanno rapporti con le donne per tanto tempo. "Il film e' un modo per dire all'opinione pubblica che e' andata cosi', adesso potete vederlo, ma poi lasciatemi in pace?", ha chiesto l'intervistatore a proposito delle scene di sesso, ottenendo come risposta: "Esattamente". Alla domanda sul perche' non sia fuggita prima, Natascha ha risposto di essere stata soggetta ad "una pressione durata anni, una prigione intima, che mi ha impedito di liberarmi. Lui mi intimava di non guardare nessuno e mi diceva che avrebbe accoltellato o fatto di peggio a chiunque avesse tentato di aiutarmi". Il rapporto tra Natascha e il suo aguzzino, morto sotto un treno mentre era inseguito dalla polizia, e' stato al centro di molte discussioni, perche' sembra che si fosse creato un legame, magari per il fatto che in pratica lei era diventata ragazza e donna durante la prigionia. In un'intervista allo 'Spiegel' la Kampusch ha dichiarato che "forse sarebbe stato meglio se Priklopil fosse ancora in vita": almeno, ha spiegato, "sarebbe stato chiaro che la vittima sono io, adesso si pensa che sia stata io a fare qualcosa al colpevole e mi tocca sopportarlo". Natascha parla anche del fatto che in Austria si sente spesso circondata da un clima di ostilita': "Per me e' una cosa molto dura da sopportare, poiche' e' come se venissi spinta ad emigrare all'estero oppure ad ammazzarmi".

domenica 5 maggio 2013

Quel "buon" esempio della sinistra, buonisti a parole ma "bastards" nei fatti!


Compagni che licenziano: a casa 42 dipendenti Prc

Dopo il Primo Maggio, il lavoro non è più una priorità: il Partito di Rifondazione comunista non avverte nemmeno i suoi dipendenti in cassa integrazione della risoluzione del contratto. I lavoratori inferociti chiamano i carabinieri e accusano: "Non ci hanno ricevuti". Ferrero: "Colpa dei sindacati"

Passata la festa del Primo maggio, il lavoro non è più materia privilegiata per i politici. Almeno per quelli di Rifondazione Comunista.
I dirigenti di via del Policlinico, sede della direzione nazionale, non hanno pensato fosse importante o necessario avvertire 42 dipendenti che il loro rapporto di lavoro era praticamente risolto.
Dopo tre anni e sette mesi passati in cassa integrazione a zero ore (con scadenza proprio a fine aprile), questi impiegati e tecnici della direzione nazionale non hanno ricevuto alcuna informazione. Né lettere, né telegrammi. Nulla di nulla. Quindi hanno pensato di tornare in ufficio, se non per lavorare, quanto meno per avere notizie e spiegazioni. Ma si sono sentiti dire soltanto che il loro rapporto di lavoro era da considerarsi concluso e che non c'era altro da dire (o da fare). Hanno anche chiamato i carabinieri - a quanto riporta il sito Huffington Post, che ha tirato fuori la storia - e poi chiesto un incontro con Paolo Ferrero (che di Rifondazione comunista è il segretario), il quale, però, non li ha ricevuti considerando il loro problema come «tecnico» e non «politico». Il sito di informazione riporta in calce all'articolo anche la lettera con la quale i 42 cassaintegrati del partito non solo rendono pubblico il loro calvario ma annunciano di ricorrere a tutti i mezzi a loro disposizione (tribunale compreso) per tutelare i propri diritti. Intanto la protesta monta e il passaparola di lavoratori e simpatizzanti costringe il segretario a un intervento pubblico sulla vicenda.
Ed è così che Ferrero approfitta della vetrina di Facebook per fornire la sua versione. In buona sostanza il segretario di Rifondazione ricorda che il 30 aprile scorso è saltato all'ultimo momento un incontro con i sindacati e i vertici del partito per discutere proprio del futuro di questi cassintegrati. E il 30 aprile era l'ultimo giorno nel quale i lavoratori erano coperti dalla Cig. «L'incontro è stato fatto saltare - dice Ferrero - dalle organizzazioni sindacali e così si è rimasti in sospeso e il 2 maggio è successo un gran casino (di cui mi scuso) che sarebbe stato risolto se ci fosse stato l'incontro sindacale». Però nelle due lettere (quella dei lavoratori e quella del segretario) a emergere è proprio lo scontro politico.
Ferrero ricorda la crisi economica micidiale, dovuta ovviamente al calo dei consensi di Rifondazione comunista. «Il partito nel 2008 aveva 160 dipendenti - spiega il segretario su Facebook - ma in seguito alla sconfitta alle elezioni del 2008 più nessun parlamentare e a seguire più nessun finanziamento pubblico. Visto che le tessere degli iscritti e delle iscritte a Rifondazione bastano appena a pagare affitti e mutui delle sedi periferiche, volantini e manifesti, non era possibile garantire lo stipendio a 160 persone». I lavoratori dal canto loro replicano: «Abbiamo proposto di mettere a reddito le sedi e di trasformare il nostro lavoro in fornitura di servizi per iniziare un processo di trasformazione prima di tutto politica di un partito ormai fuori dal parlamento». Proposta che, visti gli eventi, si intuisce respinta dagli uffici di via del Policlinico.

Una data importante...


Quando "Giocare alla Sisal" poteva cambiare la vita

Domenica 5 maggio 1946 la prima schedina del Totocalcio fece vincere oltre 450mila lire a un fortunato impiegato milanese. Presto i premi superarono il milione, i 100 milioni e il miliardo. Poi l'inflazioni di lotterie e la facilità di azzeccare il pronostico con i «sistemi», ha fatto tramontare il mito del «13» i cui premi sono ormai scesi a livelli di tombola paesana

A metà pomeriggio di una domenica di tanti anni fa, in un salotto di Milano Emilio Biasotti fece un salto, poi si calmò, guardò con cura i risultati e fece un secondo, e questa volta definitivo, salto. Aveva fatto 12, cioè aveva azzeccato i 12 risultati previsti nella prima schedina del Totocalcio e aveva vinto 463.146 lire.
Era il 5 maggio, anche allora una domenica, quando uno stipendio medio si aggirava sulle 10mila lire al mese, capo dello Stato era ancora il re Vittorio Emanuele III, presidente del consiglio Alcide De Gasperi con Palmiro Togliatti ministro di Grazia e Giustizia. Un'altra Italia, un altro secolo.
Il 1945 per il Paese fu l'anno della rinascita. Ad aprile era finita una guerra sanguinosa e distruttiva, durata cinque interminabili anni. Lentamente si ricominciò a lavorare, ricostruire, divertirsi e giocare a calcio. Il campionato, di fatto sospeso nelle precedenti tre stagioni, riprese anche se in versione «spezzatino» con due Leghe: l'Alta Italia, 14 squadre, e la Centro Sud, 11 formazioni. La formula prevedeva che le prime 4 dei rispettivi gironi venissero ammesse a un secondo torneo, a cui parteciparono Torino, Inter, Juventus e Milan per l'Alta Italia, Bari, Napoli, Roma e Pro Livorno per il Centrosud. La stagione, iniziata il 14 ottobre 1945, si concluse il 28 luglio 1946 con la vittoria del «Grande Torino» che iniziò quell'assoluto dominio, altri tre scudetti, interrotto tragicamente dalla tragedia di Superga.
Il campionato è ampiamente iniziato quando Massimo Della Pergola, giornalista sportivo, nato a Trieste nel 1912, fonda con altri amici la Sisal, Sport Italia Società a Responsabilità Limitata. Il primo pronostico del 5 maggio coinvolge solo partite della Lega Alta Italia di A, B e C. Dodici gare in tutto, più due di riserva, 30 lire a colonna. Nei bar vengono distribuite, con molto ottimismo, 5 milioni di schedine. Ne vengono giocate poco più di 34mila. Per sbarazzarsi delle giacenze, la Sisal distribuisce le rimanenze ai barbieri che le impiegano per pulire i rasoi. Usanza proseguita poi per anni. Il primo incasso non arriva a 2 milioni di lire, il montepremi a mezzo milione e va tutto a Emilio Biasetti, impiegato di Milano, l'unico che indovina la colonna vincente. Più che un'altra epoca, un'altra era geologica. Il capo dello Stato è ancora Vittorio Emanuele III che solo qualche giorno dopo, il 9 maggio per la precisione, abdica in favore del figlio Umberto II. Il suo successore passa alla storia come «re di maggio» perché il 2 giugno il referendum sancisce la vittoria della Repubblica e manda in esilio il nuovo monarca. Il Paese in quel momento è retto da governo presieduto da Alcide De Gasperi con ministri democristiani, comunisti, socialisti, repubblicani, liberali e azionisti, tra cui Pietro Nenni e Palmiro Togliatti.
Dopo la prima vincita di oltre 450mila lire, quattro anni di stipendio medio, la schedina conosce subito un successo clamoroso. I primi milionari arrivano già all'ottavo concorso: un disoccupato di Genova e una casalinga di Bologna intascano 1.696.000 lire a testa. Ma il primo a cambiar vita per davvero è Pietro Aleotti, da Treviso che nella primavera del 1947 vince 64 milioni. La «torta» comincia a far gola allo stato che nel 1948 decide brutalmente di «nazionalizzare» la schedina. Della Pergola chiede l'indennizzo e intenta causa allo Stato, al ministero dello Sport, al Coni senza ottenere nulla. Lui rimane proprietario della Sisal, ma ormai gestisce solo altri pronostici minori «inventati» in quegli anni come il Totip, sulle corse dei cavalli. Ma il calcio è andato per sempre. Così nel 1954 molla tutto e torna al giornalismo, caporedattore alla Gazzetta dello Sport di Bruno Roghi.
Nel frattempo il «12» è diventato «13», le colonne da giocare minimo due, il costo unitario 50 lire, il montepremi macina record su record e nel 1953 viene sfondato il tetto dei 100 milioni, mentre per l'altro traguardo, quello del miliardo, bisognerà aspettare il 1977. Negli anni Ottanta e Novanta il Totocalcio distribuisce fino a mille miliardi di lire ogni stagione. L'anno dei record è il 1993: la vincita più alta il 7 novembre, tre schedine da oltre 5 miliardi e mezzo l'una, il montepremi più ricco il 5 dicembre quasi 35 miliardi. Poi inizia il declino. La nascita di sistemi, che rendono sempre più facile azzeccare i pronostici, e l'inflazione di lotterie, alcune con montepremi di decine di milioni, mette infatti in forte crisi il Totocalcio. I montepremi scendono a precipizio, nelle ultime stagioni oscillano stabilmente attorno ai 300mila euro, con vincite di poche decine di migliaia di euro, nonostante i risultati da indovinare nel 2003 passino da 13 a 14. Il fenomeno agonizza, se non è già morto e sepolto, e manda in soffitta quel «Fare 13» o «Hai vinto al Totocalcio?» che per decenni aveva significato svoltare la vita. Ma che ai giovani d'oggi suonano ormai come frasi del tutto prive di senso.