mercoledì 8 ottobre 2008

Appunti per una favola

Un'altra bellissima favola scritta da Alice: lei lo aveva intitolato "appunti"
La vecchina era immobile a guardare il tramonto e pensava a quando era ancora vivo il suo amato marito: erano stati una coppia davvero fortunata: i soldi non erano mai pochi e non avevano mai avuto grossi problemi. Avevano perfino acquistato una bella casetta in cima alla più bella montagna della zona e anche una buona parte di questa era diventata loro, comprata poco alla volta. Dopo che era rimasta sola e così tanto anziana da non poter quasi più camminare aveva dovuto arrangiarsi. E lo aveva fatto in un modo proprio singolare, utilizzando le piccole bestiole del boschetto lì vicino: quando doveva spedire una lettera chiamava un passerotto e la consegnava a lui che la portava in volo direttamente al destinatario. Per prendere delle verdure per la minestra chiamava un coniglietto e gli indicava cosa avesse bisogno e poco dopo se lo ritrovava direttamente a casa. Su questo era stata proprio fortunata, ma perché era sempre stata buona e gentile con tutti e tutti la rispettavano e le volevano bene. Un giorno che doveva mandare dei saluti ad una vecchia amica, anche lei molto anziana, che viveva al di là della seconda montagna chiamò il solito passerottino del bosco e gli diede la lettera da portare. Aveva già fatto molte altre volte quel tragitto e, anche se era particolarmente lontano, lo faceva sempre volentieri per rendersi utile a quella brava nonnina e per non farla sentire troppo sola. Appena giunto a destinazione, consegnò la lettera ed aspettò un pochino per sapere se c’era una risposta da portare alla vecchina. In quel frangente il passerotto scorse un giornale aperto su una pagina, il cui titolo gli rimase terribilmente impresso: “ragazzina di 16 anni scappa di casa per farsi suora”. Non riuscì a leggere oltre il titolo ma già questo lo turbò moltissimo. “Come si può scappare di casa dall’amore dei propri genitori per andare a rinchiudersi in un convento a pregare e a pensare solo agli altri?”. Proprio non capiva. Infatti appena ritornato dalla nonnina della montagna il passerotto le raccontò ciò che aveva letto e le chiese se anche lei la pensasse allo stesso modo. Anche la vecchina non trovava spiegazione a questo modo di agire. “Sì, fare del bene è una cosa giusta. Ma come si fa a vivere pensando soltanto agli altri senza mettere da parte soldi per il proprio futuro?”. “Inoltre andare contro i propri genitori per fare certe scelte, che assurdità!”. Lei era stata sempre una persona retta, giusta ed educata con le persone, perfino simpatica, ma aveva sempre pensato che ognuno si costruisce il proprio futuro mettendo da parte soldi solo per se stessi. E nella stessa logica che non hanno mai voluto dei figli: questi tolgono “sostanze” alla famiglia, sia come soldi che come energia fisica per farli crescere e seguirli nelle loro inclinazioni. E quelle energie le servivano per lavorare e poter guadagnare “per il futuro”. “Va bene, abbiamo molti soldi, ma cosa ne sappiamo se basteranno da qui alla nostra morte?” era lo slogan sia della nonnina che del suo defunto caro marito. Ma ora quella notizia l’aveva sconvolta: “una ragazzina era un limpido esempio di scelleratezza, se non proprio di stupidità umana, mentre le persone anziane sono da sempre additate come la saggezza del Mondo”, questo si stava ripetendo già da un po’, quasi per convincersi che aveva ragione lei. “Che diamine, non posso aver vissuto così tanti anni sbagliando così tanto!” Inoltre cosa fanno le suore? Pregano, lavorano e fanno del bene. Anche lei aveva sempre pregato, Dio doveva essere proprio contenta di lei; ed aveva sempre lavorato tanto e sodo per poter avere una vecchiaia dignitosa. E il bene lo faceva già abbastanza non procurando del male a nessuno! E poi se tutti le volevano bene voleva dire che lei aveva vissuto proprio come si conviene! “Certo non c’era nessun poverello che poteva dire di aver ricevuto nemmeno un centesimo da lei”, “e nessun bimbo può ricordarsi di aver avuto nemmeno una carezza!”. “Va bene ma le cose importanti sono altre: sono lavorare ed essere in pace con se stesse, no?” Ma lei era davvero in pace con se stessa? “Certo che sì”, continuava a domandarsi e a rispondersi da sola, “sono in pace con me stessa perché non sono mai stata allegra e non ho mai sprecato energie e soldi per essere felice; mai una festa o un regalo; mai un giorno di festa, nemmeno la Domenica per andare a Messa: che perdita di tempo prezioso è andare in chiesa, basta una preghiera mentre si lavora e Dio è contento lo stesso!” “Ma allora perché vivo da sola? Perché nessuno mi viene mai a trovare o a scambiare due parole con me? Perché quella ragazzina correva verso il Convento? Doveva essere proprio felice per farlo spontaneamente! Se poi lo faceva contro il parere dei suoi genitori doveva vedere quella scelta come la scelta della vita, quella che ti cambia tutto, fin dentro il cuore e ti mostra addirittura più bella esteriormente!” Per la prima volta si sentiva confusa e senza più riferimenti. Andò a dormire pensierosa e rabbuiata, forse aveva sbagliato tutto nella vita? Eppure lei era “così buona, gentile e lavoratrice!”. “Non bastava questo?” Era notte fonda quando si svegliò di soprassalto: aveva capito che per essere felici nella vita bisognava che gli altri, tutti quelli che aveva incontrato nella vita, dovessero essere felici! In effetti una festa riesce bene solo se tutti sono allegri: se anche solo un invitato si annoia o siede in un angolo la festa è andata male, è stata un fallimento! E così è la vita: se incontri chi non è sereno ed in pace con se stesso e passi avanti lasciandolo nello stesso modo, anche tu sarai presto come lui: hai fallito la tua missione. Se invece ti fermi ed ascolti il suo problema e provi ad aiutarlo dandogli alcune soluzioni o solo gli fai sentire che vicino a lui ci sei anche tu, ecco, così hai utilizzato al massimo i doni che ti sono stati dati: il tempo, la parola, un buon cervello, la salute che ti fa muovere ed un cuore buono e puro che ti fa vedere l’infelicità degli altri. “Puoi correggerti sempre, a qualsiasi età” urlava felice la buona nonnina, sempre più soddisfatta di essersi svegliata nel cuore della notte (in altre occasioni si sarebbe arrabbiata moltissimo perché l’indomani avrebbe reso poco per via del sonno rimasto). “La bontà di Dio è che hai sempre modo di ricominciare, anche quando sei a poche ore dalla morte del tuo corpo. Il Suo giudizio finale dipende solo da te, se hai capito o no questo facile concetto. L’unica cosa che cambia è che hai vissuto, tu, male tutti quegli anni; sei stata, tu, infelice tutto quel tempo che hai pensato solo a te stessa”. Ora era felicissima e lo diventò molto di più appena decise che la sua casa e tutto quel grande terreno pieno di alberi, ruscelli ed animaletti bellissimi e gentili doveva diventare un parco giochi per bambini, specie per quelli senza genitori e quelli poveri, quelli che avevano subito le violenze dei grandi e quelli che non ricordavano di avere mai sorriso o ricevuto un vero bacio di amore sulla testolina intelligente. Ecco, aveva mandato subito il passerottino dal Notaio più vicino che andasse subito da lei per prendere questo nuovo testamento: soldi ed immobili erano sufficienti per dare un piccolo esempio di Paradiso sulla Terra a chi aveva vissuto solo l’inferno pur non avendo alcuna colpa... Ancora oggi vive quella nonnina ed è felice a vedere come quei bimbi si divertono, ridono spensierati e corrono urlando e battendo le mani dove lei aveva trascorso il suo tempo a lavorare per accumulare sempre più denaro. Così felice, serena ed in pace con se stessa non lo era stata mai... in vita!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Così vuole dire che quella vecchina è morta, no?
Se le cose scritte nel suo testamento si sono verificate e l'ultima frase detta così sembra proprio che è "viva" perchè vive nell'aldilà ma non più sulla terra.
Fiaba stupenda, proprio meravigliosa.
Brava Alice, bravissima. Grazia Giada ad averla messa qui.
Francesco