"Un angelo si è seduto accanto a me e quando mi sono voltata per chiedergli "perché?" ha aperto le sue lunghe e bianchissime ali ed è volato via..." Quell'angelo era mia sorella Alice. Flaviaccia
venerdì 3 ottobre 2008
Catechesi in pillole
Dopo che ogni poco Alice riceveva da noi le domande più bizzarre su Dio e la religione, aveva proposto di incontrarci una volta a settimana a casa sua e di poter quindi rispondere con maggiore completezza alle nostre domande.
Per aiutarci a ricordare qualcosa delle nostre chiacchierate dava alle amiche che partecipavano un foglietto dove "in pillole" veniva schematizzato ciò che lei spiegava a voce.
Questi appuntamenti sono andati avanti per almeno due anni e quindi in giro ci saranno almeno un centinaio di temi affrontati; io ne ho alcuni ma altri devo fare ricerche mediante le amiche... ahi ahi ahi.
Catechesi in pillole(riservato amiche e compagne, le migliori).
Innanzitutto bisogna chiarirci cosa significhi “catechesi”.
Vuole dire “annuncio”, “proposta”, cioè “comunicazione del Vangelo di Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio”.
Quindi il Catechista è il comunicatore, il portavoce dell’annuncio più bello. Nei prossimi incontri vedremo in cosa consiste.
Abbiamo accennato a Dio: chi è?
Sgombriamo il campo nell’immaginarci Dio come telefono, perché non possiamo “usarlo” per comunicare con i nostri cari estinti. Ma non è nemmeno il nostro cameriere da chiederGli la promozione facile o qualche spicciolo in più per comprarci la borsetta o il fondotinta. Sebbene Lui possa fare questa e quella cosa, non limitiamoci a vederlo così.
Dio è “il creatore di tutte le cose visibili ed invisibili”: cioè proprio tutto ciò che esiste su questa Terra ed al di fuori di questo pianeta (se volete, in altri incontri, possiamo parlare di “Dio e gli altri pianeti abitati”). Beh, noi abbiamo studiato la nascita (si badi bene: “nascita” non “creazione”!) dell’Universo (“Big Bang” ecc…) e possiamo anche dirci “cosa serviva Dio se il tutto è venuto fuori così e cosà?”. Ammettiamo (ma non ditelo alla Prof di Scienze!) che il “tutto” (Universo, animali viventi, vegetali, ecc…) sia nato da un singolo atomo, il quale si è ingrandito da solo ed è scoppiato per dare vita al “tutto” (l’Universo) e poi, per prove ed errori, si è formato l’Universo perfetto come lo vediamo noi ora… Tralasciamo ora la difficoltà immensa di rendere perfetto “il tutto” (pensiamo solo a come siamo formati noi uomini, ma anche ad una singola pianta; o ai batteri…) ma quel primo impercettibile atomo chi lo ha generato dal nulla? Beh, quello noi lo chiamiamo Dio. Voi potete chiamarlo anche Allah, Geova o… Pippo: è sempre Lui, il Creatore.
Solo ora possiamo iniziare a parlare della domanda che mi avete porto: è possibile parlare con Dio? Se “sì”, come?
Ma poi desidero dedicare una riga a come ascoltare Dio che parla con noi, se me lo permettete.
Abbiamo visto chi è Dio, sappiamo anche che (ma possiamo riprenderlo quando vogliamo):
1. Dio ha mandato il suo unico figlio, Gesù, per cancellare tutti i nostri peccati (in special modo il più grande, cd. “peccato originale”: ovvero il peccato di superbia, cioè di sentirci potenti come Dio);
2. i Santi non sono solo quelli sui calendari ma sono TUTTI i nostri morti che ora sono in Paradiso (luogo idealizzato per significare la vicinanza, non solo fisica ma mentale e di “perfezione”, a Dio);
3. Gesù stesso, per volere del Suo (e nostro!) Padre, ha istituito quella che noi chiamiamo “Chiesa” (con la lettera maiuscola; mentre per “chiesa” in minuscolo intendiamo solo l’edificio): l’insieme dei credenti (in Dio), dal Papa fino all’ultimo piccolo mega peccatore che però crede in Dio ed è battezzato.
In Paradiso ci vanno anche molte altre anime: i bimbi nati morti (il discorso del Limbo è pura invenzione di Dante Alighieri, nella Bibbia non esiste. Almeno credo); chi non ha mai conosciuto Dio (anche tramite missionari o genitori o Sacerdoti,..), poiché, non conoscendoLo, non ha avuto l’opportunità di poterLo scegliere (e vivere in “un certo modo” e quindi meritarsi la vicinanza a Dio) o rifiutaLo (e quindi respingere l’amicizia che Dio ci offre); e tutti coloro che credono esista una Realtà superiore a lui (la chiami come crede) che possa redimerlo (pulirlo) da tutti i suoi peccati: voi sapete che TUTTI i peccati si possono perdonare, anche se con modalità differenti? Anche gli omicidi, le torture, le peggiori bestemmie! Anche i due peccati più mortali che esistano, che poi sono la stessa cosa vista da due punti differenti: insultare lo Spirito Santo e disperarsi.
Difatti il “non avere più speranze” (tipica, per esempio, dei suicidi) deriva dal non credere nello Spirito Santo (e quindi considerarlo nulla, inesistente; cioè bestemmiarlo: a voi farebbe piacere se vi dicessero: Simona, Asia, Franci, Flavia, Anto, Bea, Vale, Giò, siete zero, siete nulla, non esistete?)
Ma questi gravi peccatori, prima di incontrare Dio (cioè prima di morire), devono essere confessati e benedetti (sacramento detto “Unzione dei malati” o, come si diceva un tempo “estrema unzione”).
Parlare a Dio, ai Santi, ai nostri morti.
In genere “parlare con Dio” si intende pregare, ma ci sono molti modi di pregare:
1) si può recitare le preghiere già esistenti (la migliore è quella che Dio stesso ci ha insegnato per bocca di Gesù: il “Padre nostro”): a me non dispiace questo modo ma rischio di non meditare su ciò che dico e di distrarmi. Quindi preferisco gli altri metodi.
2) La preghiera è anche “solo” dire a Dio cosa ci affligge, i nostri peccati, gli eventi che ci hanno turbato o che sono andati bene e che quindi Lo ringraziamo. O anche dirGli i nostri pensieri più belli e i voti migliori presi a scuola o i ”brava” che ci siamo meritate: anche tutto questo è “parlare con Dio”
3) Ma la migliore preghiera, secondo me, è vivere l’amicizia con Dio: cioè vederLo sempre insieme a noi, vicino a noi, che ci conforta o ci rimprovera amorevolmente (Dio è Amore e quindi ogni Suo gesto o parola è sempre fatto o detta per amore nei nostri confronti: se a volte gli uomini di Chiesa ci rimproverano bruscamente o crediamo si divertano a mortificarci, Lui è sempre il nostro più grande Amore!): questo modo di pregare a me piace perché non mi fa mai sentire sola. O scema, anche se a volte lo sono davvero! C’è sempre Dio con noi, che ci indica la strada. Ma dobbiamo accettarLo, desiderare la sua vicinanza a noi ogni momento. Dio non ci obbliga a stare con Lui, dobbiamo essere noi a chiamarLo!
Come abbiamo visto Dio è il nostro amico: è Lui che si propone a noi in questo modo e siamo noi che abbiamo il compito di accettarLo come nostro amico o respingerLo.
Se vogliamo parlare ad un amico possiamo telefonargli o andarlo a trovare in casa sua. Così è con Dio!
Possiamo pregarLo in qualsiasi luogo o andare in chiesa dove Lui ci aspetta: Dio è sempre lì ad aspettare che noi Gli dedichiamo pochi spiccioli di giornata per andarLo a trovare.
Come si fa con gli amici più cari si va in chiesa vestiti in modo acconcio e Gli si porta un dono: un poco del nostro tempo; la contrizione di ciò che abbiamo fatto di male; un pensiero bello o una cosa fatta bene, magari un piccolo gesto fatto ad un nostro fratello in Dio.
Purtroppo ora vi devo dire di me, di come faccio io a parlare con Dio, ma credo che lo facciano proprio tutti, però questo non mi è consentito saperlo e quindi vi devo annoiare dicendo le mie esperienze.
Come dicevamo entro in chiesa, mi bagno le mani nell’acquasantiera (piccola vaschetta in genere di marmo all’ingresso) e mi faccio il segno di croce: ovvero, saluto il mio Amico!
Poi mi metto in un punto non proprio di passaggio e mi metto comoda (o seduta o in ginocchio) ed inizio a dirGli tutto ciò che mi impedisce di avere la testa ed il cuore “svuotati” per accogliere la Sua parola: come dicevo prima, le cose che più mi turbano o che mi hanno irritata, o anche le cose buone che mi inorgogliscono e mi impediscono di vedere Dio, frapponendosi tra me e Lui.
In genere, però, preferisco cercare e parlare con Gesù (che è Dio!) perché me lo immagino anche “carnalmente”, proprio come un vero amico.
Quando la mente ed il cuore sono liberi da ogni tipo di pensiero, inizio a chiederGli un dialogo: magari ho un consiglio da porre o un dubbio o desidero chiederGli un parere su una determinata questione che mi affligge. Ma tutte cose importanti!
Non vado in casa di un grande amico per chiedergli di darmi i numeri del lotto o cose simili.
Se chiedo a Gesù delle sciocchezze posso immaginarmi che nemmeno mi risponda e magari si indigni con me.
Fatto questo mi metto in silenzio, con la testa ed il cuore in attesa di una Sua parola (che magari può anche non venire o che io non mi accorgo e quindi non la sento): in genere sto così pochi minuti, ma a volte a me sembrano “pochi minuti” ma in realtà sono passate anche due o tre ore.
Ogni volta che Gesù mi ha detto qualcosa l’ho capito prima, perché inizia a battermi forte il cuore, sento il petto che mi si gonfia di gioia, ho quasi un groppo in gola che mi impedisce di parlare anche se volessi.
Poi mi succede che o mi indica un passo del Vangelo (mi segno subito sul cellulare i versetti e volo a casa per leggerli) o mi compaiono delle figure, come dei disegni, a volte come un vero e proprio sogno (ma io sono sveglia!); oppure, ma finora mi è successa una sola volta, sento delle vere e proprie parole, chiare, nitide, dette lentamente e soppesandole una per una.
In ogni caso tutto ciò che finora ho recepito da Gesù ha dovuto subire un vero e proprio vaglio: cioè ho dovuto ragionarci sopra, cercare di capire a cosa si riferisce Lui (spessissimo, per esempio, io vedo un problema in un certo modo, da una certa angolazione, mentre Gesù mi parla dello stesso problema da un’angolazione che io proprio non pensavo nemmeno che esistesse: questo mi disorienta, penso che non ho capito nulla o che sia Lui a non avermi dato ascolto…), ovvero ho dovuto meritarmelo!
Seguono esempi pratici.
Ascolto di domande.
Dialogo
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