giovedì 21 aprile 2011

PAKISTAN, COSTRETTE A CONVERTIRSI ALL’ISLAM CON LA VIOLENZA

Non cessa la spirale di violenza
contro i cristiani in
Pakistan. Vittime soprattutto
le donne, spesso
stuprate, costrette a
matrimoni forzati e a
conversioni all’islam. A
denunciarlo sono fonti locali
dell’Agenzia Fides e il
Centre for Legal Assistence
and Settlement (CLAAS),
che si occupa dell’assistenza
legale dei cristiani discriminati
e perseguitati in
Pakistan, conferma l’allarme,
riportando dettagliatamente
numerosi casi di
violenza avvenuti soprattutto
nella provincia del
Punjab. L’ultima vittima,
Lubna Masih, 12 anni, è
stata violentata e uccisa
da un gruppo di musulmani
a Rawalpindi. La Chiesa
in Pakistan sta operando
per arginare il fenomeno,
cercando la collaborazione
delle istituzioni.
«Le ragazze cristiane
sono le più deboli e vulnerabili,
perché le comunità
da cui provengono sono
povere, indifese, emarginate
- spiega a Fides una
religiosa che si occupa di
nascondere e assistere le
ragazze che riescono a
fuggire - la tendenza è
davvero preoccupante: si
registrano centinaia di casi
l’anno e quelli che vengono
alla luce sono una minima
parte».
Intanto continuano ad
aumentare i casi di condanna
per blasfemia. La
legge sulla blasfemia è
spesso utilizzata come pretesto
dai fondamentalisti
per attaccare le minoranze
religiose, che in Pakistan
costituiscono il 4% della
popolazione. Secondo i
dati pubblicati dal National
Commission for Justice and
Peace (Ncjp) della Conferenza
episcopale del Pakistan,
dal 1986 al 2009 ben
964 persone sono state
arrestate per aver profanato
il Corano o dissacrato
Maometto.
Proprio per le vittime
della legge sulla blasfemia
il 20 aprile, mercoledì
della Settimana
Santa, si celebrerà una
Speciale Giornata di
preghiera in Pakistan e in
tutte le nazioni del mondo
che aderiranno all’iniziativa.

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