giovedì 12 marzo 2009

L'angolo dei lettori: una come noi

Come mi arriva la giro "copia e incolla" qui :-))
Cara Giada accetto volentieri il tuo invito a scrivere per il tuo blog le cose che ti ho scritto qua e là nelle ultime mail a te. Intanto iniziamo dall'inizio, come ti dissi. Stavo cercando delle poesie sugli angeli e mi sono trovata questo sito. Poi leggendo qua e là mi sono piaciute delle tue riflessioni e leggendo ancora di più ho visto la foto della tomba di Alice e da lì ho intraletto il suo cognome e solo in quel momento ho avuto la certezza di conoscerla quella persona. Io sono amica della sua gemella che si chiama Flavia e con lei andavamo spesso al parco e una volta che eravamo là ha telefonato Alice a Flavia per chiederle di vedersi. Io ero con lei e così ho conosciuto Alice. Vi dico in una parola che quella ragazza si vedeva che era diversa dalle altre ragazze. Da come si vestiva, da come ti guardava e da come ti parlava. Vestiva semplicissimo ma pulita e con i colori ben accostati, non aveva firme e le scarpe erano comode, ma non era sciatta era più che decente e forse anche di moda ma semplice. Guardava le persone con gli occhi sereni ma attenti e con una espressione gioiosa e rasserenante, ti metteva subito a proprio agio. Parlava velocemente e con una specie di r moscia ma non troppo. Era divertente e buonissima. Vi spiego una giornata che mi ha lasciata con un punto interrogativo sulla testa e soltanto leggendo in questo tuo blog ho potuto rispondere da me a quelle domande che mi erano rimaste appese. Un pomeriggio ero al parco con Flavia e ci siamo riunite con Alice e due sue amiche, una paciocca con molto petto e visibilmente fiera di quel portamento e un'altra che sembrava l'opposta, cioè era magrina, molto brillante (un po tipo Flavia diciamo) e con una puntina di veleno verso la paciocca. La magrina era sempre attaccatissima a Alice, la paciocca spesso era discostante. In quel gruppo si parlava e si rideva spesso nonostante che Alice e le 2 amiche avevano dei libri di scuola e dei quadernoni per scriverci sopra. Alice disse per ben 3 volte una frase che faceva sempre ridere le amiche ma che a me colpì allora perché non sembrava una persona che parlava senza ragionare. Diceva: "ma quando arriva l'inverno?" Noi eravamo quasi in primavera e le amiche le facevano notare a turno che Alice doveva dire "ma quando arriva la primavera oppure ma quando finisce l'inverno" Un momento arrivano 2 ragazzi, uno giovane e bellino e uno che aveva sì e no 22-25 anni ruvido, incivile e mal educato che diceva spesse volte frasi con dentro bestemmie gravi. Erano in piedi davanti a noi che eravamo sedute e il più rustico ci disse di stare zitte perchè loro avevano da fare cose che ci voleva il silenzio. Vicino a lui c'era la paciocca che invitò i 2 a sedersi e Alice si fece posto per farli sedere così loro si sono seduti vicino a noi e parlando viene subito il discorso sui preti e sulla religione. Il fine era agnostico su questi discorsi e poi si capì (lo disse lui) che era stato chirichetto da giovane. Il più rustico odiava con acttiveria ogni prete e ognuno che parlava di religione ma Alice sembrava divertita a ribattere le sue frasi contro la chiesa e chi ci andava. Per farla breve queste persone buttano giù l'invito a chi ci stava a fare dei riti con un gatto da tagliargli la gola e alla fine bruciarlo. nessuna di noi prese sul serio quell'invito e dopo un bel po (forse un'ora giù di lì) ci lasciarono e poco dopo sono andata via io e Flavia ma prima di andare via Alice sembrava contenta e dopo che Flavia le chiese ripetutamente cosa aveva da essere così Alice ci fece vedere che apriva il suo quaderno e dentro il ragazzo che le stava vicino, il più fine, le aveva scritto un numero di cellulare. Andando via con Flavia le ho chiesto se Alice ci poteva provare ad andare con lui, intendendo andare come fidanzarsi, ma Flavia rise come una pazza e mi disse che quel ragazzo era "fottuto perchè mia sorella lo chiamerà e gli romperà tanto le palle da rimandarlo a fare il chirichetto" Non so come finì quella storia ma sono convinta che quel ragazzo è tornato a frequentare la chiesa e quell'altro è finito male o se la passa davvero male.

domenica 8 marzo 2009

BAmbino preistorico :-))

Un bambino preistorico torna alla caverna con la pagella.
Mette il lastrone di pietra sul tavolo.
Il padre lo prende in mano,
scuotendo la testa legge
sconsolato,non si capacita:
"...4 in italiano lo capisco:
e' poco che parliamo,
sono le prime volte!
 ...4 in matematica lo capisco:

le nostre menti non sono
ancora sufficientemente evolute!
 ... ma

4 in storia!.... te prego ...
so' du' cazzate!!!"

sabato 7 marzo 2009

Proteggi i rapporti dagli sbalzi d’umore

Nessuno sfugge agli alti e bassi della vita ma chi ne diventa schiavo rischia di perdersi. Quando il “lunatico” va in crisi e rende difficile la vita a sé e al partner. I rimedi che valgono per sé e per gli altri...

sbalzi d'umore Sono così diffusi che quasi nessuno li nota. Ogni volta che entrano in gioco, dopo aver fatto i loro danni, si dileguano così velocemente da non essere considerati i veri responsabili di tanti problemi relazionali. Sono i ben noti sbalzi d’umore, cioè i “viraggi”, verso l’alto o – più spesso – verso il basso, dell’atmosfera interiore, della tonalità degli stati d’animo. Sono fenomeni psichici naturali, che appartengono a ognuno di noi, seppur in misura diversa. L’umore infatti non può e non deve restare sempre identico nel tempo: risente degli eventi esterni, del clima, dei ragionamenti, delle emozioni, della ciclicità ormonale e di tante altre varianti. E opporsi a queste modulazioni spontanee sarebbe sbagliato, controproducente, poiché si tratta di modalità con cui la nostra energia psichica e mentale ha bisogno di fluire in quel momento. Tuttavia è necessario comprenderne anche gli aspetti negativi, soprattutto se le persone che abbiamo accanto sono particolarmente soggette a questi viraggi (o se lo siamo noi stessi).

Un’onda anomala

Lo sbalzo d’umore infatti è come un’onda che, in qualche modo, tenta di “impadronirsi” della persona che lo vive: cambia, almeno in parte, la sua disponibilità verso gli altri, la fa ragionare un po’ diversamente, le fa dire e fare, in modo alterato, cose che in altri momenti non direbbe o farebbe. La persona è sempre la stessa, ovviamente, ma qualcosa in lei illumina o, al contrario, adombra in modo molto netto alcune sue caratteristiche, al punto che chi le è vicino in quel momento può avere la sensazione di non riconoscerla, nei modi, nei pensieri e nello sguardo. Gli sembra un altro. Ciò è sicuramente più problematico quando lo sbalzo dell’umore è verso il basso: si può diventare pessimisti, scontrosi, sarcastici, sfiduciati, apatici, e dire cose che possono far male, distruggendo – o comunque mettendo in dubbio – quanto si era fatto di buono, per se stessi o per gli altri. Perché il problema dello sbalzo è che, mentre avviene, la persona spesso si identifica con esso, ci crede, e solo di rado si accorge che si tratta di un’alterazione passeggera.

Danni a tutto campo

Allo stesso modo l’interlocutore, soprattutto se è emotivamente coinvolto, può facilmente farsi influenzare, quasi manipolare, da questa manifestazione. E starci male. Nella vita di coppia ciò raggiunge la sua punta più alta: un partner lunatico porta con frequenza nella relazione dei messaggi molto diversi e altalenanti fra loro, disorientando l’altro, il quale, in buona fede, crede a ciò che sente e a ciò che vede in quel momento, anche se magari dopo qualche ora sentirà e vedrà un atteggiamento diverso, quello più consueto e conosciuto. Ma anche nei rapporti intrafamiliari (genitore-figlio; tra fratelli), amicali e professionali gli sbalzi d’umore possono creare malintesi, discussioni, litigi, sofferenza, illusioni, demoralizzazioni, dalle conseguenze anche molto protratte nel tempo. Un capufficio umorale, ad esempio, è un grande problema, che può in alcuni casi tradursi addirittura in un problema di mobbing. Alcuni inoltre soffrono particolarmente gli sbalzi d’umore altrui perché evocano in loro un fastidioso senso di precarietà, di imminenza, e li mettono in uno stato di continua tensione.

Contemplazione

Nelle stesse psicoterapie individuali è ben visibile come l’umore cangiante possa essere di ostacolo. Una persona è fiduciosa, nel lavoro psicologico che si sta facendo, ma uno o due giorni di “umor nero” possono indurla a mollare tutto e a vanificare ciò che ha fatto fino a quel momento. Proprio come spesso accade nella vita quotidiana quando, seguendo ciò che si pensa durante uno sbalzo, si fanno scelte che poi si pagano a caro prezzo. Da tutto questo emerge l’esigenza di imparare a gestire e ad affrontare meglio gli sbalzi d’umore, propri e altrui. Se da un lato essi rappresentano un’energia che deve fluire e a cui va dato spazio, è importante imparare a non identificarsi in essi, ma al contrario a osservarli e a lasciarli fluire, come semplici testimoni, senza mettere per forza in atto quello che essi ci chiedono. Un atteggiamento “contemplativo” che ovviamente vale anche nei confronti degli sbalzi altrui.

Contenuti inconsci

Pensieri cupi, avversioni improvvise, scoramento: è bene lasciarli venire, ma non bisogna permettere loro di prendere il timone della nostra vita. Forse ci stanno segnalando qualcosa di inconscio che vuole emergere, un modo di essere a cui di solito non diamo spazio. Ma questa intuizione dovrà essere elaborata in altri momenti, quando lo sbalzo è passato. Solo così potremo sfruttare il suo eventuale potenziale, portandolo come elemento di novità consapevole e rigenerante nelle relazioni che per noi contano.