martedì 19 aprile 2011

La Parola di Dio

Martedì Santo
Gv 13,21-33.36-38


A mensa con i suoi discepoli
Gesù contempla la fragilità
della sua stessa Chiesa: Giuda
lo tradisce, Pietro lo rinnega.
Il suo amore è più forte della
morte, la sua passione per noi
tutti riscatta le nostre miserie.
Nella umiliazione della croce
la solitudine e l’abbandono
sono più amari del fiele, più
pungenti dei chiodi, più dolorosi
dei flagelli. L’orgoglio che
mi fa pari ad Adamo nel Paradiso
terrestre è vinto dall’umiltà
di Dio, che non mi abbandona,
neppure quando il
mio peccato mi fa ributtante e
misero. Dio non abbandona
l’uomo, neppur se tradito: neanche
quando nelle stagioni
fatue della vita ho provato a
non riconoscerlo. Il gallo seguita
a cantare ogni giorno
per annunziare anche l’ora
della preghiera, come ci insegna
il grande Ambrogio. L’uomo
caduto è redento. La forza
di Dio non si ferma di fronte
al male, mai: Dio salva.

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