venerdì 26 settembre 2008

L'angelo e gli uomini

Da una e-mail speditami da Simona, all'epoca compagna di classe mia e di Alice.
Questa cosa me l'ha mandata Franca Martina (scusa se metto nome e cognome ma è una ragazza che mi ha sempre fatta ridere un casino quando la chiamavo con la sintassi "cognome nome": Martina Franca), di una classe più alta della nostra e amica di Alice.
Alice non aveva una gran nomea di ragazza facile, tutt'altro: non l'ho mai vista con un ragazzo in pose diciamo "tenere", ma questo anche prima che venisse fuori che voleva diventare suora. Invece quella mattina secondo me ha toccato l'apice. Con Marcello (che Alice chiamava "Marcello Bello") che la marcava strettissima per cercare di portarsela in casa, Alice non era riuscita a farlo "pedalare" e quindi ogni 3 secondi se lo ritrovava davanti. Ero con Alice ed eravamo scese al parcheggio dei motorini per salutarci e andare a fare pappa quando ecco Marcello che impettito si fa avanti con Alice: "allora bella ci vieni da me questo pomeriggio?" Alice: "vedi Marcello Bello tu sembri di quei tipi che, se io scappassi in cima a un monte tu mi inseguiresti" Marcello annuisce con la testa e cerca di stare dietro al discorso, fatto con tono serio e impuntato. Alice: "io continuo a salire sulla montagna e tu sempre dietro..." Marcello: "sì, certo..." Alice: "anche se mi perdessi di vista mi cercheresti dappertutto. Fino a salire in cima alla montagna e urlare il mio nome. Alice, Aliceeee... Ma nulla accade" (qui Alice fa la voce grossa, seria, proprio presa nel discorso). Finché non urli: ALICEEEEE... E da sotto si sente l'eco che fa:.... c'è...c'è....c'èèèè.... E tu ancora: "ma quanto tempo devo aspettarti per fare l'amore?" E l'eco: ....ore....ore...oreeee... Ancora tu diresti: "Alice mi prendi in giro così?" E ancora l'eco: ....sì....sì.....sìììì... Ma tu non demordi e urli: "quando vuoi che vada via, allora?" Ancora l'eco: ....ora....ora....oraaaaa... Preso dalla rabbia stai per tornare indietro, vedi per terra una grossa pietra, la prendi e la lanci sul vuoto. E senti: AHIII! Allora ti giri, torni su e urli: "Alice.... Aliceee..." Nulla. Ancora più forte: "ALICEEEEE..." E senti l'eco: ....c'era....c'era....c'era...." Marcello rimase quasi a bocca aperta e, secondo me, non aveva capito assolutamente nulla di nulla.
Ecco, secondo me questa storia spiega bene come era Alice con i ragazzi che "avevano una sola cosa in testa": ci giocava, li faceva girare ma non li uccideva. Li rispettava ma si faceva rispettare. Nota per Marcello "Bello" se ci leggesse: ora hai capito?

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