"Un angelo si è seduto accanto a me e quando mi sono voltata per chiedergli "perché?" ha aperto le sue lunghe e bianchissime ali ed è volato via..." Quell'angelo era mia sorella Alice. Flaviaccia
mercoledì 8 ottobre 2008
Una favola scritta per "www.managerzone.com"
Trovata sul sito dove giocava ad essere una presidente di una squadra di pallone e dove si faceva chiamare “Toposeduto”.
Quella Domenica mattina Giovanni Rana si era svegliato particolarmente felice.
Difatti era giunto il giorno che doveva andare a trovare la sua nipotina di pochi anni: si lavò bene, si pettinò con cura i pochi capelli rimasti e scelse la migliore cravatta da abbinare al vestito. Poi uscì.
Appena trillò il campanello si sentì lo scalpiccio della cameriera che aprì prontamente la porta e Giovanni Rana si precipitò a cercare l’adorata nipote: “qui non c’è” si ripeté tra sé e sé entrando nella cameretta di lei. “Qui nemmeno” si disse uscendo dalla cucina. E poi dalla sala, dal salotto buono, dal terrazzo e persino la cercò nel ripostiglio: nulla. Della sua adorata non c’era traccia.”>Sconsolato andò nel giardino ad aspettare notizie, nel mentre si sarebbe preso un po’ di fresco.
Ed ecco che gli si illuminarono gli occhi: la nipotina cara era lì, in giardino.
Stava seduta a circa due metri di distanza da un muro e guardava in basso. Incuriosito Giovanni Rana le si avvicinò e stava per prenderla in braccio e riempirla di baci quando lei gli fece segno con il dito sul nasino di stare in silenzio. Nel mentre continuava a fissare il muro.
“Macché! Questa bimba è impazzita, ma forse con qualche buon tortellino ben cucinato potrò…” stava pensando questo quando, seguendo lo sguardo della nipotina, vide un piccolissimo buco nel muro: proprio tra il pavimento e la base del muro di cinta. Ci aveva guardato pochi secondi prima e non lo aveva visto.
“Perché?” si ripeteva. Doveva rifarsi gli occhiali nuovi, pensò. Ed andò in cucina a prendere una sedia, la mise accanto a quella della bimba, si sedette e anche lui iniziò a fissare il buco.
Passarono dieci minuti, nulla era accaduto. Si stava per stufarsi ed andarsene quando sentì una voce: lieve, quasi musicale, come di una bambina appena nata, se questa avesse avuto il dono della parola già così presto.
“Oibò!” disse a gran voce Giovanni Rana: “E chi ha parlato?” ripeté più volte…
Stava quasi per svenire quando vide uscire dal buchetto un minuscolo topino. E questi parlava alla nipotina: “Posso stare tranquillo che quell’omone non mi fa del male?” le chiese.
“Ma come!?” disse Giovanni Rana: “è certo che ti farò del male, brutto topo, portatore di malattie in casa della mia stupenda bambina!”. E cercò in giro un bastone per colpirlo.
Ma, prima ancora di potersi voltare alla ricerca dell’arma per aggredire quel piccolo mostriciattolo, sentì: “perché vorresti uccidermi? Non sono forse io come te?”
”In fondo sono anche io un essere vivente. E dotato di parola, proprio come te!
Guarda che, se è per via di quello che voi chiamate anima, anche io ne ho una.
Difatti io fui un essere umano. Ed un maleficio mi trasformò in topo!”
”Oh, questa è bella!” gli rispose Giovanni Rana, ormai placatosi dalla voglia di eliminare subito quel ratto impiccione: “e quali prove mi dai che tu sei o sei stato proprio come noi umani?”
“Tu dici di avere un’anima, ma questa non si può vedere. Dammi delle prove visibili di ciò che dici!” continuò il Re dei tortelli: “gli uomini non sanno solo parlare ma anche fare molte altre cose: per esempio lavorare. E tu lo sai fare?”
Finire la frase e vedere il topino che, con una minuscola ramazza in mano, scopava per terra fu un tutt’uno!
“Che il diavolo mi porti!” sbraitò Giovanni Rana. Ma non si diede per vinto: “gli uomini sanno anche leggere…”. E nel frattempo sentì il topino leggere ad alta voce, per quello che potevano i suoi piccoli polmoni, le insegne dei negozi in strada.
“… e fare di conto!”. Ed eccolo contare i sassolini intorno a lui.
“… e navigare su Internet!” disse Giovanni Rana sempre più visibilmente rabbioso, ma ormai convinto di avere la vittoria in pugno. “Anch’io lo so fare” gli fu risposto. “Collegati al forum di mzitalia.com e ne vedrai i risultati! Ed inoltre sono manager di una squadra di calcio su Managerzone.it!”
“… E UCCIDERE!” urlò come una furia Giovanni Rana e subito andò a prendere un grosso bastone poco distante da lui e minacciava di morte il piccolo sventurato che, lestissimo, si rifugiò dentro la sua tana.
“Ma perché mi aggredisci?” si udì dall’interno del piccolo foro nel muro. “Non ti ho forse dimostrato che anch’io sono come te?”
E continuò il topino: “in realtà io sono profondamente deluso da te. Tu che hai sembianze di un uomo, e di uomo famoso, consideri i tuoi simili solo capaci di lavorare, leggere, fare di conto, navigare su Internet ed uccidere i più indifesi! Guarda che gli uomini si distinguono dagli animali per ben altre cose, lo sai?”
Giovanni Rana intanto stava cercando di ingrandire il buco per infilarci dentro il bastone ed accoppare quell’esserino che gli aveva già bell’è rovinata la Domenica dedicata tutta alla sua nipotina. “Ora ti ammazzo, vedrai!” ripeteva in preda alla collera più nera che mai gli fosse capitata in vita sua. “Ora vedrai che ti prendo e ti ammazzo!”
“Allora non lo sai che gli uomini e le bestie sono diverse solo da pochi ma fondamentali qualità?” gli ripeteva il topino ormai visibilmente allarmato e spaventato: “gli uomini sanno ridere e gli animali no”. “Inoltre sanno inventarsi cose per divertirsi e fare divertire i suoi simili…” continuava il topino.
“Ma soprattutto sanno ascoltare gli altri e… AMARE!”
”Amare in modo gratuito, senza avere nulla in cambio. Senza aspettarsi nulla dall’amato. E senza perdersi d’animo! Perché sanno che è l’amore stesso, quello con la “A” maiuscola, che ricarica lo spirito ed il fisico come, e meglio, di qualsiasi altra cosa!”
“Riflettici sopra, Giovanni” furono le ultime parole che si udirono, poi uno schiocco ed il mattone cedette alla forza dirompente di Giovanni Rana e del suo bastone penetrò fin in fondo alla tana. Aprì il buco così tanto che sia lui che la nipotina poterono vedere interamente la tana dello sfortunato topo: piccolissima ed in ordine, come una minuscola cameretta.
Ma del topino nessuna traccia. Né all’interno della tana ormai divelta, nè sulla punta del bastone sotto forma di peli insanguinati.
Niente!
Nonno e nipote si scambiarono più di uno sguardo incredulo: quel piccolo animale era davvero sparito? Come era stato possibile?
Ancora oggi non se ne sa più nulla di quell’animaletto, un po’ saccente è vero; ma in fondo anche saggio e dolce. E tanto desideroso di aiutare il prossimo, anche e soprattutto senza ricevere nemmeno un “Grazie!”
E si narra che in molti lo stanno cercando ancora: nei vari forum di mzitalia e tra i manager di Managerzone. Almeno provano a vedere dietro le parole che leggono un po’ del tenero topino…
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Aljce/Aliki
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2 commenti:
Semplicemente meravigliosa
molto simpatica
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