sabato 16 marzo 2013

Magistrati (rossi) v/s Berlusconi: esito da 1 fisso???


La guerra dei vent'anni

Ecco la vera storia della persecuzione giudiziaria di Berlusconi dal '94 a oggi. L'ex premier a Panorama: "Non mi toglieranno il diritto di servire l'Italia"


Cronaca di una persecuzione giudiziaria lunga 20 an­ni. La persecuzione nei confronti di un imprenditore, Silvio Berlusconi, che da quando, nel 1994, è sceso in campo in politica non ha avuto pace. A raccontarla, nell’intervista al direttore di «Panorama» Giorgio Mulè che qui pubblichiamo integralmente, è lo stesso leader del Pdl, che smonta una per una le accuse che via via gli sono state mosse, dall’avviso di garanzia del ’94 che gli costò il posto di premier sino all’assalto fina­le di oggi, con i processi a raffica di questi giorni. Il Ca­valiere lancia pure un appello agli italiani: rileggete la storia d’Italia, dal ’94 è stato un crescendo di infamie.
«Ho un serio problema agli occhi. Il mio stato potrà anche suscitare l'ironia di qualche pubblico ministero, gli farà magari chiedere, e magari a ottenere, una ridicola “visita fiscale”.
Ma a me non impedisce di vedere bene nel mio futuro: io so che a Milano non ho mai avuto giustizia. Anche per vedere riconosciuta la mia innocenza nei tre attuali processi è probabile che dovrò attendere sino alla Cassazione ma non posso desistere».
Silvio Berlusconi è battagliero e sorride, quasi ironico, di fronte ai titoli e agli articoli dei «giornaloni» di sinistra. Gli occhi protetti da occhiali scuri, per l'infiammazione e la uveite che lo affliggono da settimane e che si sono riacutizzate negli ultimi giorni. «A procurarmi il “problema” è stato un simpatico vecchietto, un mio supporter, che nella ressa di un incontro elettorale a Torino, nel tentativo di baciarmi, mi ha invece infilato un dito nell'occhio. Una carezza, in confronto alla statuetta che mi ha colpito in piazza Duomo e che se fosse finita per pochi centimetri sulla fronte mi avrebbe sotterrato...», ricorda il presidente. Poi riflette: «L'odio nei miei confronti è palese. Pensavano di essersi liberati di me e adesso non si rassegnano al fatto che io sia ancora politicamente molto vivo e che la forza del Popolo della Libertà sia più viva che mai. Nei corridoi del Palazzo di Giustizia di Milano corre voce di un'operazione Craxi 2 che si vorrebbe portare a termine nei miei confronti. Ma le pare che chi ha avuto la responsabilità di rappresentare sul palcoscenico internazionale il suo Paese per quasi dieci anni, che ha avuto l'onore e il privilegio di parlare al Congresso degli Stati Uniti d'America ottenendo il record delle standing ovations nella storia, chi ha presieduto, unico leader nel mondo, per ben tre volte il massimo vertice mondiale, il G8, chi è stato presidente del Consiglio dei capi di Stato e di governo in Europa, chi è stato per più anni presidente del Consiglio nella storia della nostra Repubblica, chi è stato per venti anni il più votato dagli italiani, chi si è fregiato e si fregia della stima e dell'amicizia dei più importanti leader internazionali da Blair ad Aznar, da Bush ad Obama, da Medvedev a Putin, possa davvero fuggire consegnandosi ad una “damnatio memoriae”? Inimmaginabile. Ero talmente sicuro di poter essere presente in aula, prima di essere costretto a curarmi al San Raffaele, da aver pensato al testo di una mia dichiarazione spontanea. Ai giudici avrei detto: “Il buon senso vorrebbe che io fossi altrove, a rappresentare gli interessi di 9 milioni di elettori. Invece sono qui, da cittadino offeso e indignato per una sentenza politica di primo grado che può essere considerata solo una sentenza, perché capovolge la realtà, offende il buon senso e cancella il diritto”...».

IL PROCESSO SUI DIRITTI TV MEDIASET

Nel processo d'Appello concernente l'acquisto di diritti di trasmissioni televisive da parte di Mediaset, il presidente del collegio è Alessandra Galli. È stata lei, il 9 marzo, a volere la controversa visita fiscale sulla malattia agli occhi di Berlusconi (negata appena il giorno prima dal collegio che in un'aula non distante sta giudicando sul caso Ruby), che ha contraddetto la prognosi di assoluto riposo in ospedale prescritta da un luminare dell'oftalmologia come Francesco Bandello. Con sua sorella Carla, a sua volta giudice a Milano, Alessandra Galli è l'erede di Guido, il pubblico ministero milanese che fu una delle grandi vittime del terrorismo rosso: il 19 marzo 1980 un commando di Prima Linea gli sparò tre colpi di fronte all'aula 309 della Statale di Milano, dove insegnava criminologia. Berlusconi scuote la testa: «Conosco la terribile tragedia che ha toccato la dottoressa Galli. Sono sicuro che non vorrà mai infangare il ricordo e l'immagine di un padre eroico con una sentenza assolutamente infondata perché contraria alla realtà: una sentenza che può essere motivata soltanto da un pregiudizio politico che arrivi allo stravolgimento della realtà». Ma allora ha ancora qualche speranza? «Voglio, devo averla!» sorride amaro Berlusconi, condannato l'ottobre scorso in primo grado a 4 anni di reclusione, più 5 d'interdizione dai pubblici uffici. L'accusa era ed è di evasione fiscale da parte di Mediaset, che si sarebbe servita di una società nella quale, per la Procura, Berlusconi sarebbe stato socio occulto per il 50%, e avrebbe così potuto evadere il fisco per 3 milioni di euro. «Secondo l'accusa – dice Berlusconi - sarei intervenuto appunto per far risparmiare a Mediaset 3 milioni d'imposte nel 2002-2003, anni tra l'altro in cui io ero un operosissimo Presidente del Consiglio. Assurdo, risibile: il mio gruppo in quei due anni versò all'erario 567 milioni d'imposte! Tre milioni sono la metà dell'uno per cento di 567 milioni ma se consideriamo tutte le imposte versate all'erario dall'anno della mia discesa in campo, 3 milioni ne sono la cinquemilionesima parte! Ci sono poi due osservazioni insuperabili. La società di cui sarei stato socio occulto (ma questa è un'invenzione dei pm perché non c'è assolutamente alcuna prova né testimoniale né documentale al riguardo) per vendere i suoi diritti a Mediaset dovette versare, ahimè, al capo dell'Ufficio acquisti diritti una tangente del 10% del prezzo, cioè ben 4 milioni e mezzo di dollari. Allora, primo: se io fossi stato davvero socio del titolare della società, un imprenditore americano di nome Agrama, il mio supposto socio si sarebbe certo rivolto a me per ottenere con una mia telefonata al mio migliore amico, il presidente di Mediaset dottor Fedele Confalonieri o a mio figlio direttore generale di Mediaset di farmi la cortesia di acquistare quel pacchetto diritti, di buoni diritti tra l'altro provenienti in gran parte dalla Paramount, risparmiando così 4 milioni e mezzo di dollari. Naturalmente non essendo socio di Agrama non mi pervenne alcuna richiesta in tal senso. Secondo: se fossi stato davvero socio al 50% della società, Agrama avrebbe dovuto mettermi al corrente di aver dovuto pagare quella tangente così importante del 10% del prezzo al capo ufficio acquisti di Mediaset, una società dove il mio gruppo possedeva allora il 60% del capitale. Conseguenza: Mediaset avrebbe immediatamente licenziato il collaboratore infedele (che tra l'altro acquistava diritti per 750 milioni di dollari all'anno!) e l'avrebbe immediatamente denunciato all'autorità giudiziaria, come infatti avvenne quando il fatto fu conosciuto dai vertici della società. Sembra incredibile vero? Eppure superando queste insuperabili realtà il Collegio di primo grado ha ritenuto incredibilmente di condannarmi».
In primo grado il dispositivo della condanna fu letto in aula insieme con le motivazioni: un'accelerazione assolutamente anomala, in campo penale, perché di solito fra i due atti trascorrono molti mesi (e a volte anni: nell'ottobre 1994 accadde proprio a Milano nei confronti di Carlo De Benedetti, condannato in primo grado per il crac del Banco Ambrosiano: la sentenza era stata depositata 30 mesi prima, nell'aprile 1992). «Per me i tempi sono stati accorciati in modo del tutto inusuale anche nella fissazione immediata del processo di appello», commenta Berlusconi. «Ora, non voglio credere che i miei giudici stiano correndo verso una condanna prestabilita. Nonostante tutto mi aspetto ancora giustizia almeno da questa corte». Il processo d'appello sui diritti Mediaset, in realtà, è anche il più rischioso per Berlusconi. Il reato cadrà in prescrizione nel luglio 2014 e il verdetto è previsto per il prossimo 23 marzo; poi si aprirebbe il giudizio in Cassazione. In meno di un anno si potrebbe quindi arrivare a sentenza definitiva, e in caso di condanna l'ex premier sarebbe tagliato fuori dalla vita politica. Ha paura di quel risultato? Alla domanda Berlusconi non risponde direttamente: «Corre voce che nel Palazzo di giustizia di Milano si parla espressamente e senza vergogna di una “operazione Craxi 2”. Non sono riusciti ad eliminarmi con il mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che sono io il vero ostacolo sulla strada della sinistra. È sempre e soltanto per questo se, dal marzo 1994 a oggi, ho dovuto subire un incredibile assedio giudiziario: 113 procedimenti di cui 33 processi ultimati senza nessuna condanna, quasi 2.700 udienze, più di due milioni di documenti passati ai raggi X, oltre 300 mila intercettazioni... Non credo sia normale che un uomo arrivi a 58 anni da cittadino e da imprenditore rispettato e stimato e poi, avendo deciso di dedicarsi alla politica sentita come alto servizio ai suoi concittadini e al suo paese, si sia trasformato in un pericoloso criminale al quale sono state mosse quasi tutte le accuse più infamanti contemplate dal codice penale? E con quale risultato? Non un processo, nemmeno uno, ripeto, si è potuto concludere con una condanna».

IL RISCHIO INTERDIZIONE E L'INELEGGIBILITÀ

La statistica è in effetti impressionante e rappresenta un supporto incontestabile alla tesi dell'accanimento giudiziario e dell' uso politico della giustizia: «In 18 anni ho speso oltre 400 milioni di euro per difendermi» continua l'ex premier. «Per fortuna l'ho potuto fare. Penso invece con angoscia ai cittadini meno attrezzati e meno forti di me, che diventano vittime del tritacarne giudiziario. E credo proprio che nessun uomo pubblico al mondo sarebbe stato in grado di resistere anche solo a un decimo di queste “attenzioni” senza uscirne sconfitto e travolto». Il discorso torna così quasi automaticamente al rischio dell'interdizione dai pubblici uffici, alla condanna di primo grado nel processo sui diritti Mediaset, che i difensori di Berlusconi temono possa essere confermata il 23 marzo vista la composizione di sinistra del Collegio. Berlusconi si ripete: «La condanna capovolge la realtà, offende il buon senso, calpesta il diritto. Io non ho mai seguito l'acquisto di diritti televisivi di film e telefilm. Non mi sono mai occupato di bilanci, né di dichiarazioni fiscali. Dal 1994 ho cessato ogni ruolo in Fininvest e in Mediaset, che è stata fondata e quotata in borsa dopo la mia discesa in campo del '94, non ho mai ricoperto alcuna carica. Negli anni di cui trattasi operavo a tempo pieno come presidente del Consiglio e la Cassazione lo ha riconosciuto in due procedimenti paralleli a Roma».

IL PROCESSO UNIPOL E IL NASTRO SU FASSINO

Si vedrà. Ma a Milano altri due processi corrono come treni contro Silvio Berlusconi. Si è appena concluso con una condanna a un anno senza condizionale il primo grado per la violazione del segreto istruttorio sull'intercettazione tra Piero Fassino, allora segretario dei Ds, e Giovanni Consorte, top manager dell'Unipol pubblicata dal Giornale nel dicembre 2005, quando, pur di pubblico dominio, era ancora teoricamente coperta da segreto istruttorio. L'intercettazione rivelava l'interesse dei vertici del Partito democratico («Allora, abbiamo una banca!») nella scalata Unipol alla Banca nazionale del lavoro sconfessando totalmente le dichiarazioni di Bersani e degli altri leader postcomunisti sul fatto di non essersi mai interessati a istituti di credito (posizione letteralmente ribadita in occasione dello scandalo del Monte dei Paschi di Siena). Niccolò Ghedini, difensore del Cavaliere, ha ricordato polemicamente che «si tratta dell'unico processo aperto in Italia per questo tipo di reato» e che «sono anni che vengono pubblicati intercettazioni e verbali di Berlusconi, coperti dal segreto istruttorio, nel più totale disinteresse della magistratura». Anche Berlusconi contesta il paradosso: «Sono stato oggetto di migliaia di articoli di giornali e di trasmissioni in tv. Hanno propagato ogni e qualsivoglia notizia d'indagine coperta da segreto istruttorio o dal divieto di pubblicazione. Contro questa pratica ho presentato decine di denunce, ma mai si è arrivati a un processo. Mai. In un caso hanno addirittura addotto lo smarrimento dei fascicoli con le mie querele! Questa sentenza è davvero un'assurdità. Per la pubblicazione dell'intercettazione tra Fassino e Consorte sul Giornale, su cui io non esercito alcun controllo, senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell'epoca, mi si condanna perché avrei ascoltato l'intercettazione ed avrei concorso alla sua pubblicazione sul Giornale. Non è vero. Non ho mai voluto ascoltare una intercettazione perché considero le intercettazioni una intrusione barbara nella privacy dei cittadini ed ho personalmente redatto un disegno di legge che, sull'esempio di quanto succede nei paesi civili, non devono poter valere come prova nei processi, né per l'accusa, né per la difesa, in quanto facilissimamente manipolabili. In più tutti i testimoni hanno escluso che io abbia avuto un ruolo nella sua pubblicazione».

IL PROCESSO RUBY E LA SENTENZA IN ARRIVO

Le intercettazioni sono indubbiamente la croce dell'ex premier. Soltanto per le indagini preliminari nell'inchiesta sul caso Ruby sono state almeno 150mila le telefonate controllate dalla magistratura. Il processo che ne è scaturito a Milano, dal febbraio 2010, è stato quello che più di ogni altro è servito a denigrare l'immagine dell'allora presidente del Consiglio. La doppia accusa, concussione e prostituzione minorile nei confronti della giovane marocchina Karima El Mahroug, alias Ruby, dovrebbe arrivare alla sentenza di primo grado il prossimo 18 marzo. Berlusconi la definisce una mostruosa operazione di diffamazione nazionale ed internazionale e ne parla come dell'ennesimo paradosso. La ragazza, da parte sua, ha dichiarato che Berlusconi è stato l'unica persona che l'ha generosamente aiutata (57mila euro per consentirle di entrare come partner al 50% in un centro estetico di una sua amica in Via della Spiga a Milano) e ha negato ogni rapporto intimo col Cavaliere. Berlusconi da parte sua ha sempre negato ogni possibile «ineleganza» in serate conviviali, giocose, divertenti, alle quali tra l'altro, volevano partecipare ospiti occasionali di una sola volta e in cui tutti potevano fotografare e registrare col telefono qualsiasi accadimento. Nelle serate del mitico bunga-bunga ad Arcore, si impunta Berlusconi, «mai, mai, mai si sono verificate situazioni volgari o scandalose per alcuno dei miei ospiti». Ed ha, del resto, gioco facile nel ricordare la piena trasparenza della sua vita privata: «La mia esistenza – dice – è sempre stata oggetto di una spasmodica, maniacale attenzione mediatica. Di fronte ai cancelli di tutte le mie residenze, giorno e notte, stazionavano i carabinieri e frotte di fotografi e cameramen». Sotto un faro così potente e indagatore, insomma, sarebbe stato impossibile adottare comportamenti inappropriati. «Ripeto: mai è stato chiesto agli ospiti di consegnare i telefonini per evitare registrazioni o fotografie, perché nulla d'irriferibile poteva accadere a casa mia». Quanto alla telefonata del 27 maggio 2010 in questura, che per l'accusa configura una concussione nei confronti dei funzionari di polizia, «indotti» ad affidare Ruby ad una persona maggiorenne e incensurata. Questa, tra l'altro, come testimoniato dai funzionari stessi della Questura è la prassi seguita in tutti i casi non essendo la Questura attrezzata ad ospitare una minorenne durante la notte, una minorenne che era stata trattenuta in questura solo perché sprovvista di documenti di identità ed in attesa di una completa identificazione che avvenne regolarmente. Berlusconi è altrettanto netto: «Se davvero avessi avuto la preoccupazione che Ruby fosse in qualche modo “pericolosa”, come sostiene l'accusa, allora mi sarei attivato anche la settimana successiva al 27 maggio, quando ebbi notizia che la ragazza stava ancora per essere affidata a una comunità-famiglia di Genova». Invece, una volta appurato che Karima-Ruby gli aveva mentito sulla propria origine e anche sull'età, Berlusconi conferma di avere interrotto ogni rapporto con lei.

IL PROCESSO A NAPOLI PER IL CASO DE GREGORIO

Resta l'ultimo, sgradevole capitolo giudiziario. A Napoli il pm Henry John Woodcock indaga sulla presunta corruzione dell'ex senatore Sergio De Gregorio che pochi giorni fa, ha improvvisamente e imprevedibilmente denunciato ai pm di Napoli di aver ricevuto ben 3 milioni da Forza Italia e da Berlusconi (2 dei quali in nero) per fare cadere il governo Prodi. «Ancora un'invenzione: con De Gregorio Forza Italia stipulò un accordo pubblico alla luce del sole, depositato al Senato e alla Camera dei Deputati, in base al quale Forza Italia riconosceva un contributo economico di un milione di Euro al suo movimento “Italiani nel mondo” per la promozione della coalizione deimoderati nei Paesi del Sud America in preparazione dellesuccessive elezioni. Non vi fu alcuna richiesta successiva da parte di De Gregorio e comunque se vi fosse stato un motivo per un ulteriore riconoscimento di due milioni non si vede una possibile ragione per cui questo versamento non avrebbe potuto aggiungersi alla luce del sole al versamento già effettuato di un milione aumentando ad esempio le spese per la promozione elettorale del Sud America, con l'apertura di più sedi o altro. Perché in nero? Perché in contanti? Perché addirittura attraverso un terzo? Davvero impossibile!». E perché ora mentirebbe? «De Gregorio ha barattato il suo “non arresto”, la sua libertà personale con i pm di Napoli, contro dichiarazioni compromettenti su di me» sottolinea Berlusconi e ricorda la richiesta d'arresto avanzata nell'aprile 2012 contro il senatore proprio dalla Procura di Napoli, che lo iscrisse nel registro degli indagati per una presunta appropriazione indebita di 20 milioni di euro, sottratti ai finanziamenti pubblici del quotidiano L'Avanti!. Quella richiesta d'arresto fu respinta dal Senato: «Ma adesso» continua Berlusconi «De Gregorio è a rischio perché, non essendo stato ricandidato, sta per decadere dalla carica di senatore; per questo si è inventato e ha raccontato ai pm napoletani l'esatto contrario di ciò che aveva più volte dichiarato in Parlamento, in cento interviste e perfino in molte dichiarazioni trascritte in precedenti atti giudiziari. Evidentemente lui preferisce farsi condannare con un procedimento abbreviato a uno o due anni con la condizionale, piuttosto che finire in galera. In cambio della libertà, quindi, ha raccontato queste menzogne contro di me: così funziona la giustizia in Italia, aveva preannunciato questo suo comportamento in tre visite al nostro coordinatore Verdini e all'avvocato Ghedini. Aveva detto di essere in grave difficoltà, di avere assoluto bisogno di 10 milioni di euro, in parte per pagare dei debiti ed evitare la bancarotta e in parte per recarsi in un altro paese e ricostruirsi una nuova vita. Alle risposte necessariamente negative dei nostri due rappresentanti, se ne era andato sbattendo la porta e minacciando di raccontare ai pm, che insistevano in questa direzione, quelle menzogne che poi in effetti ha raccontato davvero per scampare alla prigione. È il solito metodo usato “ad personam Berlusconi” da vent'anni a questa parte da certi pubblici ministeri ed è semplice: il testimone viene intimidito, al punto di minacciarlo della privazione della libertà o se già in carcere promettendogli la liberazione se accusa Berlusconi di qualche comportamento delittuoso. Questa malagiustizia va fermata. Questi sistemi non sono da Paese civile e democratico e non devono essere mai più consentiti. In un Paese come questo è davvero difficile se non impossibile sentirsi sicuri. Se vieni messo nel mirino da un pm qualsiasi sei davvero finito. Per questo mi batterò fino in fondo e con tutte le mie forze affinché l'Italia esca da questa barbarie e torni ad essere uno Stato di diritto amico e protettore dei suoi cittadini».

IL PRECEDENTE DEL '94 E L'APPELLO AGLI ITALIANI

Un ultimo ragionamento prima del commiato: «Invito tutti a rileggere la storia d'Italia dal 1994 in poi. Appena eletto, s'inventarono contro di me un' accusa di corruzione che portò alle dimissioni del governo da me presieduto e che si risolse, ovviamente, ma molti anni dopo, nel nulla giudiziario con la più ampia delle formule di assoluzione. Da allora è stato un crescendo di infamie. Si è passati all'aggressione del mio patrimonio sempre per via giudiziaria con la rapina del secolo, i 564 milioni di euro che ho dovuto versare alla tessera numero 1 del Pd, Carlo De Benedetti. Mi si è stati sempre addosso con una infinità di processi nel tentativo di togliermi serenità e tempo. E in effetti ho dovuto sempre lavorare nei pomeriggi dei miei sabati e delle mie domeniche con i miei avvocati per preparare le più di 2.500 udienze che si sono tenute nei vari procedimenti. Si è passati per ultimo, a rovinarmi l'immagine in Italia, in Europa e nel mondo, con l'invenzione di un bunga-bunga scandaloso. Ora si è al tentativo finale, si vuole togliermi il diritto di servire il mio Paese e addirittura il principale dei diritti di un uomo, quello della libertà si spera magari di spingermi all'esilio. Non ci riusciranno, sono sicuro che gli italiani non lo permetteranno e, per quanto mi riguarda, io mi sento un missionario della democrazia e della libertà e i combattenti della libertà non si arrendono mai».

giovedì 14 marzo 2013

Habemus Papam!


La prima messa di Papa Francesco: "Senza professare Gesù diventiamo una Ong"

Prima messa da pontefice per Bergoglio. Nella Cappella Sistina Papa Francesco ha messo in guardia i 114 cardinali che lo hanno eletto ieri: "Chi non prega il Signore prega il diavolo, quando non si confessa Gesù si confessa la mondanità del demonio"

mercoledì 13 marzo 2013

Sogno o realtà? No, energia!


Annuncio choc di Tokyo: "Nuova energia dal ghiaccio che brucia"

Prodotta con gli idrati di metano, estratti dai fondali dell'oceano. Le riserve ammontano all'intera somma di carbone e petrolio

Lo ha annunciato ieri un portavoce del ministero dell'Industria giapponese, parlando del primo esperimento riuscito per produrre energia dagli idrati di metano, sui fondali dell'oceano a circa 50 chilometri dalle coste della principale isola giapponese, nella Depressione di Nankai.
Gli idrati di metano sono solidi cristallini, simili al ghiaccio, in cui molecole di metano sono intrappolate in una sorta di gabbia formata da molecole di acqua, ed è sorprendente quanto metano sia contenuto in questi cristalli: basti pensare che in un metro cubo di ghiaccio si possono trovare 170 metri cubi di metano, si può letteralmente dare fuoco al ghiaccio. 
Gli idrati di metano si formano per una combinazione di temperature fredde e fortissima pressione, condizioni che si presentano nei fondali degli oceani - a una profondità di almeno 4-500 metri - e sotto il permafrost delle regioni continentali, a una profondità di almeno mille metri. 
Nel mondo ci sono riserve immense di metano intrappolato in questi «gabbie di ghiaccio»: le stime hanno ancora un grosso margine di incertezza, ma si considera che possano ammontare almeno alla quantità di tutte le riserve conosciute di combustibili fossili o 50 volte l'attuale disponibilità di gas naturale. E per quanto riguarda il Giappone si stima che nei depositi poggiati sul fondo delle acque territoriali ci sia abbastanza gas per soddisfare il fabbisogno nazionale per almeno cento anni. Una vera manna per un paese senza altre risorse energetiche e dopo la crisi provocata dall'incidente nucleare di Fukushima, di cui proprio in questi giorni ricorre il secondo anniversario.
La presenza di gas all'interno di molecole di acqua ghiacciata, di origine totalmente biologica, è stata individuata già oltre cento anni fa, ma è solo negli ultimi decenni che si è compresa con chiarezza la potenzialità di questi giacimenti in chiave di energia. Molti paesi, inclusi Stati Uniti, Canada e Russia, hanno quindi iniziato progetti per poter estrarre e commercializzare il metano estratto dagli idrati, ma è soprattutto in Asia - con India, Cina e Giappone - che questa corsa si è fatta particolarmente pressante. Il Giappone, ad esempio, sta lavorando nella zona di Nankai fin dal 1998 con un progetto guidato dalla società governativa Japan Oil, Gas and Metals National Corporation (Jogmec). Per raggiungere il risultato sperato, gli ingegneri giapponesi - ha riferito il portavoce governativo - hanno usato un metodo di depressurizzazione per trasformare gli idrati di metano in gas metano. Le trivellazioni, già annunciate nel gennaio scorso, sono state condotte a mille metri di profondità e i test di produzione dovrebbero durare ancora due settimane, ma è chiaro che prima di poter arrivare alla commercializzazione dovrà passare ancora del tempo: entro il 2018 è l'obiettivo fissato.
Tra l'altro devono anche essere studiate attentamente le conseguenze di questo metodo di estrazione dal punto di vista ambientale, perché alcuni esperti temono che possa provocare crolli e smottamenti di sedimenti, che a loro volta possono essere responsabili di gigantesche onde di maremoto. Inoltre, il metano liberato dai fondali - e non catturato - essendo un gas serra potrebbe avere anche effetti sul clima vista sia la quantità di gas esistente attualmente intrappolato.
Gli idrati di metano sono gigantesche riserve di metano depositate nel fondo del mare. Si tratta di composti, solidi, formati da acqua – sotto forma di ghiaccio – e metano, in pratica intrappolato nel ghiaccio stesso. Si creano in determinate condizioni: principalmente elevate pressioni e basse temperature. Ecco perché si trovano in genere in fondo al mare dove l'acqua è molto fredda e la pressione molto elevata. Servono profondità dai 500 ai 4000 metri. E dunque i fondali oceanici ne sono ricchissimi: si stima più del doppio dell'equivalente in metano di tutti i depositi fossili (petrolio, carbone, gas naturale).

Toh, il solito Gallo che raglia!!!


Anche Don Gallo esalta Chavez: "Fu un grande statista"

Nell’omelia pronunciata durante una messa don Andrea Gallo ha esaltato la figura dell'uomo "che è stato una grande forza per trovare la via della liberazione"

Fausto Bertinotti non è il solo, in Italia, a piangere la scomparsa di Hugo Chavez.
Lo fa anche don Andrea Gallo, e per giunta durante un'omelia. "Oggi siamo qui - ha detto durante la messa, celebrata nella Chiesa della Comunità di San Benedetto - per fare memoria di un grande statista sudamericano nella fede cattolica.

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Lo saluto come un fratello, un grande compagno di strada. Chavez è stato una grande forza per trovare la via della liberazione, ha saputo unire varie cultura nella lotta al capitalismo". 
"Noi come Comunità di San Benedetto - ha aggiunto don Gallo - siamo molto legati all’America Latina, che è un po' una speranza per l’umanità, per l’evangelizzazione. Lacomunità latino americana genovese mi ha chiesto di celebrare la figura di Chavez, in occasione della morte di questo libertador". E prosegue esaltando il Comandante: "Chavez è stato una figura grande, eccezionale, è stato un simbolo per il suo popolo, che - ha concluso - ormai da troppi anni era oppresso".
Don Gallo forse però dimentica alcune cose importanti. In primo luogo che, a differenza del suo ispiratore, Simon Bolivar, che professava la libertà, Chavez ha enormemente compresso - e in molti casi cancellato - la libertà dei propri cittadini. In secondo luogo, se è vero - com'è vero - che il comandante si è occupato dei più poveri, fornendo loro generosi sussidi, non li ha mai aiutati veramente ad emanciparsi dalla povertà, come ha ci ha spiegato in un'intervista il professor Michele Castelli, che dal 1970 vive e lavora in Venezuela. Un'altra grave colpa di Chavez è stata quella di non far fruttare l'enorme ricchezza del suo Paese, derivante dai ricchissimi giacimenti petroliferi. Una ricchezza che, in larga parte, è stata regalata ad altri paesi (in primis a Cuba, fornendo all'Avana petrolio sotto costo). Una ricchezza che sarebbe stato saggio utilizzare per far progredire, sotto tutti i punti di vista, il proprio popolo.
E chissà se don Gallo avrà mai sentito parlare di un certoFranklin Brito, l'imprenditore agricolo che lottò con tutte le sue forze per cercare difendere la sua terra, fino a compiere uno sciopero della fame che lo ridusse letteralmente a pelle e ossa, fino a morire per protestare contro i prepotenti dell'esproprio proletario.

lunedì 11 marzo 2013

una sfida alla CARTA o alla CASTA??? Italiani apriamo gli occhi (prima che sia troppo tardi)


L'Anm: "L'attacco ai pm è una sfida alla Costituzione"

Il sindacato: "Manifestazioni contro i pm sono una sfida alla Carta". Bondi: "Parole gravissime, Sabelli andrebbe censurato". Alfano: "In piazza con tutte le forze"

Come se non bastasse l'assalto giudiziario, ormai quasi quotidiano, a Silvio Berlusconi, ora il Pdl non può neanche scendere in piazza per difendere la democrazia.
Mentre il centrodestra si prepara alla grande manifestazione prevista per il 23 marzo, l'Anm si scaglia contro chi critica le toghe: "Qualsiasi generalizzazione, qualsiasi attacco alla magistratura, idea di manifestazioni dirette contro di essa costituiscono una sfida a principi che sono fondamento della nostra Costituzione e delle democrazie mature", ha tuonato il presidente del sindacato, Rodolfo Maria Sabelli, sottolineando che "il principio di autonomia e di indipendenza della magistratura è non soltanto uno dei principi fondamentali ai quali si ispira l’azione dell’Anm, ma è uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione e, aggiungerei, di qualsiasi sistema democratico maturo".
Dichiarazioni che hanno suscitato l'immediata reazione del coordinatrore Pdl, Sandro Bondi: "È di una gravità senza precedenti. In qualsiasi altro Paese democratico dichiarazioni come quelle rilasciate oggi da un magistrato come Sabelli sarebbero considerate lesive dell’autonomia e dell’indipendenza delle istituzioni democratiche e di conseguenza censurate con forza", ha detto, mentre il segretario Angelino Alfano ha assicurato che non ci sarà nessuna presa della Bastiglia del Csm: "Andiamo in piazza e faremo con tutte le nostre forze ogni rimostranza per evitare che la magisratura politicizzata vada contro la sovranità popolare. La nostra è una democrazia matura, che non può accettare che una parte di magistratura politicizzata intenda eliminare il leader politico più votato negli ultimi vent’anni".

domenica 10 marzo 2013

Il cancro italiano si sta aggravando: italiani dove siete?


Il malato è la giustizia

Malati di giustizia e giustizia malata. Cosa succede quando la giustizia si presenta con la maschera del giustiziere? Perde credibilità e senso della pietà. Qui raccontiamo due casi, diversi tra loro, ma che svelano ossessione, eccesso, mancanza di buon senso. Ilda Boccassini ieri mattina si è molto irritata per una notizia che riguarda il cosiddetto «processo Ruby». Berlusconi, imputato, manda un certificato medico perché ricoverato al San Raffaele di Milano per un problema agli occhi. Non può presentarsi in tribunale e l'udienza viene rinviata. Il pm non la prende bene. È, secondo lei, una presa in giro. È tutta una manfrina per perdere tempo. Berlusconi non ha chiuso neppure la campagna elettorale a Napoli per lo stesso problema di salute. Ha rifiutato alcuni inviti televisivi. Ma si sa che è difficile far cambiare idea a un pubblico ministero. Il risultato è che Ilda Boccassini chiede una visita fiscale per valutare le reali condizioni del malato. Fa il medico o il datore di lavoro diffidente. Convinta che di quell'uomo non ci si può fidare neppure se fosse moribondo. Ora è chiaro che se questo fosse stato un processo qualunque il pm avrebbe letto il certificato medico e preso atto che l'udienza era da rinviare. Ma il caso Ruby è un processo particolare, che potrebbe aiutare i nemici politici del Cav a metterlo definitivamente fuori gioco. È per questo che la giustizia, notoriamente lenta, con il Cavaliere accende il turbo e diventa una questione personale da risolvere in fretta.
Più grave e drammatico il caso di Angelo Rizzoli. L'ex proprietario della Rcs, accusato di bancarotta fraudolenta, è ricoverato all'ospedale Pertini di Roma. Sta male, parecchio male, gran parte del giorno la passa a letto. Ha la creatinina oltre i 5,6 punti che è l'anticamera della dialisi, ha una sclerosi multipla dall'età di 19 anni, due stent coronarici, non è in condizioni di muoversi se non molto precariamente e con un bastone. Soprattutto nessun tribunale lo ha mai condannato. Qui si sta parlando di carcerazione preventiva, quella che nella stessa Costituzione viene considerata un caso eccezionale, un'eccezione da usare con cautela visto che va a cozzare contro la presunzione di innocenza. Sappiamo che non è così. Sappiamo che il carcere preventivo in Italia serve non solo a prevenire pericoli di fuga o inquinamento delle prove, ma anche come forma di pressione per l'imputato. Eppure i giudici hanno deciso che a 69 anni Rizzoli può e deve andare in carcere. Ripetiamo: senza sentenza e senza processo. In Sud Africa Pistorius, accusato di omicidio, aspetta libero di essere giudicato. Qui da noi no. Qui prima ti arresto e poi si vede. Se sei innocente, pazienza. Se sei malato? Puoi sempre morire in carcere.

sabato 9 marzo 2013

Il cancro italiano: "certa" magistratura!

Cara Flavia,

la sentenza del Tribunale di Milano sulla vicenda Unipol comprova quanto sostengo da sempre: sono stato oggetto di migliaia di articoli di giornali e di trasmissioni televisive che hanno propagato ogni e qualsivoglia notizia di indagine sia coperta da segreto sia con divieto di pubblicazione.
Ho presentato decine di denunce in merito e mai e poi mai si è arrivati ad un processo. In un caso hanno addirittura smarrito il fascicolo con la mia denuncia.

E per la pubblicazione su un giornale non controllato in alcun modo da me, senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell'epoca, mi si condanna perché avrei prima della pubblicazione ascoltato la intercettazione in oggetto. Mai l'ho ascoltata ma anche se l'avessi ascoltata, e non è vero, tutti hanno escluso che vi sia mai stata una mia compartecipazione a tale pubblicazione.

E' davvero impossibile tollerare una simile persecuzione giudiziaria che dura da vent'anni e che si ravviva ogni qual volta vi sono momenti particolarmente complessi nella vita politica del Paese.

Soltanto una vera e completa riforma della giustizia potrà consentire che ai cittadini italiani non accada ciò che continuamente accade a me da 20 anni e che continuerà ad accadere, poiché sono ben conscio che anche nei prossimi appuntamenti giudiziari non vi sarà spazio per le doverose assoluzioni che dovrebbero essere pronunciate nei miei confronti e che solo in Corte di Cassazione sarà possibile, come accaduto puntualmente ieri, ottenere giustizia.
 
Silvio Berlusconi

venerdì 8 marzo 2013

Beppe Grillo: predica bene ma...


Grillo, l'autista, la cognata e le 13 società in Costa Rica

L'Espresso parla di 13 società in Costa Rica per gestire affari e aprire un resort di lusso nel paradiso fiscale

"Tredici società aperte in Costa Rica, per compiere operazioni immobiliari, investimenti, costruzioni, incluso il progetto per un resort di lusso".
Beppe Grillo lascia la riunione dei neo eletti del M5S
Lo scrive l'Espresso, nel numero in edicola domani, ricostruendo l’attività parallela dell’autista di Beppe Grillo,Walter Vezzoli, 43 anni, che da oltre dieci segue come un’ombra il fondatore del Movimento Cinque Stelle.
"In piazza San Giovanni, il comico genovese lo ha presentato così alla folla: "Sta con me, fa la logistica, mi protegge, ha tutto sotto controllo. È un ragazzo formidabile". Quattro di queste società risultano immatricolate con la formula della "sociedad anonima", uno schermo giuridico che consente di proteggere l’identità degli azionisti. Non è dato sapere, quindi, chi abbia finanziato queste iniziative. Dalle carte che l’Espresso ha potuto consultare emerge però che tra gli amministratori compare, insieme a Vezzoli, Nadereh Tadjik, ovvero lacognata di Grillo, la sorella di sua moglie Parvin, di origini iraniane", si legge nell'anticipazione diffusa dal settimanale.
Che poi continua: "Nella Armonia Parvin sa, guarda caso stesso nome della signora Grillo, la presidente Nadereh Tadijk e il segretario Vezzoli sono affiancati da un terzo amministratore, un italiano residente in Costa Rica che si chiama Enrico Cungi. Cungi nel 1996 venne coinvolto in un’indagine per narcotraffico. Arrestato in Costa Rica e poi estradato in Italia ha passato tre mesi nel carcere di Rebibbia, ma non risultano condanne a suo carico".
Infine, L'Espresso parla di un progetto delle società targate Vezzoli-Tadijk basato sulla costruzione di"Ecofeudo, nome di un resort extra lusso da 30 ettari da costruire sulle colline della baia Papagayo. A giudicare dalle foto pubblicate Ecofeudo non sarà un villaggio popolare. La zona è considerata una delle più promettenti per chi vuole investire nel turismo. Nel resort le ville saranno di alto livello: potranno avere una superficie fino a 750 metri quadri coperti su un’area propria di 5000 metri quadri".

giovedì 7 marzo 2013

Chi ci salverà dai nostri "ex"?

Eleonora, uccisa dall'ex a 16 anni. Ora la sua storia diventa un film



Aveva solo 16 anni Eleonora. Andava al liceo quando il suo ex fidanzato, 33 anni, le ha sparato addosso tre colpi di pistola, uccidendola. Ora con un suo video girato al mare la giovane vittima diventa la protagonista di un film, un cortometraggio di 30 minuti girato dai suoi compagni di scuola. Nella sceneggiatura c'è molto anche di Manuela Panciera, la mamma.

Era il giugno del 2010 ed Eleonora era al mare a Jesolo insieme all'amica Lisa e a Camilla le riprende col cellulare. Eleonora in spiaggia, i lunghi capelli scuri bagnati dal mare, due battute con Lisa. Quel video, spiega il Corriere del Veneto, è l'ultimo che racconta i 16 anni spensierati di Eleonora Noventa, la studentessa di un liceo di Mestre uccisa solo tre mesi dopo da tre colpi di Magnum dall'ex fidanzato Fabio Riccato. 33 anni e tanta rabbia per essere stato rifiutato. Uccise lei e poi si sparò a sua volta.

Con quel video al mare Eleonora diventa ora la protagonista di un film, un corto di 30 minuti che stanno girando in questi giorni gli studenti delle classi 3A-L e 3B-L del Luzzatti per la regia di Roberta Borghi, Fabio Marin e Mauro Jovich, il soggetto porta la firma di Liliana Boranga, docente di francese e nella sceneggiatura c'è molto anche di Manuela Panciera, la mamma di Eleonora.

"E' la storia di una donna, delle donne. Fa vedere quello che è una donna. Perché certi uomini hanno bisogno di saperlo, di impararlo. Perché certi uomini le considerano sempre un gradino sotto", spiega Liliana Boranga al Corriere del Veneto. Tutti i più grandi amici di Eleonora collaborano alla realizzazione. Il film sarà proiettato a maggio.

mercoledì 6 marzo 2013

La mafiosa (e comunista) Merkel...


Un Lettore invia ed io, lieta, lo condivido con tutti voi.
Grazie! 
Flavia


Di Marcello Veneziani, su Il Giornale del 01 Marzo 2013:
Dopo aver giustamente reagito all'offesa anti italiana, il presidente Napolitano è andato ieri a congedarsi dalla Madrina d'Europa, Angela Merkel e a raccogliere gli ultimi suggerimenti per affrontare la bestia a due teste del populismo italiano. La Merkel è stata soprannominata in Germania Die Patin, ossia il Padrino in versione femminile. È il titolo del libro di Gertud Hohler, collaboratrice di Helmut Kohl, che racconta la vera matrice della Cancelliera: la Merkel si è formata nella Germania comunista (matrice non estranea a Napolitano) e pur convertita al centro democratico-cristiano, è rimasta impregnata dal tetro clima della Ddr e dalla mentalità cinica e verticistica di quel regime. Quella Germania dell'Est che più conservò la continuità con la linea autoritaria e militare prussiana e con alcuni tratti del nazismo. La Merkel annoda finanza, nomenklatura e pangermanesimo. I vopos sparano ora con lo spread.
La Hohler ricorda i voltafaccia della Merkel, la sua indifferenza ai principi, i suoi metodi da «madrina», i suoi inciuci, il suo basso profilo e la slealtà con cui scaricò Kohl che aveva unificato le due Germanie, prendendo il suo posto dopo il linciaggio. Il passaggio da Kohl alla Merkel aiuta a capire il declino dell'Europa. Ora il libro della Hohler esce anche in Italia, seppur in sordina e con un titolo più neutro, Sistema Merkel (ed. Castelvecchi). Lettura istruttiva per capire da chi prende ordini l'Italia montiana. Forse un'Italia senza madrine avrebbe meno lame sul collo e meno grilli in testa.

martedì 5 marzo 2013

Grazie amico Ratzinger: sei un GRANDE!!!


L'ultima udienza del Papa - Testo integrale

Il testo integrale dell'ultimo discorso di Papa Benedetto XVI


Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato! Distinte Autorità! Cari fratelli e sorelle! 
Vi ringrazio di essere venuti così numerosi a questa ultima Udienza generale del mio pontificato. Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato, anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. 
In questo momento il mio animo si allarga per di abbracciare tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo. Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10). In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia. Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto ferma questa certezza che mi ha sempre accompagnato. In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai. 
E il Signore mi ha veramente guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore. Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano…».
Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo! Ma non è solamente Dio che voglio ringraziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; e io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella mia preghiera, con il cuore di padre. Vorrei che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio. A questo punto vorrei ringraziare di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo che nelle ultime settimane mi hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera. Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, non un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi poter toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi. Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. 
Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della loro comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui. Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio. Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che voglio vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia. Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!

lunedì 4 marzo 2013

Grillo: la storia di un comico che non fa ridere!


L'oscurità nei conti del M5S Grillo incassa 500mila euro ma non c'è traccia di spesa

"Ogni spesa sarà documentata", si legge sul blog. Ma degli oltre 500mila euro incassati, non c'è una lista di donatori e le spese effettuate ammontano a zero euro

Finanziatori invisibili e zero spese. A fronte di un incasso di 550.348 euro. In quello che dovrebbe essere il regno della trasparenza regna l'oscurità.
O quantomeno la lentezza. Perché sul blog di Beppe Grillo, alla voce donazioni, campeggia un messaggio che sa di stantìo.
"Mancano meno di due mesi alle elezioni politiche, per vincerle abbiamo bisogno del tuo aiuto, di fondi per pagare le spese legali (che al momento ammontano già a 120.000 euro per i due studi legali che ci assistono da luglio e senza i quali non avremmo avuto nessuna possibilità di partecipare alle elezioni, né di riuscire ad avviare la raccolta firme in così breve tempo), per la promozione del M5S nel periodo pre elettorale, per la mia tournée non-stop che partirà subito dopo la Befana fino alle elezioni per tutta Italia, per organizzare eventi nazionali e per fornire ogni supporto on line agli attivisti. Anche pochi euro saranno utili". Di soldi ne sono arrivati. Da chi non si sa, dal momento che nessuno dei 13.949 donatori è presente in una lista. Tutti anonimi. Tutti invisibili.
L'altro aspetto che fa storcere un po' il naso è la differenza tra l'incasso e le spese sostenute. Queste ultime infatti ammontano a zero. Il dato è aggiornato alla data odierna. Non ci sono nemmeno i costi citati degli studi legali (pari a 120mila euro). Promozione del Movimento 5 Stelle; tournée di quasi due mesi; eventi nazionali e support on line agli attivisti? Tutte spese imprecisate. O non sostenute.
Eppure sullo stesso blog dell'ex comico genovese c'è scritto: "L’obiettivo è raccogliere un milione di euro. Ogni spesa sarà documentata e l’eventuale residuo sarà destinato al conto corrente per i terremotati dell’Emilia". La verità è che fino ad oggi di fatture e rendiconti non vi è traccia. Misteri della rete. Lui che si è sempre scagliato contro il finanziamento pubblico ai partiti, che è sempre stato contrario all'entrata dei soldi in politica - pena i rischi del mecenatismo all'italiana - e che ha predicato trasparenza apre alla donazioni e incassa soldi che non spende?