venerdì 28 novembre 2008

Noooo, non ditemi che....

... non vi ho ancora scritto la poesia più bella, secondo me, di Alice?
Dolcissima, intensa e racconta molto riassuntivamente che tipo di vita conduceva... Attendo vostri commenti.
Baci Giada

Ah, la frase celebre di oggi:  
La donna è stato il secondo errore di Dio. (Friedrich Nietzsche)  


SCUSA GESU'
Quando mi sento depressa, 
Quando sono delusa, 
Quando stanca di tutto 
E quando solo pigra. 

Scusami quando non ce la faccio più, 
Ma il lavoro è ancora tanto.
Scusami Gesù 
Quando sono triste
E quando sono troppo allegra
Per ascoltarTi come si deve.

Quando vorrei dirTi mille cose,
Ma non riesco a parlarTi
Perché sono troppo rapita dal Mondo.
Quando sbaglio e non capisco
O quando capisco e ci ricasco. 

Scusami Gesù 
Quando il mio cuore 
Bussa alla tua porta anche di notte. 
E Tu mi apri lo stesso e mi perdoni. 
Scusami quando esisto solo per me 
E quando Ti chiedo di tornare a Te.

giovedì 27 novembre 2008

I sogni degli angeli

Nulla è per lo spirito più raggiungibile che l'infinito. (Novalis) 

A volte si pensa che gli angeli, se esistono, sono eterei, fatti di luce e non possano soffrire per se stessi o per gli altri. E non possano sognare. 
Io personalmente ho conosciuto un angelo che sognava di diventare la "sorella di tutti", cioè la suora. Amava i bimbi come fossero stati la sua vita, ma aveva preso la decisione di non averne di propri per stare con quelli degli altri. Per donare loro un sorriso, per allieviarne qualche pena, per farli vivere come bimbi e non come oggetti. E poi c'erano gli "ultimi", i tossici, i poveri più poveri, i disperati. Quelli che non avevano più voglia di vivere ma avevano il terrore di uccidersi: erano già morti e lo sapevano bene, ma erano ancora lì, davanti a noi ricchi e ben pasciuti che nemmeno li vedevamo. 

Se aveste avuto modo di fare un giro con Alice, a parte entrare in tutte le chiese (anche solo per dire "grazie Gesù per sono viva e perché anche oggi mi hai scelta come tua serva"), avreste notato quante persone bisognose abbiamo accanto a noi e noi nemmeno le vedevamo. Non parlo di chi chiede l'elemosina e di chi ti disturba ai semafori. Parlo delle decine di persone che stanno davanti a noi, mute, silenziosissime, composte e a volte anche dignitose. Ma che sono svuotate dalle prove della vita. Sono morte per loro stessi prima che per il becchino. 

Ci sono decine di bimbi privi di ogni espressione, di ogni sorriso, che hanno il "buio dentro gli occhi" (l'angelo che conoscevo io usava questa espressione: lei vedeva l'anima negli occhi della gente ed io ne sono certa di questo); ma poi ci sono anziani soli, tristissimi ma dignitosi, rimasti vedovi da poco o da una vita ma anch'essi morti col partner; ragazzi, uomini, donne scattanti e agili ma che non hanno più il senso della vita, di cosa è importante e di cosa è invece fondamentale: "il denaro è importante per assicurarsi la vita terrena ma l'essere amici di Gesù è fondamentale per la vera Vita" (parole angeliche). L'altro sogno era diventare Magistrato. Non so se avesse potuto farlo (lei diceva che si era informata e che avrebbe potuto studiare per questo). Ma l'articolo che ho trovato oggi mi fa pensare che Dio ha voluto così bene al suo angelo che le ha privato anche questa delusione. 





n. 284 del 2008-11-27 pagina 19

"Vi racconto il concorso da giudice: tutto truccato" di Luca Fazzo

Il racconto al Giornale di una candidata che ha partecipato al concorso di Milano: "Ho visto troppe irregolarità Sui banchi codici commentati o intere enciclopedie". Decine le denunce. Il ministero ha aperto un’inchiesta Milano - «Una scena che non dimenticherò facilmente. Marasma totale, candidati che chissà come erano riusciti a portarsi appresso intere enciclopedie giuridiche, nessuno che sapeva che pesci pigliare, e in mezzo al caos un membro della commissione che strillava “Fermate quello spelacchiato che incita le persone”. Sembrava di essere al mercato, non al concorso per una delle professioni più delicate della nostra società». Questo è il racconto di V. che ha trent’anni e - per motivi che spiegherà più avanti - non vuole vedere il suo nome sui giornali. Ma il suo nome ce l’ha il ministro della Giustizia Angiolino Alfano, in calce all’accorata lettera che V. gli ha mandato per raccontargli le condizioni surreali in cui si è svolto a Milano, dal 19 al 21 novembre, il concorso per 500 posti da magistrato. Delle decine di testimonianze come quella di V. si dovranno occupare in diversi. Il ministero, che ha avviato una inchiesta interna. Il Consiglio superiore della magistratura che - su richiesta dei Movimenti riuniti e di Md - stamattina aprirà una sua indagine. E la Procura della Repubblica di Milano sul cui tavolo sono arrivati gli esposti che alcuni candidati inferociti si sono precipitati a depositare dopo avere rinunciato a portare avanti la prova. «Io non voglio buttarla in politica», dice V., «non voglio ipotizzare che ci fossero forme di corruzione o di connivenza. Non sta a me accertarlo. A noi spetta denunciare le irregolarità macroscopiche che erano sotto gli occhi di tutti e che la commissione ha fatto finta di non vedere. Adesso leggo che il ministero per fare luce sulla vicenda ha chiesto una relazione al presidente della commissione. Che obiettività ci si può aspettare? Perché non vengono sentiti anche i candidati?». Tema dello scandalo: l’introduzione - da parte di numerosi candidati all’oceanica prova d’esame convocata presso la Fiera di Milano - di vietatissimi codici commentati. Tradotto per i profani: agli esami per magistrato i temi riguardano faccende astruse («diritto di abitazione del coniuge superstite e della tutela del legittimario nel caso di atti simulati da parte del de cuius», recitava una traccia di settimana scorsa) cui i candidati debbono rispondere basandosi unicamente sui testi di legge, e non sui codici assai diffusi in commercio che, in fondo alle pagine, forniscono le risposte a ogni dubbio. Peccato che alla Fiera di Milano i codici del secondo tipo circolassero quasi liberamente. Risultato: sollevazione degli onesti, assalto alla presidenza, la prova che si blocca, riparte, finisce a notte inoltrata tra urla di «vergogna, buffoni», minacce, metà dei 5.600 candidati che abbandonano senza consegnare il compito. Come è stato possibile? Il presidente della commissione d’esame, il consigliere di Cassazione Maurizio Fumo, rifiuta ogni spiegazione. Così per ricostruire i fatti - che rischiano di portare all’annullamento della prova - bisogna affidarsi al racconto di V. e degli altri candidati. «La mia non è una denuncia anonima - dice V. - il ministro ha il mio nome in mano. Ma io quell’esame voglio riprovare a affrontarlo, stanno per essere banditi altri 350 posti. E se il mio nome girasse ne uscirei enormemente penalizzata». Che una aspirante magistrata sia convinta che il «sistema» si vendicherebbe della sua denuncia civile la dice lunga sull’aria che tira. V. non si dichiara ancora ufficialmente una disillusa, ma poco ci manca. «Io da sei anni non faccio altro che prepararmi per questo concorso. Voglio fare il magistrato, e credo che lo farei bene. Non ho aspirazioni missionarie, non ho una visione giustizialista della società. Ma credo che ogni società abbia bisogno di una cultura delle regole, e che per questo servano magistrati equilibrati e preparati. Io credo di essere entrambe le cose. Consideravo il concorso per magistratura l’ultima trincea della meritocrazia, evidentemente mi sbagliavo. All’idea che questo concorso premi i furbi che “ci hanno provato” mi sento profondamente indignata». «Abbiamo passato un giorno intero - racconta - a fare controllare i testi di cui chiedevamo di servirci. A me hanno tolto persino i segnapagine. Il giorno dell’esame ci sono ragazze che si sono viste perquisire anche la busta dei Tampax. I controlli, insomma, sembravano seri. E invece quando siamo entrati nell’aula è arrivata la sorpresa. C’erano candidati che avevano sul banco, con tanto di autorizzazione, codici commentati, manuali di diritto, enciclopedie. A quel punto è partita la protesta». Ma chi è stato, a permettere l’ingresso dei testi vietati? «I controlli li facevano i vigilantes, gli stessi che poi giravano tra i banchi. Non so chi li abbia istruiti. Ma so che un codice semplice si distingue facilmente da uno commentato: c’è scritto in copertina, e uno è alto un terzo dell’altro. Impossibile non accorgersene». E allora? Come è stato possibile? «Non lo so. Era una situazione surreale. E il presidente diceva: la prova va avanti, non è successo niente. Nei due giorni successivi il concorso è andato avanti così, chi copiava dai testi e chi si arrangiava in qualche modo. Se provavi a guardare il banco del vicino quello ti saltava in testa: cosa vuoi, fatti i fatti tuoi, vattene». Ed era il concorso da cui sarebbero usciti i magistrati di domani.

martedì 25 novembre 2008

Ma sì, ridiamo insieme...

Mi è giunta da un nostro affezionato lettore e ve la giro immediatamente augurandovi buona giornata!
Baci :-)))
Giada

Oggi mi sono svegliato presto, mi sono infilato i pantaloni, vestito con calma, preparato caffè, preso le mie mazze da golf e sono andato piano verso il garage, ho messo le mazze nell'auto e ho tirato fuori la macchina dal garage sotto una pioggia torrenziale.
La strada era totalmente inondata e il vento gelido soffiava a100 km orari.
Sono rientrato con l'auto in garage, acceso la radio e sentito che le previsioni dicevano che quel tempaccio sarebbe durato tutto il giorno. Che delusione!
Sono rientrato in casa, mi sono rispogliato e silenziosamente sono scivolato a letto. Piano mi sono avvicinato a mia moglie stringendola e, mettendole una mano sulla natica, le ho sussurrato all'orecchio: "Il tempo fuori è orribile..." Lei mezza addormentata mi ha risposto: "Sì, lo so... E tu pensa che quel cretino di mio marito è andato a giocare a golf!"

domenica 23 novembre 2008

Da ridere...

Data: 18/10/2008 13:24
L'uomo aveva già intascato 650 mila euro con altri raggiri

Truffa alla Totò, tedesco prova a vendere l'ambasciata Usa

Arrestato il 57enne Wolfgang Kroll: aveva tentato di cedere ad un intermediario immobiliare di Montecarlo la sede diplomatica della capitale e il Palazzo della Fao

Roma, 18 ott. - (Adnkronos) - Aveva proposto la vendita immobiliare di due centri commerciali e addirittura dei palazzi dell'Ambasciata americana (nella foto) e della Fao. L'uomo, il 57enne tedesco Wolfgang Kroll, colpito da un mandato di arresto europeo richiesto dalla Germania per truffa aggravata e uso di documenti falsi, è stato arrestato dalla Polizia. L'uomo, già conosciuto nella capitale come truffatore internazionale, lo scorso settembre era stato denunciato in stato di libertà, sempre dalla Squadra mobile romana, per una truffa milionaria in danno di un imprenditore tedesco residente nel Principato di Monaco. Alla vittima, un consulente ed intermediario nel campo delle compravendite immobiliari di una società con sede a Monaco, l'arrestato aveva infatti inizialmente proposto il mandato in esclusiva per la vendita immobiliare dei centri commerciali 'Porte di Roma' e di quello 'Auchan' di Cesano Boscone (Milano) ottenendo in cambio 650.000 euro. Poi aveva proposto anche l'esclusiva per la vendita di altri due immobili di prestigio, ossia l'ambasciata americana e la Fao.

sabato 22 novembre 2008

Visto in giro...

Riguardo Alice so che ci sono due procedimenti in corso: uno per verificare che non avesse avuto problemi legati alla pedofilia (si parlò a lungo di "contatti" via web e di "amicizie particolari" ed "attenzioni eccessive" nell'ambito delle sue conoscenze "sotto casa"); l'altro per motivi direttamente correlati alla sua morte per i quali fu addirittura riesumata la salma a meno di un anno dalla sepoltura per farci sopra ulteriori e più precise analisi in merito. Su come stiano procedendo, sinceramente, non lo so, ma questo articolo mi riporta davanti agli occhi il dolore di una vita rubata: si parla di un'altra ragazza sedicenne deceduta poco più di un mese prima di Alice. Una coincidenza che mi ha fatta tremare....
Chi i colpevoli? Ognuno ha la propria versione, e speriamo che la magistratura faccia bene il proprio dovere e ci faccia vedere i volti di tutti quelli che hanno partecipato, direttamente e indirettamente, alla sua morte. mercoledì 19.11.2008 ore 16.00
La tragedia di Novellara

Morì a 16 anni di peritonite Il pm: processate sette medici

Due anni e mezzo d’indagini al cui coordinamento si sono succeduti due magistrati, perizie e controperizie, un coinvolgimento ad ampio spettro di sanitari dell’ospedale di Guastalla con ben quattro reparti nel mirino (pronto soccorso, chirurgia, cardiologia, medicina) ed ora la richiesta di rinvio a giudizio - per omicidio colposo - di sette medici, ritenuti responsabili, dalla procura, della morte della novellarese di 16 anni Greta Pavarini, spirata il 3 luglio 2006 per le conseguenze di una peritonite, dopo cinque giorni dall’intervento. E’ questo l’esito della soffertissima inchiesta chiusa dal procuratore capo Italo Materia.

venerdì 21 novembre 2008

Il grande elefante

Fiabe africane per bambini.

La fiaba africana sul perché l'elefante è così grande

Narra una leggenda africana che, all'origine del mondo, l'elefante aveva la statura degli altri animali, nonostante ciò era il più prepotente, voleva comandare su tutti ed essere servito e riverito come un re. Gli abitanti della savana, stanchi delle sue prepotenze, si riunirono di nascosto in assemblea e dissero: - Non vogliamo più sopportare le angherie dell'elefante, tutti noi viviamo nel terrore, ogni protesta e ogni ragionamento non sono serviti a niente. E' ora che facciamo qualcosa per fargli capire le nostre ragioni. Discussero a lungo fino a che, di comune accordo, decisero di dargli una sonora lezione. Invitarono il prepotente in un'ampia radura dove gli avevano apprestato un ricco banchetto per abbonirlo e per tenerlo occupato.

L'elefante aveva accettato ben volentieri, tutto contento di essere così ossequiato; mentre era assorto a gustare il pranzo, gli animali lo circondarono e cominciarono a dargli tante botte con le zampe e con le corna sino a gonfiarlo tutto, da capo a piedi! Il malcapitato, alquanto malconcio, andò a tuffarsi nel vicino fiume per dare refrigerio alle tante ferite che aveva sul corpo. Gli ci vollero parecchi giorni per guarire e, quando i dolori furono passati e le piaghe rimarginate, l'elefante, specchiandosi nell'acqua del fiume, vide che il suo corpo era rimasto tutto gonfio, enorme, pesante! Soltanto le orecchie erano rimaste come prima e certamente non facevano bella figura in quel suo grande testone! Era diventato il più grande animale della savana, ma il suo potere era finito!

Ora non avrebbe più potuto comandare nemmeno sugli animali più piccoli perché la sua grande mole avrebbe ricordato a tutti la lezione avuta nella radura. E fu così che l'elefante, da quel giorno, prese a camminare con le orecchie abbassate… per la vergogna.

giovedì 20 novembre 2008

Commovente, da leggere

Non so come mai (sì, lo so, tranquilli) ma la storia che vi chiedo di leggere mi ricorda moltissimo la gentilezza ed il cuore puro di Alice. O forse la sto idolatrando io e lei, invece, non era così? 

No, no: l'ho conosciuta troppo bene per dirvi che non sto esagerando su di lei, era davvero una persona speciale, troppo rara per perderla senza sentirne la mancanza... 

Un bacio a te, Alice, ormai 18enne angelo del Paradiso 


Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9:00.  
Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita.  

Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita. Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. 
L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. 
Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni. 
Ne fui sorpreso, e gli chiesi. "E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?" 
L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei" 

Dovetti trattenere le lacrime... 
Avevo la pelle d'oca e pensai: "Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita". Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.  

Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. 

Spero condividerai questo messaggio con qualcuno cui vuoi bene, io l'ho appena fatto, condividendolo con voi.

La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.  

Sii più gentile del necessario, perché ciascuna delle persone che incontri sta combattendo qualche sorta di battaglia come te, come tutti noi...

mercoledì 19 novembre 2008

La Giraffa vanitosa

Fiabe africane per bambini.

La giraffa vanitosa (una favola etnica proveniente dall'Africa)

Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva tra gli altri animali una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra. Sapendo di essere ammirata non solo dalle sue compagne ma da tutti gli animali era diventata superba e non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva. Anzi se ne andava in giro tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri dicendo: - Guardatemi, io sono la più bella. -

Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta. Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise a blandirla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa: - Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessuno altro animale può giungere... - E così dicendo, la condusse verso la palma della foresta.

Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci. lì suo collo era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di più, non riusciva a raggiungere il frutto. Allora la scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della giraffa, poi sul collo e finalmente si issò sulla sua testa riuscendo ad afferrare il frutto desiderato. Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa: - Vedi, cara mia, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali.

La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri animali e a rispettarli.

Fiaba Senegalese

Fiabe e favole africane per bambini.

La favola del Senegal, Perché ci sono tanti idioti

Tanto tempo fa c'erano pochissimi idioti nel mondo rispetto a oggi. Quando se ne trovava uno da qualche parte, subito era cacciato via dal villaggio. Oggi, invece, bisognerebbe cacciare via la metà del villaggio e ancora ciò non basterebbe. Ma come si spiega che ci sono in giro tanti idioti? Ecco come sono andate le cose... Un giorno tre idioti che erano stati cacciati via da un villaggio per colpa dei loro pettegolezzi, si ritrovarono ad un crocevia e dissero: «Forse arriveremo a qualche cosa di utile se riuniremo l'intelligenza di tre teste stupide».

E proseguirono il loro cammino insieme: dopo un certo tempo, arrivarono davanti a una capanna dalla quale uscì un vecchio uomo che disse loro: «Dove andate?». Gli idioti alzarono le spalle e risposero: «Dove ci porteranno le nostre gambe. Ci hanno cacciato via dal nostro villaggio per le nostre imbecillità». Il vecchio rispose: «Allora entrate. Vi metterò alla prova». Questo vecchio aveva tre figlie anche loro imbecilli e si dimostrò comprensivo. L'indomani, chiese al primo idiota: «Tu, vai alla pesca!» E al secondo: «Vai nel bosco e porta un masso legato con treccine di corde!» Poi al terzo: «E tu portami delle noci di cocco!» Gli idioti presero un recipiente ciascuno, un'ascia e un bastone e si misero in strada. Il primo si fermò vicino al mare e si mise a pescare. Quando il suo recipiente fu pieno, ebbe di colpo sete; ributtò tutto il pesce in acqua e tornò a casa a bere. Il vecchio gli domandò: «Dove sono i pesci?». Egli rispose: «Li ho rimessi nell'acqua. Mi ha preso la sete e sono ritornato veloce a casa per bere. Il vecchio si arrabbiò: «E non potevi bere al mare?» gli chiese. L'idiota rispose: «Non ci ho pensato&...» Durante questo tempo, il secondo idiota che era stato nel bosco, ma si preparava a ritornare a casa; si era reso conto che non aveva corda per legare i massi. Correva a casa appunto per cercarne una.

Il vecchio si arrabbiò di nuovo: «Perché non hai legato il tuo masso con una delle corde?». Egli rispose: «Non ci ho pensato...». Il terzo idiota montò sulla palma da cocco, mostrò alle noci di cocco il suo bastone e disse: «Tu devi buttare a terra queste noci di cocco, hai capito?» Scese e cominciò a lanciare il bastone sul cocco. Ma non fece cadere nessuna noce. Anche lui ritornò a casa a mani vuote. E una volta ancora il vecchio si arrabbiò: «Poiché tu eri sul cocco, perché non hai colto il frutto con le mani?». Egli rispose: «Non ci ho pensato...».

Il vecchio seppe che non avrebbe combinato niente di buono con quei tre scemi. Gli diede in moglie le sue tre figlie e li cacciò via tutti quanti. Gli idioti e le loro mogli costruirono una capanna e vi vissero bene e male. Ebbero figli tanto stupidi quanto erano loro, le capanne si moltiplicarono e gli idioti si disseminarono in tutto il mondo.

Favola Prova d'amore

Fiabe e favole africane per bambini.

Il racconto etnico africano: Prova d'amore

C'era una volta un re che aveva una figlia ammirata da tutti per la sua bellezza e bontà. Molti venivano a offrirle gioielli, stoffe preziose, noci di kola, sperando d'averla come sposa. Ma la giovane non sapeva decidersi. - A chi mi concederai? - chiese a suo padre. - Non so - disse il padre - Lascio scegliere a te: sono sicuro che tu, giudiziosa come sei, farai la scelta migliore. - Facciamo così - propose la giovane - Tu fai sapere che sono stata morsa da un serpente velenoso e sono morta. I membri della famiglia reale prenderanno il lutto. Suoneranno i tam-tam dei funerali e cominceranno le danze funebri. Vedremo cosa succederà.

Il re, sorpreso e un po' controvoglia, accettò. La triste notizia si diffuse come un fulmine. Nei villaggi fu un gran parlare sommesso, spari di fucile rintronavano in segno di dolore, mentre le donne anziane, alla porta della stanza mortuaria, sgranavano le loro tristi melopee. Ed ecco arrivare anche i pretendenti della principessa. Si presentarono al re e pretesero la restituzione dei beni donati. - Giacché tua figlia è morta, rendimi i miei gioielli, le stoffe preziose, le noci di kola. Il re accontentò tutti, nauseato da un simile comportamento. Capì allora quanto sua figlia fosse prudente. Per ultimo si presentò un giovanotto, povero, come appariva dagli abiti dimessi che indossava.

Con le lacrime agli occhi egli disse: - O re, ho sentito la dolorosa notizia e non so come rassegnarmi. Porto queste stoffe per colei che tanto amavo segretamente. Non mi ritenevo degno di lei. Desidero che anche nella tomba lei sia sempre la più bella di tutte. Metti accanto a lei anche queste noci di kola perché le diano forza nel grande viaggio.

Il re fu commosso fino al profondo del cuore. Si presentò alla folla, fece tacere ogni clamore e annunciò a gran voce: - Vi do una grande notizia: mia figlia non è morta. Ha voluto mettere alla prova l'amore dei suoi pretendenti. Ora so chi ama davvero e profondamente mia figlia. E' questo giovane! E' povero ma sincero. Dopo qualche tempo si celebrarono le nozze con la più bella festa mai vista a memoria d'uomo. I vecchi pretendenti non c'erano e non si fecero più vedere.

martedì 18 novembre 2008

Il leone ingrato

Fiabe e favole africane per bambini.

La favola africana: Il leone ingrato

Molto tempo fa, in un piccolo villaggio, viveva un leone. Disturbava continuamente la gente del villaggio e uccideva chiunque passasse vicino alla sua capanna. Il re del villaggio allora indisse una riunione straordinaria. In essa tutti i cacciatori del villaggio decisero di andare in cerca del leone e di ucciderlo.

Costruirono anzitutto una capanna molto resistente, dove potessero rinchiudere il leone prima di ucciderlo. I cacciatori riuscirono poi a catturare il leone e lo rinchiusero nella capanna in attesa di punirlo senza pietà. Il giorno dopo, un uomo stava passando vicino alla capanna: il leone lo supplicò di aprire la capanna e di farlo uscire. L'uomo all'inizio resistette, ma poi cedette alla continua implorazione del leone e aprì la capanna. Appena il leone usci fuori si avventò sul'uomo cercando di ucciderlo. Questi pregò il leone di risparmiarlo, ma inutilmente. La gente che passava di là informò il villaggio di quello che stava succedendo.

L'uomo e il leone raccontarono la loro versione dei fatti. Molti patrocinavano la morte dell'uomo, molti altri imploravano clemenza. Passava di là un lupo, che viveva nelle vicinanze del villaggio, e si fermò ad ascoltare la controversia. Chiese poi le diverse argomentazioni. L'uomo raccontò al lupo che il leone nella capanna stava soffrendo: lo aveva supplicato di aprire la capanna per poter uscire. Così aveva fatto, ma il leone dopo essere uscito aveva cercato di ucciderlo. Il lupo ascoltò molto attentamente il racconto dell'uomo. Il lupo, animale molto saggio e intelligente, disse che non gli erano chiari i termini della controversia, per cui proponeva una dimostrazione. Consigliò di tornare alla capanna per verificare sul posto l'accaduto. Allora l'uomo tornò alla capanna, aprì la porta e il leone vi entrò; il lupo chiese di riportare la porta nella posizione originaria. L'uomo e il leone dissero che era chiusa ermeticamente: l'uomo allora chiuse la porta con il lucchetto, cosi ché il leone non potesse uscire.

Il lupo parlò al leone e gli disse: «Sei un ingrato: una persona ti ha aiutato a uscire dalla capanna e tu volevi ucciderla. Perciò tu rimarrai nella capanna e vi morirai, mentre l'uomo andrà via libero.» L'uomo potè andarsene, mentre il leone rimase dentro la capanna a soffrire.

lunedì 17 novembre 2008

Una email a cui prestare attenzione

Così come è giunta a me la rigiro di corsa a voi... sperando NON debba mai esservi utile! In bocca al... Visa
Per vostra opportuna conoscenza > > > > > > spargete la voce! > > > > > > La truffa si sta diffondendo dal Canada con velocità > > impressionante. > > > > In particolare si tratta di un modo piuttosto furbo per truffare > > i > > possessori di carte di credito, poiché questi bastardi hanno già > > i numeri di > > serie della carte e quindi NON VI CHIEDONO IL NUMERO DI SERIE > > DELLA VOSTRA. > > > > > > > > Questa mail potrà essere molto utile in quanto una volta capito > > come > > funziona la truffa sarete preparati e protetti dal pericolo. > > > > > > > > Funziona cosí. > > > > > > > > La persona vi chiamerà al telefono dicendo: > > > > 'Buongiorno, mi chiamo (Nome e Cognome) e La sto chiamando > > dall'ufficio > > antifrodi della VISA (oppure Mastercard, American Express, > > ecc.). > > > > La mia matricola di funzionario VISA è la 12460. > > > > Le telefono perché la Sua carta è stata segnalata dal nostro > > sistema di > > sicurezza per aver fatto un acquisto insolito e io sono qui per > > verificare > > insieme a Lei se si tratta di qualcosa di illegale oppure no. > > > > Guardi, si tratta della Sua carta di credito VISA emessa dalla > > Banca......... > > > > ( vi dirà il nome della Vostra Banca) > > > > Lei ha per caso acquistato recentemente dei biglietti aerei (o > > qualsiasi > > altra cosa) per 497.99 dollari (oppure Euro) da una società via > > Internet che > > ha sede in ....... ?' > > > > > > > > Mentre voi risponderete di no, il falso funzionario continuerà > > dicendo: > > > > > > > > 'Guardi, Le spiego brevemente, si tratta di una società che > > stiamo tenendo > > d'occhio poiché effettua degli addebiti tra 297 e 497 dollari > > (Euro) per > > volta e restando sotto i 500 dollari non è facilmente > > controllabile, dato il > > gran numero di transazioni che effettua ogni giorno in tutto il > > mondo. > > > > Ad ogni modo, se Lei mi conferma di non aver effettuato con la > > sua carta > > nessun acquisto Internet per biglietti aerei di questo importo, > > con il suo > > aiuto abbiamo potuto appurare che si tratta di un tentativo di > > frode e così > > questa somma Lei la vedrà addebitata sull'estratto conto del > > mese ma le > > verrà contemporaneamente eseguito lo storno per lo stesso > > importo non > > dovuto, così alla fine il saldo sarà pari. > > > > L'estratto conto verrà inviato come al solito al Suo indirizzo > > che ci > > risulta essere Via........., è corretto ?' > > > > > > > > E voi direte ovviamente di sì... > > > > > > > > Allora lui/lei continuerà dicendo: > > > > > > > > 'Ok, a questo punto apro una pratica interna antifrode. Se Lei > > avesse > > qualsiasi domanda o chiarimento da chiederci, chiami il nostro > > numero verde > > 800 ........ e chieda dell'ufficio antifrodi Internet: quando un > > mio collega > > le risponderà, abbia cura di dargli il codice di questa pratica > > che è il > > ............. (vi darà un numero a sei cifre) così che potrà > > rispondere a > > tutte le sue domande. Ha annotato il codice della pratica? Vuole > > che glielo > > ripeta?' > > > > > > > > A questo punto inizia la parte IMPORTANTE della truffa. > > > > > > > > il falso funzionario vi dirà: > > > > 'un'ultima cosa ancora. Avrei bisogno di verificare se lei è > > davvero in > > possesso della sua carta: ce l'ha in mano in questo momento ? > > > > Ok, allora dia uno sguardo ai numeri che trova sul retro: se > > guarda bene > > vedrà due numeri, uno di quattro cifre che è una parte del > > numero di serie > > della carta e l'altro di tre cifre (Codice di Sicurezza) che > > dimostra che > > Lei è in possesso della carta. > > > > Queste ultime tre cifre sono quelle che vengono normalmente > > utilizzate per > > gli acquisti via Internet, poiché sono la prova che Lei possiede > > fisicamente > > la carta. > > > > Me li può leggere per favore ?' > > > > Una volta che glieli avrete letti, lui dirà: > > > > 'Ok, codice corretto. Avevo solo bisogno della prova che la > > carta non fosse > > stata persa o rubata e che ne eravate ancora fisicamente in > > possesso. > > > > Ha qualche altra domanda da farmi ?' > > > > Dopo che voi avete risposto di no, lui risponderà: > > > > 'Molto bene, La ringrazio della collaborazione. > > > > In ogni caso non esiti a contattarci per qualsiasi necessità: > > buongiorno.' > > > > E metterà giù il telefono. > > > > > > > > > > > > Da parte vostra vi sentirete sollevati... hanno tentato di > > truffarvi, ma il > > solerte servizio antifrodi della VISA vi ha salvati in tempo. > > > > In fondo non gli avete detto quasi niente di importante e lui > > non vi ha mai > > chiesto il numero della carta... > > > > > > > > INVECE HA GIA' INCASSATO I VOSTRI SOLDI ! > > > > > > > > Già, perché gli avete letto i tre numeri del codice di sicurezza > > e > > CERTAMENTE li ha già usati per addebitare la vostra carta. > > > > > > > > Infatti quello che i truffatori vogliono è proprio il codice di > > sicurezza a > > tre cifre sul retro della carta: gli altri dati se li erano già > > procurati, > > compreso il titolare, la data di emissione, di scadenza, il > > numero di serie > > della carta e persino il vostro indirizzo.... > > > > Mancava solo il codice di sicurezza ! > > > > > > > > Se vi dovessero chiamare con le modalità appena descritte, non > > date nessun > > riferimento e ditegli che chiamerete direttamente la VISA > > (oppure > > Mastercard, ecc.) per la verifica della conversazione: > >
le società che emettono le carte di credito NON VI CHIEDERANNO MAI DEI CODICI: > > > > LORO LI CONOSCONO PRIMA DI VOI !!! > > > > > > > > Per favore, diffondete queste informazioni ai vostri familiari > > ed amici. > >

domenica 16 novembre 2008

Pro o contro la Ministro Gelmini?

Pro Per me la scuola è già finita, salvo iniziare l'Università (quando la inizierò), però fa pena vedere come la politica entri nella scuola dei più piccini. Proprio come le dittature di ogni epoca (sia rosse, le maggiori di numero, che nere)! Adesso che abbiamo un lettore a favore della Ministro posso pubblicare con più gioia quanto segue.
Da "Il Giornale" n. 272 del 2008-11-13 pagina 1 Alle elementari tema in classe contro la Gelmini di Redazione (ovvero: Mario Giordano) Caro direttore, Sono un genitore milanese di 37 anni, mio figlio frequenta la quarta elementare. Da circa un mese, quando gli chiedo che cosa ha imparato a scuola, le risposte sono: 1) ci hanno fatto fare uno striscione con scritto «Gelmini vattene»; 2) ci fanno scrivere sulla lavagna «Gelmini vattene»; 3) oggi gli insegnanti avevano una maglietta con la scritta «Gelmini vattene». Con mio figlio cerco sempre di non parlare di politica, ma a questo punto, mi sono preoccupato di spiegargli tante cose. Oggi, però, sono decisamente nervoso perché a scuola gli hanno dato un tema: «Cosa pensi della Gelmini?». Cosa fare? Scrivere quello che gli hanno spiegato mamma e papà? Sì, ma se dopo tutti i suoi ottimo e distinto spariscono? Scrivere che la Gelmini è una deficiente? Sapendo che è falso? Gli ho detto di fare il tema evitando di esprimere il suo pensiero ma mi rendo conto che per un bimbo non è semplicissimo. Alessio Monti - Milano Se non avessi visto le foto dei cortei, se non avessi visto quei bambini con scritte al collo e gli occhi bassi portati in processione come ostaggi della protesta, se non avessi visto la vergogna delle cartelle sostituite dai cartelli con quegli insulti assurdi e ventriloqui, ebbene, stenterei a crederle, caro Alessio. E invece ho paura sia tutto vero. E quindi ho paura che in queste ore, a Milano, ci siano davvero scolaretti di quarta elementare intenti a cimentarsi con l’ineffabile tema: «Cosa pensi della Gelmini?». Ed è già tanto che la traccia non sia più estesa perché, altrimenti, che cosa sarebbe? Già me l’immagino: «Cosa pensi della Gelmini, considerando che è fessa?». Oppure: «Che cosa pensi della Gelmini, tenuto conto che, come dice lo scrittore Camilleri, “non appartiene al genere umano”?». Verrebbe voglia di chiamare Telefono Azzurro, se non fosse che Telefono Azzurro, purtroppo, sull’argomento tende a diventare rosso e a non fare nulla. Ma insomma: che cosa volete che pensino della Gelmini i bambini di dieci anni? Risposta ovvia: non dovrebbero pensarne nulla. Al massimo dovrebbero confondere quel nome con l’ultimo dei cornetti Algida. Ma che cosa ne possono pensare, invece, se è stato loro ripetuto per giorni che la Gelmini è l’orco delle fiabe, il Barbablù di Trastevere, la strega che trasforma le scuole in catapecchie e le maestre in mocho vileda? Capisco il suo dilemma, caro Alessio. Se suo figlio scrive, come tutti gli altri, che la Gelmini mangia i bambini prende un bel voto, ma tradisce lei e la verità. Se non lo scrive, rischia come minimo un castigo esemplare. Che ne so? «Imbratta i muri della scuola con scritte anti-Gelmini». Oppure: «Vai alla lavagna e fai un’espressione: di matematica? No, di disgusto». Come uscirne, allora? Non so se è un buon consiglio, però io gli suggerirei di lasciare il foglio in bianco. Per una volta non sarà un compito meraviglioso, ma almeno evita la gogna. E, comunque, a conti fatti, ci sono più contenuti in quel foglio bianco che nel cervello di certi pseudomaestri. MG
Brava Gelmini, continua ad andare a testa alta. Siamo tutti con te! Beh, almeno io...

Da ridere (voi che potete): la telefonata

L'ho scritto ad un grande amico conosciuto nel web e ho chiesto ad un amico avvocato se potevo pubblicarla, così com'è, nel blog. Lui me l'ha sconsigliato perché, dice, "sembra io prenda in giro una persona". Ma quella persona sono io. Sono io che ho "subito" la telefonata e sono sempre io che sono rimasta allibita di fronte a tanta tracotanza e... faccia di "bronzo". Quindi vi pubblico la telefonata che mi è arrivata un giovedì di fine ottobre (credo il 23)
Mi telefona "uno" e... Giada - pronto Il tipo - la signorina V...? G - ehm... no, forse no; cioè..... sono Giada Tipo - Giada V....? G - Sììììì? T - io sono il padre dell'oggetto del tuo blog... G - chiiii? T - tu non stai vedendo la montagna di merda che ti sta cadendo in testa. Vero? G - Cosaaaaa? T - cancella tutto finché sei minorenne... G - scusi, con chi parlo? T - mi sono rotto il cazzo di perdere tempo con minorati mentali........... G - chi, io? T - .... con i soldi che tuo padre risparmierà di avvocato ti può trovare un buon psichiatra G - psichiatra???? T - a te lo psichiatra serve, non un blog. G - a meeee??? Cosa, a meeee???? click Sono cose che ti lasciano a bocca aperta, col culo stretto e con una domanda in testa: ma ho davvero parlato col mitico padre di Alice? Nei giorni successivi ho avuto la certezza di quanto ho istintivamente "capito": avevo parlato direttamente con l'incazzosissimo "mitico" padre di Alice, quello che mi fa scrivere raccomandate e telegrammi dal suo avvocato con studio a Milano, Firenze e Roma. E tutto perché non vuole che sua figlia sia ricordata per quello che era: una stupenda ragazza, dentro e fuori, con un carattere solare ed una voglia di vivere contagiosissima; con un sogno nel cuore: diventare "sorella di tutti" e portare, così, un sorriso a chiunque avesse perso la speranza di vivere e di "combattere" per un Mondo migliore. E chi li capisce gli uomini!

sabato 15 novembre 2008

Anni ed anni di felicità...

Rodney Dangerfield: "Mia moglie e io siamo stati felici per vent'anni. Poi ci siamo incontrati." Anche a me è successo così con i genitori di Alice: sono stata felice per 17 anni, poi li ho incontrati sul mio cammino! In realtà la madre l'avevo già vista 2-3 volte, in casa di Alice, e mi era sembrata una bravissima donna. Direi una santa, ora che sto imparando a conoscere suo marito: mi ha fatto una telefonata così simpatica che volevo pubblicarla ma l'amico di mio padre mi ha detto di non farlo, almeno non nei modi che gli ho illustrato al telefono... Vi chiedo di aiutarmi a capire cosa fare: io sono diventata tenace, dopo anni di duro allenamento a fare la codarda e la "scarafaggetta", ed ora vorrei vedere almeno qualcuno di voi sorridere. E, se riesco, anche aiutare me e chi come me desidera imparare a vedere gli angeli che ogni giorno ci girano intorno, ci sorridono e ci aiutano a vivere meglio. Il Mondo è pieno di angeli, ma se non li vedi è come combattere le tue guerre da solo... E vincere è sempre più difficile!

venerdì 14 novembre 2008

Ci sono altri ed... "altri"

André Gilde: "Bisogna lasciare la ragione agli altri perché questo li consola di non aver altro."

A me scoccia moltissimo dover inchinare la testa a chi ha torto solo perché è lui il più prepotente e il più pieno di soldi. Ho amici che mi chiedono di parlare solo di Alice e un sondaggio che finora dice che vorreste che vi parlassi solo di me e magari in versione, ehm... "estiva".

Tutto questo mi confonde: la notte dormo pochissimo causa continui scherzi idioti, di giorno giro a piedi per un altro scherzo cretino e per tutte le 24 ore dovrei adattarmi al volere del padre di Alice che mi vuole "fuori dalle palle"? Ma andiamo, suvvia... siamo seri.

Fatemi solo capire in che direzione andare ed io la seguirò: ho mucchi di poesie, racconti, storie, temi, sondaggi, aneddoti, ecc ecc di Alice e su Alice e quindi il parlare solo di lei potrebbe comportare anche un anno di vita del blog.

Ma ho anche la possibilità di mandarvi milioni di foto mie, magari come "mamma mi ha fatta" se volete...

O chiudere tutto!?

Lo spirito del blog però era quello di portare a conoscenza di tanti cari amici che gli angeli esistono e che sono in mezzo a noi; bisogna avere l'occhio allenato per riconoscerli al volo senza doverli inseguire dopo che li abbiamo persi... come è successo a me.

giovedì 13 novembre 2008

Buon Compleanno, Alice

Oggi Alice avrebbe compiuti 18 anni, la maggiore età per poter decidere da sola che vita fare. Purtroppo ci ha lasciati più di due anni fa e senza aver avuto la gioia di arrivare dove desiderava.

Su un quotidiano di due giorni fa ho letto un articolo del rapimento di due missionarie italiane: ecco, Alice avrebbe voluto regalare anche lei un sorriso a tutti i bimbi del Mondo, proprio come questi altri due angeli rapiti in Africa.

Un grosso bacio a te, mio angelo Alice, ed uno a coloro che mi stanno aiutando a farti conoscere meglio.

Giada

n. 270 del 2008-11-11 pagina 1

SE QUESTA VI SEMBRA INTEGRAZIONE di Mario Giordano

Anche loro, forse soprattutto loro, sono un pezzo di quell’Italia forte e buona che nessuno mai racconta, a meno che sia sfiorata all’improvviso dalla tragedia. Erano in Kenya da 35 anni e curavano i bambini disabili e epilettici nella fraternità di El Wak. Ogni mattina dal 1973, l’anno in cui finiva la guerra nel Vietnam e Novella Calligaris diventava campionessa del mondo di nuoto, regolarmente si alzavano, pregavano, scendevano in ambulatorio e cominciavano a cucire le ferite che, per qualche mistero della fede, lacerano in modo così profondo i piccoli e i deboli della Terra. Nessuno ha mai parlato di loro, nessuno avrebbe mai parlato di loro. Devo dire la verità: quando è arrivata la notizia del rapimento di suor Maria Teresa e di suor Caterina, detta Rinuccia, anche in redazione l’abbiamo presa un po’ così. Eravamo alla riunione del mattino. Due missionarie rapite? Sì, dovremo occuparcene. E poi: c’è altro? Obama che fa? E Mourinho? Come sono andate le elezioni in Trentino? Due suore nelle mani di un gruppo armato, in fondo, fanno notizia appena un po’. Vuoi mettere con l’ultima dichiarazione di Bossi e di Parisi? Probabilmente alle suore andrebbe pure bene così. Non conosco le due missionarie, ma so che sono originarie del Piemonte. E ho frequentato missionari a sufficienza, in quella terra di santi ostinati e silenziosi, per sapere che cosa penserebbero, se potessero leggere: «Quanto disturbo abbiamo dato...». Una suora che è stata battezzata Caterina (nome splendido) e si fa chiamare Rinuccia, d’altra parte, non può essere che l’inno alla modestia, il monumento all’umiltà, l’incarnazione del servizio silenzioso. Da 35 anni stava in Kenya e probabilmente, di lei e di suor Maria Teresa, senza il rapimento, non avremmo mai sentito parlare. Ma l’irruzione di quei musulmani armati nell’ambulatorio ci obbliga, invece, a occuparci di loro. E a interrogarci ancora sul massacro dimenticato dei cristiani nel mondo: dall’India alle Filippine, dall’Indonesia all’Irak, dalla Nigeria al Sudan, dall’Algeria alla Cina. In Somalia un’altra missionaria, suor Leonella, è stata uccisa due anni fa. Anche lei si occupava di bambini. Anche lei è rimasta vittima di un’imboscata da parte dei miliziani islamici. E allora oggi, di fronte a questo nuovo episodio di violenza, non possiamo fare a meno di chiederci se, oltre al giusto tema del dialogo e del rispetto, non sia il caso di mettere sul tavolo con forza il tema della reciprocità. Perché, mentre tutti continuano a darci lezioni, dicendo che dobbiamo favorire in ogni modo l’integrazione degli islamici in Occidente, regalando spazi e magari anche soldi per le moschee, l’integrazione che altrove viene offerta ai cattolici nei Paesi islamici è quella del sangue e del terrore. E sarà davvero duro da accettare il prossimo minareto sotto casa pensando che in molti Paesi musulmani si rischia la vita perfino portando una croce nascosta sotto il vestito. O anche solo cercando di regalare un sorriso ai bambini malati.

mercoledì 12 novembre 2008

Il mio primo telegramma

Boris Makaresko: "Essere innocenti è pericoloso perché non si hanno alibi" Purtroppo l'ho consegnato all'avvocato di mio padre prima di ricopiarlo però diceva, sbrodolato su 5 righe di paroloni, di "smettere di scrivere sul blog" STOP E la guerra continua... ed io so come difendermi. Notate: non voglio offendere, ma so come difendermi.

martedì 11 novembre 2008

In amore e in guerra...

Benjamin Whichcote: "Nessuno arrossisce al buio." Benny Hill: "Come chiami un uomo che sposa un altro uomo? Parroco." Giada: come chiami un uomo che sposa due donne? Parroco. Ok, faceva schifo... ma sono troppo presa di lei e poi non posso più dirvi di Alice perché tutti, amici per primi, vogliono che smetta. Dato che anche io non arrossisco al buio ho dovuto dichiarare il mio amore a Daniela Franco via chat. Proprio vero, caro Benjamin E poi la guerra ormai è dichiarata e a dichiararla non sono stata io, giuro.