domenica 15 dicembre 2013

I sinistrorsi italiani: indolenti, offensivi e sgrammaticati!

"Non entrate o vi insultiamo" Ecco la Roma targata Marino

Il cartello, pieno di errori grammaticali, appeso fuori dall'Ufficio gestione verde urbano. Qualcuno lo fotografa e lo pubblica sul web. Scoppia un caso

Il cartello appeso fuori dall'Ufficio gestione verde urbano
Ufficio Gestione Verde Urbano. Un utente va per una pratica e si imbatte in un cartello con l'intestazione Roma Capitale. «Il pubblico - vi si legge - si riceve nei giorni di martedì e venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 previo appuntamento telefonico. L'altri giorni dobbiamo lavorare. Si prega di non essere insistenti altrimenti ci vedremo costretti, anche se contrario alla nostra educazione, a prendervi a parolacce ed insulti». Urca. Qui siamo in zona Totò e Peppino.
L'utente trasecola per gli errori di grammatica, per l'esibizione di tracotanza, per il sottinteso che ricevere il pubblico non è lavoro ma una scocciatura, per quel comico inciso «anche se contrario alla nostra educazione». Un po' ridacchia ricordando la signorina Vaccaroni di una vecchia gag televisiva di Cinzia Leone, quella della «pizza di fango del Camerun», l'impiegata che apriva lo sportello «dalle otto alle otto» («cogli l'attimo!»), e mostrava fantomatiche circolari per giustificare ogni vessazione ai danni dei malcapitati utenti. Un po' ridacchia e molto si indigna. Si guarda in giro, cerca una telecamera nascosta. Non la trova e capisce che è tutto vero. Qualcuno, nell'ufficio capitolino, pensa davvero di poter trattare i «sudditi» in questo modo. L'uomo fotografa il cartello e lo posta sulla pagina Facebook romafaschifo. La fotografia rimbalza di pagina in pagina, di sito in sito, e diventa un caso politico. L'ennesimo per Ignazio Marino, il sindaco che sta battendo ogni record di velocità nel fare pentire i romani che lo hanno votato appena pochi mesi fa.
«Il cartello choc - attacca Ignazio Cozzoli, consigliere capitolino dell lista Alemanno - è l'ennesimo scivolone dell'amministrazione. La pessima gestione e la mancanza assoluta di controllo sono le prerogative principali di una macchina amministrativa dissennata che sta indignando i cittadini». Anche il vicesindaco con delega al Personale, Luigi Nieri di Sel, si indigna e su Facebook parla di un «incredibile avviso, offensivo nei confronti degli utenti, esposto in un ufficio dell'amministrazione capitolina». Poi però Nieri minimizza: «In qualità di vicesindaco e di assessore al Personale, ho predisposto un'immediata verifica: il cartello era effettivamente esposto presso i locali di un servizio operativo di supporto agli uffici di Gestione del Verde Urbano, spazio che, mi è stato assicurato, non è aperto al pubblico. Il cartello era una sorta di atto goliardico interno». Le risate in sottofondo sono i romani che si sganasciano per la trovata.
A dimostrare che quella di Nieri è una toppa peggiore del buco arriva Riccardo Camilleri, caposegreteria dell'assessore all'Ambiente Estella Marino (solo omonima del sindaco), che mostra di prendere quell'avviso molto più sul serio. «Carissimi - scrive su Facebook - ringraziandovi della segnalazione dell'increscioso cartello, volevamo segnalarvi che abbiamo provveduto a far rimuovere lo stesso. Tali episodi sono lontani e non rispecchiano minimamente il desiderio e lo sforzo che questa amministrazione sta ponendo in essere per riuscire a instaurare il più proficuo dialogo con i cittadini». Meglio così. Perché i romani, anche se contrario alla loro educazione, sono molto incavolati.

sabato 14 dicembre 2013

Importante: firmare per salvare i vostri figli... (grazie!)

COMUNICAZIONE URGENTE
C’è un’impellente necessità che ci facciamo sentire dall’Europa per il bene dei nostri figli e dei nostri nipoti e per il nostro futuro in genere.
C’è una petizione molto importante che sta girando per cercare di fermare un documento a dir poco agghiacciante.
La sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha da poco rilasciato il documento “Standard for Sexuality Education in Europe”, che intende orientare e dirigere l’insegnamento dell’educazione sessuale per i bambini dai 4 anni.
Il testo risulta inadatto e pericoloso per varie ragioni tra cui le seguenti:
1) innanzitutto incoraggia l’introduzione di comportamenti sessuali discutibili a partire dalla primissima infanzia (ad esempio, propone la masturbazione infantile, la scoperta del corpo proprio e altrui tramite il “gioco del dottore” a 4 anni, l’esplorazione di relazioni tra individui dello stesso sesso” prima dei 6 anni).
3) il documento è interamente orientato alla promozione e alla propaganda dell’ideologia gender, secondo una scelta che non ha nulla di scientifico ma che risponde a evidenti esigenze ideologiche.

4) il testo è orientato a una concezione semplicistica e materialistica della vita sessuale, subordinando l’esperienza affettiva e relazionale alle nozioni meramente biologiche e anatomiche apprese nella prima infanzia e trascurando la problematicità etica tipica della sfera sessuale come di ogni agire umano.
Per queste ragioni, chiediamo alla dottoressa Margaret Chan, direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, di ritirare immediatamente il documento in questione.
Se si clicca sul seguente link , si accede direttamente alla pagina della petizione (ci vuole 1 minuto di orologio!):
http://www.citizengo.org/it/signit/443/view.
Speriamo di essere ancora in tempo per fermare questa follia!!!
Allego di seguito anche un recente articolo apparso su Il Foglio.
Chiedo di darne la più ampia diffusione.
Tanti cari saluti.
Antonio Acquaviva


Manuale di autoerotismo didattico ad anni quattro. E a sei, viva i gay
Una scuola cattolica di Torino, intitolata al beato Faà di Bruno, aveva organizzato una serie di tre incontri privati con i genitori degli alunni sul tema dell’omosessualità. Prima ancora che gli incontri si tenessero, però, le associazioni gay cittadine, supportate da quattro consiglieri comunali di Pd e Sel (i quali hanno chiesto che alla scuola fosse revocata la convenzione comunale) e appoggiate dalle pagine locali dei quotidiani – Repubblica su tutti – hanno iniziato una campagna contro la scuola “omofoba”, costingendo i dirigenti scolastici a cancellare i tre appuntamenti. Contemporaneamente, alla scuola media statale Gramsci di Settimo Torinese, andava in scena una “riflessione teatrale”, realizzata dopo avere assistito a un incontro sulla discriminazione in base all’orientamento sessuale. I ragazzini, dodicenni, hanno recitato una pièce da loro prodotta in cui, dopo avere elencato una serie di discriminazioni che vanno da “secchione” a “cicciona”, esclamano: “Mi chiamano frocio”, “mi dicono che sono lesbica”, “noi diciamo basta!”. Subito dopo mettono in scena il dibattito parlamentare sulle unioni gay: i favorevoli (in nome della sempre sia lodata Costituzione) si chiamano Dignità, Libertà, Tutela, e così via; quelli che invece sostengono che la famiglia è fondata sul matrimonio tra uomo e donna e che le coppie gay non dovrebbero potere adottare si chiamano Paura, Disprezzo, Pregiudizio e via andando.  L’importante è l’amore, spiegano i ragazzini indottrinati dall’incontro (quello sì, possibile) sulla discriminazione: mio papà mi vuole bene, mia mamma mi vuole bene, il mio cane mi vuole bene e quindi anche quelli del mio stesso sesso possono volermi bene. E chi non lo pensa è un “povero egoista che vive senza cuore”.
Nulla di cui stupirsi, paradossalmente. Che i bambini siano l’obiettivo primario di campagne che intendono far passare un tipo (e solo un certo tipo) di educazione sessuale, a discapito di altre è enunciato in più di un documento ufficiale anche da noti organismi internazionali. E’ tornato alla ribalta in questi giorni un vademecum per i ministri della Salute europei elaborato nel 2010 e firmato dal Centro federale per l’educazione alla salute del governo tedesco e dall’Organizzazione mondiale della sanità, intitolato “Standards for Sexuality Education in Europe”. Passato sotto silenzio tre anni fa, questo documento era uno dei punti di riferimento nella relazione appena bocciata dal Parlamento europeo su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”, nonché alla base di molte prese di posizione dell’Oms sul tema dell’educazione sessuale dei bambini. Nelle 65 pagine di linee guida si spiega innanzitutto che per educare correttamente alla sessualità è necessario dare più spazio ai “professionisti” e meno ai genitori, e che occorre farlo fin dai primissimi anni di vita.
Da zero a quattro anni, si legge, bisogna informare il bambino sul godimento che si sperimenta quando si accarezza il proprio corpo, sulla masturbazione precoce infantile e spiegargli che è tutto normale. Tra i quattro e i sei anni bisogna incoraggiare il bambino a “parlare dei suoi problemi sessuali”, aiutarlo a consolidare la sua identità di genere e cominciare a dargli nozioni “sull’amore tra persone dello stesso sesso”; tra i sei e i nove anni, invece, è già ora di parlare di eiaculazione, mestruazioni, contraccezione e pianificazione famigliare (laddove la famiglia non è soltanto quella tradizionale). Niente miti della cicogna, ammonisce l’Oms, ma solo la cruda realtà, possibilmente in anticipo rispetto a quando quelle problematiche si affaccerebbero alla mente del bambino. Così a nove anni bisogna parlare loro delle prime esperienze sessuali e a dodici è già tempo di aiutarli a “decidere in modo responsabile se avere o non avere esperienze” di questo tipo, mettendoli in guardia da “pericoli e conseguenze del sesso non sicuro (gravidanze indesiderate)”. Fin dai sei anni bisogna inculcare l’idea che “il mio corpo appartiene a me”, così che, tra i dodici e i quindici, ci sia terreno fertile per introdurre l’idea di “diritto all’aborto”, parallelamente alla possibilità di ricorrere alla fecondazione artificiale per tutti, gay compresi.