martedì 30 novembre 2010

Macché 11 settembre, è il 1° aprile della diplomazia

di Marcello Veneziani

E venne il giorno del Giudizio Universale, il mondo fu giudicato da un dio imbecille. Un mondo guidato da cretini e presieduto dal principe dei cretini: non ho altre parole per riassumere il senso della bufala cosmica delle rivelazioni di Wikileaks. Scusate ma non capisco l’allarme mondiale. Frattini dice che è stato l’11 settembre della diplomazia mondiale, a me è parso il Primo Aprile. Certo, un furbo circondato da furbetti ci ha guadagnato. Ma vi rendete conto di quale Cazzata Planetaria ci stiamo occupando? Sono giudizi sommari e stupidi espressi da qualche funzionario che deve redigere le sue note informative per la Casa Bianca e copia dai giornali e dalle tv; mica sono le pagelle del Signore sulle convocazioni in paradiso e sulle dannazioni all’inferno.
Riflettete un attimo, per favore, su quei rapporti. E ripassate in rassegna quei giudizi, la fonte e il tenore. Nella migliore delle ipotesi sono aria fritta, cose risapute, traduzioni in forma di gossip di giudizi che già s’intuivano. Nella peggiore sono chiacchiere da saloon, tra un whisky e l’altro, che sembrano ispirate più dalla lavandaia - con tutto il rispetto per le lavandaie - piuttosto che dalla diplomazia più importante del mondo. Se questa è la diplomazia americana, allora Dagospia for president, via Obama dalla Casa Bianca e dentro Roberto D’Agostino che almeno è spiritoso e non pretende con i suoi giudizi di guidare la superpotenza mondiale. Ma che senso ha riferire in mondovisione giudizi scemi su Putin macho e capobranco, la Merkel di scarsa fantasia, Sarkozy l’imperatore nudo e autoritario, Ahmadinejad il nuovo Hitler pazzo, Gheddafi un ipocondriaco che si è fatto il botulino ed ha un’amante ucraina, Karzai il paranoico, Kim Jong Il, leader della Corea del Nord, un vecchio ciccione con l’ictus...
A proposito di ciccioni, una obesa signora americana, come purtroppo ce ne sono tanti negli States, Elizabeth Dibble, trincia un giudizio su Berlusconi dandogli dell’incapace e del vanitoso, e poi riferisce di feste selvagge, probabilmente traducendo alla lettera e senza un filo d’ironia il mitico bunga bunga. Ma i festini dei Kennedy e di Clinton erano da prima comunione? I giudizi della signora in sovrappeso (disturbi ormonali e ghiandolari?, dovremmo chiederci stando ai criteri usati per redigere questi compitini) sembrano solo il frutto di una sommaria lettura dei titoli dei giornali italiani all’attacco del premier; e la cosa perfida e grottesca è che ieri gli stessi giornali hanno riferito con grande solennità quei giudizi di cui essi stessi sono la fonte... Ma pensate che il compitino di una grassa patatona americana, per restare alle categorie usate in questo rapporto, sia così sconvolgente per gli equilibri mondiali e così determinante per influenzare l’azione politica di Obama? Su, sono chiacchiere da dopocena, tra il caffè e l’ammazzacaffè, mica altro. Penso cos’era stata per secoli la diplomazia europea, vaticana, orientale, cinese (a proposito, e della Cina non si dice niente negli States; paura?). Giudizi acuti e valutazioni prudenti, informazioni vere e stile di espressione... Tremila anni di diplomazia e di civiltà finiti nel cesso. Pensieri sparsi attaccati col chewing gum. Naturalmente non escludo affatto che ci siano fascicoli seri, e perfino minacciosi, oltre la giostra per idioti globali che è stata pubblicata ieri. Allora lasciamo da parte la buffonata e pensiamo alle cose serie.
Il ciclone Wiki esplicita molte cose che erano implicite, e porta alla luce quel che tutti gli informati probabilmente già sapevano, regolandosi di conseguenza: la preoccupazione per l’Iran, le pressioni arabe per dichiarargli guerra, i rapporti difficili con Israele, la debolezza internazionale dell’Europa, e via dicendo. Per quel che ci riguarda, viene esplicitata una cosa che pensavamo e scrivevamo da tempo: all’Italia di Berlusconi, al di là del fumo dei pettegolezzi e delle campagne per delegittimarlo, alcuni ambienti internazionali, alcune lobbies e alcune diplomazie, a cominciare da quella americana, non perdonano i nostri rapporti economici con la Russia di Putin, la Libia di Gheddafi, la Cina e l’Iran. Non è il lettone di Putin o le amanti bionde di Gheddafi la loro preoccupazione, semmai è la propaganda; ma il fatto che l’Italia abbia vantaggiosi rapporti con quei Paesi, sia un loro partner significativo. Se vogliamo, è un copione già visto, ai tempi di Craxi e di Andreotti, forse anche di Moro. E non c’è da indignarsi e gridare al complotto ma c’è da capire e agire con realismo di conseguenza.
Quella è la partita più delicata, da lì vengono i suggeritori internazionali che si servono magari di toghe avvelenate, ma anche di scatole vuote nostrane per riempirle di tritolo e far esplodere il governo in carica. Quello è il pericolo reale, oltre la bufala. Vedrete, non si fermeranno lì, le loro feste selvagge proseguiranno in varie direzioni per inguaiare il governo. Non so quanto Obama condivida questa linea. Per il resto, l’effetto immediato di questo gossip cosmico dovrebbe essere solo uno: chiudete le ambasciate e aprite le sale da parrucchiera. È la sede più consona per questi pettegolezzi.

I veri valori

Non abbiamo speranza di vivere sereni e di fare alcun percorso sensato e costruttivo se ci manca anche solo una delle nostre quattro "zampe magiche" che, insieme, ci permettono addirittura di volare: AMICIZIA, AMORE, FEDE, FAMIGLIA

Se poi trovo, in giro da qualche parte, cosa Alice intendesse per ognuna di questa "zampa magica" ve lo posto.
Credo ne avesse parlato quotidianamente, però per non scrivere stupidate voglio copiare esattamente cosa lei intendeva....

lunedì 29 novembre 2010

Wikileaks, ora la diplomazia si fa gossip Berlusconi? Feste e poche ore di sonno

di Massimo M. Veronese

Su internet tutti i retroscena della diplomazia americana: la Clinton ha fatto spiare i vertici Onu, i Paesi arabi volevano la guerra contro l'Iran, i pettegolezzi sulla vita privata di Gheddafi e le critiche a Sarkozy. Le carte sul premier: "Incapace, sembra il portavoce europeo di Putin". Ecco come gli Usa spiavano Ban Ki Moon. L'hacker italiano: "Dietro Assange gli 007"
Di certo in privato sono tutto fuorché diplomatici. Portinaie piuttosto con tutto il rispetto per la categoria. Pettegoli con la feluca. Sembrano chiacchiere da Grande fratello, quelle a cui si abbandonano gli stimati rappresentanti della negoziazione internazionale, gli uomini a cui il mondo ha consegnato la propria salvezza, cazzeggi da bar sport. Silvio Berlusconi, infatti, ci ride sopra. Ha appena saputo che cosa c’è nei documenti rivelati da Wikileaks. Le dice Elisabeth Dibble incaricata d’affari americana a Roma. Lei dice di aver capito perché il premier è «fisicamente e politicamente debole» oltre che «incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo». Perché? Per «le frequenti lunghe nottate e l’inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza». Poi quel giudizio apparso in anteprima sul quotidiano spagnolo El Pais: «Sembra il portavoce europeo di Putin». In nottata un’altra anticipazione, questa del tedesco Der Spiegel: «Hillary Clinton si informò sugli affari tra il premier italiano e quello russo».
Tra diplomatici si parla come amiche davanti al té, evidentemente. Prendi quello che buttano lì su Gheddafi, che pure per come va in giro vestito un po’ se la cerca. Lo trattano come un’Alba Parietti qualsiasi: «Usa il botulino ed è un vero ipocondriaco: fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori». E poi: «Ha paura di volare sull’acqua, e i suoi viaggi intercontinentali scatenano il panico tra i suoi collaboratori. Al massimo può volare per 8 ore, poi deve atterrare». Cavoli, a noi di certo non è mai capitato di avere paure simili quando prendiamo l’aereo. Ma fosse solo quello. Si insinua, si vocifera, si allude. Manco fossero le tre parche del gossip americano Hedda Hopper, Louella Parsons ed Elsa Maxwell. Sussurrano: il colonnello si sposta di rado senza la sua «infermiera ucraina», Galyna Kolotnytska, una «voluttuosa bionda», o «voluptous blonde, l’unica capace di tenere i suoi ritmi, l’unica di cui il colonnello, che non sopporta neanche i piani alti dei palazzi, si fida ciecamente, l’unica da cui si fa raggiungere in qualunque angolo di mondo con un volo privato se non addirittura privee. Le carte, ipocrite come solo un diplomatico sa essere, però tranquillizzano: «Tuttavia non c’è certezza che i due abbiano una relazione romantica». Lingue biforcute.
E vuoi che non ce ne sia anche per il premier russo Putin? Uno dei cablogrammi del Dipartimento di Stato lo ribattezza «alpha dog», il maschio dominante, manco fosse Lando Buzzanca. In un altro, più o meno della fine del 2008, si spiega che Medvedev, ufficialmente di rango maggiore «fa la parte di Robin rispetto al Batman di Putin». E perchè non Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto, Spic e Span? Sono i giudizi che fanno la Storia.
Le donne poi escono a pezzi. L’Angelina Merkel è un tipo che per sua natura «evita i rischi ed è raramente creativa», e sembra quasi di vederla girare per la Cancelleria con le pattine e i bigodini di fresco. E pensa te che noi invece, che siamo tutt’altro che diplomatici, ci eravamo fatti di lei proprio tutta un’altra idea. La pazza invece è un’altra. Altro che nuova Evita Peron. Ci sono dei «sospetti che la presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner solleva a Washington, fino al punto che la segretaria di stato giunge a chiedere informazioni sul suo stato di salute mentale».
Un totale fuori di testa è pure Hamid Karzai «ispirato dalla paranoia», come se fosse una sana igiene mentale quotidiana guidare l’Afghanistan con Al Qaida che ti aspetta sul pianerottolo. O Sarkozy, un «re nudo» come del resto le riviste di gossip ce l’avevano già mostrato sulle spiagge di Saint Tropez con la Carlà. «Ispirata alla paranoia» semmai, ma questo non c’è sui cablogrammi, erano i suoi bermuda...

La vita per chi non l'ha più

La vita non è fatta di grandi avvenimenti, ma da una lunghissima catena di briciole quotidiane

domenica 28 novembre 2010

Buona Domenica!

VANGELO
Lc 23,35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».



Il mondo di oggi non ha più alcuna morale da proporre, tutt’altro! C’è spazio solo per un moralismo becero e sempre più dilagante, che ricerca biecamente vittime sacrificali - meglio se insospettabili… - da immolare sull’altare più pubblico possibile, di modo che lo spettacolo non sfugga proprio a nessuno… Cos’ha a che fare con la fede questa visione della società e della vita? Abbiamo tutti ben presente il senso del peccato, ma lo ritroviamo solamente negli occhi degli altri, un po’ come gli apostoli all’annuncio di Gesù del suo imminente tradimento: “I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse” (Gv. XIII, 22)… Mai nessuno che sappia guardarsi dentro, e contemporaneamente tutti pronti ad additare chi si pensa sbagli, dunque…sotto a chi tocca! Ieri i divorziati che bene o male pensano di non essere degli scartati da Dio in nessuna circostanza (ed hanno ragione!), oggi un padre che rifiuta un accanimento terapeutico ormai ventennale sulla figlia, e domani avanti il prossimo, che certamente uscirà. Il moralismo è davvero il frutto più distruttivo dell’ateismo… Il discepolo di Gesù, se tale è veramente, non può che essere misericordioso, ed è pronto a scommettere sul pieno recupero di chiunque incontri, per quanto grosse le possa aver combinate… Chi crede di essere senza Dio, invece, rimane senza speranza, ed allora il gioco al massacro può ben cominciare, sparando a zero su chiunque se lo possa meritare! Finalmente, un po’ di giustizia...

Ricordate la prima lettura di domenica scorsa? Nella sua ultima visione il profeta Malachia diceva: “Sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”… L’idea di giustizia di Dio - meno male… - è ben diversa dalla nostra! Non c’è nulla di distruttivo, anzi c’è spazio per un risanamento di tutto e di tutti grazie a dei “raggi benefici” che irradieranno il mondo… Ed il Vangelo di oggi, l’ultimo del tempo ordinario prima dell’inizio dell’Avvento, ce ne offre la prova più incontestabile, in punto di morte (di Gesù, ma anche di alcuni altri). Anche qui va in scena uno spettacolo sacrificale (poco oltre il nostro tratto, al versetto 48, Luca parla espressamente di “convenuti per questo spettacolo”), fra l’altro particolarmente appetibile perché giocato sulla pelle di Dio, e le reazioni del pubblico sono duplici… Da un lato “il popolo”, la moltitudine indeterminata degli astanti incuriositi, che “stava a guardare”: sono gli stessi che pochi giorni prima l’avevano accolto con ogni benedizione (“la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando Osanna!” - Gv. XII, 12-13), e sono anche gli stessi che di lì a poco, morto Gesù, “se ne tornavano percuotendosi il petto” (Lc. XXIII, 48). Ecco a noi l’immagine di chi assiste imperturbabile alla carneficina altrui - materiale o morale - senza mettersi in gioco, senza rischiare in proprio, pur di non dover subire alcun tipo di conseguenza… Ebbene, a questi pavidi indecisi, ipocriti che sanno solo ossequiare il potente di turno facendo strame della propria (pretesa) fede e dunque anche della propria dignità, risponde il Signore: “poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap. III, 16)! Dall’altro lato, “i capi” (civili, ma anche religiosi!) ed “i soldati” (la bassa manovalanza dell’Autorità), che “deridevano Gesù” e lo incitavano a salvare se stesso, dando così dimostrazione della sua asserita divinità… Ecco a noi l’immagine del potere autocelebrativo, che viene esercitato superbamente a dispetto di tutto e di tutti, e la cosa può avvenire anche ai livelli più modesti, da parte di miserrimi soldati (quale insegnamento per l’uomo dell’oggi, al quale basta una divisa o anche una ridicola carica di consigliere condominiale per trasformarsi in giustiziere della notte!). L’invito a pensare a se stesso e ad offrire un segno prodigioso, del resto, ricalca esattamente le tentazioni diaboliche che avevano già colpito Gesù nei quaranta giorni di deserto preparatori per il suo ministero pubblico (cfr. Lc. IV, 1-13): eccoci al “tempo fissato” (Lc. IV, 13) per il ritorno del diavolo, cioè di chi crea divisione e sofferenza, il quale non si presenta certo con corna, tridenti e fiammelle di contorno (lo dico a certi cultori di queste fandonie, che danno credito a qualche farneticante esorcista troppo presente nelle librerie cattoliche ed ormai perfino negli autogrill)!

Bene, a fronte di un’Autorità prepotente e tentatrice, può esistere una diversa concezione del potere, tanto distante da sembrarci fuori dal mondo (Gesù stesso dirà: “Il mio regno non è di quaggiù” - Gv. XVIII, 36) e da aver bisogno di una scritta esplicativa: “Costui è il re dei Giudei”! Chi mai avrebbe potuto riconoscerlo, appeso a una croce come i peggiori dei delinquenti e snobbato o deriso da tutti? Alla nostra idea di regalità, fatta di esasperata autoaffermazione ed opulenza sconsiderata in quanto appunto rivolta a “se stessi”, tipica anche dei nostri ambienti curiali, il Signore contrappone la sovranità vera, fatta di un servizio vicendevole, a cominciare proprio dal Maestro verso i suoi discepoli (“Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto” - Gv. XIII, 5), tanto da arrivare all’estremo sacrificio per l’umanità intera! Se è vero, come è vero, che “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. XV, 13), è sconcertante che si abbia il coraggio di chiedere o addirittura pretendere qualche altro segno per poter credere! La morte subito vinta del Cristo Re dell’Universo, festeggiato oggi ultimo dell’anno (liturgico), è un fatto che rende scandalosa ogni ulteriore richiesta di segni… Dopo di essa, solo “una generazione perversa e adultera cerca un segno” (Mt. XVI, 4)!

Ma il cuore di questo Vangelo, perdonatemi, è nella seconda parte. Gesù è crocifisso assieme a due malfattori, ed uno di essi è l’unico fra tutti i presenti che riconosce il Signore: cerca di correggere il compagno d’agonia che sbaglia, pensando prima alla sua salvezza che alla propria (“Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?”), riconosce i propri limiti - e per questo li supera… - a fronte dell’assoluta assenza di male in Gesù (“Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”), e sa di poter contare sulla misericordia di Dio (“Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”)! Notate bene la frase, è un’affermazione e non una domanda… Proprio e solo il malfattore, il più lontano dal Signore, è in realtà l’unico che lo conosce sul serio per quello che è, un Padre di misericordia! Come non volare per un attimo alle parole del profeta Osea? “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te, e non verrò nella mia ira” (Os. XI, 8-9)… Ed è proprio così, non c’è trucco e non c’è inganno, ma soprattutto non c’è alcun miraggio nella sua mente offuscata di ladrone moribondo: “Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso»”! Questa è l’unica volta che nel Vangelo si menziona il paradiso… Gesù ha sempre parlato di morte che non sarà mai conosciuta dal discepolo (Gv. VIII, 52), dunque di vita che continua, agli stessi livelli qualitativi che si sono raggiunti in terra. Nessun giardino fiorito, e per converso nessun antro infuocato, insomma! Purtroppo non è certo il momento per improvvisare un incontro di catechismo, e fra questi due agonizzanti si parla l’unico linguaggio comprensibile da ambo gli interlocutori… Dio e l’uomo soffrono, l’uno accanto all’altro, apparentemente impotenti di fronte al dolore, ma in realtà capaci di superarlo con la forza di un Amore che salva.

Chiediamo al Signore questa consapevolezza che la verità non è mai appannaggio delle “donne pie di alto rango” e dei “notabili della città”, che sono anzi facilmente sobillabili contro i veri discepoli di Gesù (cfr. At. XIII, 50)… Perché davvero questo malfattore, unico giusto del quadro evangelico di oggi, sappia convertirci mente e cuore dal dio giustiziere che coviamo nel profondo al Dio della misericordia senza confini rivelatoci dal Nazareno…affinché, al più presto possibile, ci comportiamo di conseguenza!

La settimana sarà senza dubbio speciale perché venerdì c’è la serata con Donpi all'Auditorium del Centro Civico Buranello…
A presto dunque!
Matteo



Questa è l’ultima domenica dell’anno, gli amici ambrosiani, invece, hanno già iniziato l’avvento. Insieme, comunque, celebriamo la vera follia del cristianesimo, la non-festa che, se presa sul serio, ci farebbe tutti mettere in ginocchio ad adorare l’infinita misura di Dio.
Oggi celebriamo la regalità di Cristo o, come recita pomposamente la dicitura sul Messale, la Solennità di Gesù Cristo re dell’Universo.
Era l’ora, finalmente, ci mancava. Le istituzioni degli uomini vacillano, le ansie di cui domenica scorsa stringono il cuore di tutti, credenti o meno, non ci dispiacerebbe un bel finale della storia con l’arrivo dei nostri, come nei film western degli anni Sessanta.
Cristo re.
Ma dove?
Guardare oltre
Le ragioni per scoraggiarsi non mancano, e la fragile storia fatta di armi e di violenza, continua a dettare legge. Non è cambiato molto in questi duemila anni di cristianesimo, il Regno sembra essere un bel progetto rimasto sulla carta, un afflato spirituale di qualche sognatore.
La festa di oggi, invece, è una provocazione alla nostra tiepida fede, che sfida la nostra fragile contemporaneità, il nostro cristianesimo miope, fatto di piccoli progetti.
Cristo è re, significa dire che Lui avrà l’ultima parola sulla storia, su ogni storia, sulla mia storia personale. Dire che Cristo è re, significa non arrendersi all’evidenza della sconfitta di Dio e dell’uomo, credere che il mondo non sta precipitando nel caos, ma nell’abbraccio tenerissimo e gravido del Padre. Dire che Cristo è re, significa creare spazi di rappresentanza del Regno là dove stiamo vivendo la nostra vocazione alla vita, piccoli spazi pubblicitari per dire agli smarriti di cuore: ecco, Dio vi ama.
Oggi è la festa in cui le comunità guardano avanti, al di là e al di dentro dei nostri limiti e dei nostri sforzi perché, sempre, il metro di giudizio del nostro essere Chiesa è la realizzazione del Regno.
Un re bislacco
Peggio: la regalità di Gesù è una regalità che contraddice la nostra visione di Dio.
Perché questo Dio è più sconfitto di tutti gli sconfitti, fragile più di ogni fragilità. Un re senza trono e senza scettro, appeso nudo ad una croce, un re che necessita di un cartello per essere identificato.
Ecco: questo è il nostro Dio, un Dio sconfitto.
Non un Dio trionfante, non un Dio onnipotente, ma un Dio osteso, mostrato, sfigurato, piagato, arreso, sconfitto.
Una sconfitta che, per Lui, è un evidente gesto d’amore, un impressionante dono di sé.
Un Dio sconfitto per amore, un Dio che - inaspettatamente - manifesta la sua grandezza nell’amore e nel perdono. Dio - lui sì - si mette in gioco, si scopre, si svela, si consegna.
Dio non è nascosto, misterioso: è evidente, provocatoriamente evidente; appeso ad una croce, apparentemente sconfitto, gioca il tutto per tutto per piegare la durezza dell’uomo.
Gesù è venuto a dire Dio, a raccontarlo. Lui, figlio del Padre ci dona e ci dice veramente chi è Dio. E l’uomo replica. “No, grazie”. Forse preferiamo un Dio un po’ severo e scostante, sommo egoista bastante a se stesso, potente da convincere e da tenere buono.
Forse l’idea pagana di dio che ci facciamo ci soddisfa maggiormente perché ci assomiglia di più, non ci costringe a conversione, ci chiede superstizione; non piega i nostri affetti, solo li solletica.
Salva te stesso
La chiave di lettura del vangelo di oggi è tutta in quell’inquietante affermazione della folla a Gesù: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Frase che Luca fa dire anche ai sacerdoti e ai soldati pagani: tutti concordano nel ritenere un segno di debolezza il dover dipendere dagli altri.
Il potente, così come ce lo immaginiamo, è colui che salva se stesso, può permettersi di pensare solo a sé, ha i mezzi per essere soddisfatto, senza avere bisogno degli altri.
Dio è ciò che non possiamo permetterci di essere, il più potente dei potenti, che può tutto, che non ha bisogno di niente e di nessuno, beato lui! Per dimostrare di essere veramente Dio, Gesù deve mostrarsi egoista perché, nel nostro mondo piccino, Dio è il Sommo egoista bastante a se stesso, beato nella sua perfetta solitudine. Dio diventa la proiezione dei nostri più nascosti e inconfessati desideri, è ciò che ammiriamo nell’uomo politico riuscito, ricco e sicuro, allora cerchiamo di sedurlo, di blandirlo, di corromperlo.
No, il nostro Dio non salva se stesso, salva noi, salva me.
Dio si auto-realizza donandosi, relazionandosi, aprendosi a me, a noi.
Ladri e ladroni
I due ladroni - infine - sono la sintesi del diventare discepoli. Il primo sfida Dio, lo mette alla prova: se esisti fa che accada questo, liberami da questa sofferenza, salva te stesso (di nuovo!) e noi, e me. Concepisce Dio come un re di cui essere suddito.
Ma a certe condizioni, ottenendo in cambio ciò che desidera: una redenzione in extremis. Non ammette le sue responsabilità, non è adulto nel rileggere la sua vita, tenta il colpo. Non è amorevole la sua richiesta: trasuda piccineria ed egoismo. Come - spesso - la nostra fede. Cosa ci guadagno se credo?
L’altro ladro, invece, è solo stupito. Non sa capacitarsi di ciò che accade: Dio è lì che condivide con lui la sofferenza. Una sofferenza conseguenza delle sue scelte, la sua. Innocente e pura quella di Dio. Ecco l’icona del discepolo: colui che si accorge che il vero volto di Dio è la compassione e che il vero volto dell’uomo è la tenerezza e il perdono. Nella sofferenza possiamo cadere nella disperazione o ai piedi della croce e confessare: davvero quest’uomo è il Figlio di Dio.
Per i cardiopatici: conclusione da non leggere
Che re, sbilenco, amici. Un re che indica un altro modo di vivere, che contraddice il nostro “salvare noi stessi” per salvare gli altri o - meglio - per lasciarci salvare da Lui.
Siamo onesti, amici: lo vogliamo davvero un Dio così? Un Dio debole che sta dalla parte dei deboli? È questo, davvero, il Dio che vorremmo? Di quale Dio vogliamo essere discepoli? Di quale re vogliamo essere sudditi?
Non date risposte affrettate, per favore, altrimenti ci tocca convertirci.
(Don Paolo CURTAZ)

venerdì 26 novembre 2010

ehi, questa ve l'ho già scritta?

Veniamo da Dio e andiamo a Dio, attraverso l'amore  

 Cavoli, mi sa che ha risolto secoli di discussioni filosofiche sulle domande tipo "da dove veniamo?", "dove andiamo?", ecc ecc...

O no?
Mi rivolgo a chi, sfortunato come me ha fatto il liceo scientifico (ma forse anche al classico e in altre scuole superiori) dove si fa filosofia "sul serio" e per arrivare a uno striminzito 6-- ci sono voluti ben nove mesi di studio.
Praticamente tutto l'anno scolastico

Avrei dovuto leggere prima il diario di mia sorella ;)
Eppure, già all'epoca glielo rubato e andavo a leggermelo in bagno. Poi glielo rimettevo a posto ma.... chi sa come mai se ne accorgeva sempre...

Il trucco (lo dico per le bimbe che hanno diari segreti e vogliono sapere con certezza se questo viene letto solo da lei o meno) è mettere un sottilissimo capello (meglio se corto e biondo, simil-trasparente) a cavallo tra la copertina e la prima pagina, che queste, chiudendosi, appena appena lo pinzano. Il primo che lo prende nemmeno si accorge di questo stratagemma e ha già perso il silenziosissimo antifurto.

Ingegnosa la sorellina, non trovate?

giovedì 25 novembre 2010

A proposito di valori

Alessandro Sallusti

(di Alessandro Sallusti) 

La vi­cenda ci incurio­sisce perché è l’ennesimo tas­sello di un mo­do di concepire la politica ben lonta­no dai retorici e roboanti proclami moralisti, etici e legalitari di Fini e della sua fresca squadra di compagni

Una vettura di lusso, valore cento­mila euro, acquistata da An e messa a disposizione di Gianfranco Fini. Pec­cato che An non esisteva più da mesi e quindi sorge il problema di chi e per­ché ha speso tanti soldi (sottratti a bi­sogni più nobili e urgenti) che sono parte del patrimonio di un ex partito affidato, dopo la fusione col Pdl, alle cure di una Fondazione. Che quanto­meno ci sia sotto un pasticcio, è prova­to dal fatto che ieri, appreso che il Giornale stava per pubblicare la sto­ria, la berlina di lusso, una ammira­glia Bmw, è stata riconsegnata in fret­ta e furia dal presidente della Camera ai legittimi proprietari, cioè la Fonda­zione.


Non vogliamo girare il coltello nella piaga, né metter­la giù più dura di quello che è. Dirimere la que­stione sarà pro­blema ­dei custo­di della cassafor­te aennina. La vi­cenda ci incurio­sisce perché è l’ennesimo tas­sello di un mo­do di concepire la politica ben lonta­no dai retorici e roboanti proclami moralisti, etici e legalitari di Gianfran­co Fini e della sua fresca squadra di compagni di avventura. Prima la que­stione dell’appalto Rai (un milione e mezzo di euro) che il presidente della Camera ha fatto avere alla suocera, una anziana signora che l’unica tv che conosce è quella del suo salotto di casa. Poi si è scoperto il caso Monte­carlo, un appartamento del partito svenduto al cognato via società of­fshore. E adesso pure la fuoriserie gra­tis. Se aggiungiamo che il giornale del Fli Fini se lo fa pagare da noi, con sol­di pubblici sottratti ai fondi per il vo­lontariato, direi che il nuovo che avan­za sa molto di vecchio. Il vecchio me­todo dei politici di vivere al di sopra delle loro possibilità a babbo morto. Cioè a spese altrui, a volte dello Stato, altre del partito (e non andiamo ol­tre).

Egregio presidente della Camera, la prossima volta che aprirà la bocca sui valori della nuova destra europea che lei pensa di incarnare, provi alme­no un filo di vergogna. Case, macchi­ne e televisioni Berlusconi, come tut­ti i suoi elettori, se li paga di tasca sua.



Nota a margine (di Flaviaccia):
il nostro lettore che mi ha segnalato questo articolo ha chiosato la mail indirizzata a me dicendo:
"... certo che Fini poteva anche far comprare da AN una FERRARI, specie se del suo amico Montezemolo ed essere più patriottico..."

mercoledì 24 novembre 2010

Dai, questo per parlare seriamente.... ridendo

Fazio&C? Arbasino li aveva già sistemati


(di Massimiliano Parente)
 
 
Massimiliano Parente
Alberto Arbasino
«L’orrore delle strade, l’orrore della gente, la compassione, l’indignazione ogni volta, ma come si fa» dice Arbasino a Fabio Fazio in un’intervista che non vedrete mai. Già, come si fa, si chiede Fazio con il suo sorrisetto senza perché e felice di esistere. Soprattutto adesso che il grande tribuno Roberto Saviano ha accusato il Nord di essere mafioso ed elogiato la raccolta differenziata dei Borboni, come si fa. Meno male che c’è Arbasino, un mostro sacro, l’ultimo grande rimasto. L’Alberto Arbasino ospite di Vieni via con me è quello del 1976, ossia lo scrittore che parla in Fratelli d’Italia, mentre Fazio è Fazio, tale e quale a oggi.
E dunque, insomma, Arbasino, questa emergenza rifiuti, come si fa? Perfino l’Ue ha detto che non è cambiato niente da due anni a questa parte, dice Fazio con il suo tono da chierichetto allegro e il suo sorrisetto senza perché e felice di esistere, Napoli è ancora sommersa dalla spazzatura. Arbasino non risponde. Fazio prova a imbeccarlo: il governo Berlusconi in due anni non ha risolto niente. Arbasino sbuffa. «E Napoli lì, a aspettare che vengano Elargite Provvidenze, senza muovere un dito... Tanto è vero che mentre gli altri ricostruiscono Amburgo o Hiroshima qui non hanno ancora cominciato a portar via le immondizie del Dugento dalle strade...». Fazio resta qualche secondo in silenzio, imbambolato, disorientato. Dietro le quinte Mazzetti guarda Saviano, Saviano guarda Mazzetti, fissano il monitor dove Arbasino è impassibile, elegantissimo, impettito vicino a Fazio che si tocca il pizzetto, si gratta la nuca, e pensa che forse ha capito male. Ehm, obietta... dottor Arbasino... ma il Nord è sempre stato avvantaggiato, no? Napoli non è mica la Svizzera, no? «Senza cielo, senza mare, senza frutta, e fino a poco tempo fa così poveri che dovevano fare i mercenari all’estero, chi le avrà mai elargite, agli svizzeri così dileggiati da tutti questi dritti, le industrie chimiche e le banche e le orologerie e cioccolaterie e gli alberghi dove non danno da mangiare la merda?». Appena sente «merda» Fazio sgrana gli occhi, deglutisce, si asciuga il sudore con un kleenex, pur continuando a sorridere con il suo sorrisetto senza perché e felice di esistere, Fazio sorriderebbe anche torturato dai talebani, gli viene naturale. Tuttavia è in imbarazzo, non sa cosa rispondere, è Arbasino, non uno qualsiasi, non la Littizzetto.

All’improvviso si ricorda dei Borboni, e del discorso di Saviano sui Borboni. Forse Saviano ha sbagliato, secondo Saviano i Borboni erano progrediti, avanzatissimi, ma Fazio si ricorda di aver studiato a scuola che i Borboni erano cattivi, borbonici appunto, e allora sempre con il suo sorrisino senza perché e felice di esistere obietta che a Napoli c’erano i Borboni, ecco. Arbasino sospira. «Solita colpa dei Borboni che avrebbero borbonizzato la città? Mah, dev’essere lei che ha napoletanizzato loro». Dietro le quinte si ode un urlo, una bestemmia, un tonfo sordo. Il sito Dagospia riporta in tempo reale una presunta telefonata di Ruffini a Mazzetti dove Ruffini avrebbe urlato «chi c... l’ha invitato questo qui? Chi è? L’ha mandato Masi?» e Mazzetti avrebbe risposto «è Arbasino, direttore. Einaudi, 1976, ha presente?», e Ruffini «non può essere, ora c’è anche il Meridiano, Arbasino è Mondadori, come Saviano, non può dire certe cose. Comunque, chiunque sia, fatelo tacere».
Intanto Fazio è lì in diretta a tribolare, ovviamente senza smettere di sorridere con il suo sorrisetto senza perché e felice di esistere, e annuisce mentre Arbasino continua, implacabile: «In fondo, di Borboni ce ne sono sempre stati dappertutto, e in contesti più seri come Madrid o Parigi o perfino Parma non si comportavano in modo così scorreggione...». Scorreggione? Il povero Fazio barcolla, si appoggia all’asta del microfono, fissa Arbasino, cerca un appiglio, cerca di ricordarsi qualcosa di bello di Napoli su cui dirottare il discorso, finché non ha un’illuminazione: la Commedia dell’arte, Eduardo...! Ma Arbasino taglia corto. «Commedia dell’arte? No, grazie, mi fa vomitare».
Fazio sta per avere un tracollo. Sì ma la gente, il popolo, la napoletanità... «Davvero è un posto che non mi dice niente, non ha niente da darmi, non mi importa niente, perciò trovo inutile venirci». Fazio è un bagno di sudore, fissa dei segni incomprensibili di Mazzetti, timidamente riesce a dire: ma, dottor Arbasino, tranquillizziamo gli spettatori, potrebbero fraintenderla... Non ce l’ha con Napoli vero? «Io a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile». Ehm, prego? Mazzetti si sbraccia e mostra un cartello a Fazio: FAGLI DIRE UN ELENCO E BASTA. Fazio annuisce, si asciuga di nuovo il sudore, guarda l’orologio... Arbasino purtroppo non c’è più tempo... potrebbe concludere con un elenco? Sa, noi facciamo così, gli elenchi, dice Fazio a Arbasino, continuando a sorridere del suo sorrisetto felice di esistere ma ormai tremolante, come un’erezione senza più ispirazione. Arbasino squadra Fazio, annuisce, tira un lungo sospiro: «Qui basta uscire per strada e veder la gente e sentire i fetori e provar le scaltrezze perché mi venga una gran voglia di gambe lunghe fatte senza economia, gente pesante che parla con calma, capelli lavati, pelle sgrassata, unghie pulite, vestiti senza odori, birra danese, formaggi olandesi, strade senza merda, industrie efficienti, parlamenti rigorosi, civiltà magari parvenues ma prive di zozzoneria, ristoranti al primo piano con tappeti spessi per terra, pannelli di legno o di cuoio alle pareti, il suo soffitto scuro, il suo camino acceso, magari la neve fuori, il burro lì subito, freschissimo, coi toast caldi, vini del Reno meravigliosi, lini finissimi sulla tavola oltre che in bagno e a letto, nessun pezzo che non sia d’argento vecchio, camerieri abilissimi in frac, piatti molto elaborati e molto cremosi fatti in cucine competenti...». Qui il povero Fazio prova a fermare Arbasino dopo aver letto un cartello di Mazzetti a caratteri cubitali con su scritto INTERROMPILO SUBITO, alza un ditino come a scuola e prova a dire egregio Arbasino, la ringraziamo molto del suo intervento ma... Arbasino non lo sente, la vocetta di Fazio è troppo esile, troppo rispettosa del mostro sacro, e Arbasino ormai è un fiume in piena «... e si può leggere un giornale anche a mezzanotte, almeno i titoli, anche in mezzo ai parchi, perché la nebbietta madreperla si illumina dei riflessi delle luci e del neon delle città. E alle otto si è già finito di mangiare: un grosso mixed grill, non la mozzarella con le vongole. Nessuno ha lagnosamente offerto un cazzetto sporco, una sorella lurida, un cugino imbroglione, e i finestrini della macchina non sono stati sfondati per portar via la radio o un pacchetto di Marlboro...». Fa una pausa per chiedere un bicchiere d’acqua, si guarda intorno e non c’è più nessuno, né il pubblico né Fazio né Saviano né standing ovation, lo studio è deserto, evacuato, la lucina della telecamera è spenta, e pare che Mazzetti sia stato ricoverato d’urgenza al San Raffaele per un collasso nervoso. Arbasino fa spallucce e, con tutto questo parlare di Napoli e spazzatura, dimenticandosi di essere negli studi milanesi di via Mecenate, sospira e si incammina verso l’uscita borbottando tra sé e sé: «Lo so, lo so, ormai, purtroppo, che si fa uno sbaglio dei più stupidi tutte le volte che si scende a sud di Milano... Ancora, ci sono cascato». 

martedì 23 novembre 2010

Dal diario segreto di Alice

Martedì 19 Aprile 2005


.... omissis...


Mi sbizzarrisco a chiederGli cose sempre più strane.
Stanotte lo pregherò perché mi canti la ninna nanna; dopo tutto Gli fa piacere essere chiamato, dato che è sempre lì per questo. Più Lo chiamiamo più Lo rendiamo felice. Perché vuol dire che pensiamo a Lui, che gradiamo i doni che Egli ci ha fatto.
Ma noi spesso siamo troppo orgogliosi per riconoscere quanto abbiamo bisogno di Lui. Ci è indispensabile, ma preferiamo romperci la testa contro un muro piuttosto che ammetterlo.
Bisogna che siamo in grave pericolo, in un'autentica situazione di emergenza, per deciderci a invocarLo. Allora ci ricordiamo all'imrpovviso della Sua esistenza. E lui viene. Non ci lascia soli anche se forse è proprio quello che ci meriteremmo. Gli facciamo grandi promesse e Lui sa benissimo che non saremo capaci di mantenerle; eppure, sorridendo, ci allunga una mano.
Appena fuori dai guai ci scordiamo di nuovo di Lui ed Egli torna sulla Croce ad aspettare.
Per questo mi fa pena: è così solo.
Vieni a cantare con me stasera, Signore, ci faremo un po' di compagnia...

lunedì 22 novembre 2010

Preghiamo con Alice

Signore, solo quando la via è senza uscita mi accorgo che Tu sei veramente "indispensabile".
Valgo ben poco come il cono di luce dei lampioni, le strade deserte, i cavi tra i rami.
Non voglio più essere parte di qualche cosa, voglio essere tutta con te. E la notte, quando sento con maggiore chiarezza che i "momenti" sono finiti e contemporaneamente eterni, allora impedisci alla paura di sopraffarmi, così che io possa vivere bene ed amarTi di più.
Se poi il vuoto sta per soffocarmi mandami un raggio di sole e vieni di nuovo come Gesù bambino. Ci sarà un tentativo d'amore e sarà ancora una volta Natale.
Se mi prende il panico della morte, perché io ho timore di dover aspettare gli altri, scesi a quella fermata, allora portami la pace e non nasconderTi dietro le nuvole.
Per me sarà già molto difficile cercarTi nella aiuole, lungo i marciapiedi, sui gradini davanti alla porta di casa.
Mandami qualcuno che abbia bisogno di me ed io, nel parlare di Te, non sarò più sola.

domenica 21 novembre 2010

Buona Domenica!


VANGELO
Lc. XXI,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome.
Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».


A che punto sono nella mia vita? Che prospettive ho per me e per chi mi sta intorno? Mi occupo solo delle cose terrene o riesco a ritagliarmi un qualche spazio per alzare lo sguardo e nutrirmi l’anima? E comunque… Sono fondamentalmente sereno o navigo a vista fra l’insoddisfazione, la noia o (peggio) la disperazione? Siamo quasi arrivati alla fine dell’anno, ed è tradizionalmente tempo di buttar giù un bilancio, per renderci conto di chi siamo e soprattutto di dove vogliamo andare… Ecco perché, proprio in questo periodo, la Chiesa ci presenta pagine “apocalittiche” come il Vangelo di oggi, che ad una lettura superficiale possono spaventarci, ma a ben vedere contengono in sé una gemma di speranza già destinata a sbocciare!

Siamo tutti figli di una società superstiziosa, che a parole “crede solo a ciò che vede” (cioè crede a ciò che non è necessario credere, perché ciò che hai visto l’hai già constatato…) ma in realtà si avvale di oroscopi, portafortuna e “scacciaguai”, anche e soprattutto da parte dei sedicenti credenti, e non è un caso che sul più bello ci si attacchi all’ultima Madonna che parla in giro per il pianeta o addirittura all’antico calendario dei Maya per sostenere l’imminente fine del mondo, naturalmente tragica che più tragica non si può, magari fissandola al vicino 2012 e realizzando per l’occasione anche un bel film di successo che male non fa…

Non è questo, credetemi, il tenore della Parola di oggi! Ricordate il Vangelo di domenica scorsa? “Dio non è dei morti, ma dei viventi, perché tutti vivono per lui”… è il Signore che, donandoci il suo Spirito d’amore – amore che non va meritato, ma semplicemente accolto! – ci trasmette la sua stessa vita, di una qualità tale da essere indistruttibile e pertanto capace di andare oltre la morte! Se senza di lui non possiamo far nulla, animati dal suo Spirito d’amore incondizionato portiamo molto frutto (Gv. XV, 5), ed è a questo tangibile impegno che è chiamato il credente, con atteggiamento dinamico ed accogliente verso chiunque… Ecco perché è Dio dei viventi, e non dei morti! Morto è chi si sente arrivato e con la fede in tasca senza bisogno di convertirsi, chi si trincera nel pregiudizio e condanna impietosamente il prossimo, chi non mette in gioco tutto se stesso e le proprie certezze per i più immeritevoli agli occhi del mondo, chi non è abitato dallo Spirito eppure magari ha lo zio cardinale, se non lo è lui stesso…

Ecco, Gesù ha a che fare oggi con dei morti, che si fermano a “parlare del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi”… Esiste una religione, oggi come e forse più di allora, che diventa davvero “oppio dei popoli”, tutta interessata ad inorgoglirsi per i possedimenti di pregio e ad ingraziarsi il più possibile una divinità capricciosa grazie a qualche candelina o rito propiziatorio, là dove l’amore per gli altri non trova posto, ed anzi, magari col falso convincimento di onorare Dio…, si spara a zero sul fratello al momento più chiacchierato (per poi rifugiarsi nel “chiacchiericcio” quando fa comodo)… E poi c’è il Signore Gesù, per il quale “c'è qualcosa di più grande del tempio” (Mt. XII, 6), ed altro non è che la legge dell’amore, se solo l’avessimo mai compresa, una buona volta... “Misericordia io voglio, e non sacrificio” (Mt. XII, 7)! Dicevo martedì ad un amico, e ne sono via via più convinto: la cattolicità ha sempre più bisogno di convertirsi alla misericordia, per ritrovare se stessa! Solo chi è misericordioso – nei fatti, e non solo a parole – ha in sé le ragioni della speranza per essere anche coerente nella vita con il credo che professa… Se non sei misericordioso, di fatto sei il più fuori strada degli incoerenti! E ricordiamoci che non è la coerenza che ci salva, né il coinvolgimento emotivo, né la pratica religiosa… Ci salva – solo ed unicamente – la misericordia del Padre!

Gesù è di fronte a dei “cadaveri spirituali” da rianimare, e l’unica soluzione può essere una scossa di defibrillatore, che riesca a scardinarli dal loro torpore cronico e a convertirli finalmente alle logiche del Regno! Che cosa potrà mai sopravvivere delle pietre che stanno ammirando? Quale importanza potranno mai avere agli occhi di Dio, se da quel santuario non sarà sgorgata l’acqua che purifica e fa rivivere tutti coloro che riuscirà a raggiungere (Ez. XLVII, 9)? Ai discepoli, che con l’annuncio della distruzione del tempio pensano alla fine del mondo e sono come sempre alla ricerca di segni rivelatori, il Signore dice chiaramente di “non andar dietro” a chi indica scadenze precise, magari millantando provenienze dal divino (“dicendo «Sono Io»”), ciò che avviene con le tante – anzi troppe – apparizioni più o meno ciarliere che imperverserebbero quotidianamente sulla terra… Neanche le più dirompenti difficoltà della vita – che non arrivano mai da Dio, ma che non sono risparmiate al discepolo, perché il mondo deve pur mantenere una sua sfera d’autonomia affinché l’uomo sia realmente libero – possono essere indicatori della fine dei tempi, perciò “non vi terrorizzate”!

Gesù è sempre chiaro coi suoi, perché non vuole dei seguaci fedeli e un po’ beoti, ma dei credenti leali e consapevoli… Diventare discepoli sul serio espone a rischi, perché “metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni”! Passi pure per gli apparati laici, ma addirittura l’istituzione religiosa – la sinagoga – una volta sostituito il Dio dell’amore con una brutta copia più confacente ai propri interessi di potere, diverrà strumento per combattere i figli della luce… Costoro, però, non saranno soli: “io vi darò parola e sapienza”, ed “avrete allora occasione di rendere testimonianza”, in modo ben più significativo delle “belle pietre” e dei “doni votivi” del tempio! Una testimonianza di amore e misericordia senza confini, a dispetto di tutto e di tutti, anche se è difficile e può sembrare addirittura impossibile in certe circostanze… “Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”, perché “con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”!

Ritroviamo le stesse parole di speranza al termine della prima lettura, dove il profeta Malachia descrive la visione finale: “Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”! Chiediamo al Signore che questa consapevolezza del futuro trionfo del Regno trovi spazio e nutrimento nel cuore di tutti gli aspiranti discepoli… Perché nessuno perda l’occasione di rendere testimonianza al Dio della misericordia così com’è, e non come spesso lo storpiamo a nostro uso e consumo, e perché l’attesa del sole di giustizia non ci tramuti in disimpegnati spettatori (“Chi non vuol lavorare, neppure mangi”, ci scrive san Paolo!), ma in appassionati collaboratori del Costruttore principale!

Buona settimana a tutti…e cominciate ad annotarvi l’incontro con Donpi di venerdì 26!
Matteo


È proprio che non va, lo sapete bene.
Le vicende del mondo inquietano, un poco rimpiango la beata ignoranza dei tempi che furono e il rassegnato fatalismo di chi, ad esempio, riceveva a mezzo posta la notizia di dover andare a morire sul Carso per una guerra pensata da qualche genio della politica e cultore del nazionalismo.
Oggi, invece, se sei proprio sadico ti inviano le notizie anche sul cellulare: l’Afghanistan è in fiamme, la situazione in Iraq è una catastrofe, l’economia ristagna, la politica fa fuggire a gambe levate le persone normali, il tasso di litigiosità delle persone è astronomico. Il piccolo villaggio globale ormai incide anche sulla pelle del singolo cittadino: gli amici del Veneto sono stati invasi dall’acqua, quelli di Napoli dalla monnezza, la stragrande maggioranza dei miei coetanei non ha un lavoro degno di questo nome e vorrebbero imbracciare un fucile se solo sapessero a chi sparare...
Per non parlare delle vicende personali. Ricevo decine di mail ogni giorno. Rispondo a tutti, in maniera insufficiente, vi chiedo scusa, ma tutti porto nella mia povera preghiera di credente.
E allora divento una discarica: affido al Signore Gianni che ha perso la splendida moglie e resta con tre figli da crescere, l’ansia di G. e M. per il loro figlio con una malattia che nessuno riesce a diagnosticare, lo scoraggiamento di G., grande artista, che vede il suo figlio adottivo, ormai adulto, completamente folle.
È proprio che non va, diciamocelo.
Poi
Chi vive con un minimo di consapevolezza e magari si sta convertendo (non tutto di colpo che ha delle pesanti controindicazioni!), dopo anni passati a combattere per il Vangelo, è ancora più stordito. Le cose non vanno nella Chiesa: lentezze, rigidità, incoerenze dei cristiani, la tragedia della pedofilia, il triste ritorno al neoclericalismo e l’afasia dei vescovi. E lo sport che d’ogni tanto emerge della caccia al cattolico, sempre più violento (noi prestiamo molto il fianco!) ripercorrendo i buoni vecchi stereotipi della Chiesa reazionaria e cloroalclero e il potere del Vaticano (e basta!).
Ma, a livello più profondo, emerge birichina la domanda: e se ci fossimo davvero sbagliati? E se Dio si fosse sbagliato? E se la vita fosse davvero un coacervo inestricabile di luce e di tenebre che mastica e tritura ogni emozione e ogni sogno? E se Dio - tenero! - avesse esagerato con l’idea della libertà degli uomini e del fatto che l’uomo può farcela da solo?
Alzate lo sguardo
No, dice Gesù, state sereni.
Non sono questi i segni della fine, come qualche predicatore insiste nel dire. Non sono questi i segnali di un mondo che precipita nel caos.
Già il Signore ha dovuto confrontarsi con questa follia, in un mondo - il suo - ben più aggressivo del nostro.
E, sorridendo, ci dice: cambia il tuo sguardo.
Guarda alle cose positive, al tanto amore che l’umanità, nonostante tutto, riesce a produrre, allo stupore che suscita il Creato e che tutto ridimensiona, al Regno che avanza nei cuori, timido, discreto, pacifico, disarmato. Guarda a te stesso, fratello mio, a quanto il Signore è riuscito a compiere in tutti gli anni della tua vita, nonostante tutto. A tutto l’amore che hai donato e ricevuto, nonostante tutto. Guarda a te e all’opera splendida di Dio, alla sua manifestazione solare, al bene e al bello che ha creato in te. Guarda e non ti scoraggiare.
Di più: la fatica può essere l’occasione di crescere, di credere. La fede si affina nella prova, diventa più trasparente, il tuo sguardo si rende più trasparente, diventi testimone di Dio quando ti giudicano, diventi santo davvero (Non quelli zuccherosi della nostra malata devozione!) e non te ne accorgi, ti scopri credente.
Se il mondo ci critica e ci giudica, se ci attacca, non mettiamoci sulle difensive, non ragioniamo con la logica di questo mondo: affidiamoci allo Spirito.
Quando il mondo parla troppo della Chiesa, la Chiesa deve parlare maggiormente di Cristo!
Uffa e strauffa!
Lo dico ufficialmente e pubblicamente: a me questa cosa non piace affatto.
Preferisco crogiolarmi nelle mie vere o presunte disgrazie, preferisco lamentarmi di tutto e di tutti, vivere nella rabbia cronica. Preferisco cento volte lamentarmi del mondo brutto sporco e cattivo ed eventualmente
costruirmi una piccola setta cattolica molto devota in cui ci troviamo bene (Almeno all’inizio poi, è statistico, facciamo come il mondo cattivo!). Preferisco fare a modo mio, accipicchia!
Ma se proprio devo fare come vuoi tu, Signore, allora libera il mio cuore dal peso del peccato, dall’incoerenza profonda, dalla tendenza all’autolesionismo che mi contraddistingue e rendimi libero, in attesa del tuo Regno.
(Don Paolo CURTAZ)

sabato 20 novembre 2010

La via del ritorno

Dal libro delle preghiere di Alice.

Signore, Ti prego per quelli che tornano: fa' che non rientrino dalla porta di servizio. Aiutali affinchè sia un ritorno glorioso tra trombe e campane a festa.
Signore, Ti prego per i militari che tornano insanguinati dalle loro missioni e per coloro che tornano impolverati dalle pulizie pasquali. Ti prego per coloro che tornano a casa e per coloro che non hanno più una casa in cui tornare.
Tornare è anche più difficile che partire. Signore, aiuta tutti quelli che tornano: aiuta chi torna dal carcere e in carecre; chi torna vittorioso e chi sconfitto; chi torna stanco chi arriva riposato; chi torna da grandi feste e chi entra senza fare rumore, sommessamente.
Signore, Ti prego per tutti i ritorni. Ti prego per il ritorno nell'alba, nel crepuscolo trasparente o nella notte più profonda. Ti prego per quelli che tornano nella gioia e per quelli che tornano disperati.
Ti prego per quelli che volevano tornare e per qulli che non hanno dovuto. Ti prego anche per chi non sa più quale sia la via del ritorno.
Ti prego per il ritorno di nonna Attilia e Ti ringrazio.
Ti prego per quelli che tornano nella gioia e per quelli che torneranno domani.
Fa' che questi ritorni non assomiglino ad una resa.
Signore fa' che anche il mio ritorno sia coerente. Fa' che, allora e come sempre, io scelga la strada più difficile.
Signore fatti trovare sulla porta al mio ritorno e aiutami a non sbagliare la strada che conduce alla Tua casa 

venerdì 19 novembre 2010

Dal diario segreto di Alice

Giovedì 14 Aprile 2005
.... omissis ....

A ricreazione la Simo mi ha chiesto: "come è possibile che Dio, che tu dici essere tanto buono e che può fare tutto, ha creato anche un mondo così irrazionale, ricco di dolori immeritati, di torti impuniti e di tanta stupidità umana?
Mi ha presa alla sprovvista e aveva già suonato la campanella e così le ho risposto solo questo, però adesso devo approfondire e risponderle meglio. E' una buona amica e vorrei aiutarla ad aprirsi all'amore che Dio ha già pronto per lei.
"Dio non ha creato niente di stupido, di irrazionale e di brutto. Siamo stati noi, uomini, a rifiutare la nostra stupenda prima destinazione e abbiamo inventato il dolore, la solitudine, la morte, la follia, la cattiveria, la disgregazione....
Il Dio del mondo che nasce, del canto degli uccellini, dei bei fiori nei prati non poteva che creare bellezza perfetta, bontà assoluta e totale perfezione

... omissis ...

giovedì 18 novembre 2010

Preghiamo con Alice

Signore, Ti ho chiesto forza per compiere grandi imprese, ma Tu mi hai resa debole perché diventassi umile.
Ti ho chiesto salute e felicità per fare cose buone, mi hai dato la malattia per fare cose migliori.
Ti ho chiesto tantissime cose per godere della vita e mi hai dato la vita per godere tutte queste cose.
Ti ho chiesto ricchezza per fare del bene e mi hai dato povertà perché diventassi saggia.
Ti ho chiesto la forza per fare tante cose e mi hai dato debolezza perché tornassi da Te.
Non ho ricevuto nulla di quanto Ti ho chiesto, Signore, ma è stato esaudito ogni mio desiderio profondo.
Alle mie preghiere non dette Tu hai dato risposta ed è bastato solo il Tuo amore. a rendere felice il mio cuore.
Ti ringrazio, o mio Signore, e Ti rendo il mio cuore

mercoledì 17 novembre 2010

Preghiamo con Alice

 Vi trascrivo un passo di mia sorella che mi ha fatto piangere, pensandola non triste ma tremula, spaventata da quello che le stava per accadere.
Lei ha già dimostrato (in poesie, appunti sul suo diario segreto, una favola, ecc...) di sapere abbastanza bene a cosa stava andando incontro: non ha fatto nulla per invertire questa pazza corsa, ma ne aveva paura.
Come leggiamo da questa stupenda preghiera (ricordo che per mia sorella, ma credo per tutti i Cristiani, pregare è "stare con Dio", parlarGli, confidarsi con Lui...)

 Signore, ho paura.
Ho paura di non fare bene quello che devo. Paura per le persone che amo. Paura di non restare in grazie con Te. Paura perché non so quello che succederà domani. Paura della solitudine. Ho paura di aver paura e di non averne abbastanza. 
Ho paura di non sentirTi più. Ho paura di me stessa. Ho paura del niente.
Ho paura della cattiveria e della stupidità.
Ho paura della morte e, soprattutto, di soffrire; di stare ancora tanto male.
Ho paura di non fare a sufficienza. 
Ho paura di decidere e di sbagliare.
Ho paura di tutto.
Ho paura, Signore, quando non trovo Te in ogni cosa 

martedì 16 novembre 2010

Sostieni un bambino a distanza: Due vite che cambiano per sempre... e una è la tua

 Mia sorella Alice, all'età di 14 anni, una Domenica a pranzo disse: "devo fare presto, mio figlio non può aspettarmi"
Io sapevo che era il suo modo perchè stava per dire qualcosa di importante, molto importante per lei: voleva l'attenzione tutta su di sè per poter "uscire allo scoperto" ma non sapeva da dove iniziare.
Ovviamente i miei (specialmente mio padre) fece un salto sulla sedia alto così e, cercando di non far notare la sua frenesia nel sapere cosa stava accadendo, iniziò un "terzo grado" ad Alice, la quale non vedeva l'ora (anzi, l'aveva fatto bell'apposta!) di sciorinare tutto...
Aveva adottato un bimbo, ed era felicissima.
Adesso quel bimbo lo segue mia madre: riceve disegni, cartoline e stupende letterine. In cambio di pochi spiccioli, davvero meno di un caffè.

Dai, su, non facciamoci vincere dall'egoismo (e, per giunta, tanti caffè fanno anche male!), almeno informiamoci.
Un bacio a chi clikka qui sotto.
Grazie
Flà

Per informarti clikka qui

lunedì 15 novembre 2010

Lo strano mondo dell'università..


Raccolte in giro tra amici universitari del mio e di altrui Atenei.
 

                Appello estivo. Esame di Analisi I. Una studentessa vestita (si fa per dire) con minigonna vertiginosa e canottierina trasparente (non ero io, giuro!!! E poi faccio un'altra Facoltà) si presenta all' esame. 
           Alle domande risponde con un sacco di stronzate, è una tragedia!, mettendo pero' abbondantemente in mostra le sue grazie. 
           Terminato l'esame il prof. davanti a tutta la popolazione studentesca in attesa del giudizio se ne esce con la deliziosa frase: "Signorina, in questo esame si e' visto molto ma sentito ben poco, torni al prossimo appello."



                 "Una domanda facile. Qual era lo strumento usato nel barocco come accompagnamento dei Madrigali Guerrieri di  Monteverdi?"  
La studentessa con faccia a punto interrogativo volge lo sguardo verso l'assistente che per aiutarla mima v-i-o-l-a con le labbra. 
Non le pare vero... Si affretta a rispondere. "Viola!!"  
Il professore solleva lo sguardo dal verbale che sta compilando, la guarda di sottecchi e con voce glaciale aggiunge "Viola da gamba o viola d'amore?" e torna a scribacchiare. 
L'assistente, non visto dal professore, fa un cenno alla studentessa e indica con il pollice verso in basso ad indicare le gambe, ma lei troppo precipitosa "... d'amore!!"



                 Accaduta ad un esame di Letteratura greca, e, dopo che la tipa non aveva aperto bocca ma aveva fatto vedere molto e fumato ancora di più, il prof la congedò con la frase che Enea pronuncia alla sua partenza da Ilio, ossia "Addio Troia fumante"




                 Esame di Analisi all'universita' di Milano, alla fine dell'esame il professore dice che il tempo sta 
per scadere e di consegnare i 
compiti scritti. 
A tempo scaduto, uno 
studente se ne sta 
tranquillo a continuare 
il suo lavoro. 
Il  professore imbestialito gli dice che 
non avrebbe più 
accettato il suo compito... 
Lo studente si alza, tranquillamente, 
si presenta davanti alla cattedra dove e' sistemata
la pila di compiti consegnati e dice serafico al  professore: 
"Lei non sa chi sono io...".
Il professore, ancora più incazzato, urla: "NOOO! Non so chi sia lei e non me ne frega niente!!".  
E lo studente: "Come immaginavo...." e infila il suo compito nel mezzo della pila degli altri compiti....



                 Appello di Diritto Privato. Una tipa fa un'interrogazione più che perfetta e il prof (il piu' stronzo di tutti, a sentire le voci) congratulandosi con lei le dice che darle 30 e lode e' poco... allora si sfila il Rolex e le dice di accettarlo per ricordo. Lei, dopo lunghi tentennamenti, si lascia convincere, prende l'orologio e porge il libretto, sentendosi dire: "Signorina, lei ha accettato la donazione di un bene di valore non modico: dovrebbe sapere che ci vuole il contratto scritto. Si ripresenti al prossimo appello"



         Esame di Anatomia, il Prof. Oliva,  chiede allo studente: "che forma hanno i testicoli?"
Risposta dello studente: "I testicoli hanno forma di... oliva" (risatina tra se e sè)
Prof.: "allora mi parli dell'anuria" 
Stud.: "bene, l'anuria... l'anuria... certo!, l'anuria e' quella condizione  patologica in cui le urine vengono escrete dall'intestino, attraverso il  retto" 
Prof.: "certo! e la penuria allora e' la condizione normale nell'uomo..." 



                  Esame di Anatomia, il prof. Passaponti, si racconta, interroga la signorina di turno e le chiede la lunghezza media del pene.  
La signorina di turno si confonde e spara una dimensione esagerata, al che il prof, placidissimo, ribatte: "Signorina, lei non ha studiato. Comunque le posso assicurare che la signora Passaponti si e' accontentata di molto meno".



                 Università di Pavia, facoltà di Ingegneria, 
corso di Analisi I (1992), tra i presenti 
c'era anche il 
sottoscritto.
L'esercitatore, che sta illustrando 
alla lavagna lo 
svolgimento di un esercizio 
si interrompe 
improvvisamente e posa il gessetto.  
"Scusate, ragazzi, torno subito", dice, 
quindi parte sparato ed esce dall'aula, 
dimenticando acceso il radio-microfono. 
Tutti noi nell'aula possiamo udire distintamente, attraverso gli altoparlanti, i suoi passi sempre più veloci lungo il corridoio ed il suo respiro sempre più affannoso. Addirittura, qualcuno che lo incrocia lo saluta e cerca di parlargli, ma lui lo liquida con un "Dopo!, Dopo!, Ora non posso!".  
Seguono, chiaramente udibili: rumore di porta sbattuta,  
cerniera zip in movimento, sfregamenti di stoffa contro il microfono, rumore di corpi solidi in impatto 
con l'acqua, altri sfregamenti e sospiro di sollievo.  
Di lì a un paio di minuti, la persona in questione ricompare 
in aula, visibilmente rilassata, salutata da 3 minuti di applausi ed ovazioni. 
Ovviamente, non poteva fare altro se non mettersi a ridere pure lui, una volta spiegato il motivo di tanto entusiasmo.



                 Pare che un "famoso" professore abbia iniziato una sessione bocciando uno dietro l'altro i poveri studenti in questo modo: 
Prof, battendo piano la punta di una chiave sulla cattedra: "Cos'e' quest'oggetto?" 
Stud.:  "Una chiave..." 
Prof:  "Vada via!" 
Altro studente, solita domanda:  "Cos'e' ?" e la risposta "....una...chiave..." 
Prof: "Via anche lei!"  e così fino a che uno studente con la forma mentis di un legale risponde:  "Un oggetto contundente"
Prof.: "Bene, cominciamo l'esame...".




            Decima o quindicesima volta per cercare di passare un esame con una professoressa sulla sedia a rotelle e molto molto cattiva. La detta prof., riconosciuto l'allievo, gli fa domande impossibili, con conseguente non superamento dell'esame, ed alla fine gli dice:  "Giovanotto, lei questo esame non lo farà mai!"  ed il giovane risponde:  "Può darsi, ma lei non farà mai questo!"  alzandosi e mettendosi a saltare.  



Prof. [mostrando un mazzo di chiavi]: Dunque, giovinotto, mi dimostri che queste sono mie...  
Giov [preso malissimo]: ehm, si', quindi, ehm... 
Prof.: Allora, che aspettiamo? 
Giov: Io, dunq.. Aristotele.. ehm 
Prof: Se ne vada, torni al 
prossimo appello. 
Giov [mentre si alza si porta 
via le chiavi]: arrivederci! 
Prof: Ma cosa fa?! Dove va con 
le mie chiavi?!! 
Giov: Ah, ecco dimostrato che sono sue!! 
Prof: promosso.   



                  Gira voce che durante un esame orale ad Ingegneria a Pisa  sia entrata nell'aula la moglie del docente urlandogli: "TI HO DETTO CHE DEVI SMETTERLA DI ANDARE A TROIE!"... esame rimandato a data da destinarsi.



                 Il prof  voleva assolutamente che noi studenti ponessimo la massima attenzione alle unita' di misura: per spiegare l'importanza di avere ben chiaro il significato fisico delle unita' di misura disse (testuali parole) : '' ... che poi fate i calcoli sbagliati in fase di progetto e andate dal costruttore e vi fate fare una pompa da 1 cavallo e non vi rendete nemmeno conto dell'assurdità della cosa...''

 
·                    Professore:  "Se questa e' una domanda Lei mi risponda"
              Studente, dopo averci pensato un attimo: "Se questa e' una risposta LEI MI VALUTI"



                   Esame di Fisica.  Il professore e' noto per le sue domande terribili sui flussi. 
Prof: "Immagini di trovarsi su un treno che viaggia a velocita' costante, d'estate, senza l'aria condizionata, alle due del pomeriggio. Il finestrino e' chiuso e c'e' un caldo da scoppiare. Che cosa fa?"
Stud: "Mi levo la maglia"
Prof: "Si', ma c'è ancora caldo. Che cosa fa?"
Stud: "Mi levo i pantaloni"
Prof: "Ma c'e' ancora caldo. Che cosa fa?"
Stud: "Mi levo anche le mutande, ma quel cazzo di finestrino non glielo apro neanche morto!" 



                 All'inizio di una lezione sulle reazioni chimiche, il professore entra in laboratorio con due provette, un bicchiere e un pezzo di carne. Il professore fa 
gocciolare la prima sostanza sulla carne e si forma un buco.  
Poi fa la stessa cosa con l'altra sostanza e sulla carne si 
forma un altro buco. 
Poi mischia le due sostanze nel bicchiere e beve il contenuto 
del bicchiere. Non succede niente. 
Il professore poi spiega che quelle sostanze erano acido cloridrico
e soda caustica, che a contatto tra di loro hanno formato...
dell'acqua salata!


  

Si narra che il Prof. Paolo Silvestroni, autore del famoso testo di Chimica Generale, avesse l'abitudine di usare, durante le lezioni, un intercalare piuttosto volgare.  
 
Un giorno le ragazze che 
seguivano il suo corso 
si misero d'accordo: 
alla prima parolaccia
si sarebbero alzate 
per uscire in blocco 
dall'aula; 
i ragazzi, saputa la cosa, 
spifferarono tutto al Prof. 

Silvestroni entra in aula e fa "ho visto fuori della porta un elefante con un cazzo così lungo!" 
Le ragazze, come da accordo, si alzano e vanno verso 
la porta quando lui urla "...non correte! E' già andato via!"