lunedì 31 gennaio 2011

Un amico lettore ci scrive:


Cari amici,
quella sul nucleare é una menzogna che viene ammannita agli italiani da oltre 50 anni (all'inizio fu Saragat, grande intenditore di vini, a dire: "fare una centrale nucleare per produrre energia elettrica é come fare una segheria per produrre segatura"). Nel 1968 Mario Silvestri, professore di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano, pubblicò per le Ediz. Einaudi "Il costo della menzogna": già allora! Nel 1987 votammo per un referendum trabocchetto: leggete perché e, se da 20 anni paghiamo il kWh 50% più della media europea, accettando che le ns produzioni industriali agonizzino mentre i satrapi mediorientali sguazzano nei petrodollari, ringraziamo in coro l' ENI ed i cortigiani "verdi". 
Oggi Di Pietro, Italia dei Valori, ha lanciato 2 referendum: sull'acqua e sul nucleare. Come non fidarsi di Di Pietro su problemi come questi!? lui e i suoi ex colleghi hanno rivoltato l'Italia come un calzino.., infatti se ne avverte l'olezzo. 
Saluti e Buona lettura!
(lettera firmata)
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NOTE:
"Il costo della menzogna"
Il nuovo libro dell'autore di «Isonzo 1917»: una indagine che rivela gli sconcertanti retroscena della politica nucleare italiana.
Professore di impianti nucleari al Politecnico di Milano, Mario Silvestri si è conquistato una larga notorietà con Isonzo 1917, la vivida ricostruzione dell'«anno piú lungo» della Grande Guerra, nata da una 'lunga passione storica, unita a un forte impegno di demistifìcazione e di denuncia.Il lettore ritroverà le stesse doti in questo volume, aperto su avvenimenti piú che recenti, addirittura in atto: la politica nucleare italiana e i suoi sorprendenti retroscena. Una vicenda che Silvestri («protagonista di secondo piano», come si autodefìnisce) ha potuto seguire da un osservatorio privilegiato, giorno per giorno, nel suo stesso farsi, partecipando direttamente agli eventi e al clima in cui certe decisioni furono prese, cogliendo particolari che l'esame dei soli documenti lascerebbe in ombra o del tutto nascosti.Questa padronanza della materia, e la preoccupazione di una sistemazione «storica», fanno sí che il libro sia qualcosa di piu di una cronaca o di un pamphlet, come il titolo chiaramente polemico potrebbe far credere. Al tempo stesso, Silvestri conferma le qualità del suo taglio narrativo, sempre teso e avvincente, preoccupato di riuscire accessibile anche al lettore profano, e di dimostrare come l'opinione pubblica possa farsi un preciso giudizio su problemi spesso mascherati a bella posta in un impervio tecnicismo.Gli avvenimenti coinvolgono personalità politiche, scienziati, industriali, giornalisti, praticamente l'intera classe dirigente italiana, della quale Silvestri traccia un ritratto inedito, certo piú vero di quanto traspaia dall'oleografia ufficiale o dalle passioni di parte.Benché l'indagine sia centrata sull'Italia, è costante il riferimento e la verifica della nostra azione politica rispetto a quella degli altri paesi, cosí che il quadro ne risulta notevolmente ampliato. Le conclusioni di Silvestri sono amare: egli denuncia un ripetersi di errori, un'incapacità a far tesoro dell'esperienza. Ma qualunque rimedio non può prescindere dal rifiuto delle illusioni, dalla constatazione spietata dalla realtà. 


Sull'Ing. Mario Silvestri

A dieci anni dalla sua scomparsa
In ricordo di Silvestri ingegnere e storico
prof. ing. Pierangelo Andreini  
 
Massimo esponente dell’ ingegneria nucleare in Italia e storico insigne, Mario Silvestri non ha ottenuto, come spesso accade, i riconoscimenti che il suo genio meritava.
Innamorato degli studi classici aveva scelto viceversa un indirizzo universitario scientifico, proponendosi di acquisire da autodidatta una
più vasta cultura in campo umanistico.
E tra scienza pura e scienza applicata, aveva optato per quest’ ultima “per prosaiche considerazioni sulle future possibilità di lavoro”. Nel giugno ’41, non ancora ventiduenne, divenne ingegnere elettrotecnico presso il Politecnico di Milano, con medaglia d’oro quale miglior laureato.
Poco dopo fu coinvolto nella seconda guerra mondiale, come
sottotenente in Slovenia e, successivamente, nelle formazioni clandestine che dovevano proteggere gli impianti industriali di Milano dalle ritorsioni dei tedeschi in ritirata.
Da queste esperienze acquisì una “tranquillità spirituale di fronte agli eventi più tragici e straordinari” - come egli soleva dire – e trasse stimolo per rendersi consapevole del periodo storico in cui il destino l’
aveva immerso.
I suoi meriti patriottici gli fruttarono un posto di altissima dirigenza all’ Azienda Elettrica Municipale di Milano, ma ben presto rinunciò a “fare il generale” per cominciare dalla gavetta, comeimpiegato alla Edison.
Qui gli fu chiesto di studiare il funzionamento della bomba nucleare lanciata su Hiroshima il 6 agosto ’45. Dopo sei mesi di intense
ricerche e conversazioni con gli amici della Facoltà di Fisica, Giorgio Salvini e Carlo Salvetti, e con il loro maestro Giuseppe Bolla, potè consultare il “Rapporto Smith”, il libro bianco americano sul programma nucleare militare (il celebre “progetto Manhattan”), che
il prof. Edoardo Amaldi aveva ottenuto negli Stati Uniti e distribuito ai colleghi italiani.”
C’era materia per discutere: la fissione nucleare poteva rappresentare una nuova fonte di energia. Mi assunsi l’impegno di portare il
problema all’ attenzione della Edison”, ricordava Silvestri.
Qui trovò ascolto, soprattutto da parte dell’ ingegnere De Biasi, attento alle novità. “Ma tutti eravamo convinti dell’ enormità dell’
impresa, anche limitata al solo obiettivo di riprodurre la reazione a catena autosostenentesi, che Enrico Fermi aveva realizzato a Chicago il 2 dicembre 1942”. De Biasi cointeressò l’ Adriatica di
Elettricità, la Fiat, la Falck, persino la nemica Montecatini, e successivamente la Pirelli.
Nel novembre ’46 queste Società fondarono il Cise di Segrate, con lo scopo di svolgere studi ed acquisire esperienze nel campo dell’ energia nucleare; il ventisettenne Silvestri figurava tra gli “scienziati promotori” dell’ iniziativa (era stato proprio lui a convincere gli industriali elettrici a scommettere sul nucleare).
Al Cise sviluppò studi, che ottennero poi riconoscimenti internazionali, in particolare sulla separazione isotopica (degli isotopi dell’
idrogeno e dell’ ossigeno), ed elaborò i presupposti per la realizzazione di un reattore nucleare di concezione italiana, il CIRENE ( CIse REattore a NEbbia): una macchina alimentata con
uranio naturale, moderata con acqua pesante e refrigerata con acqua naturale in cambiamento di fase, fluente entro tubi in pressione. All’ inizio del ’53, raccontava Silvestri, “lo Stato si accorse che esisteva l’ energia nucleare, che esisteva il Cise e che doveva occuparsi della materia.
Lo fece cercando di monopolizzare tutto, di demolire il Cise dal di dentro, comprando i suoi tecnici dal difuori, e per un
pelo non ci riuscì”.
Fortunatamente la Comunità europea finanziò il progetto Cirene
nelle sue esigenze essenziali di ricerca, poi anche il Comitato Nazionale dell’ Energia Nucleare lo accettò come asse portante del programma di ricerca italiano.
La messa in esercizio sperimentale del prototipo di reattore fu però bloccata nel 1987 a seguito del referendum nazionale sull’ energia nucleare, e una prematura fine, per la stessa ragione, fece la centrale “Enrico Fermi” di Trino Vercellese, che pure era stata realizzata con grande concorso di Silvestri. Nel frattempo egli aveva svolto un’ intensa attività accademica: aveva organizzato, con il prof. Bolla, il primo corso di laurea in Ingegneria nucleare al Politecnico di Milano, a cui diede un impulso fondamentale, divenendo titolare dal 1961 della cattedra di impianti nucleari; aveva diretto poi l’Istituto di Fisica Tecnica, ricoprendone la cattedra, e nel 1980 ricoperto per primi in Italia la cattedra di Energetica, da lui stesso concepita e tenuta fino al 1989.
Eletto presidente del Comitato Tecnologico del Cnr, ricoprì l’ incarico per due legislature (1972-1982) e ciò gli consentì, tra l’ altro, di ideare e dirigere nella fase iniziale il progetto finalizzato “Energetica”, che nell’ arco di dieci anni sviluppò ricerche su tutti gli aspetti della produzione ed utilizzo dell’ energia.
Fra i campi di studio ai quali Silvestri ha apportato un c o n t r i b u t o
fondamentale ricordiamo la sopraccennata separazione isotopica e l’
ideazione del reattore Cirene; da quella concezione seguirono molti lavori originali, che egli condusse con un numero crescente di allievi, sul trasporto di massa e calore, sulla termoidraulica dei deflussi bifase (in particolare sul flusso bifase ascendente, specialmente in quel regime che venne definito anulare-disperso), sullo sviluppo delle celle a combustibile. All’ imponente attività scientifica, testimoniata da oltre 200 memorie scientifiche e da vari manuali di termodinamica,
Silvestri ha affiancato un’ intensa attività umanistica, tradottasi nella pubblicazione di numerosi volumi sulla storia d’ Italia. Ad essa si è dedicato con il dichiarato intento di “ritrovare nell’ analisi del passato le costanti di una vicenda collettiva e del carattere di tutto un popolo”.
Già nel 1968 uscì il primo volume “Isonzo 1917”, sono seguiti poi “La decadenza dell’ Europa occidentale 1890- 1946” (4 vol., 1977-1982), “Cento anni di storia d’Italia 1861-1961” (3 vol., 1980- 1983), “Storia parallela” (1981), “Caporetto:una battaglia e un enigma” (1984), “La vittoria disperata” (1991) e “Riflessioni sulla grande guerra” (1992). Sono opere in cui egli analizza con grande cultura, distacco e virtuosismo documentale le più dettagliate problematiche economiche e tecnologiche, oltre che le strategie e i comportamenti umani, riuscendo nel difficile compito di accompagnare il rigore scientifico
a uno stile limpido e scorrevole, comprensibile ai più. Incentrati invece sulla questione energetica e, in particolare, sulla dissennata politica dell’ apparato pubblico italiano, sono Il costo della Menzogna: Italia nucleare 1945-1967 (1968) e Il futuro dell’ energia (1988). In quest’ ultima opera, tuttora di grande attualità, Silvestri invita la classe politica italiana (ma anche gli scienziati, i tecnici e tutte le parti sociali) ad effettuare in tema di energia scelte che affrontino il problematico futuro “guardando agli interessi della nazione anziché della fazione”.
A dieci anni dalla sua scomparsa e tuttora forte il ricordo della Sua persona, come forte è la riconoscenza dei numerosi allievi e collaboratori per l’ insegnamento del Maestro: ricercare instancabilmente il “perché” delle cose, cogliere l’ essenza delle verità che devono ispirare scelte e comportamenti, il lavoro come testimonianza e come servizio alla comunità civile.

La Parola di Dio

Lunedì (Mc 5,1.20)
Nella festa di san Giovanni Bosco,
maestro e patrono dei giovani,
ascoltiamo oggi una pagina del
Vangelo di Marco, il racconto dell'indemoniato
di Gerasa, un paese
che si trova a sud-est del Lago di
Tiberiade. Questo indemoniato
aveva in sé una «legione di spiriti
cattivi» che dava fastidio a tutta la
gente del paese. Gesù lo contenta,
senza farlo uscire dal quel paese
e ordina agli spiriti immondi di
andare nel branco dei porci che
erano al pascolo.
L'indemoniato vuole mettersi tra i
suoi seguaci, ma Gesù non lo permette,
gli dice di andare a casa e
annunciare ciò che il Signore gli
ha fatto e la misericordia che gli
ha dimostrato. Ci sono molti
spunti di riflessione nella figura
dell'indemoniato di Gerasa, il primo
dei quali è che il demonio non
è mai solo, ma è una legione, che
tenta l'uomo al male.

sabato 29 gennaio 2011

La Parola di Dio

Sabato (Mc 4,35-41)

Tra i tanti miracoli fatti da Gesù,
ce n'è uno che interessa da vicino
gli Apostoli che, essendo quasi
tutti pescatori, avevano paura del-
le tempeste, che s i
scatenavano e si scatenano anche
oggi sul lago di Tiberiade,
chiamato «mare di Galilea».
Mentre navigavano verso la riva,
si scatenò, infatti, una grande
tempesta; gli apostoli non riuscivano
a guidare la barca, mentre
il Maestro, su un cuscino, come
dice san Marco dormiva; allora
svegliarono Gesù, dicendo che
stavano tutti per morire, ma Gesù
li rimproverò chiamandoli:
«Uomini di poca fede!», fece un
cenno al vento di placarsi e vi fu
una grande bonaccia. Quando
nella nostra barca c'è Gesù, possiamo
stare tranquilli, come il
bimbo nelle braccia della mamma.
Gesù non solo comanda ai
venti e alle acque, ma vuole bene
a tutti noi. Ma c'è sempre Cristo
nella nostra barca, nella nostra
vita? E' questa la domanda
che dobbiamo farci oggi e in tutta
l'esistenza.

venerdì 28 gennaio 2011

FINI VERGOGNATI (E ORA VATTENE)

di Alessandro Sallusti


Due governi sovrani, quello di Santa Lu­cia e il nostro, certificano uffi­cialmente che aveva ragione il Giornale. L'appartamento è di Tulliani. Ora Fini può soltanto dimettersi

     Spazzatura, avevano sentenziato Fini e i suoi fan la scorsa estate quando que­sto giornale iniziò a occupar­si della casa di Montecarlo che il presidente della Came­ra aveva svenduto al cogna­to, sottraendola al patrimo­nio di An. Oggi due governi sovrani, quello di Santa Lu­cia e il nostro, certificano uffi­cialmente che avevamo ra­gione noi. Non ci aspettia­mo le scuse dei maestrini di giornalismo e siamo certi che la casta alla quale appar­teniamo non premierà la bravura e il rigore di Gian­marco Chiocci e Massimo Malpica, i due colleghi che insieme a tanti altri hanno condotto un’inchiesta esem­plare senza l’aiuto di magi­st­rati che ti passano carte sot­tobanco, come avviene con i pennivendoli tromboni del­­l’antiberlusconismo. A noi le procure di solito ci indaga­no, perquisiscono, intercet­tano, insultano. È successo anche ieri per il caso Boccas­sini. «Fango», hanno defini­to il procuratore capo di Mi­lano, Bruti Liberati,e l’Asso­ciazione Magistrati, le carte che abbiamo pubblicato e che raccontano come Ilda Boccassini finì sotto inchie­sta del Csm per i suoi amo­re­ggiamenti in luogo pubbli­co con giornalisti di sinistra. Ma come fango? Sono atti giudiziari, hanno lo stesso valore e dignità di quelli che riguardano l’inchiesta Ruby-Berlusconi. Le obiezioni sono ridico­le. La prima: è roba vecchia, Anni Ottanta. Certo, ma i giornali pubblicano pagina­te su inchi­este che riguarda­no gli Anni Ottanta di Berlu­sconi. La seconda: la Boccas­sini fu assolta. A parte che venne trasferita d’ufficio, di Berlusconi invece si può scri­vere anche nel caso di asso­luzione, addirittura in man­canza di un semplice rinvio a giudizio, come accade in questi giorni. La terza: è una interferenza nella vita priva­ta. Già, soltanto la vita ses­suale dei politici può essere messa in piazza, quella dei pm moralisti deve rimanere segreta, come la stessa Boc­cassini invocò all’epoca del fattaccio. Bruti Liberati e la Boccassi­ni non ci spaventano. Noi scriveremo di loro quando e come vorremo, le loro mi­nacce di arresto (se non fisi­co, della nostra libertà di espressione) sono la prova del delirio di onnipotenza della magistratura. Parlano di delegittimazione ma non hanno smentito una sola ri­ga di ciò che abbiamo scrit­to, e questa è l’unica cosa che conta. La verità è un’altra. Chi scrive cose fastidiose per Gianfranco Fini e i magistra­ti è bollato come diffamato­re, mentre sono i fatti che li diffamano e non noi. Chie­dere oggi le dimissioni di Fi­ni è una campagna di fango o di verità, avendo lui stesso giurato che avrebbe lasciato la carica nel caso fosse stato accertato che la casa di Mon­tecarlo era del cognato? Fini si vergogni di aver mentito agli italiani, Bruti Liberati di aver intimidito un giornale. Il giornalismo che piace a lo­ro è quello che scrive di un’altra minorenne che avrebbe incontrato Berlu­sconi ad Arcore anche se, nelle due serate indicate, il premier era la prima in ospe­dale e la seconda in Arabia Saudita. La verità che piace a loro non è quella certifica­ta da due Stati sul caso Mon­tecarlo, né quella che rac­conta Panorama oggi in edi­cola sui soldi pubblici fatti avere a familiari e amici di Bocchino, Briguglio e Grana­ta. L’unica campagna di fan­go in corso ha due mandanti precisi: Gianfranco Fini e procure politicizzate.

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Comunicazione del 27-01-2011 



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La Parola di Dio

Venerdì (Mc 4,26.34)
Per spiegare cosa deve essere la
Chiesa e cos’ è il Regno di Dio,
Gesù porta molte parabole, tra cui
quella del seminatore e quella
del granellino di senapa. Gli evangelisti
Matteo e Luca spiegano
la parabola del seminatore,
mentre san Marco vi accenna
rapidamente (Mc 4,26-34), annotando
che il Regno di Dio è
come un seme che il seminatore
getta nella terra; poi aspetta il
frutto, che non viene subito, ma
dopo molti mesi. E' una grande
lezione per i genitori, gli educatori
e gli stessi pastori: noi dobbiamo
seminare, poi i frutti verranno,
quando ce ne saremo andati noi.
Dobbiamo avere fretta nel raccogliere
il f rutto, dobbiamo solo seminare,
ossia, dare esempi e testimonianza
di quello che crediamo,
senza aspettare di raccogliere
i frutti.
La Chiesa, poi, è come un granellino
di senapa: duemila anni fa erano
pochissimi discepoli; oggi i discepoli
di Cristo sono quasi due
miliardi, ma ve ne sono altri quattro
che ancora non credono che
Cristo è il Messia, che devono attendere.

giovedì 27 gennaio 2011

La Parola di Dio

Giovedì (Mc 4,21-25)
Per far capire che il cristiano deve
essere la luce del mondo, Gesù
porta un paragone con la lampada,
perché a quei tempi non c'era
la luce elettrica, dice nel Vangelo
di Marco: «Si mette la lampada
sotto il tetto o sotto un moggio?»,
indicando che non solo la Chiesa,
ma tutti i cristiani devono essere
luce della terra.
Aggiunge, però, un altro avvertimento,
che dobbiamo tenere in
debito conto: «Con la misura con
cui misurate, sarete misurati». Ce
lo ha anche insegnato nel Padre
nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti,
come noi li rimettiamo ai nostri
debitori». Una parola che non
avremmo inventata noi, ma fa
parte dell'insegnamento di Gesù e
dobbiamo averla nel nostro cuore:
se perdoniamo poco, saremo
perdonati poco, ma se siamo benevoli
verso il prossimo, anche
Dio sarà benevolo con noi.

mercoledì 26 gennaio 2011

Test per UOMINI e DONNE: IL SEDUTTOMETRO

A grande richiesta rinnovo questo divertente e utile test.
Poi mi scrivete cosa ne è uscito?
Hehehehe.....



La Parola di Dio

Mercoledì (Mc 10, 1.9)
La lezione che ci dà il
Vangelo di Marco è
molto attuale anche
oggi, perché sentiamo
parlare continuamente
di divorzio e ci sembra
difficile accogliere la
pa ro la di Ge s ù:
«L'uomo non separi ciò
che Dio ha congiunto».
La parola di Cristo si
comprende con la obiezione
che gli hanno fatto alcuni farisei:
«E' lecito ad un marito ripudiare
la propria moglie?». La risposta
di Gesù è netta: «Mosè lo ha
permesso per la durezza del vostro
cuore, ma all'inizio della creazione
Dio creò l'uomo maschio e femmina,
per questo l'uomo lascerà la
propria moglie e i due saranno una
carne sola». Il matrimonio indissolubile
non è una invenzione della
Chiesa, ma è voluto da Dio, che ha
costituito l’unione dell'uomo con la
donna, un vero e proprio sacramento,
che non dà solo il peso della
stabilità e della indissolubilità,
ma anche la gioia della grazia e
dell'amore, che gli sposi si scambiano,
perché arricchiti dallo Spirito
Santo e dalla preghiera della comunità
cristiana.
L'indissolubilità del matrimonio è
ggiioorrnnaallee
difesa dalla Chiesa, perché rappresenta
una ricchezza per tutte
le famiglie.

martedì 25 gennaio 2011

La Parola di Dio

Martedì (Mc 16, 15-18)
Nella conversione di san Paolo,
la Chiesa ci fa ascoltare l'ultima
parola detta da Gesù ai discepoli,
prima di ascendere al
cielo: «Andate in tutto il mondo
e predicate il Vangelo ad
ogni creatura». San Paolo ha
sentito forte, dal momento della
conversione sulla via di Damasco,
questa parola; l'ha detta
esplicitamente nelle sue lettere
e l'ha dimostrato con la
sua vita: «Guai a me, se non
evangelizzerò».
Tutta la sua vita è stata attraversata
dalla febbre della
evangelizzazione e i quattro
faticosi viaggi apostolici ne sono
una testimonianza, al pari
delle sue lettere, a dimostrazione
che lui non era solo vero
apostolo, ma era destinatario
del monito che il Maestro aveva
consegnato ai suoi discepoli
e a tutta la Chiesa. La nuova
evangelizzazione, infatti, non è
il compito del terzo millennio,
come ha più volte detto Giovanni
Paolo II, ma è il compito
della intera cristianità.