giovedì 22 gennaio 2009

Il mio cervello

Ok, ridete pure.... Quando avrete finito di ridere solo perché ho scritto "il mio cervello" continuerò a scrivervi... .... Finito? .... ... Finito ora? Ok, continuo anche se voi non accennate a tornare seri. Il mio cervello, dicevo, per quanto minuscolo possa essere (e lo è davvero, credetemi) è l'unico che il buon Dio mi ha dato ed io devo usare solo quello. Non ne ho altri, giuro. Solo se mi entra un moscerino in un orecchio raddoppio i neuroni cerebrali, ma a quel punto mi viene voglia di volare. E allora sono guai anche peggiori di ora. Dicevo: il mio cervello è stato a lungo addomesticato a far sì che io diventassi una (buona) cattolica, il più onesta e brava possibile. A credere nei misteri e nei miracoli. Ma vuole pensare! E quindi mi porta a credere a ciò che può essere spiegato con la ragione. Ciò che ho scritto nell'ultimo post, se visto con gli occhi di Flavia non è credibile. Invece è credibile (ed io ci credo) alla versione di Alice: infatti, conoscendola e conoscendo come lei gestiva la sua vita e le sue opere con semplicità, rispetto ed amore, io credo in lei. Ho vissuto, anche se indirettamente, con lei un'esperienza strabiliante con lei (tranquilli non ve la racconto, almeno non ora) dove in una storia senza alcuna soluzione "umana" è riuscita a trovarne una "divina": mi disse che per due giorni è stata spessissimo in chiesa a porgere il suo cruccio a Gesù e, finalmente, il secondo giorno Lui le disse come fare. Non credevo al fatto che lei avesse questo "passaggio diretto" con Lui, ma tirò fuori una via d'uscita così "innaturale" che mi rimase il sospetto. E se avesse ragione lei, Alice, e stessi sbagliando tutto io? Me lo domando da mesi, per OGNI cosa. Lei per gli uomini è una sconfitta: è morta e io sono viva. Io parlo, scrivo e mi faccio valere (poco, dai); lei no. Lei non sa difendersi, secondo il nostro criterio umano... E in quello divino? E se lei ci sentisse, ci vedesse e potesse parlarci in qualche modo? Io in questo ci credo, come cattolica e come donna con un (piccolissimo) cervello. Ci credo.

mercoledì 21 gennaio 2009

Maria racconta Alice: i "miracoli"

U. Ojetti: "Dubitare di se stesso è il primo segno dell'intelligenza" 

Io sono una credente, anche se peccatrice da morire, ma non ho mai creduto ai miracoli del giorno d'oggi perché pensavo fosse come insultare Chi i miracoli li ha fatti davvero, cioè Gesù. 
Invece a leggere queste cose e a sentire dalla viva voce certe esperienze mi ha fatto aprire il cervello: possono, e ci sono, infiniti grandi miracoli tutti i giorni, il problema è avere gli occhi aperti e puliti e poterli vedere. 

... continua (dalla mail di un'amica, Maria)... 

Ma la cosa che mi ha colpita moltissimo è sentire certe strane esperienze vissute da due fronti direi opposti, chi fa e chi vede, Alice e Flavia. 
Per dare un senso alle cose occorre procedere in ordine cronologico. 

1) Il papà di Alice e Flavia regala a loro due bici nuove fiammanti e fa loro una lunga predica su come trattarle visto che sono costate molti soldi. 
Le due sorelle sanno andare in bicicletta e sanno come usarle e quasi quotidianamente le usano per andare e tornare da scuola, per andare in giro per Monza e per fare dei giri nel parco o per conto loro. 
Purtroppo un brutto giorno Flavia buca e riporta a casa la bici con la ruota bucata da una grossa grappa metallica, tolta quella la ruota non si gonfia nemmeno un pochino. 
Spaventate da cosa poteva accadere mettono via le bici nello sgabuzzino di casa e non le usano più, anche se ogni domenica il papà invita le figlie a delle gite in bici. Loro accampano mille scuse per non uscire con lui finchè un giorno non riescono più e sono costrette a tirare fuori le bici e usarle. 
Alice chiede a Flavia di scambiare le bici in modo che prenderà lei i rimproveri del padre dicendo che ormai è abituata ma Flavia rifiuta e, al momento che tira fuori la bici finge di non sapere che era bucata. Flavia guarda Alice e Alice le dice di gonfiare la ruota senza esitare ancora perchè sono in ritardo. Flavia gonfia e ... la ruota non solo si gonfia ma rimane gonfia tutta la giornata e i giorni a seguire. 
Flavia vive questo come un vero grandioso miracolo fatto dalla sorella che la spronava a gonfiare senza problemi. 
Alice invece dice che forse il caldo torrido di quel luglio lombardo ha cauterizzato il buco e ha sanato la foratura. 

2) Alice è in auto con la famiglia per andare in montagna verso la Svizzera. A un certo punto Alice dice ad alta voce al padre che guidava di stare attento che dietro la curva c'è un albero caduto. L'auto fa la curva e a una ventina di metri c'è un grosso ramo di albero a terra. 
Per Flavia questa è pura chiaroveggenzea, mentre Alice dice di aver letto un cartello che segnalava la possibilità di caduta alberi e lei voleva fare la spiritosa annunciandolo già per la curva dopo. 

3) Il più grande, ma non l'ultimo. Se poi non ne sei stufa te ne mando altri. 
Flavia torna da scuola e trova davanti al portone di casa due micetti di pochissimi giorni. Li prende e li porta in casa per dare del latte e tenerli con se. 
Poco dopo arriva Alice, suona il campanello del citofono e Flavia apre il portone e la porta di casa, tenendola accostata, poiché Alice non prende l'ascensore nonostante abitino al quarto/quinto piano (non ricordo bene) ma va a piedi e impiega molto tempo. 
In realtà Alice è con una sua amica di scuola e rimane a lungo a chiacchierare fuori dal portone con lei. Nel frattempo un gattino si apre di più la porta di casa ed esce, Flavia cerca di riprenderlo ma lui scivola sulla cera del pianerottolo e va sotto il corrimano finendo prima al piano di sotto, poi precipitando al piano terreno. 
Flavia dall'alto vede chiaramente che il micetto rimane immobile a terra e che intorno a lui si allarga una grossa macchia scura. 
Nel frattempo Alice apre il portone, vede quel gattino sdraiato a terra, gli si avvicina, lo prende in braccio e lo porta alla sorellina dicendole se potevano tenere un gattino così piccolo, sotto gli occhi esterrefatti di Flavia nel vedre che non solo il micetto era vivo e si muoveva ma che non aveva ferite. 
Per Flavia questo è un vero e proprio miracolo, lei ha visto tutto, sa come sono andate le cose e non era proprio possibile che questa cosa potesse accadere. 
Invece per Alice la cosa era estremamente semplice: la sorella aveva temuto che accadesse quella cosa e l'aveva immaginata ma il micetto non si era fatto nulla. Era solo stordito e voleva farsi coccolare un po'. 
..... omissis (raccomandazioni, ringraziamenti e saluti) ......

martedì 20 gennaio 2009

Maria racconta Alice: come era

Freak Antoni: "Se sei muto ridi con gli occhi, se sei cieco ridi con la bocca. Se sei muto e cieco c'è ben poco da ridere"  

Mia nonna continua a ripetermi che il caffè fa male e da ieri ne ho le prove: mi sono versata quasi un'intera caffettiera da 3 sul braccio, ovviamente sempre il sinistro. Un vero e proprio sinistro! 

Ringrazio molti di voi che mi hanno risposto in pubblico (2) e in privato (4) al mio sondaggio istantaneo sul futuro del blog (a breve vi faccio l'intero resoconto) e ringrazio il mio amico Odx che ha evitato polemiche sterili con gli animali e ringrazio anche questi per essersi scusato con Odx. Tutto ok, quindi? 
 
Da un'amica per conoscere meglio Alice:

Ciao Giada, mi chiamo Maria come la mamma tua, ho avuto il tuo indirizzo mail da Annamaria Txxxxxx amica di Flavia Cxxxxxxx, mia carissima amica e gemella di Alice, che so essere diventata per te più un problema che un bel ricordo. Di quelli che Flavia chiamava i miracoli di Alice io so tutto perché me li ha raccontati diverse volte proprio lei. Inoltre io Alice l'ho conosciuta un pomeriggio ed era il giorno successivo a una sonora malmenata da parte del loro padre e lei essendo in castigo poteva uscire solo se accompagnata da Flavia.

Un ricordo di come era Alice? Nel blog lo descrivi male secondo me, perché sembra essere a metà tra una santona e un angelo, ma in realtà lei era una ragazza semplicissima: un sì era un sì, un no un no.

Come ho visto Alice: è arrivata con Flavia ed era un passo indietro a lei, con occhi dritti sui miei a scrutarmi, ma senza dire nulla. Io non sono stata educata e Flavia non ci ha presentati, così dopo pochi istanti Alice mi ha allungato la mano e ha detto "opsss, scusa, mi chiamo Alice.... lei ed io siamo sorelle. Anzi, so che non sembra, siamo addirittura gemelle." Così ci siamo messe a ridere tutte e tre. Anche se sul volto aveva ancora dei classici segni di percosse. Aveva un faccino simpatico, furbetto, dolcissimo, tranquillo, sereno.

Alla prima chiesa ci ha chiesto se poteva entrare 5 minuti e siamo entrate tutte. Si è seduta in un angolino in cima alla chiesetta e si è rannicchiata coprendosi la faccia con le mani. Dopo un po', prima di uscire, ci ha chiesto di dire un "Ave Maria" tutte insieme, da dedicare a chi soffre.

Mentre Flavia è una ragazza iper cinetica, sempre in movimento e vivacissima, Alice era rilassata e rilassante, ma sempre pronta a fare la battutina divertente o a sottolineare qualche piccolo segno di Dio sulla terra, come una piantina che cresce sul marciapiedi facendo sforzi enormi per non morire.

Tu sul blog scrivi le sue poesie ma non le fai onore perché sembra che lei parlasse sempre di morte o di Dio o di cose tristi. Tutt'altro, lei era sempre sul discorso degli altri a rendere più leggero e divertente il dialogo, a ridere e a far ridere ma non con battute sciocche o scontate ma con cose argute e fini. Non le ho mai sentita dire una parola fuori posto o un insulto o parolaccia o un'offesa o una critica. Se noi criticavamo un amico assente lei prendeva le sue difese facendoci notare che avrebbe avuto questa o quella cosa a sua scusante, anche se non conosceva per nulla quell'amico.

Le piaceva passeggiare ma stava sulle spine a fare shopping, preferiva sedersi per terra a parlare guardando in faccia noi che andare in un bar o anche parlare mentre si cammina, salvo le battute o cose tipo ciò che ti ho appena detto. ...... continua .....

Nota (a cura di Flaviaccia):
cavolacci, Maria, come mi sei amica :D



mercoledì 14 gennaio 2009

2009, anno di (dis)continuità?

Dopo queste stressanti vacanze dal nulla (vi ricordo che sono fancazzista da giugno 2008 con l'esame di maturità classica) sto tornando alla normalità, se normalità consiste nell'aspettare che mio padre telefoni per sapere che stia bene, che mia nonna guarisca da un male incurabile chiamato "vecchiaia", che mi venga l'ispirazione di cosa fare per il mio futuro, che il cervello mi dia la volontà di lasciare perdere un blog che mi aiuta a tenere a freno dei grandissimi rimorsi verso Alice, ma che in sostanza porta più guai che cose positive. Mi è stato proposto di organizzare una serata in pizzeria per conoscerci tutti insieme: ora, immagino che non tutti quelli che leggono verranno (spero non gli avvocati, non i mandanti dei killer, non mio padre, tanto per fare degli esempi), ma ci sono molti problemi da affrontare. Uno su tutti: dove farlo? A Roma, a Milano, a Monza, a Cesena, a Biella, a Civitavecchia, a Lecce, o chissà chi avrò dimenticato e mi sta già insultando.... Non c'è un "nocciolo duro" in una specifica città e quindi tutto si fa troppo complicato, ma non per questo non possiamo tenerne conto per il futuro. Molti mi chiedono di mettere mie foto "il meno vestito possibile": a me sembra di avere già fatto molto e, senza cadere in eccessive volgarità (ricordo che mio padre legge spesso qui, ehm), non ho molte altre foto di me in quel modo (s)vestita e di farmi fotografare come sono adesso non ci penso nemmeno: dovrà almeno arrivare la Primavera per avere dei capelli di una lunghezza accettabile, il viso tornare quello schifo che era prima ecc ecc. E continuare con gli elaborati di Alice (ne ho ancora moltissimi) mi sembra andare contro la volontà di tante persone (mio padre, l'avvocato che segue le pratiche, qualche amico........... solo per esempi): potrei inserire piccole gocce di lei sciolte in un mare di...... altro. Altro, tipo: i ricordi di chi l'ha conosciuta; le lettere, email, sms ecc che lei ha mandato a qualcuna di noi; frammenti di vita insieme. Daniela (tanto per non fare nomi) mi chiede, per esempio, di parlare più di me e della mia (inutile e insulsa) vita ; di cosa ho IO imparato da Alice e come vorrei o vorrò metterlo in pratica; come cercare di non perdere un'altra occasione (se mai si riproponesse) di perdere un altro angelo che si incontrasse sulla Terra. Da altro canto io vorrei chiudere gli occhi, stringere i denti e continuare come avevo iniziato: vi ricordate i primissimi post? Brani tratti dai miei diari/ricordi, poesie di Alice, racconti, favole e preghiere. Poi quello che sarà sarà...... Voi cosa ne dite? Un bacio fraterno a chi mi risponderà, in privato o qui in pubblico. GRAZIE AMICI!

lunedì 12 gennaio 2009

La violenza sui più deboli

Dedicata a tutti, poiché tutti siamo stati figli, ma soprattutto ai genitori e chi ha scelto di non diventarlo mai uccidendo il proprio bimbo prima ancora che nascesse (senza scusanti: età, "singletudine", ambiente o vacanze in yacht da posticipare). Giada  


Dieci ragioni per non picchiare i vostri bambini (di Jan Hunt, M.Sc.)
 
In Svezia e in Norvegia, è illegale per un genitore, insegnante, o chiunque altro picchiare un bambino. 
In alcuni stati e province, picchiare è illegale solo per un maestro. 
In tutte le zone del Nord America, la punizione corporale da parte di un genitore, finché non è pesante, è ancora vista da molti come disciplina necessaria, e condonata, o addirittura incoraggiata.  

Durante vari anni scorsi, molti psichiatri, sociologi ricercatori, e genitori hanno raccomandato di mettere al bando le punizioni corporali dei bambini. 
La ragione più importante secondo il Dr. Peter Newell, coordinatore dell'organizzazione End Punishment of Children(EPOCH)(1)-Stop alla Punizione dei Bambini, è che "tutte le persone hanno il diritto alla protezione della loro integrità fisica, e i bambini sono anche loro delle persone."(2) 

1. Picchiare i bambini insegna a questi ultimi a diventare a loro volta persone che picchiano gli altri. Da numerosi studi e ricerche è emersa una diretta correlazione tra le punizioni corporali subite nell'infanzia e il comportamento violento o aggressivo di giovani e adulti. Da piccoli, praticamente tutti i peggiori criminali sono stati regolarmente minacciati e percossi. È nell'ordine naturale che i bambini imparino atteggiamenti e comportamenti tramite l'osservazione e l'imitazione dei loro genitori, nel bene e nel male. Perciò è responsabilità dei genitori dare esempio di empatia e saggezza. 

2. In molti casi di cosiddetto "cattivo comportamento", il bambino sta semplicemente rispondendo nel solo modo che gli è possibile, in base all'età e all'esperienza, alla negazione dei suoi bisogni fondamentali. Tra questi bisogni ci sono: dormire e nutrirsi adeguatamente, la cura di allergie nascoste, aria pulita, esercizio fisico e libertà sufficiente per esplorare il mondo intorno a sé. Ma il suo bisogno maggiore consiste nel ricevere amore e attenzione assoluta da parte dei suoi genitori. Purtroppo, di questi tempi, solo pochi bambini ricevono abbastanza tempo e dedizione, perché i genitori sono spesso stanchi e distratti e mostrano troppo poca comprensione e pazienza nei confronti del bambino. È veramente ignobile punire un bambino che in realtà si limita a reagire in modo naturale alla disattenzione verso isuoi bisogni e ai suoi desideri fondamentali. Per questa ragione non solo la punizione alla fine è inefficace, ma è anche chiaramente ingiusta. 

3. I castighi distolgono il bambino dall'imparare come risolvere i conflitti in modo umano ed efficace. Come ha scritto l'educatore John Holt, "Quando facciamo paura a un bambino noi fermiamo di colpo il suo apprendimento." Un bambino punito è tutto concentrato interiormente sui propri sentimenti di dolore di rabbia e vendetta, e così viene privato della possibilità di risolvere i problemi in maniera creativa. Quindi un bambino punito impara poco come gestire o prevenire simili situazioni in futuro.

4. "Chi non usa la verga, rovina suo figlio" sebbene sia una frase citata spesso, è di fatto una interpretazione distorta dell'insegnamento Biblico. Sebbene la "verga" sia menzionata molte volte nella Bibbia, solo nel Libro dei Proverbi questo termine è usato in connessione con il ruolo dei genitori. Infatti i metodi severi della disciplina di Re Salomone condussero suo figlio Rehoboam, a diventare un dittatore oppressivo e tirannico che solo per poco sfuggì alla morte per lapidazione a causa della la sua crudeltà. Nella Bibbia non esiste alcun sostegno alla disciplina severa al di fuori dei Proverbi di Salomone. Gesù diceva che i bambini erano vicini a Dio e avevano bisogno di amore, mai di castighi.(3)

5. Le punizioni compromettono il legame tra genitori e figli, perché è contro natura provare amore verso chi ci ferisce. Un autentico spirito di collaborazione come tutti i genitori desiderano può fondarsi solo su un forte legame basato su sentimenti di reciproco amore e considerazione. I castighi anche qualora sembrino funzionare possono produrre solo superficialmente un buon comportamento basato sulla paura, che potrà mantenersi fino a quando il bambino sarà abbastanza cresciuto per riuscire a fare resistenza. Al contrario la cooperazione basata sul rispetto dura per sempre, portando a molti anni di reciproca felicità mentre il bambino cresce e i genitori diventano più anziani.

6. Molti genitori non hanno mai imparato nella loro infanzia che ci sono modi positivi di relazione coi bambini. Quando le punizioni non ottengono i risultati voluti, e il genitore è ignaro di metodi alternativi, le punizioni possono aggravarsi con azioni più frequenti e pericolose contro il bambino.

7. La rabbia e la frustrazione che non possono essere espresse in condizioni di sicurezza da un bambino vengono immagazzinate interiormente. La rabbia accumulata per molti anni, potrà manifestarsi come uno shock per i genitori il cui bambino adesso si senta abbastanza forte per esprimere questa collera. È possibile che i castighi sembrino produrre un "buon comportamento" durante i primi anni, ma sempre a caro prezzo, che sarà pagato dai genitori e dallasocietà insieme, quando il bambino entrerà nell'adolescenza e non appena sarà adulto.

8. Gli scapaccioni assestati sul sedere, una zona erogena nell'infanzia, possono stabilire nella mente del bambino una correlazione tra il dolore e il piacere sessuale, e creare difficoltà alla persona adulta. Gli annunci sui giornali 'alternativi' del genere "Voglio essere sculacciato" attestano le tristi conseguenze di questa confusione di dolore e piacere. Se un bambino riceve poca attenzione parentale eccetto quando viene punito, questo fonderà ulteriormente i concetti di dolore e piacere nella mente del bambino. Un bambino in una tale situazione avrà poca autostima, pensando di non meritare niente di meglio. Per maggiori informazioni su questo argomento, vedere "The Sexual Dangers of Spanking Children"-"I danni alla sessualità causati dallo sculacciare i bambini".
Anche gli scapaccioni relativamente moderati possono arrecare danni al fisico. Le percosse inferte alla base della colonna vertebrale producono uno shock che si trasmette lungo tutta la spina dorsale e possono causare lesioni al bambino. Alcuni bambini sono diventati paralizzati per via di lesioni ai nervi dalle sculacciate, e alcuni sono morti dopo leggere percosse, per via di complicazioni mediche non diagnosticate.

9. Le punizioni corporali esprimono il messaggio sleale e pericoloso della "legge del più forte", che è ammissibile ferire gli altri, purchè essi siano più piccoli e meno potenti di quanto sei tu. Il bambino allora conclude che è lecito maltrattare bambini più giovani o più piccoli. Quando diventerà adulto, proverà poca compassione per quelli meno fortunati di lui, e avrà paura di quelli che sono più potenti. Questo renderà difficile instaurare relazioni che abbiano un significato, così essenziali per una vita emotivamente appagante.

10. Poiché i bambini imparano dai modelli che i genitori rappresentano, le punizioni corporali esprimono il messaggio che picchiare è un modo giusto di esprimere i sentimenti e risolvere i problemi. Se un bambino non osserva un genitore risolvere i problemi in modo umano e creativo, può diventar difficile per se stesso imparare a fare altrettanto. Per questa ragione questi comportamenti parentali sbagliati spesso si tramandano alla generazione successiva.
Un'insegnamento gentile, sostenuto da solide fondamenta di amore e rispetto, è la sola via autentica ed efficace di portare a un comportamento lodevole basato su forti valori interiori, invece del superficiale "buon" comportamento basato solo sulla paura.



NOTE:
(1) EPOCH Worldwide, 77 Holloway Road, London N78JZ UK (2) Comunicazione personale. (3) End Violence Against the Next Generation (EVAN-G), 977 Keeler Avenue, Berkeley, CA 94708, USA. Nota: Una versione precedente di questo articolo è apparsa come Appendice nel libro di Alice Miller La Fiducia Tradita (Garzanti Editore, Milano, 1991,1995). NdR: Guarda caso, dove si parla di violenza e di bimbi c'è sempre un'Alice! :-)) (Giada)  

RIFERIMENTI: * Project NoSpank, Parlar chiaro sulle sculacciate, Article, article * CBS News Article * The No Spanking Page * Alice Miller Library * Books by Alice Miller * "Every Smack is a Humiliation - A Manifesto" by Alice Miller, Ph.D. * "The Sexual Dangers of Spanking Children" by Tom Johnson * "The Influence of Corporal Punishment on Crime" By Adah Maurer, Ph.D. and James S. Wallerstein * "The Bible and the Rod" By Adah Maurer, Ph.D. and James S. Wallerstein * "Spanking and the Wall of Silence" (excerpt from Breaking Down the Wall of Silence by Alice Miller) * "Hitting people is wrong - and children are people too" by EPOCH staff * "John Bradshaw on Spanking" (Excerpt from "The Bradshaw Connection") * "Spanking: a shortcut to nowhere…" by Penelope Leach, Ph.D. * "Punishment Does Not Work"

domenica 11 gennaio 2009

Ecco di cosa parlava Alice

Sì, lo so, sono cose difficili da dire e da capire: come fai a capire se un bambino è come dice l'articolo seguente o no?

Alice lo capiva al volo e anche se sembrava un bimbo "normale" gli si

accostava e gli donava il sorriso perduto. Lei guardava negli occhi e vedeva l'anima (lo diceva spesso, anche se ridendo). Ecco perché lei è un angelo e molti altri no, io per prima.

Voleva diventare "la sorella di tutti" per donare a tutti quel sorriso che spesso non si conosce nemmeno. Ecco di cosa parlava Alice con il Mondo e di cosa avrebbe voluto parlare sempre.

Non togliermi il sorriso

L'importanza di rompere il circolo. Perchè "nontogliermiilsorriso"?

Perchè spesso vediamo bambini che non sorridono. E non stiamo facendo riferimento a bambini che non sorridono perchè si sono appena sbucciati un ginocchio, o perchè piove e non possono uscire a giocare. Bambini che mentre giocano, mentre passeggiano, corrono, vivono, sono seri, o addirittura tristi. Spesso, sempre. Come se sorridere costasse loro fatica, come se non fosse la cosa più spontanea da fare, quel sorriso che per antonomasia ti fa pensare all'infanzia felice e spensierata. Ci siamo chiesti perchè sono così seri, ci siamo chiesti dove fosse finito quel sorriso. Abbiamo così iniziato un percorso che ci ha portato a scoprire quanto l'infanzia venga sacrificata, e quanto poco ci sia da sorridere in tutto questo. Abbiamo scoperto, pian piano, che la violenza sui bambini è diffusa capillarmente, abbiamo capito che non solo gli schiaffi sono violenza: la derisione, la mancanza di rispetto, i ricatti, materiali ed affettivi, i mostri delle fiabe, gli orchi cattivi, le befane che portano il carbone, i santi che sanno tutto, un immaginario costruito appositamente per mantenere fisso il rapporto fondamentale di potere: io grande ho ragione, sempre e comunque, io so cosa è meglio per te, tu piccolo mi devi ubbidire, ti devi piegare ai miei desideri. Non c'è spazio oggi per i desideri dei bambini, non c'è tempo per ascoltarli, tutto è accuratamente pianificato e scandito da ritmi fissi, da regole incorruttibili. I bambini che rompono gli schemi sono diversi, difficili, sbagliati. Se fossero adulti li definirebbero artisti, filosofi, sognatori e poeti, geniali e stravaganti. Ma sono solo bambini. Abbiamo capito che l'unica speranza per un mondo diverso e migliore è riuscire a cambiare noi: noi genitori che siamo stati bambini, spesso maltrattati, feriti, resi tristi, dobbiamo trovare la forza, il coraggio, per non riproporre lo stesso schema di comportamento con i nostri bambini, con quelli che sono affidati alle nostre cure. Dobbiamo rompere questo circolo, questa ripetizione di errori, per cui da sottomessi abbiamo imparato a sottomettere. Dobbiamo vivere accanto ai nostri bambini, non pretendere di coltivarli. Con loro gioire dei loro successi, dolerci delle loro sconfitte. Applaudire oppure asciugare le lacrime, non dimenticare mai l'influenza che possiamo avere nelle loro vite. „Mi asterrò dal recar danno e offesa“, come in un nuovo giuramento di Ippocrate, ci rimanga questo ben saldo in mente.

Concludiamo con Tagore:

Il bambino adorno di vesti principesche, con al collo monili ingemmati, perde ogni piacere nel gioco, la sua veste lo impaccia a ogni passo. Per paura che si possa stracciare o che s'imbratti di polvere si tiene appartato dal mondo e ha timore persino di muoversi. Madre, a che vale tutta questa eleganza Se ci tiene lontani dalla salutare Polvere di questa terra, se ci priva del diritto d'entrare nella grande festa del mondo?