lunedì 24 settembre 2012

La grandezza del Papa



Benedetto XVI in Libano ha parlato al mondo islamico come fece a Ratisbona


23 Settembre 2012
Nel suo recente viaggio in Libano Benedetto XVI ha pronunciato una serie di discorsi in cui il tema prevalente era l’appello alla pacificazione degli animi, in un momento che vede una contrapposizione frontale tra Islam e Occidente. Non si tratta solo della blasfemia. Vengono alla luce profonde differenze culturali che rendono il dialogo arduo, se non addirittura impossibile. Nonostante questo, il Papa ha ripetuto il suo appello più volte nella speranza che si giunga infine a ricostruire un ponte in grado di ristabilire dei contatti, se non proprio sereni, meno drammatici di quanto ora siano.
Naturalmente stampa e mass media in genere si sono concentrati soprattutto su questo aspetto – il tema della pacificazione – per motivi evidenti. Adesso è tale l’emergenza che altri argomenti appaiono, al confronto, assai meno importanti. Ben pochi hanno notato che, in uno dei suddetti discorsi, Benedetto XVI ha ripreso alcuni concetti già espressi in precedenza. E, anche in quel caso, si verificò una polemica molto aspra da parte del mondo islamico e delle sue massime autorità religiose.
Sto parlando della “lectio magistralis” che egli tenne, in veste di professore in visita, all’università tedesca di Ratisbona (Regensburg) il 12 settembre 2006.
In quella sede Joseph Ratzinger parlava innanzitutto da filosofo, e solo in modo mediato come teologo. Lo spunto fu un dialogo avvenuto nel 1391 tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un dotto persiano su cristianesimo e Islam e sulla verità di entrambi. Il luogo era Ankara, l’attuale capitale turca che a quei tempi faceva parte dell’Impero di Bisanzio.
Nessuno avrebbe immaginato che un argomento così “dotto”, tipico delle aule universitarie, avrebbe scatenato polemiche a non finire. Eppure proprio questo accadde.
Papa Ratzinger citò alcune affermazioni di Manuele II Paleologo circa il tema della “jihad” (guerra santa) riportandole in questo modo: “Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 del Corano si legge: ‘Nessuna costrizione nelle cose di fede’. E’ una delle sure del periodo iniziale in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il ‘Libro’ e gli ‘increduli’, egli, in modo sorprendentemente brusco, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: ‘Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava’. L’imperatore spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole”.
Si tratta, lo si noti, di una citazione, tratta da un testo che ben pochi conoscono al di fuori degli specialisti del settore. Il Papa continuò notando: “L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. Per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza”.
In seguito il Papa affermò: “Qui si apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto. La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia”. In altri termini, il papa intendeva ribadire che l’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non è un semplice caso.
Infatti la lezione si chiude con queste parole: “Oggi noi sappiamo che la traduzione greca dell’Antico Testamento, realizzata in Alessandria, è più di una semplice traduzione del testo ebraico: è infatti una testimonianza testuale a se stante e uno specifico importante passo della storia della Rivelazione, nel quale si è realizzato questo incontro in un modo che per la nascita del cristianesimo e la sua divulgazione ha avuto un significato decisivo. Nel profondo, vi si tratta dell'incontro tra fede e ragione, tra autentico illuminismo e religione. Partendo veramente dall’intima natura della fede cristiana e, al contempo, dalla natura del pensiero ellenistico fuso ormai con la fede, Manuele II poteva dire: Non agire ‘con il logos’ è contrario alla natura di Dio”.
Credo molti rammentino l’episodio e le polemiche accesissime che allora nel mondo islamico si scatenarono contro il discorso del pontefice. Ci volle del tempo prima che si placassero, e l’eco non è ancora del tutto spento. A Beirut, tuttavia, Benedetto XVI ha riproposto esattamente le stesse tesi, senza citare testi come quello dianzi menzionato. Ha parlato dell’incontro con la filosofia greca, della ragione che costituisce il “sigillo divino dell’uomo”, di una sorta di ri-ellenizzazione del mondo islamico.
Perché l’incontro tra filosofia greca e Islam avvenne davvero nei “secoli d’oro” del mondo islamico.
L’esempio maggiore è la raffinata civiltà che si sviluppò nel califfato abbaside di Baghdad tra i secoli VIII e X dopo Cristo, e in seguito – pur non raggiungendo analoghi livelli di splendore – nei regni musulmani di quella parte della Spagna che è ora l’Andalusia. Arabi e persiani sono stati alcuni dei maggiori filosofi e scienziati del Medio Evo, basti citare per tutti Avicenna, Averroè e al-Farabi. Alla civiltà islamica dobbiamo, tra l’altro, la diffusione di Aristotele nell’Europa medievale, e non è certo poco.
Sembra un discorso astratto, ma è tutt’altro che così. Non sappiamo quante probabilità abbiano le considerazioni del Papa di essere accolte in un mondo islamico come quello attuale, così attratto dalle opzioni fondamentaliste e dalla negazione che tra fede e ragione sussiste un rapporto reciproco e fecondo. Tuttavia credo che l’aver gettato dei semi di quel tipo, in un momento così tumultuoso, possa alla lunga produrre dei buoni frutti.

Proviamo a ridere insieme...

Un uomo affetto da problemi di sterilità, decide di farsi visitare da un famoso andrologo. Il dottore, dopo aver preso tutti i dati del paziente, gli porge una provetta:
- Allora, per prima cosa prenda questa provetta, se la porti a casa e me la riporti con un campione del suo sperma. Ho un laboratorio di analisi che farà il conteggio degli spermatozoi.
- D'accordo dottore. Cercherò di fare il prima possibile.
L'uomo torna il giorno successivo, il dottore lo accoglie:
- Buongiorno. Allora, ha fatto?
- No, purtroppo. Ieri sono andato in casa e mi sono chiuso in bagno.
Ho provato con la mano destra fino a che non mi sono stancato.
Allora ho provato con la mano sinistra, ma non c'è stato niente da fare. Ho riprovato di nuovo con la destra senza alcun risultato.
A quel punto ho chiamato mia moglie, sperando che almeno lei ci riuscisse. Ha provato con la destra ma non c'è riuscita. Poi ha provato anche con la sinistra... ma niente di niente. Allora le ho detto di provare con la bocca, lei lo ha fatto ma non è servito a niente. Presi dalla disperazione abbiamo chiamato la filippina!
Ha provato anche lei prima con la mano destra e poi con la mano sinistra... ma niente! Ho detto anche a lei di provare con la bocca, poverina, si è impegnata, ma non è riuscita a fare niente di niente.
Pensi che alla fine ci hanno provato mia moglie e la filippina insieme... niente anche così.
Dottore... come cazzo si apre 'sta provetta???

sabato 22 settembre 2012


Giusto perché "un bel ragazzino di Lille" possa sapere cosa possono fare le ragazze lombarde quando vengono abbandonate appena si scoprono incinte... (hehehe)
Flavia

Brescia, sfigura il fidanzato con l'acido. L'aveva lasciata, lei è incinta

Sabato, 22 settembre 2012 - 08:41:00

carabiniericarabinieri
Tremenda vendetta di una donna incinta di nove mesi nei confronti dell'ex, padre di suo figlio, che l'aveva lasciata. Una 23enne ha organizzato un raid punitivo nei confronti di un 27enne sfregiandolo con l'acido muriatico. I fatti sarebbero accaduti la notte scorsa a Travagliato (Brescia) sotto casa di un'amica dell'uomo, un barista che lavora a Azzano Mella (Brescia). L'uomo chiuso il locale si era recato appunto dall'amica quando e' stato aggredito di spalle. Dopo essere stato pestato, si e' trovato devastato da una bottiglia di acido muriatico versata sul volto. Ora e' in prognosi riservata al Civile di Brescia con ustioni serie sulla parte superiore del corpo e rischia di perdere la vista.
I carabinieri hanno fermato con l'accusa di lesioni gravissime la ex, 23 anni, e un amico di lei, 43. Lui e' in carcere. La donna, invece, a breve madre, e' in comunita' protetta. Attesa nelle prossime ore la convalida. Maggiori dettagli saranno resi noti domattina in una conferenza stampa - ancora non e' stato fissato l'orario - al comando provinciale dei carabinieri.

Grazie a tutti i 40mila contatti del 2012

Il blog ha superato le 40.000 visite dal primo Gennaio di quest'anno: desidero ringraziare ognuno di voi, sia che abbia condiviso le mie idee o sia stato agli antipodi.
Sono entrata al sesto mese di gravidanza e sono stata colpita da un episodio assurdo: mentre mi concedevo dieci giorni di relax spirituale in un ritiro con alcune suore (e qualche aspirante tale) è mancato mio padre. La sua "pressione alta" lo ha stroncato alla sera del 25 Agosto.
Il mese più gioioso per tutti gli italiani a me ha già portato via la mia gemellina (15 Agosto del 2006) e adesso mio padre: la prima era proprio la mia vita, l'altra metà di me, la mia parte bella, buona e gentile.
Mio padre no, lui mi ha "subita" a lungo. Ma, quando si è separato da mia madre e si sono "spartite" noi gemelle, lui ha scelto me: ero la sua "maschiaccia", la femmina che voleva diventare il maschio che tanto aveva desiderato avere da mia madre. Mi copriva di regali e le vacanze con lui era un frullato di viaggi, aerei, scali, hotel a mille stelle... Io ero la figlia che voleva una parola dolce, un bacio e un po' di affetto, ma da lui avevo soldi, regali e viaggi. Appena "svezzata" si era anche convinto che avessi voglia di sesso e allora faceva finta di non vedere le mie pillole sul comodino, o le confezioni di preservativi sotto il letto...
Quando lui si trasferì per lavoro a Milano io passavo con lui ogni week end, visto che studiavo a Monza, ed avevo chiesto (e ottenuto) la stanza più grande, tutta per me: l'avevo fatta arredare nel modo più assurdo "perché a me piaceva così", avevo chiesto il frigo in camera, la TV... le attrezzature da stirare... e avevo anche una specie di Tata, che poi era diventata più un'amica, una dama di compagnia.
Ero la sua "principessa" ma anche il territorio di conquista di entrambi i genitori, quando Alice volò in Cielo: ero considerata un oggetto prezioso da spartirsi, da contendersi, da usare.
Avete presente quando le coppie litigano e lei rompe tutti i piatti per far dispetto a lui?
Ecco io ero quei piatti, sui quali sfogare frustrazioni e rabbia.
Poi sono dovuta fuggire all'Estero per non diventare anche il "Punching-ball" del mio ex ragazzo. E ho tagliato definitivamente il cordone ombelicale con i miei: avevo appena compiuto 20 anni e mi sentivo una regina: avevo fatto pacchi di Euro facendo la ragazza immagine, avevo avuto fortuna di investirli molto bene (10-14% mensili), ogni cosa che volevo fare mi riusciva abbastanza facile (amicizie maschili, lo studio, qualche lavoretto extra). Ma per mio padre ero sempre la sua "Principessa", la ragazzetta stupidina e viziata; il visetto bello ma senza cervello né cuore; la figlia che aveva provato a farlo sentire il padre di un maschio "vero". Ma che si scopava i maschietti....
Poi, seguendolo in un viaggio a Bruxelles, lui dovette tornare di corsa a Roma e mi lasciò da sola in albergo per 3 giorni. Subito dopo la sua partenza conobbi una bellissima ragazza olandese, poco più grande di me: lei si disse subito innamorata di me; mi volle in casa sua e mi fece conoscere un mondo erotico mai nemmeno immaginato. Con questa ragazza ci sono stata fino a fine Luglio scorso: lei odiava la mia pancia che cresceva, il frutto del tradimento (a lei) non le andava a genio. E dentro di me si era rotto qualcosa verso lei: avevo "fortissimi" sospetti che lei fosse una pedina proprio di mio padre; fosse stata l'amante di quando lui era a Bruxelles.
Appena tornata dal mio ritiro spirituale mi è stato detto di mio padre, ho sentito il dovere di avvertire anche Helen e con lei sono stata spietata: le ho detto dei miei sospetti su di lei e lei non mi ha confermato tutto, senza dirmelo. Mi ha "solo" setto i motivi per cui io avrei avuto ragione.
Questo mi ha schifata!!!
Mi ha schifata su di lei, su mio padre e su tutto questo Mondo di merda. Ma ho deciso di crearmelo io il Mondo sul quale far vivere la mia piccola Alice jr.
Adesso non vi dico nulla a riguardo perché è solo un progetto, ma sono convinta che, se riuscissi nell'intento, sarò ben lieta di condividerlo con tutti voi. Ognuno potrà ricrearselo questo proprio Mondo... dove far vivere i propri affetti terreni.
Acci, vi avevo promesso di non parlarvi di me, ma mi sto tradendo spesso. Non sono brava a mantenere le promesse, questo lo avete capito anche voi, vero? Hehehe...
Un grosso bacio e un "grazie!" a ognuno dei miei quarantamila visitatori di questi primi quasi nove mesi del 2012.
Alla prossima!
Flaviaccia


giovedì 20 settembre 2012

Accade anche questo nella "sinistra" Italia


Montino e l'amore di vino per il bambino

(di Marcello Veneziani)

La giustificazio­ne del capogruppo del Pd alla Regione Lazio, Esterino Montino,a una spesa con soldi pubbli­ci di 4mila e 500 euro in un’enoteca: "A Natale abbiamo fatto regali ai bambini senza reddito" 

Del vergognoso malaffare che ha investito le Regioni del nord, del centro e del sud, da destra a sinistra, una frase passerà alla storia, anzi alla mitologia. È la fantastica giustificazio­ne del capogruppo del Partito demo­cratico alla Regione Lazio, Esterino Montino, a una spesa con soldi pubbli­ci di 4mila e 500 euro in un’enoteca. Te­stuale: «A Natale abbiamo fatto regali ai bambini senza reddito, un atto di so­lidarietà».
A leggerla così c’è da restare attoniti e commossi perché sintetizza in modo mirabile l’abisso che c’è tra la realtà e la rappresentazione, tra la politica e la ve­rità. Gustatela nel dettaglio: pensate, in enoteca i politici comprano - con i soldi nostri - regali di Natale per i bam­bini. Sarebbe bello e raccapricciante conoscere questi bambini alcolisti, queste creature mostruose e avvinaz­zate che al posto dei giocattoli a Natale ricevono vini di marca.
Si tratta, ci viene precisato, di «bam­bini senza reddito»: ci sono forse bam­bini con reddito, affermati profession­i­sti a sette anni o bambini commercian­ti con partita Iva a otto anni? Il dono è incartato ideologicamente nella soli­darietà... Ahò, semo de sinistra, mica famo come a quell’artri che rubbeno pe’ fasse er viaggio colla pischella bbo­na... Prendete quella frase puerile a sé stante, a prescindere da quel che poi riuscirà a dimostrare l’interessato: è l’epitaffio di questi anni e il necrologio di un ceto politico che ha perso il senso della realtà e dell’umano. Sembra il ri­tratto di una Madonna del Trecento: l’Esterino Montino con Bambino, per amor di vino.

mercoledì 19 settembre 2012

Come le maschere goldoniane...

Così Diego lo Scarparo e Sergio il Carrettiere fanno baruffa al mercato

Nella comune terra medioadriatica si sarebbe detto un tempo che lo Scarparo e il Carrettiere hanno preso a fare baruffa al mercato. Diego Della Valle contro Sergio Marchionne. Il padrone di un calzaturificio divenuto negli anni il florido marchio per le élite di massa (Tod’s) contro il grande manager di un impero immiserito in patria e rinato negli Stati Uniti (Fiat). Dicendo che “la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch’io fino a qualche tempo fa: adesso non più”, Marchionne si tradisce ingenuo e stizzito, lui stesso preda di quello “starnazzare nel pollaio più provinciale che c’è” sdegnosamente denunciato per richiamare la volgarità delle accuse di Della Valle. Certo, a sua parziale discolpa c’è che nell’arco di tre giorni il patron della Fiorentina gli aveva dato di “furbetto cosmopolita” e rappresentante cadetto di una famiglia (gli Agnelli) avvezza a “spararla grossa” salvo poi andarsene “alla chetichella”. Dunque uomo dalla mancata parola, Marchionne, nell’impeto accusatorio del suo antagonista. Ma sopra tutto cittadino del mondo, déraciné, traditore di un malriposto orgoglio per la stanzialità patriottica: non più un figlio degli Abruzzi natii (Chieti, città degli antichi Marrucini, guerrieri dal dialetto osco-umbro presto romanizzati), ormai soltanto un rampollo qualunque del melting pot italo-canadese (con residenza in Svizzera, peraltro).





E’ anche questo il sottotesto implicito nella requisitoria di Diego Della Valle da Sant’Elpidio a Mare (Sallupijo, in dialetto locale, Marche rivierasche). In realtà pure l’uomo delle scarpe coi pallini non scherza quanto a irraggiamento internazionale, diversamente non sarebbe il commerciante che è, come lo è Marchionne. Ma, a differenza di quest’ultimo, Della Valle sembra voler insistere sguaiatamente su una differenza di status (io sono un padroncino, tu resti un salariato) che vela appena la dissimiglianza dei caratteri. Perché la bottega di Della Valle è rigonfia di quattrini (in gergo: liquidità) e lui ci tiene da morire a farlo sapere. Lo si arguisce dalle sue parole – è diventato un urlatore nei salotti che gli fanno fare anticamera, eppure ha tirato giù Geronzi dalla vetta di Generali e ora vuole fare stragi omeriche in Rcs – e più ancora dalle sue movenze, dai tic e dalle smorfie in cui solitamente si manifesta l’ego di una persona (dall’etrusco Phersu=maschera). Ecco, quello di Diego lo Scarparo è un ego impaziente di riconoscimenti che si condensa nella capigliatura ravviata di continuo, nei braccialetti seriali ai polsi, nei gessati da paesano metropolitano. “Guardami – sembra sempre gridare anche quando è muto – sono tanto ricco da poterti fare la lezione di vita”.
E così è andata con Marchionne, che di suo ha scelto un’altra teatralità non meno egolatrica ma più efficace. Stessa sprezzatura, magari, però espressa con il profilo basso di uno che può vestirsi di stracci (costosissimi) e di barba penitenziale perché tanto, quando gli va, alza il telefono e dall’altra parte risponde Barack Obama. Sergio il Carrettiere è a modo suo uno che ha fatto fortuna in “Ammerica” e poi è diventato famoso grazie alla prima industria manifatturiera italiana, quella Fiat che ha deciso di spiantare dal giardino inaridito di un’Italia di cui non ha bisogno né rimpianto. Pur sempre noblesse de robe, quella di Sergio, ma sciacquata nell’Atlantico, aristocratizzata dal marchio sabaudo di cui è espressione, distante quanto basta dall’attuale coda di cometa del vecchio stile Agnelli; e fin troppo luccicante se messa a paragone di certa arrembante foga bottegaia. Se vuole fare rumore, discolparsi, contrattaccare, minacciare o promettere pace, Marchionne ha un direttore come Ezio Mauro a fargli da interlocutore e un’intervista baritonale assicurata in prima pagina su Repubblica. Della Valle, quando è mosso da un attacco di moralismo politico, deve acquistare le pagine interne ovvero, per conquistarsi le copertine, prendere a scarpate un Marchionne al giorno e poi attraversare con cura sulle strisce per non finire investito dal suo carretto.

giovedì 13 settembre 2012

La Foglia di fico della BCE




Scritto da Gerardo Coco   
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La Germania decise di rinunciare al marco in favore dell’euro a patto che l’unione monetaria (UME) non socializzasse i debiti dei paesi membri trasformandosi, come è avvenuto in “unione del debito”. Pertanto, seguendo i consigli dei padri dell’unione, fece includere nel Trattato sul funzionamento dell’UE (TFEU) l’art 125 (clausola di no bail out) che recita: “La UE non risponde né si fa carico degli impegni assunti dalle amministrazioni statali o altri enti regionali e locali, cioè ogni stato è responsabile delle proprie finanze e del proprio debito". L’art. 122 invece, recita: “Qualora uno stato membro si trovi in difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze naturali che sfuggono al suo controllo il consiglio su proposta della commissione può concedere a determinate condizioni assistenza finanziaria dell’Unione allo stato interessato”.
Si parla quindi di “calamità naturali”, non di quelle create dai governi.
I padri della unione monetaria volevano che la banca centrale fosse messa al riparo dalle pressioni di monetizzazione diretta dei debiti e quindi nello statuto della BCE fecero inserire la clausola per cui l’istituto non può acquistare titoli direttamente dai governi (in questo si differenzia dalla Federal Reserve). Pertanto fu inserito anche l’art.123 che recita: “Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni o agli organi della Comunità, ai governi centrali, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali”.
Questo articolo è stato inserito pari pari nello dello statuto della BCE come art. 21.1.
In tal modo, nel Trattato di Maastricht che ha costituito l’unione, si è voluta preservare l’indipendenza della Banca Centrale e responsabilizzare i paesi membri.
Il nuovo programma della BCE, Outright Monetary Transactions (OMT), sembra non rispettare la lettera degli articoli summenzionati.
Il Governatore Draghi ha tenuto a sottolineare che la Banca centrale non applica una “facilitazione creditizia” (credit facility) ai governi centrali, non viola l’art. 21.1 e l’iniziativa è legittima perché rientra nell’art.18.1 dello statuto della banca che le consente di comprare e vendere nel mercato (spot e foward), effettuare operazioni di repurchase agreement (acquisto titoli dal sistema bancario con accordo di rivendita) o di prestito basate su congruo collaterale.
Ora cosa si intende per “credit facility”? Si intende ovviamente facilitare l’accesso al credito. Un paese per vendere il proprio debito cerca qualcuno che glielo finanzi. I creditori richiederanno, in contropartita, un certo tasso in funzione del rating, delle prospettive di crescita, del livello di indebitamento, del deficit, della stabilità delle istituzioni ecc. Il tasso di interesse diventa parte dell’accordo contrattuale fra il debitore e creditore. Tuttavia negli ultimi tempi, si è visto come gli interessi possano aumentare a livelli proibitivi rendendo problematico il collocamento del debito.
Ora il programma OTM stabilisce che un paese impossibilitato ad ottenere credito a condizioni favorevoli dal mercato può richiederlo alla BCE e pure..illimitatamente! È vero che gli acquisti non avvengono direttamente ma solo nel mercato secondario. Ma, di grazia, coma fa tale programma a non essere un credit facility (violando l’art. 123) se permette indirettamente acquisti illimitati a tassi inferiori a quelli di mercato e a favore dei governi centrali? Come fa la BCE a non cambiare la propria missione e trasformarsi all’istante in salvatore di ultima istanza dei governi?
La Germania aveva richiesto espressamente l’inclusione degli articoli 123 and 125 nei trattati con l’intento di proteggersi dall’eventuale fallimento degli stati membri: se la Spagna dovesse adottare il programma OTM sarà la Germania ad accollarsi la maggior quota dei titoli spagnoli.
I padri dell’euro e la Germania non avevano previsto le astuzie dei governatori delle banche centrali. Draghi ha, infatti, aggirato, nella sua spiegazione, la parte dell’Art.123 che si riferisce al divieto di facilitare il credito ai governi centrali. Ma non è questo il punto. Draghi fa il suo mestiere.
Quello che i padri non avevano previsto era l’impossibilità dell’euro di funzionare. Non sono i trattati, gli accordi e l’idealismo da struzzi a far funzionare l’economie. Chi poi, ancora oggi, parla di egoismo tedesco non ha ancora capito o fa finta di non capire perché l’euro si è inceppato.
Il sistema dell’euro può essere assimilato a un sistema di cambi fissi e, per funzionare, i paesi che ne fanno parte dovrebbero viaggiare alla stessa velocità. La loro produttività di capitale e lavoro, alla fine, deve tendere allo stesso livello come l’acqua nei vasi comunicati. Altrimenti è come se i paesi forti avessero la moneta sottovalutata e quelli deboli sopravalutata. È per questo che la Germania ha aumentato il suo export rispetto agli altri. Non è che ne ha approfittato a danno degli altri, questa conseguenza è implicita nel meccanismo dell’euro. La Germania non può certo prestare agli altri la propria produttività. Ogni paese se la deve conquistare con le proprie forze, non può fare il questuante a vita. Altrimenti esca dall’euro.
L’OTM è, dunque, solo una foglia di fico su tutto questo assurdo meccanismo. Quando il re sarà completamente messo a nudo?